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Alfredo Giacobbe
Marchisio vs Pirlo
14 mar 2016
14 mar 2016
Claudio Marchisio è una delle chiavi del record difensivo della Juve, a chi manca Pirlo?
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Alfredo Giacobbe
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I primi caldi di quest’anticipo di primavera mi hanno riportato ad una discussione che era di gran moda la scorsa estate: cos’ha perso la Juventus con la dipartita di Andrea Pirlo verso il suo buen retiro newyorkese? E cosa ne avrebbe guadagnato, eventualmente, dall’impiego di Claudio Marchisio nello stesso ruolo?

 

Sembrava ormai consolidato che l’utilizzo di Marchisio al centro del centrocampo ponesse fine alla

di Massimiliano Allegri, prima ancora d’iniziare. I risultati parlavano a favore di questa soluzione: nelle 20 presenze in campionato di Marchisio nell’undici iniziale, la Juventus ha collezionato 17 vittorie e 3 pareggi. E se aggiungessimo anche le partite di tutte le coppe, il bilancio cambierebbe di niente: Marchisio ha contribuito a 8 risultati positivi su 9 confronti. Eppure la buona prestazione di Hernanes contro il Bayern Monaco nella partita d’andata ha acceso un campanello d’allarme nella mia testa: e se Marchisio non avesse tutto quel che serve per raccogliere l’eredità di Pirlo?

 

Certi paragoni sono sempre complicati, anche tra giocatori della stessa epoca. E le condizioni al contorno per i due sono state storicamente differenti: Marchisio ha iniziato a cimentarsi con il ruolo di centrale davanti alla difesa, alla bisogna lo scorso anno e in pianta stabile da questa stagione, comunque alla soglia dei 30 anni; il ventunenne Pirlo arretrò il proprio raggio d’azione ad inizio 2001, per volontà di Carlo Mazzone, che risolse così il problema della coesistenza del fantasista bresciano con Roberto Baggio. La stessa traccia che seguì l’altro Carlo, Ancelotti, quando spinse Pirlo davanti alla difesa per l’imbarazzo delle scelte sulla trequarti campo (Seedorf, Rivaldo, Rui Costa... poi capite perché Berlusconi s’adombra quando gli schierano una squadra zeppa di mediani).

 

Pur volendo ignorare il passato dei due protagonisti, un confronto assoluto e decontestualizzato tra le caratteristiche di Marchisio e di Pirlo sarebbe un esercizio privo di obiettività: finirei per dare un peso maggiore a certe caratteristiche su altre, in base alle mie preferenze circa l’idea di regista che è solo nella mia testa. Se avulse dal contesto tattico di una particolare squadra, certe valutazioni diventano sterili.

 

Per la fortuna di questa trattazione è lo stesso Allegri che ha fornito il suo punto di vista circa i compiti del regista in un centrocampo a tre, e lo ha fatto nella sua

del corso master di Coverciano per allenatori di prima categoria. Allegri discerne sulle caratteristiche degli interpreti e sui compiti loro assegnati, che definiscono un sistema di gioco molto più di quanto fa un

.

 



La prima dote che Allegri ritiene necessaria in un buon regista è il “grande carisma, in modo da poter comandare gli interni di centrocampo e i tre uomini d’attacco” quando non si è in possesso del pallone. Allegri continua affermando che “quando la squadra avversaria è in possesso del pallone, il regista deve dare i tempi di uscita agli interni di centrocampo e agli esterni d’attacco accorciando in avanti”. Cioè per Allegri il centrocampista davanti alla difesa è a tutti gli effetti un regista anche della fase di non possesso.

 

Né Pirlo né Marchisio, salvo specifiche esigenze, riuscivano ad assolvere al compito difensivo appena descritto. Far salire la squadra in pressione alta era piuttosto un compito di Vidal prima e di Khedira oggi, due centrocampisti portati dalle loro doti naturali ad aggredire in avanti. Non che i primi due non riescano a farlo quando occorre, hanno piuttosto bisogno di motivazioni particolari per attivarsi.

 

Contro il Milan, nella partita dello scorso novembre, in assenza di Khedira infortunato era Marchisio che andava a pressare alto Montolivo ad inizio azione, provocando la conseguente salita di Pogba o Sturaro sul terzino avversario. Un’azione aggressiva condotta all’inizio dei due tempi, in quella fase di ogni match nella quale il controllo della partita è conteso da entrambe le squadre.

