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I migliori falli di Marco Materazzi
09 dic 2021
O forse dovremmo dire i peggiori.
(articolo)
11 min
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Da difensore di categoria ho dovuto imparare a fare fallo. Ho imparato, anzi, a provare piacere,nel fare fallo. A un certo livello - contro attaccanti di quarant’anni che sembrano averne settanta e giocano con l’aria truce del comandante Kurtz, come se fare gol fosse un sacrificio a qualche divinità malvagia - se non gli pianti il ginocchio nella parte bassa della schiena, sui lanci lunghi dalla difesa, rischi che siano loro ad accoglierti con una gomitata sulla bocca dello stomaco. Se non gli schiacci il piede d’appoggio mentre stanno per saltare di testa, con i tacchetti che si incastrano quasi nei lacci dello scarpino dell’attaccante, sarà lui, magari, a piantarti l’avambraccio sul fianco al momento giusto per toglierti il fiato e impedirti di alzarti da terra. Un fallo fatto bene ha il gusto del crimine impunito, (quasi) senza vittima. Non che ne andassi fiero, ma il calcio è un gioco violento e non sarei stato io a cambiarlo in ogni caso, tanto valeva imparare il mestiere, e divertirsi, già che c’ero.

Per un difensore abituato a un’area di rigore senza telecamere e senza guardalinee, in un campionato provinciale o regionale qualsiasi, tornare alla vita civile dopo il week-end non è sempre facile. Negli anni passati tra Promozione e Prima Categoria laziale ho capito che un cartellino giallo con l’avversario che si rotola in terra può dare una strana sensazione di pace: ok il mondo è malvagio e io ne faccio parte, non mi nascondo più, non mi illudo più di essere migliore di voi. Per questo ho sempre ammirato chi portava avanti il mestiere ad alto livello, seguendo lo slancio istintivo del fallo sopra le righe pur con migliaia gli occhi puntati addosso, e replay che ne sottolineano l’assurdità. E per questo ho sempre provato un piacere intimo e inconfessabile nel vedere i video dei falli di Marco Materazzi, forse il capostipite della scuola italiana dei difensori fallosi.

Marco Materazzi ha otto anni in più di me, ha passato parte della sua giovinezza a Roma e per me è stato una specie di fratello maggiore invisibile; l’equivalente, per un ragazzo romano pieno di rabbia, di quello che in Looking for Eric era Cantona per il postino depresso di Manchester descritto da Ken Loach. La nostra cultura sta cambiando, per fortuna, ma non è certo meno violenta di prima, la violenza è solo meno visibile in alcuni ambiti. Ogni volta che guardo i video dei falli di Materazzi invece mi ricordo di un’epoca pazza - figlia di epoche ancora più pazze - in cui ascoltavo nu-metal e guidavo l’F-10 senza casco, in cui ogni domenica una trentina di giovani uomini si riuniva in tutti i quartieri e paesi d’Italia per giocare a calcio e fare a botte fuori dagli spogliatoi, mentre il mondo preparava la carbonella per il barbecue di guerre e conflitti in cui viviamo oggi. Non posso dire di essere nostalgico, ma per quel che mi riguarda l’artisticità nichilista dei falli di Materazzi è la migliore rappresentazione dei primi dieci anni del duemila.

I falli di Materazzi sono il mio Arancia Meccanica, ecco. Qui sotto ci sono otto suoi falli, quelli che preferisco, catalogati a seconda della loro violenza (quanto dolore può aver provocato da uno a cinque?), della loro artisticità (quanta fantasia era necessaria da uno a cinque?) e della gratuità (quanto non era necessario, sempre da uno a cinque?), a cui ho abbinato un brano di inizio secolo che potrebbe fargli da colonna sonora.

Materazzi vs Porto

Violenza **

Artisticità *

Gratuità *

OST: Papa Roach, Last Resort

Il fallo con il giocatore che protegge palla sulla bandierina è quasi un obbligo per i difensori più duri che non posso accettare nessuno stallo nel duello ipervirile della loro partita di calcio. Questo fallo è arrivato al termine di un pareggio (1-1) fuori casa, ottavi di Champions 2004-05, l’Inter sarebbe poi passata al ritorno (3-1) per poi uscire ai quarti col Milan, con la partita sospesa al ritorno per il lancio dei fumogeni dei tifosi e la sconfitta a tavolino. La cronaca di Repubblica ha definito questo fallo «inopportuno» ma a ben vedere c’è persino della delicatezza da parte di Materazzi, che probabilmente non voleva farsi ammonire né tanto meno espellere e si ferma prima di affondare il tackle su Benni McCarthy. È un fallo quasi infantile, di un bambino frustrato che non sa controllarsi ma che, in fondo, non è veramente cattivo. Non in quel momento, almeno.


