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Benedetto Giardina
Cosa rischia il Manchester City
07 feb 2023
07 feb 2023
La Premier League ha riaperto un'inchiesta sui conti del City.
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Benedetto Giardina
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Foto di Martin Rickett / Imago
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Nessuno al mondo oggi spende quanto i club di Premier League. E in pochi spendono quanto il Manchester City, checché ne dica Guardiola, comprensibilmente stizzito quando si prende l’argomento. Perché se è vero che la taccagneria non è di casa a Manchester, è altrettanto vero che tutte - tutte - le società inglesi di massima serie hanno un vantaggio economico fuori scala rispetto al resto d’Europa.Il Manchester City non è il pioniere degli spendaccioni in Inghilterra (Abramovich sbarca a Londra anni prima che arrivasse lo sceicco Mansur) e non sfiora nemmeno i livelli di spesa raggiunti quest’anno dall’esordiente Todd Boehly, proprietario del Chelsea al suo primo anno nel calcio inglese. Eppure, i conti dei citizens sono da sempre sotto la lente d’ingrandimento della UEFA. Questo perché, insieme al Paris Saint-Germain, il City è stato il primo club ad entrare nell’élite europea con alle spalle fondi provenienti da stati arabi. Nel caso degli inglesi, fondi della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti. In tanti, da altre leghe, tuonano contro la capacità di spesa di queste società: il presidente della Liga spagnola, Javier Tebas, non si è mai nascosto, al punto da definire il PSG un «club estado», appunto, ma di recente anche al di là della Manica è sorto qualche contrasto, con l’idea sempre più concreta di istituire un organo regolatore autonomo, per monitorare i movimenti finanziari dei club di Premier. Tutti, non solo il City.Allora perché i riflettori sono tutti su Manchester e solo sulla sponda blu? È una situazione che il City ha già vissuto nel 2020, con una possibile squalifica dalle coppe europee per presunte violazioni del regolamento sul fair play finanziario. In quel caso, il procedimento partì dalle email riservate rese note da Football Leaks, pubblicate su Der Spiegel, Reuters e Mediapart. Il Club Financial Control Body della UEFA escluse i citizens dalle competizioni continentali per due stagioni, mentre il Tas di Losanna alleggerì la sanzione, comminando una multa da 10 milioni di euro al club e scongiurando l’eliminazione a tavolino dalla Champions League. Adesso il rischio è maggiore perché oltre a poter perdere il posto nella massima competizione europea sul campo - con una eventuale penalizzazione - in ballo ci sarebbe persino la presenza stessa del Manchester City in Premier League.

Il numero esatto delle violazioni contestate dalla Premier League non si conosce (alcuni media britannici indicano oltre 100 presunti illeciti), ma non ci sono dubbi che un caso così eclatante, nel calcio inglese, non s’è visto mai. Mai, perché l’arco temporale coperto dalle indagini parte dalla stagione 2009/10 e termina nella stagione 2017/18, con la richiesta di fornire «documenti e informazioni alla Premier League nella più assoluta buona fede» per quanto riguarda le ultime sei stagioni, inclusa quella attualmente in corso col City di Guardiola all’inseguimento dell’Arsenal nella corsa alla vetta della classifica. Una corsa sub judice: la Commissione presieduta da Murray Rosen KC sarà infatti chiamata a fornire un verdetto sulle accuse indirizzate nei confronti del Manchester City, che rischia - qualora venissero confermate - di vedersi tolti punti nella classifica attuale o addirittura di essere estromessa dal campionato, a seconda della gravità dei fatti.Il primo punto del deferimento riguarda la richiesta di «accurate informazioni finanziarie che fornissero una rappresentazione veritiera e corretta della posizione finanziaria del club, in particolare per ciò che riguarda i suoi ricavi (inclusi i ricavi da sponsorizzazione), le sue parti correlate e i suoi costi operativi». Al riguardo, il Manchester City avrebbe violato i regolamenti della Premier League per tutte le stagioni che vanno dalla 2009/10 alla 2017/18. Più nello specifico, la Premier League intende far luce anche su «tutti i dettagli della remunerazione del manager» in ognuna delle stagioni calcistiche che vanno dalla 2009/10 alla 2012/13. In questo periodo, l'allenatore del Manchester City è stato Roberto Mancini, attuale commissario tecnico della nazionale italiana. Sempre dalle rilevazioni di Football Leaks, emergerebbe che Mancini abbia firmato due contratti: uno da manager dei citizens e l'altro da advisor dell'Al Jazira, quest'ultimo più remunerativo rispetto a quello siglato con gli inglesi. Il tutto con una shell company offshore in mezzo, con sede alle Mauritius. Per quanto riguarda le stagioni dalla 2010/11 alla 2015/16, il quadro accusatorio tocca anche i contratti dei calciatori. Inoltre, viene