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Asensio è il nome giusto per l'Inter?
09 lug 2025
Lo spagnolo è ancora in grado di incidere ad alti livelli?
(articolo)
6 min
(copertina)
IMAGO / Pro Sports Images
(copertina) IMAGO / Pro Sports Images
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Nel 2017 eravamo tutti più giovani e Marco Asensio era di sicuro una persona più felice, almeno da un punto di vista puramente sportivo. Dodicesimo uomo di una delle squadre più incredibili di sempre, a ventun anni entrava dalla panchina e risolveva le eliminatorie di Champions del Real Madrid come se fosse la cosa più naturale del mondo. Asensio era già uno dei nostri preferiti e con quel sinistro sembrava che il mondo dovesse cadere ai suoi piedi. Poi però qualcosa è andato storto.

I problemi muscolari, la crisi del primo Real Madrid post-Cristiano Ronaldo, il fatto di giocare spesso a piede naturale. Poi, nel 2019, la rottura del legamento crociato. Con il Covid di mezzo Asensio ha avuto il tempo per recuperare, ma non ha mai saputo dimostrarsi costante. Asensio è stato sempre un giocatore straordinario dal punto di vista balistico, quasi nessuno colpisce la palla come lui. Gli mancava però tutto il resto del repertorio della ali contemporanee, scatto e dribbling non erano mai stati il suo forte, per quanto fosse preciso e pulito in conduzione. Troppo spesso Asensio scompariva; ogni tanto si palesava il suo mancino, che poteva trovare il tiro o la rifinitura decisiva, ma il più delle volte risultava evanescente. Alla fine il maiorchino non è mai uscito dalla dimensione di giocatore utile dalla panchina per il Real Madrid, niente di più.

Per provare a realizzarsi ha deciso di trasferirsi al PSG, da Luis Enrique, che lo ha anche testato da centrocampista e da falso 9 – come aveva già fatto in Nazionale – per sopperire alle sue carenze. Asensio, però, sembrava già un giocatore superato. Ecco perché ha iniziato a giocare sempre di meno, fino a trasferirsi in prestito all’Aston Villa a gennaio di quest’anno. Decisiva, secondo The Athletic, la promessa da parte di Emery di utilizzarlo da trequartista, la sua posizione ideale, dove non aveva mai potuto esprimersi visto che aveva sempre giocato in squadre schierate col 4-3-3.

A Birmingham il maiorchino ha segnato 8 reti in 1119’ in tutte le competizioni: un’ottima media di 0,64 gol ogni 90’. In Champions League i suoi ingressi sono stati decisivi per eliminare il Brugge agli ottavi di finale – perché certe cose non si dimenticano mai – con tre gol tra andata e ritorno. L’esperienza con l’Aston Villa, globalmente, è andata piuttosto bene. Asensio ha dimostrato di poter stare in un campionato del livello della Premier, che almeno atleticamente è il più competitivo al mondo. Dopo una partita grazie a una sua doppietta contro il Chelsea, Ozzy Osbourne, noto tifoso dei villans, gli ha persino dedicato un tweet.

Sull’esperienza inglese, però, è bene puntualizzare alcune cose, per avere una dimensione realistica di Asensio oggi. Sette dei suoi otto gol sono arrivati tra febbraio e marzo, un periodo in cui evidentemente era più forte il suo impatto da nuovo acquisto. In Champions League, poi, ai quarti di finale contro il PSG Emery ha preferito farlo partire dalla panchina, come se Asensio alla resa dei conti non potesse essere più che un supersub. Forse l’Aston Villa avrebbe provato a riprenderlo se non avesse avuto problemi col fair play finanziario. Fatto sta che Asensio, alla fine, non si è riappropriato della dimensione di giocatore da squadra candidata a vincere la Champions. E infatti, prima delle voci sull’Inter, pare che a interessarsi a lui fosse stato il Fenerbahçe.

