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Fabio Barcellona
La mano di Pochettino nella vittoria del Tottenham
14 feb 2019
14 feb 2019
In assenza dei giocatori più talentuosi, il Tottenham ha battuto il Borussia Dortmund soprattutto grazie al talento del suo allenatore.
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Fabio Barcellona
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Tottenham Hotspur e Borussia Dortmund arrivavano all’andata degli ottavi fortemente rimaneggiate per via dei tanti infortuni che le hanno private di alcuni dei loro migliori giocatori. Un  aspetto che forse ha influito più degli altri sulla partita, dominata da una certa prudenza tattica da parte di entrambi gli allenatori, che di solito invece sono portati a compiere scelte sfrontate e a preferire il gioco offensivo.

 

Il Tottenham, ad esempio, non poteva schierare Harry Kane e Dale Alli (entrambi infortunati), alle cui assenze si è aggiunta quella dell’esterno sinistro Ben Davies e le precarie condizioni fisiche di Danny Rose. Gli infortuni hanno limitato le possibilità di scelta per Mauricio Pochettino, che ha spostato Verthongen sulla fascia sinistra, schierando al tempo stesso una difesa a tre con Foyth a destra, Sanchez in mezzo e Alderweireld a sinistra.

 



Pochettino ha anche scelto inizialmente un atteggiamento piuttosto prudente in fase di non possesso. Sulla circolazione bassa del Borussia Dortmund, i due esterni - Aurier a destra e, come detto, Verthongen a sinistra - sono rimasti bassi, allineati coi centrali. Con ogni probabilità Pochettino aveva individuato nei velocissimi esterni offensivi del BVB, Sancho e Pulisic, le principali fonti di pericolo per la sua squadra.

 





La scelta in fase di non possesso di Pochettino ha lasciato al 4-3-3 avversario la possibilità di trovare sempre liberi i terzini durante la fase di costruzione bassa: dalle posizioni di partenza del suo 3-4-1-2, infatti, Eriksen operava nella zona di Witsel, mentre i due interni Winks e Sissoko proteggevano il centro del campo. Con Aurier e Verthongen bassi, in fase di impostazione per il Borussia è stata sempre possibile l’uscita verso Hakimi, a destra, e Diallo, a sinistra. E per questo motivo i due terzini gialloneri sono stati i giocatori della loro squadra che hanno effettuato più passaggi (Diallo 70, di cui 12 sbagliati, Hakimi 64 con 12 errori).

 


Le due punte, il trequartista e i due interni degli Spurs proteggono il centro del campo. Più indietro, i rimanenti cinque giocatori della squadra rimangono allineati. Per Witsel è semplicissimo raggiungere il terzino Hakimi, libero di ricevere con tanto spazio a disposizione.


 

Se da un lato la prudenza di Pochettino ha garantito nel primo tempo un’adeguata prevenzione dei rischi, grazie all’ottima protezione del centro del campo e al costante raddoppio su Pulisic e Sancho, dall’altro ha lasciato al Borussia Dortmund la possibilità di risalire il campo usando le fasce, dove, dopo la ricezione dei terzini avversari, i due esterni di Pochettino sono rimasti talvolta presi in mezzo proprio tra il terzino e l’esterno alto di riferimento.

 

Se sul lato sinistro le poche qualità offensive di Diallo – un centrale di ruolo – non hanno permesso al BVB di trarre vantaggio da questa superiorità, a destra la coppia Hakimi-Sancho (33 combinazioni tra i due, la coppia di giocatori del Borussia che si è scambiata il pallone con maggiore frequenza) ha funzionato meglio, permettendo alla squadra di Favre di consolidare il possesso e avanzare palleggiando.

 



Lucien Favre si è trovato a gestire una lista di assenti persino più lunga di quella del Tottenham. A Reus e Akanji si sono aggiunti Weigl, Piszczek e Paco Alcacer. Il tecnico francese è stato quindi costretto ad abbandonare il 4-2-3-1 e si è affidato al 4-3-3, che si era visto in questa stagione solamente ad agosto. Dahoud è stato affiancato da Witsel e Delaney in mezzo al campo, il centrale Diallo è stato schierato come terzino sinistro, con l’inserimento di Toprak in mezzo alla difesa, mentre davanti Götze ha giocato in posizione di centravanti.

 

La strategia complessiva di Favre in fase di non possesso non è stata troppo dissimile da quella vista nel resto della stagione: il Borussia si è schierato con un baricentro molto basso (45.4 m) e due linee strette, recuperando di conseguenza il pallone molto in basso (31.6 m). Contro la costruzione dei tre centrali avversari l’allenatore svizzero ha attuato una strategia asimmetrica, tenendo Pulisic vicino a Foyth per impedirne un’agevole impostazione di gioco, mentre, dall’altro lato, su Alderweireld, usciva preferenzialmente Dahoud in posizione di mezzala, con Sancho in copertura sulla fascia. Fondamentale, in fase difensiva, il lavoro di protezione dei due centrali da parte di Witsel.

 


Per tutta la partita Pulisic, spezzando la linea di centrocampo, ha controllato da vicino Foyth, probabilmente ritenuto pericoloso in fase di impostazione.


 

Come di consueto, però, la fase difensiva del Borussia Dortmund non è stata passiva, ma ha attivato il pressing in zone medio-basse del campo e, talvolta, più in alto, con improvvisi e discontinui blitz, come al 14esimo minuto quando Pulisic e Götze sono riusciti a strappare il pallone dai piedi di Foyth al limite dell’area, generando la più pericolosa occasione da rete per il Borussia Dortmund di tutta la partita.