Materazzi vs Rui Costa

Violenza **

Artisticità **

Gratuità ****

OST: Limp Bizkit, Break Stuff

La settimana scorsa Zlatan Ibrahimovic ha ricordato per l’ennesima volta in un’intervista al Corriere della Seradi quella partita in cui ha mandato all’ospedale Materazzi con una gomitata in testa e, come se fosse una giustificazione per il fatto che, be’, quello dei due che ha mandato l’altro all’ospedale in fondo è stato lui, Ibra ha aggiunto che se giocatori come Chiellini, o Stam, fanno fallo per avvantaggiare i compagni, con uno scopo, Materazzi invece «entrava da dietro per fare male; e noi calciatori capiamo subito quando uno entra per fare male o semplicemente entra duro». Lasciatemi dire che non è vero. Che tutti i difensori, a quel livello, potrebbero fare a meno della violenza, e che Zlatan stesso potrebbe farne a meno.

Il fatto che ogni tanto capiti loro di essere violenti contro giocatori di spalle, a terra, che non rappresentano nessuna minaccia per loro, dimostra che il loro odio non ha un vero oggetto, che non ha bisogno di un movente. Chissà cosa aveva pensato Materazzi, quando ha dato questa ginocchiata a Rui Costa mentre era a terra; lo sguardo atterrito e incredulo del portoghese però fa capire bene come il piano della realtà in cui agiscono quelli come Materazzi è confinante con quello delle persone comuni, ma non è esattamente lo stesso.


Materazzi vs Gianluigi Lentini

Violenza ****

Artisticità *

Gratuità ***

OST: System Of A Down, Sugar

Quando Materazzi ha incrociato Gianluigi Lentini la parabola del torinista era già discendente e si presume che conoscesse tutta la storia degli orecchini, dei soldi di Berlusconi e della Porsche. Sono due epoche che si scontrano, la fine degli anni ottanta e novanta e l’inizio di un secolo nuovo, rappresentato perfettamente da Materazzi che entra a piedi pari direttamente su Lentini, attratto come un missile intelligente sul suo obiettivo, ignorando la palla che gli passa accanto. Devo dire che nei falli più pazzi di Materazzi quasi sempre la palla è un oggetto del non-desiderio, abbandonata a se stessa: il punto è il corpo dell’avversario, e il suo martirio. Solo quello gli interessa.


Materazzi vs Lazio

Violenza **

Artisticità **

Gratuità *****

OST: Cypress Hill, Can’t Get The Best Of Me

Il giocatore della Lazio che sfugge a questa entrata di Materazzi, per cui comunque è stato ammonito, è Karel Poborsky. E quella partita è la celebre Lazio-Inter del 5 maggio del 2002, con Materazzi che poco prima o poco dopo questo fallo si lamentava con lo stesso Poborsky del fatto che non gli lasciassero vincere lo Scudetto. Più che un fallo è una tentata aggressione, sventata solo dal fatto che Poborsky si rende conto delle intenzioni di Materazzi e decide anche lui di ignorare la palla facendo un giro leggermente più largo e saltando per schivare le gambe che Materazzi gli ha lanciato contro. Forse se lo avesse preso sarebbe stato un fallo meno bello, in questo modo invece Materazzi può fare qualcosa di completamente fuori di testa ma senza che nessuno si faccia male.


Materazzi vs Sheva parte I & II

Violenza ****

Artisticità *****

Gratuità *****

OST: Mudvayne, Dig

Shevchenko ha detto di aver riso in faccia a Materazzi mentre quello lo minacciava nel tunnel che portava al campo, prima di un derby. Si era rotto lo zigomo due mesi prima e avrebbe dovuto giocare con delle placche di ferro nella faccia, ma non ha riso in faccia a Materazzi per provocarlo: «Non per fare lo sbruffone, ma perché sapevo che nella vita lui non era e non è così, è solo che facciamo parte di uno spettacolo, e ognuno ha la sua parte. La sua era quella del cattivo». Sarà, ma forse quella risata ha spinto Materazzi a entrare ancora meglio nel proprio ruolo e a fare di Sheva una delle sue vittime preferite. Non so se i falli che ho trovato provengono tutti dalla stessa partita (dalle maglie non riesco a escluderlo), né tanto meno se provengono da quel derby in cui gli ha riso in faccia, ma sarebbe significativo se lo fosse.

Con Sheva, Materazzi sembra avere qualcosa di personale. Ogni tanto riesce a tenersi, gli appoggia lo scarpino sul fianco e lo spinge come un carrello della spesa vuoto lungo una discesa; ogni tanto invece si lascia andare a gesti inconcepibili, persino difficili da eseguire, come quella specie di colpo di tacco con cui prova a calciarlo in testa mentre sta a sua volta cadendo. Qui c’è tutta l’arte e la pazzia di Materazzi, che dissimula fingendosi scoordinato mentre sta per fare qualcosa che con il calcio non ha niente a che fare, ma che serve a regolare un conto con Shevchenko o più in generale con la vita. La mia idea è che Materazzi dentro di sé pensasse di potersi permettere ogni cosa perché, in fin dei conti, quelli erano dei giocatori pazzeschi, incredibili, e lui era solo un povero difensore che doveva arrangiarsi…




