
Immaginate se Davide Frattesi, vestito di tutto punto con la tuta ufficiale dell’Italia, intervistato dal ritiro di Coverciano, iniziasse a parlare di scie chimiche, e a dire cose del tipo: «Guardo il cielo e secondo me non è normale. Non lo dico solo io ma sempre più persone. Magari qualcuno sapesse dirmi di cosa si tratta!».
Immaginate se quel giorno il profilo Instagram della Nazionale, @azzurri, pubblicasse una clip in cui lo stesso Frattesi consiglia vivamente di non indossare all’aperto alcun tipo di occhiali, perché «i raggi del sole devono sempre colpire gli occhi e la pelle, senza niente che interferisca».
Molti di noi rimarrebbe basiti, nascerebbe un filone infinito di meme, Burioni sui social si indignerebbe e dedicherebbe alla questione un articolo sul Corriere, Cruciani e Parenzo inviterebbero Frattesi a La Zanzara.
Sarebbe divertente, ma quante possibilità ci sono che succeda? Nessuna, probabilmente.
Ebbene, sappiate che quanto immaginato sopra è proprio ciò che è accaduto nel ritiro della Nazionale spagnola, dove Marcos Llorente – mi scuserà Frattesi se l’ho usato come esempio, ma è l'unico che gli somigli vagamente per qualità fisiche – ha deciso di regalarci una giornata di contenuti francamente incredibile per un calciatore professionista.
Qualcuno di voi conoscerà senza dubbio questo lato di Marcos Llorente, che oltre ad essere il coltellino svizzero migliore del mondo – Simeone ultimamente lo usa da braccetto dopo averlo impiegato come terzino, esterno, mediano, mezzala e seconda punta – è anche uno con delle idee stravaganti, diciamo così. Uno che, se fosse nato in Italia, di sicuro si sarebbe iscritto al canale di Red Ronnie o sarebbe comunque uno spettatore di ByoBlu. In altre parole, un cospirazionista della stagnola, come Fry in quella famosa puntata di Futurama in cui, indossando un cappello di carta argentata, vuole impedire agli alieni di leggergli nel pensiero.
Se non ne aveste mai sentito parlare, sappiate che le scie chimiche sono uno dei pezzi forti del repertorio di Marcos Llorente. Una vera ossessione, sulla quale si interroga continuamente e sulla quale vorrebbe invitare anche le altre persone a riflettere.
Il 13 settembre Luis Milla, centrocampista spagnolo del Getafe, ha celebrato una vittoria contro il Real Oviedo pubblicando una serie di innocue foto della partita. Nella seconda immagine del carosello, lo sfondo azzurro del cielo veniva però squarciato da una sospetta scia bianca. Marcos Llorente non poteva non notarla, e doveva avvertire Milla e gli altri giocatori del Getafe del pericolo che incombeva sulle loro teste: “Fumigada en la 2”, scia chimica nella seconda foto, è stato il suo laconico commento. A cui Milla, povero lui che ancora non si è accorto di niente, ha risposto con l’emoticon della risata.