 

https://vimeo.com/158654126

 

Nella semifinale di andata della scorsa Champions League, la Juventus era riuscita a rompere l’equilibrio della partita già al sesto minuto, col gol di Morata, ma stava soffrendo il ritorno del Real. La sortita di Pirlo, in pressione sui portatori di palla avversari, non sembra dettata da una specifica esigenza tattica, ma è l’esecuzione di una

, una leva motivazionale utilizzata sull’emotività del proprio collettivo, in quel particolare momento di difficoltà nel match.

 

Il regista arretrato sovraintende alla fase di recupero palla, ha il compito di richiamare gli altri due centrocampisti e i tre attaccanti a rientrare nelle proprie posizioni, una volta che l’azione d’attacco si è conclusa. Qualora l’attacco degli avversari procedesse lungo le fasce e gli attaccanti non fossero in grado di intervenire, perché fuori posizione o saltati nel primo tentativo di pressione, l’interno di centrocampo deve uscire sull’esterno per rallentare l’azione avversaria e il regista deve scalare di conseguenza. Un elastico continuo per coprire lo spazio alternativamente verso l’una o l’altra fascia, per un uomo che dev’essere dotato sì di disciplina tattica, ma anche di notevole resistenza fisica.

 

Ci sono differenze sostanziali nei meccanismi difensivi eseguiti dal regista e dai due interni nel 4-3-1-2 o nel 3-5-2, i due moduli di predilezione nella Juventus delle ultime due stagioni. Nel 3-5-2, l’avversario che scende sulla fascia è preso dall’uscita alta del terzino e la sua copertura all’interno del campo è onere della mezzala. Quindi la porzione di campo che il regista deve coprire è leggermente inferiore, se confrontata con la medesima situazione difensiva nel caso del 4-3-1-2.

 

In questa stagione la Juventus si è schierata 8 volte col 4-3-1-2 e 23 volte col 3-5-2 in tutte le competizioni. Un anno fa il rapporto era inverso, di 28 a 22 a favore del 4-3-1-2. Le capacità atletiche di Marchisio, più giovane di sei anni, sono certamente superiori a quelle di Pirlo, che nell’ultima stagione italiana ha vissuto momenti di sofferenza quando si trattava di coprire lo spazio tra sé e il compagno nell’uscita verso gli esterni. E la scelta del modulo ha avuto la sua incidenza.

 

https://vimeo.com/158655279

 

Non può essere però solo una questione fisica, ma anche una questione di attitudine, se la Juve si trova esposta dopo appena sedici secondi di gioco ad un pericoloso cross di Siqueira: Pirlo non “legge” la situazione e ritarda l’uscita dalla propria posizione centrale.

 

https://vimeo.com/158656703

 

Tutt’altro atteggiamento quello di Marchisio, che riesce ad anticipare le mosse degli avversari pensando al

: Chiellini sale in pressione sul portatore di palla che, qualora riuscisse ad eludere il pressing del difensore, potrebbe lanciare un compagno nel buco lasciato nella difesa dallo juventino; Marchisio scala in posizione di terzo centrale di difesa, blocca la ripartenza avversaria sul nascere e addirittura ribalta l’azione, mandando Dybala al cross.

 

Nelle situazioni di contropiede, è lo stesso regista che deve salire per schermare la visuale del portatore di palla e dare così tempo ai propri compagni di tornare nelle posizioni difensive. In generale il regista “non deve mai perdere la posizione”, per fare da schermo alla propria difesa e per offrire copertura a due interni di centrocampo.

 



 

Pirlo rincula sul contropiede portato dai giocatori atalantini quasi solo per senso del dovere, non pensa mai di coprire la corsa di Denis che pure osserva sprintare alla sua sinistra. Sul calcio d’angolo conseguente, l’Atalanta troverà il gol del vantaggio momentaneo.

 

https://vimeo.com/158660381

 

Marchisio è più abile nelle letture tattiche difensive e corre meglio all’indietro rispetto a Pirlo, la sua presenza in campo è uno dei segreti dell’impermeabilità difensiva attuale della Juventus. Per come Marchisio si posiziona davanti al portatore di palla, gli chiude alternative di passaggio e lo obbliga a passare la palla sul lato sinistro. Grazie alla postura delle spalle e del corpo, Marchisio ha già orientato la propria corsa in quella direzione e può arrivare al tackle vincente.