Materazzi vs Zlatan

Violenza *****

Artisticità *

Gratuità *****

OST: Korn, Freak On A Leash

No, Materazzi non sarebbe d’accordo con quello che ho scritto qui sopra (Marco, se mi leggi non te la prendere, se non ti capisco almeno ci sto provando no?). Una volta, in un’intervista in cui parlava del litigio con Zidane, Materazzi ha detto che lui in campo non si sente inferiore a nessuno e a infastidirlo è stato proprio Zidane con quella battuta sulla maglia da regalargli a fine partita, come se Materazzi non fosse sul suo stesso livello, come se non stessero entrambi giocando una finale di un Mondiale. Più in profondità, però, aveva ragione Zidane, non è vero che erano allo stesso livello: uno stava provando a vincere quella finale mentre l’altro doveva impedirglielo, uno costruiva l’altro distruggeva. È la maledizione di ogni difensore, ed è normale portarsi dentro un complesso nei confronti di quei giocatori che possono fare a meno di menarti per giocare a calcio.

Questo fallo su Zlatan, che per me è il secondo più bello dei falli di Materazzi, è anche uno dei falli più brutti che abbia mai visto. È il fallo che ha fatto incazzare Zlatan, per cui ancora oggi Zlatan è incazzato con Materazzi. Ed è un fallo molto poco dimostrativo, un fallo che può davvero far male. Sono quasi due falli in uno anzi: con il piede sinistro atterra sulla caviglia di Ibra, mentre con il ginocchio destro colpisce lateralmente la sua gamba d’appoggio. Probabilmente è solo per l’incredibile elasticità delle articolazioni e la resistenza delle ossa di Zlatan se non si è fatto niente.

Quando Zlatan si è bullato di quell’altro fallo, quello con cui lo ha mandato all’ospedale, Materazzi ha risposto con una foto della Champions League, come a dire che Zlatan può pensare a quel fallo ma lui ha vinto una Champions - e un Mondiale. Materazzi è stato un calciatore molto vincente, ma niente può colmare il gap antropologico tra un difensore famoso soprattutto per la sua durezza (e per me che l’ho visto dal vivo ai tempi di Perugia, in B, anche per i calci di punizione) e un giocatore offensivo che ha potuto inventare dei gesti che solo lui può fare. Forse c’è anche questa frustrazione in Materazzi, l’odio nei confronti di chi può creare, perché lui dopotutto può solo distruggere.


Materazzi vs Sheva parte III

Violenza *****

Artisticità *****

Gratuità *****

OST: Slipknot, Wait and Bleed

Difficilmente un difensore può spingersi più in là di quanto abbia fatto Materazzi quando ha dato un calcio nelle palle a Shevchenko. Mi resta il dubbio che non lo abbia fatto apposta, che abbia calciato chiudendo gli occhi come gli squali che, mentre mordono, sono accecati da una membrana che gli protegge la pupilla. Ma, più probabilmente, Materazzi voleva colpire la gamba di Sheva, o al limite finirgli sul petto con lo slancio. La cosa interessante è quanto non gliene freghi un cazzo della palla, che potrebbe benissimo spazzare o persino controllare, proteggere, trasformare l’azione da difensiva in offensiva. Materazzi non ci pensa neanche. L’azione finisce quando l’attaccante è a terra, inoffensivo. Quando tutto quel talento con cui è nato non serve a niente, annichilito dalla sua violenza nichilista, difeso e distrutto per sempre.

O magari solo corretto. Magari Materazzi vede la sua violenza come una forza modificatrice della realtà, un fuoco in cui far passare il talento degli attaccanti per plasmarlo, non per ucciderlo ma per rafforzarlo. E se non riesci a evitare che ti faccia male vuol dire che non sei abbastanza forte. Relativamente poco tempo fa Materazzi ha detto di Federico Chiesa: « Ecco Chiesa è uno di quelli che menerei, perché è fortissimo ma qualche volta accentua. Però mi piace tantissimo». Il fatto che a Materazzi possa, al tempo stesso, piacere Chiesa ma anche dargli voglia di menarlo, ci fa capire che ritiene ci sia un’utilità di fondo. Che ritenga di fare la sua parte, una parte necessaria. Che in effetti, come aveva capito Sheva, era la parte del cattivo. Qualcuno, d’altra parte, dovrà pur farlo.

Qual è stato però l’arco narrativo del “personaggio Marco Materazzi”? Se ci pensiamo alla fine è paradossale, e forse un po’ crudele, che uno dei calciatori più violenti di quegli anni venga ricordato come vittima sia per la testata di Zidane che per la gomitata di Zlatan (vittima non compatita, oltretutto, anzi forse Materazzi è l’unica vittima che è sempre anche colpevole agli occhi della giuria popolare). E che uno dei difensori italiani più vincenti di sempre, decisivo in una finale Mondiale più dei campioni che avevamo in attacco, dopo aver scalato le categorie dalla D alla A, capace di tirare punizioni con un sinistro sensibile e delicato, e i rigori con la freddezza di uno specialista, sia fissato nella nostra memoria per quel capriccio del 5 maggio contro la Lazio, per la frustrazione di una mancata vittoria che sembrava scontata. Che poi tornerebbe anche questo con i conti dell’epoca, come a dire che neanche i cattivi sono più quelli di una volta…




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