ipotizzata la violazione dei regolamenti UEFA sul fair play finanziario (dalla stagione 2013/14 alla stagione 2017/18) e dei regolamenti sulla redditività e sostenibilità (Profitability and Sustainability Rules) della Premier League dalla 2015/16 alla 2017/18. A questo, viene aggiunto un ultimo punto, più recente: la richiesta di cooperazione nelle indagini per quanto riguarda il periodo dal dicembre 2018 alla stagione attualmente in corso.Il caso sponsorizzazioni del 2018Per capire meglio da dove parta il deferimento attuale, è necessario compiere un passo indietro di oltre quattro anni. È il novembre del 2018 quando Football Leaks svela documenti relativi alle sponsorizzazioni del Manchester City. Si tratta di email inviate da inviate da Simon Pearce, Andrew Widdowson e Jorge Chumillas. Il primo è un membro del board del Manchester City, il secondo era il direttore finanziario del club e il terzo, all’epoca, era chief financial officer dei citizens. Per avere un minimo di contesto: nel 2008 l’Abu Dhabi United Group Investment and Development Limited (da qui in poi: ADUG) rileva il club da Thaksin Shinawatra, poi nel 2009 stipula un accordo di sponsorizzazione con la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti, Etihad. La stessa società darà il proprio nome allo stadio dove tuttora gioca la squadra di Guardiola. Tra il 2009 e il 2016, Etihad e il City hanno rinegoziato i termini dell’accordo varie volte: nel luglio 2013, nell’agosto 2014 e due volte nel novembre 2016, l’ultimo del quale prevedeva un compenso di 220,575 milioni di sterline inclusi bonus per tre stagioni dalla 2012/13 alla 2015/16. In quel periodo, più precisamente nel maggio 2014, il Manchester City sigla un settlement agreement con la UEFA, rientrando nei parametri previsti dalla UEFA nel 2017.Dalle email leakate emergono accordi relativi ai valori delle sponsorizzazioni con Etihad e con un’altra entità collegata agli Emirati Arabi Uniti, ovvero Etisalat. La UEFA, in particolare, contesta due pagamenti separati da parte di Etihad, che ammontano a 59,5 e 8 milioni di sterline, pari a un totale di 67,5 milioni di sterline. È la somma di cui si parla in uno scambio di email tra Chumillas e Pearce, con oggetto Fatture Etihad (Etihad Invoices), secondo cui gli 8 milioni arriverebbero direttamente da ADUG e il resto da Etihad. Per l’accusa, questo sarebbe uno stratagemma per immettere finanziamenti in conto capitale, ma sotto forma di sponsorizzazione, come emergerebbe da un’ulteriore mail inviata a Pearce del 6 settembre 2012, nella quale si parla di «mostrare separatamente le ricevute nei nostri conti bancari»: «Abbiamo bisogno di questo per essere in grado di dimostrare la separazione dei finanziamenti della proprietà dal denaro dei partner con base ad Abu Dhabi, per evitare ogni considerazione sull’influenza/controllo delle parti correlate».Le parti correlate, stando ai regolamenti sul fair play finanziario, possono sottoscrivere accordi di sponsorizzazione. Il City, da parte sua, ha sempre ribadito come gli accordi siglati non avessero alcuna correlazione con la proprietà del club. Ma anche se i partner fossero stati considerati come parti correlate, la UEFA non vieta sponsorizzazioni di questo genere (basti vedere Qatar Airways e Paris Saint-Germain): l’importante è che rispettino il fair value, ovvero il giusto valore di mercato, da stabilire tramite perizia indipendente. Per la Camera Giudicante del Club Financial Control Body della UEFA, le comunicazioni pubblicate da Football Leaks «forniscono prove convincenti che gli accordi sono stati presi o fatti prendere da ADUG ma attribuiti agli obblighi di sponsorizzazione di Etisalat in modo da mascherare il vero scopo di fornire finanziamenti», quindi le norme sul fair value non sarebbero state rispettate e il valore effettivo delle sponsorizzazioni andrebbe riscritto. Risultato: squalifica per due anni dalle competizioni continentali e multa da 30 milioni di euro.Il Manchester City punterà il dito contro la UEFA, per aver basato - a suo dire - il procedimento su documenti ottenuti illegalmente dal sistema informatico del club e pubblicati sui media, ricorrendo al Tas di Losanna. In Svizzera, la partita si ribalta in maniera netta. Intanto, «la maggior parte delle presunte violazioni riportate dalla camera giudicante del CFCB erano infondate o prescritte», in quanto da regolamento la prescrizione scatta dopo cinque anni dal fatto e, pur volendo prendere in considerazione come data di partenza quella della pubblicazione dei leaks, ovvero il 2018, già parte delle accuse decadrebbe. Inoltre, la proprietà del club e i due sponsor non vengono considerati «parti correlate» e «non c'è prova che gli accordi fossero retrodatati» o che il City «abbia provato a coprire ogni presunta violazione a seguito della pubblicazione delle email leakate». Le stesse email «non sono prove sufficienti per concludere che MCFC abbia commesso le violazioni presunte dalla UEFA» e sul pagamento