 

Una conferma indiretta della bontà dell’azione di Marchisio nel controllo dello spazio arriva dai numeri: per tackle vinti, intercetti e palle spazzate via, Marchisio si posiziona meglio di Pirlo. Tutti i numeri difensivi del

sono migliori di quelli del Maestro, a meno dei duelli aerei, nei quali Pirlo fa meglio nonostante i due centimetri in meno di altezza che paga all’ex compagno.

 



 



Allegri vuole che la sua Juventus sia una squadra dotata tecnicamente, è un mantra che l’allenatore ripete da quando è arrivato a Vinovo. Il suo regista ideale è in questo senso particolarmente dotato, perché deve essere in grado di dettare i tempi di gioco alla propria squadra. Il suo senso tattico deve permettergli di attivare il gioco corto, quando c’è da far girare palla, e di farsi trovare sempre smarcato, in modo da fungere da punto di riferimento per tutti i compagni.

 

Nella sua carriera, Pirlo ha subito ogni tipo di marcatura: c’è chi ha provato a bloccare direttamente l’uomo; o le linee di passaggio che arrivavano a lui; o quelle che da lui partivano verso i compagni. Pirlo si muoveva in orizzontale o in verticale per trovare la zona di campo che gli garantisse la maggiore libertà di azione nelle pieghe dello schieramento avversario.

 

Marchisio ha un set di movimenti più limitato, nel 4-3-1-2 lo si vede scendere in mezzo ai centrali difensivi per fare gioco, diversamente non si sposta dalla sua posizione al centro del campo. Nella maggior parte delle occasioni riesce comunque a fornire ai compagni il supporto necessario per la fluida circolazione della palla; in altre, vedi il primo tempo col Bayern Monaco, può essere eclissato dagli avversari.

 



 

Il regista dev’essere però pronto a cogliere tutte le opportunità e se nel bagaglio tecnico ha anche la capacità di calciare sul lungo, ecco che diventa l’uomo ideale per trasformare rapidamente l’azione da difensiva o offensiva. Quanto meno è capace di uscire dalla pressione avversaria con un cambio di gioco, per trovare un compagno sul lato in quel momento debole ed esposto dell’avversario.

 



 

Come Pirlo, anche Marchisio è dotato di un paio supplementare di occhi dietro alla testa: riesce sempre ad anticipare la giocata, a pensare una-due mosse in avanti, perché è perfettamente consapevole della propria posizione in campo, di quella dei compagni e anche di quella degli avversari. La sua capacità di calcio con entrambi i piedi è straordinaria, probabilmente il piede debole di Marchisio è migliore di quello di Pirlo.

 

Il regista dev’essere anche capace di vedere lo spazio e servire la verticalizzazione verso la punta, in modo tale che il numero nove, da vero e proprio playmaker offensivo, possa poi sfruttare gli inserimenti delle mezze ali o l’appoggio degli esterni d’attacco.

 



 

La capacità che aveva Pirlo di calciare lungo per servire il compagno, sui piedi tra le linee o sulla corsa alle spalle della difesa, era unica al mondo: nella sua ultima stagione italiana, il regista bresciano ha creato 2.47 chances per 90 minuti. Nella ricerca della verticalità, Marchisio è più parco e più conservativo, sono solo 1.09/90 le chances che ha creato per i compagni in questo campionato. Però quando vede lo spiraglio dal punto di vista tattico, Marchisio non fa mancare il suo apporto: basti pensare ai primi minuti dell’ultimo Juventus-Roma, quando ha pescato

Pogba, Khedira o Dybala alle spalle di Vainqueur e Pjanic.

 

Marchisio non ha la varietà di soluzioni offensive di Pirlo, ma questo sembra avere effetti più sugli altri compagni, che sul regista stesso: Pogba sa che “da un grande potere derivano grandi responsabilità” e in questo momento di vacanza al soglio della fantasia assume su di sé più rischi e, conseguentemente, finisce per commettere più errori.

