
Marcus Thuram, prima di una settimana fa, nel 2025 aveva segnato un gol e un assist: un bottino magro per un giocatore che a inizio stagione era stato il trascinatore offensivo dell’Inter. La sua nuova versione estetica, con le treccine tirate all’indietro, a citare uno dei suoi idoli, R9, sembrava annunciarne il ridimensionamento calcistico. Contro la Juventus era entrato per disperazione all’ora di gioco e non era il solito Thuram; dei granelli di sabbia sembravano essere entrati nel suo meccanismo, ingolfandone ogni singolo movimento.
Era lento e confuso e ci chiedevamo cosa fosse successo. Inzaghi lo inseriva nell’ultima mezz’ora, o lo faceva giocare anche in condizioni precarie. Contro il Napoli, Buongiorno gli aveva reso la vita difficile; non si può dire sia stato cancellato, ma Thuram si è limitato a fare poche e semplici cose. Non proprio il suo stile.
È difficile che un giocatore non abbia cali di forma all’interno di una stagione, ma a Thuram sembrava essere successo qualcosa di più. Simone Inzaghi, prima della partita di ieri, ha detto apertamente ciò che tutti sospettavano, parlando di problemi fisici più seri, o comunque più spinosi, di quelli che circolavano nei bollettini ufficiali: «Ha un problema alla caviglia da un mese, inutile nasconderlo. Da un mese ha questo infortunio, gli dà fastidio e non riesce ad allenarsi come prima, nonostante antidolorifici e iniezioni. Non si tira mai indietro, ci sta dando una mano ma ora sto valutando».
In molti si sono chiesti perché Inzaghi abbia continuato in questo mese a schierare un calciatore infortunato, e nella risposta c’è l’importanza di Thuram per l’Inter in un momento così delicato della stagione. Contro il Feyenoord alla fine ha giocato, nonostante i dubbi della vigilia, e abbiamo ammirato una delle migliori versioni stagionali di Thuram, una delle sue partite che ricorderemo.
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