Cosa dovremmo pensare, allora, dell’interesse dei nerazzurri nei suoi confronti? Una squadra che è arrivata a fine ciclo, consunta anche per via di dinamiche di mercato che non ne hanno mai sanato le carenze strutturali, dovrebbe continuare ad acquistare giocatori per occasioni, senza aprirsi ad altre prospettive? Marco Asensio potrebbe essere un giocatore utile, al di là di spingere qualche tifoso a farsi la maglia “Asensio 41”, in onore del meme sulla finale di Champions persa dalla Juventus?

Stamattina la Gazzetta ha pubblicato una possibile formazione dell’Inter di Chivu con lo spagnolo in campo: un 3-4-1-2 che certificherebbe l’addio di Çalhanoglu, e quindi di un regista basso, in favore di un sistema con Asensio alle spalle di Lautaro e Thuram. In effetti, se l’Inter decidesse di passare al centrocampo a due avrebbe senso. Un’altra opzione, sempre con una coppia a centrocampo, potrebbe essere un 3-4-2-1, da sperimentare quando magari mancherà uno dei due attaccanti, in cui Asensio potrebbe giostrare da mezzapunta sia a sinistra che a destra, visti i trascorsi. Se poi non dovesse cambiare niente e l’Inter dovesse rimanere col 3-5-2, Asensio potrebbe giocare da seconda punta. Poco cambia, comunque, il modulo di partenza, Asensio ha bisogno della libertà di muoversi in zone interne, sia nel corridoio centrale, sia nei mezzi spazi.

Per sua inclinazione lo spagnolo è portato ad abbassarsi, nonostante non sia un regista offensivo. Se però si aprono gli spazi – cosa che in Serie A tende ad accadere di meno rispetto alla Premier League – può anche ricevere tra le linee e girarsi per puntare la porta.

L’importante, in definitiva, è che l’Inter gli permetta di vedere il gioco frontalmente: sulla trequarti, per cercare il filtrante – magari per Thuram che taglia dal centro sinistra, connessione potenzialmente fruttifera – oppure sul vertice destro dell’area, per rientrare sul mancino e crossare o tirare in porta. Non mancheranno poi le volte in cui si sposterà verso sinistra e magari crosserà dal fondo, ma un mancino con quella potenza e quella precisione diventa molto più efficiente a piede invertito.

La preoccupazione, sulla carta, riguarda il fatto che potrebbe calpestare zone in cui di solito ama abbassarsi Lautaro: in questa fase della sua carriera, Asensio è soprattutto un giocatore che riceve sui piedi, proprio come il capitano nerazzurro. Si dice che alla fine i grandi giocatori riescano sempre a trovare l’intesa: è una massima vera solo fino a un certo punto, però.

Asensio oggi è un giocatore dalle potenzialità ridotte rispetto a quello che credevamo qualche anno fa. Il fatto di arrivare in un campionato dai ritmi più bassi come la Serie A da una parte potrebbe favorirlo e permettergli più spesso di alzare la testa per armare il sinistro. Dall’altra, il fatto di avere meno spazi potrebbe esporre i suoi deficit in dribbling e potrebbe penalizzare la sua visione di gioco.

Fatte queste premesse, sorgono spontanee delle domande. Se all'Aston Villa il meglio è arrivato nei primi due mesi, nell'arco di una stagione all'Inter potrebbe dimostrare la costanza necessaria? Se la sua presenza in contemporanea con quella di Thuram e Lautaro si dimostrasse insostenibile da un punto di vista difensivo o semplicemente numerico? Di quanti giocatori offensivi avrebbe bisogno l'Inter per giocare stabilmente con un trequartista e due punte? E se alla fine Asensio si ritrovasse nel solito limbo di risorsa utile dalla panchina?

Insomma, non è facile farsi un’idea sul possibile impatto di Asensio nell'undici titolare dell'Inter al momento - siamo pur sempre al 9 luglio - ma di certo sarebbe un acquisto in linea con le idee di Marotta di rivitalizzare giocatori che sembrano a fine corsa ma in realtà non lo sono. Dovesse arrivare, quindi, più che le condizioni di Asensio, Chivu dovrebbero capire come sfruttare il suo talento, che negli anni è stato difficile da collocare. Dovesse riuscirci, la ricompensa sarebbe molto interessante.

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