 

Il regista sembra configurarsi, nella testa di Allegri, come l’alter-ego dell’allenatore in campo. Allegri afferma che “il grande senso tattico sembra essere la qualità più rilevante per un giocatore impegnato in queste mansioni”. Se la varietà delle soluzioni d’attacco dipende in gran parte dalla capacità d’inserimento senza palla dei due interni di centrocampo, il regista è colui che da equilibrio alla sua squadra, che non lascerà sguarnita la zona centrale del campo nel corso della partita, salvo pochi e ben meditati inserimenti offensivi.

 



 

Non vuole essere ingeneroso il confronto tra la bellezza del calcio di Pirlo e le capacità balistiche di Marchisio. Leggendo tra i numeri si nota che nell’ultime stagioni entrambi hanno ridotto il volume delle conclusioni verso la rete: Pirlo è passato progressivamente dai 2.08/p90 tiri del 2012/2013 ai 1.40/p90 tiri della scorsa stagione; Marchisio, allo stesso modo, è passato da 2.22/p90 a 1.25/p90 tiri nell’arco delle ultime 4 stagioni. È la precisione ad essere drasticamente differente tra i due: Pirlo ha scagliato nello specchio 1 tiro su 2 in media negli ultimi 3 campionati ai quali ha partecipato; la precisione di Marchisio è invece crollata via via fino all’attuale 28%.

 



Cosa possono dare di diverso d Allegri le alternative in rosa a sua disposizione, rispetto a Claudio Marchisio? Le prestazioni di inizio stagione di Hernanes, in un ruolo nel quale non era stato quasi mai utilizzato, sono state tutt’altro che convincenti. L’impressione che si è avuta è stata quella di un giocatore lento di pensiero, cosa che per altro ha indirettamente confermato lo stesso Hernanes, nelle

che ha rilasciato a valle dell’ultimo Juventus-Inter di campionato: “Lì (davanti alla difesa) ci vuole più testa e meno istinto”.

 

Proprio in quella partita, Hernanes ha mostrato una buona precisione nell’esecuzione, ma ha sempre scelto giocate semplici nonostante l’

di una pressione sostanziale da parte degli avversari. Hernanes veniva da un’altra buona prestazione, cinque giorni prima, contro il Bayern Monaco: subentrato a Marchisio, Hernanes ha rotto l’embargo della metà campo imposto dai bavaresi con la sua tecnica. Subendo fallo (4 volte) o saltando l’uomo (2 volte su 3 tentativi), ha permesso alla Juventus di far salire il pallone meglio di quanto avesse fatto Marchisio nel primo tempo. L’intensità dell’Inter nel replay di Coppa Italia ha spazzato via Hernanes, col resto del centrocampo juventino, e le sue chances di titolarità in pianta stabile: tornato a disposizione, Marchisio è stato subito utilizzato contro l’Atalanta.

 

In occasione del primo

interista, Hernanes ha perso palla davanti alla difesa per aver rallentato i tempi d’uscita del pallone. Va bene che Neto avrebbe dovuto calciare lungo in quella situazione e, forse Medel si è impossessato del pallone con un fallo. Ma Hernanes aveva a disposizione la giocata di prima verso Alex Sandro, già largo a sinistra. Un ulteriore esempio di inadeguatezza mentale, non tecnica.

 

Nella partita di Bergamo, Marchisio ha mantenuto il ruolo del regista anche quando dalla panchina è salito Lemina. Il francese era stato utilizzato come vertice basso del centrocampo a tre prima del suo infortunio, a Bergamo è stato schierato come interno destro (con questi

). Nelle sue prime apparizioni in Serie A, Lemina aveva dato l’impressione di essere poco più di un interditore. Ma è un ragazzo giovane, che sta costruendo il proprio bagaglio tecnico ed esperienziale, la sua comprensione del gioco è ancora troppo fluida per dire che tipo di calciatore sarà.

 

L’eredità di Pirlo è nei buoni piedi di Claudio Marchisio: quest’ultimo distribuisce il gioco in maniera consistente e

, solo appena sotto i livelli di efficacia e pericolosità offensiva del Maestro. Quello che Marchisio perde con la palla, lo recupera nella fase di non possesso, con le sue capacità di lettura del gioco e la sua azione di protezione della difesa. Marchisio è oggi la prima scelta di Allegri e rimarrà tale anche nella parte finale della stagione.

 

 

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