 

In fase di possesso palla, la squadra di Favre ha adottato la solita costruzione bassa che ha trovato, come detto, un agevole sfogo sui propri terzini. Tuttavia, dopo la semplice uscita con Hakimi e Diallo la manovra non è mai stata particolarmente fluida, sia per la strategia difensiva degli “Spurs” che per le difficoltà trovate dai giocatori gialloneri con il nuovo sistema di gioco.

 

Il gioco offensivo del Borussia Dortmund è generalmente basato, dopo la paziente circolazione bassa, sulla ricerca costante di linee di passaggio verticali, sfruttando il campo tra le linee avversarie e la profondità alle spalle della difesa. E con il 4-3-3 la verticalità senza palla era più difficile da trovare: sulla trequarti, ad esempio, ai movimenti incontro di Götze è mancato ad esempio un trequartista capace di buttarsi negli spazi creati proprio dal centravanti, privando il Borussia Dortmund della profondità necessaria a sviluppare il proprio gioco offensivo.

 

Al contempo, la protezione del centro del campo garantita dal 3-4-1-2 di Pochettino ha dirottato il gioco dei gialloneri sulle fasce. Da lì, considerando che il BVB è la squadra che crossa di meno in Europa, con l’unica eccezione del Barcellona, il gioco sarebbe dovuto rientrare verso il centro del campo, ma gli uomini di Favre non sono stati capaci di penetrare efficacemente nella rete difensiva degli avversari, forse proprio per la scarsa abitudine a giocare con il 4-3-3.

 



Tra il primo e il secondo tempo Pochettino ha operato alcune variazioni nello schieramento e nella strategia complessiva che si sono rivelate decisive per il risultato finale. Il tecnico degli “Spurs” è passato al 3-5-2, abbassando stabilmente Eriksen al fianco sinistro del mediano Winks e aprendo Sissoko in posizione di mezzala destra. Allo stesso tempo, ha alzato in fase di pressing la posizione degli esterni Aurier e Verthongen, per rendere più complesse le uscite verso Hakimi e Diallo.

 

Dopo appena un minuto dall’inizio del secondo tempo, la strategia ha dato i suoi frutti. Verthongen si è infatti alzato su Hakimi costringendolo a una soluzione complessa in tunnel per uscire dalla pressione. Il pallone è stato però recuperato da Eriksen e la ripartenza corta che ne è seguita ha portato al gol di Son.

 


Verthongen alza finalmente la pressione su Hakimi. Eriksen, da mezzala sinistra, è pronto a recuperare il pallone dopo il tunnel tentato dal terzino marocchino.


 

Entrambe le mosse di Pochettino hanno sbilanciato il piano tattico della partita dalla parte degli “Spurs”. La pressione più alta dei due esterni ha reso meno agevole la costruzione bassa del Borussia Dortmund, togliendo la possibilità agli uomini di Favre di consolidare il possesso, che, nonostante il punteggio sfavorevole, nella ripresa è stato inferiore rispetto a quello del primo tempo. Il 3-5-2 ha anche mantenuto la medesima protezione del centro e agevolato le mezzali nei raddoppi sulle ali Sancho e Pulisic.

 

Ruotando il triangolo di centrocampo (i cui vertici, nel primo tempo, coincidevano con quelli del triangolo avversario) Pochettino ha liberato Sissoko e Eriksen alle spalle delle mezzali avversarie e ai fianchi di Pulisic agevolando la circolazione offensiva del pallone, piuttosto ingolfata nel primo tempo.

 


I due triangoli di centrocampo contrapposti nel secondo tempo. Eriksen e Sissoko sono più liberi e possono ricevere alle spalle delle mezzali del BVB.


 

La strategia adottata da Pochettino nel secondo tempo ha consentito alla sua squadra di prendere lentamente, ma inesorabilmente, il dominio della partita, pur senza brillare in maniera particolare. Il 3-0 finale è un risultato troppo pesante per il Borussia Dortmund che forse ha pagato oltre misura anche la poca esperienza dei propri giovani e promettentissimi giocatori.

 

Le tante assenze da entrambi i lati hanno impoverito in maniera abbastanza evidente la qualità del match e la prudenza dei due allenatori ha reso i primi 45 minuti piuttosto noiosi, o comunque molto lontani dalla partita spumeggiante che ci si aspettava alla vigilia.

 


L’andamento degli xG mostra la differenza tra il primo e il secondo tempo e tutte le difficoltà del Borussia Dortmund nel giungere al tiro e creare occasioni di qualità. 6 tiri in porta per gli uomini di Favre, di cui solo 2 nella ripresa.




La partita, in questo senso, ha assunto interesse soprattutto per la sfida tattica tra i due allenatori, che è stata evidentemente vinta da Pochettino. Favre, infatti, non è riuscito a reagire con efficacia e prontezza alle mosse del suo avversario e a sostenere la sua squadra nelle sue difficoltà, soprattutto per quanto riguarda la creazione del gioco e di pericoli per la porta di Lloris.

 

Nella fase a gironi il Borussia Dortmund aveva dimostrato di poter far male a chiunque, riuscendo a segnare 4 gol in casa all’Atletico Madrid. Forse però la squadra di Favre è troppo dipendente dal talento dei suoi giocatori e, in questo senso, le chance di qualificazione dopo il risultato di Wembley (fermo restando che servirà un'impresa per recuperare 3 gol) sembrano dipendere soprattutto dalla presenza in campo al ritorno di Marco Reus, che in campionato ha realizzato 13 gol e 6 assist.

 

In assenza dei giocatori migliori, era prevedibile che la differenza tra le due squadre sarebbe stata segnata soprattutto dagli allenatori. Effettivamente, così è stato.

 

 

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