Questa, in realtà, è solo la più innocua delle idee di Llorente, che in questi anni non ha nascosto abitudini di vita che vanno dal poco sano all’antiscientifico. Le mattine d’inverno, ad esempio, è solito portare fuori i cani a petto nudo perché, a suo dire, «il freddo aumenta la melatonina». Solo che nessuna casa farmaceutica e nessun dottorone ve lo dirà mai, perché «il freddo è gratis e non ve lo consiglierà nessuno». Quando c’è il sole, poi, non bisogna perdere tempo: è bene esporsi il più possibile ai raggi UV, senza proteggersi con nessuna crema, nemmeno in estate.
Ora, non voglio sottovalutare i danni provocati da questo tipo di esternazioni (e delle idee politiche di Llorente meglio non parlare: se proprio siete interessati, cercate il logo delle tazzine del caffè che produceva un paio d’anni fa): l’esposizione di un calciatore è tale che prima o poi, a furia di promuovere complotti e abitudini dannose per la salute, troverà qualcuno pronto ad abbracciare le sue idee.
Però, lo devo confessare, uno dei miei guilty pleasures è proprio sbirciare le cose assurde di cui parla, vedere se si è inventato qualcosa di nuovo. Il fatto che un giocatore di quel livello, così forte, nel pieno della carriera, non si faccia problemi a parlare di scie chimiche o di dieta paleolitica mi manda fuori di testa. In un certo senso lo trovo liberatorio. Ancora di più se penso che è tutto fatto col consenso dei canali ufficiali della Nazionale spagnola.
Sarà per rigetto nei confronti della comunicazione social dei calciatori, che di spontaneo non ha più nulla, ma per noi consumatori dei suoi contenuti ieri è stato l’El Dorado. Il suo ritorno in Nazionale, in pratica, si è trasformato in un comizio, nell’istituzionalizzazione delle sue stramberie. Tutte le telecamere erano per lui.
Ha iniziato il profilo Instagram della Spagna stessa, con una clip in cui Llorente raccontava la sua routine.
Dopo la passeggiata mattutina – ricordiamolo, a petto nudo – Llorente torna a casa e prepara il caffè. Non è il vostro classico espresso, amaro o con al massimo un cucchiaino di zucchero o del dolcificante. Llorente nel caffè ci butta due o tre noci di burro. Non so quale sia il sapore e non mi azzardo a fare il nutrizionista, ma immagino che essendo un atleta tutte quelle calorie e quei grassi gli servano per avere energia per l’allenamento. Problemi suoi comunque.
Subito dopo inizia la parte più assurda, in cui racconta il suo rapporto complicato con le luci. Di giorno non ne accende perché lascia filtrare quella naturale dalla finestra, e fino a qui tutto normale. La sera, però, invece delle normali lampadine usa delle luci rosse e infrarosse. Che è anche il tipo di illuminazione usata nel video. «Le luci rosse e infrarosse sono più simili alla luce naturale», spiega.
Per Llorente è inammissibile esporsi a qualsiasi altro tipo di luce. «Abbiamo la luce bianca, ma non la usiamo». Che è anche il motivo per cui a casa Llorente non esiste la cena, almeno per come la intendiamo normalmente: «Il fatto è che non si cena di notte», dice candidamente in un’intervista, sempre di ieri, all’emittente COPE. Dimenticatevi lo stereotipo degli spagnoli che mangiano alle 23. Marcos Llorente mangia agli orari di un contadino della bassa padana, se non peggio: «D’estate ceno alle 19:30, d’inverno alle 17, prima che faccia buio».
Non saprei come definirla se non come una delle interviste più assurde che abbia mai visto. Vi consiglio di guardarla non appena avete mezz’ora libera. Llorente parla degli argomenti più disparati, ad esempio della sua passione per il vino, che lo ha portato a spendere 22.000 euro per una bottiglia di Romanée-Conti (vino della Borgogna) del 1995 («prima compravo orologi, ma siccome ormai non ne puoi più indossare per strada, almeno col vino non possono derubarmi»).
Parlare della sua routine non è una novità per Llorente. Già qualche tempo fa aveva raccontato di seguire la cosiddetta “dieta paleolitica”, una filosofia alimentare che impone di consumare esclusivamente cibi che l’uomo poteva trovare nel paleolitico (non i mammut, ma comunque carne, pesce e cibi vegetali, senza pasta e pane e senza prodotti raffinati).
Ieri, però, è sceso ancora di più nel dettaglio. Ad esempio spiegando come e quando vadano usati gli occhiali. Da un po’ di tempo, infatti, Llorente è solito indossare delle vistose lenti gialle: non per una questione di stile o perché è di quelli che, giustamente, vorrebbero sdoganare gli occhiali da sole in qualsiasi contesto. Semplicemente, sono degli occhiali da interno - usa lenti gialle di giorno e rosse di notte – perché l’interno è l’unico posto in cui vadano indossati degli occhiali: all’aria aperta è bene esporre il più possibile gli occhi alla luce solare, consiglia Llorente. «Ovviamente non devi fissare il sole per non friggerteli», avvisa.

Llorente col microfono in mano e la polo della Nazionale mentre simula il gesto di fissare il sole. Tutto regolare.
E quando il giornalista indossa degli occhiali da sole graduati per chiedergli se sia sbagliato o meno portarli, con un ampio gesto delle mani ed espressione di disapprovazione premette «SECONDO ME, sì». «Non stai lasciando che negli occhi entrino i raggi necessari. [...] È la biologia, non è che lo dico io».

Llorente racconta di seguire questa condotta ormai da due anni. Ed è da allora che non prende nemmeno un raffreddore, si sente inscalfibile: «Non mi sento male da due anni. Non ho avuto né muco, né catarro, né niente».
A guardare Marcos Llorente in campo, sempre pronto a mordere l’avversario e a scattare in avanti, senza un filo di grasso e tiratissimo in ogni muscolo, verrebbe quasi da credergli e provare la sua routine. Ovviamente basta vedere qualsiasi altro atleta d'élite per capire che la dieta paleolitica non c'entra niente.
Stiamo parlando di Llorente, per l'appunto, un tipo che parla così di scie chimiche. «Non dico che ci stiano tirando addosso merda di proposito, questo non lo so. Quello che dico è che queste cose prima nel cielo non si vedevano». Il giornalista, abbastanza sbalordito, gli chiede com’è possibile che non avesse mai visto scie di aerei nel cielo. Llorente rettifica, il problema è che in cielo quelle scie ci rimangono per troppo tempo: «Io non ho mai visto il cielo così in vita mia». Quando poi gli fanno notare che rimangono per più tempo perché magari non c’è vento, si rifiuta di argomentare oltre.
Qualche mese fa, quando tutta la Spagna è stata vittima di un blackout, per qualche motivo per Llorente è stato come se tutte le sue cospirazioni venissero confermate: “La vita continua e le cospirazioni diventano realtà”, aveva scritto in una storia, mentre lo si vedeva camminare sui binari di un treno che evidentemente si era fermato per l’assenza di elettricità. “In un mondo di pazzi, è il sano di mente ad essere chiamato pazzo”. Lasciamoglielo pure credere, a patto di non prenderlo seriamente.