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Manifesto per un calcio più semplice
25 feb 2021
25 feb 2021
Davvero il più semplice possibile.
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Cari lettori, i recenti molteplici errori ci hanno fatto riflettere e abbiamo deciso di ospitare un manifesto che, pur non avendo redatto noi (ci è arrivato in forma anonima via mail), rappresenta un punto di vista rispettabile e che merita spazio nella discussione, se non altro per pluralismo.

1. No alla costruzione dal basso con giocatori “non adatti”. Perché se hai dei difensori con i bozzi sui piedi cosa vuoi passarti la palla al limite dell’area? Dato che gli allenatori evidentemente non sono in grado di riconoscere la differenza tra Gaetano Scirea e Musacchio, tra Cruyff e Bentancur seguirà nei prossimi giorni una lista di giocatori adatti/non adatti.

2. No alla costruzione dal basso, anche con giocatori adatti, se pressati. Perché, come ha detto Jurgen Klopp a Alisson dopo che gli ha fatto perdere la Premier League per la moda del portiere che vuole fare il regista: “La cosa brutta degli errori è che non puoi scegliere quando farli”. Non appena un avversario è a meno di dieci metri di distanza SI DEVE calciare lungo.

3. No alla costruzione dal basso SEMPRE. Perché i benefici sono molto inferiori dei costi. È evidente e non c’è bisogno di calcolare le occasioni nate dalla costruzione bassa etc. perché tanto la differenza è che se perdi palla è gol sicuro per gli avversari. Siamo contro il pensiero unico che negli ultimi cinquant’anni ha manipolato i cervelli di tifosi e allenatori, facendogli dimenticare che nel calcio VINCE CHI SUBISCE MENO GOL DELL’AVVERSARIO. E poi in questo modo possono giocare anche i difensori con i bozzi sui piedi, più democratico.

4. Se un difensore compie un errore in costruzione intervista a fine partita in cui il giornalista gli chiede almeno 3 volte: “Perché non hai spazzato? Perché non hai spazzato? Perché non hai spazzato?”. E poi all’allenatore, su tutte le TV, la prima domanda deve essere: “Non pensa che a volte è meglio mandare la palla in tribuna?”.

5. No al pressing alto. Perché se viene saltato, in una di quelle rare volte in cui la costruzione dal basso funziona, o con un lancio lungo e contropiede (che i teorici dogmatici poi sono anche capaci di catalogare come “costruzione bassa”, tipo tutti i gol dell’Inter di Conte), poi sei sbilanciato. Sarà anche un’abitudine adatta ad altri popoli, ma nel DNA delle squadre italiane c’è di aspettare nella propria metà campo, ben ordinati e compatti e aspettare di capire chi vince la guerra, prima di schierarsi.

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6. No al “falso” nove - e a tutti gli altri “falsi” che vanno di moda oggi. A noi ci piace il calcio “vero”. Gli attaccanti migliori sono alti e grossi, fanno a sportellate, fanno la guerra.

7. Negli ultimi trenta metri si marca a uomo, OVVIAMENTE.

8. Stop all’ideologia dell’apprendimento: i calciatori professionisti dopo un certo punto non migliorano, li devi prendere come sono. Anzi, alcuni peggiorano proprio, guardate Bentancur.

9. No alla moda di “entrare in porta con la palla”. Guardiola ha fatto più danni di quanti trofei abbia vinto, ma tutti sono capaci a fare “tik-tak” con Xavi, Iniesta e Messi, o giocatori pagati cento milioni a gamba. Ma il calcio è di tutti e in linea generale arrivati al limite dell’area SI TIRA.

10. No a “riempire l’area con molti uomini”. Ne basta uno: il numero 9. Altrimenti ti sbilanci.


11. Sì ai cross, ma massimo dalla trequarti di campo. Vanno bene anche i cross dei terzini da poco dopo la linea di metà campo. In area di rigore solo colpi di testa.

12. Su calcio d’angolo può aggiungersi al numero uno dei difensori centrali - solo uno - e un centrocampista può avvicinarsi all’area di rigore per calciare un’eventuale respinta corta della difesa. Solo un giocatore sul punto di battuta (vietati i corner corti, c'è bisogno di dirlo?). Gli altri giocatori devono essere pronti a correre verso la propria porta nel caso in cui si perda palla. Così si evitano figuracce tipo quella della Lazio con il Bayern di Monaco.

13. Basta parlare di “strategia” o “battaglia tattica”. La strategia è una sola: si difende e si contrattacca, la differenza la fanno i giocatori e gli errori. Gli allenatori devono limitarsi a scegliere quelli più in forma e a motivarli gridando lungo la linea laterale. A proposito: togliere la riga tratteggiata che limita il movimento degli allenatori.

14. No ai simulatori. Se un calciatore viene pizzicato a simulare dovrebbe essergli impedito di giocare a calcio PER SEMPRE.

15. No a colpi di tacco e “numeri” inutili. Li possono fare solo i veri numeri 10, e visto che i veri numeri 10 non ci sono più - sono tutti a pescare - non si possono fare e basta.

16. In caso di tunnel squalifica di un anno e servizi sociali per entrambi i giocatori: per quello che l'ha fatto e per quello che l'ha subito. Si vergognassero di fare certe cose in pubblico.

17. La partita perfetta finisce 0-0 con 0 tiri in porta perché significa che entrambe le squadre sono state brave a non lasciare spazi. Non c’è bellezza più grande, nel calcio, di un difensore che impedisce all’attaccante di girarsi, di una “selva di gambe” in mezzo a cui non passa la palla. Al massimo possono finire 1-0, perché il bello del calcio dopotutto è anche che è imprevedibile, e per quanto possiamo sforzarci di arginare il talento ci sarà sempre qualche giocatore più scarso degli altri che commette un errore evitabile.

18. Sono ammessi solo i moduli 4-4-2 e 5-3-2. Si gioca domenica alle 15, tutti. Gli stipendi dei calciatori devono corrispondere al minimo salariale nazionale.

19. No a “esterni a tutta fascia”, sì a “fluidificanti”. No a “trequartista esterno” sì ad “ala”. No a “playmaker”, sì a “mediano”. No a “giocare sottopunta”, sì a “fare il regista”. No agli scarpini colorati; anzi riflettiamo se non sia il caso di trasmettere le partite in bianco e nero. No a numeri che non siano dall’1 all’11 per i titolari. Anzi, quanto era bello quando i numeri venivano assegnati in ordine alfabetico?

20. Reintroduzione della regola del passaggio al portiere che la può prendere con le mani. Così stiamo tutti più tranquilli e non ci agitiamo troppo.




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