dei 59,5 e 8 milioni di sterline contestato dalla UEFA, «non ci sono prove a sostegno della conclusione che il pagamento della somma di GBP 59,500,000 sia stata finanziata o abbia provveduto ad essere finanziata, da HHSM (lo sceicco Mansur) e/o ADUG, come presunto dalla UEFA». A questo punto, il Tas revoca la squalifica dalle competizioni europee, ma commina al Manchester City un’ammenda da 10 milioni di euro per la mancata collaborazione con gli inquirenti.Il lato politicoNel frattempo, il calcio a livello internazionale subisce non pochi scossoni. L’emergenza Covid-19 è appena agli inizi, quando la corte di Losanna si pronuncia sul caso. Poi arriva il tentativo di costituire una Superlega Europea al di fuori dell’egida della UEFA, col Manchester City tra i club fondatori e, come tutti i club inglesi del resto, protagonista di un dietrofront immediato. In precedenza, le sei società più ricche della Premier League (le cosiddette big six) avevano messo in piedi un altro progetto: il Project Big Picture, in cui il potere decisionale all’interno della lega sarebbe stato ridotto ad una stretta cerchia di club in cambio di un fondo di solidarietà per la Football League e di altre riforme riguardanti il format dei campionati, delle coppe e lo sviluppo del calcio femminile. Il piano è stato respinto e qualche mese dopo, i loro nomi sono apparsi in calce nel famigerato comunicato che annunciava la nascita della Super League. Giusto il tempo di scatenare l’ira dei tifosi e del governo inglese, che più di altri ha probabilmente contribuito a fare sgonfiare in tempi rapidi la creazione di una lega parallela.La Superlega in sé, oggi, c’entra poco con quello di cui deve rispondere il Manchester City. C’entra, però, con una situazione da non sottovalutare: i rapporti tra il governo e il calcio inglese. Nel novembre 2021 viene pubblicato un documento denominato Fan Led Review Football Governance, promosso dall’allora segretario per la cultura Oliver Dowden e prodotto da un comitato indipendente di tifosi, presieduto da Tracey Crouch, ex ministro dello sport. Alla base di questo report vi sono tre momenti critici per il football e non solo: la già citata Superlega, le difficoltà legate al Covid-19 e la radiazione del Bury, militante in Football League One, agli inizi della stagione 2019/20. Tra le proposte avanzate in questo rapporto, c’è quella di un «regolatore indipendente, creato da un Atto del Parlamento». I rappresentanti di 29 club, inoltre, scrivono al governo una lettera per chiedere con urgenza l’istituzione di un organo regolatore, per vigilare sui costi e per poter eventualmente sanzionare chi viola i regolamenti della Football League o della Premier League in ambito finanziario. Quella che sembrava una strada tracciata per un annuncio imminente, però, sta subendo un rinvio dovuto a questioni di natura politica.Così, proprio mentre il governo inglese si muove per istituire un organo di controllo indipendente sui club calcistici, la Premier League deferisce uno dei club che in questi anni, più di tutti, si è trovato a doversi difendere da accuse di violazione delle norme finanziarie. In questo modo, si riapre una questione che la UEFA e il Tas di Losanna avevano chiuso da oltre due anni, facendo scorrere i titoli di coda sulle rivelazioni di Football Leaks. Ci sono elementi nuovi?Sarà importante capire, vista la mole di presunte violazioni imputate al City, se il procedimento attuale si basi ancora su quelle email o se in questi due anni siano state appurate altre possibili irregolarità. La UEFA non può non seguire con attenzione gli sviluppi di questa vicenda, perché nel periodo contestato in questo deferimento rientra pienamente l’impianto accusatorio smontato dall’arbitrato. Ogni possibilità di avviare nuovamente il procedimento anche a livello continentale, però, oggi è puramente ipotetica: se già all’epoca molte delle presunte violazioni erano cadute in prescrizione, lo saranno a maggior ragione in caso di accertamento da parte della Commissione nominata dal Judicial Panel della Premier League. A meno che, appunto, non vi siano elementi nuovi o non emergano illeciti collocabili nell’ultimo quinquennio. Questo, però, spetta alla giustizia sportiva inglese stabilirlo. Solo quella inglese, perché trattandosi di questioni interne, vale il regolamento firmato dai club della Premier League, nel quale non è prevista la possibilità di appellarsi al Tas di Losanna, a differenza di quanto previsto in ambito UEFA.Il ventaglio di possibili sanzioni, come sempre in procedimenti di questo genere, è ampio ed è elencato nel regolamento alla voce Commission’s Powers: ammonizione, sanzione monetaria, riduzione dei punti assegnati o da assegnare o espulsione dall’affiliazione. Quest’ultimo scenario, inutile sottolinearlo, sarebbe drammatico per un club che dal 2002 partecipa stabilmente alla massima serie e che dal 2009 si è trasformato in una superpotenza del calcio europeo, al punto da diventare negli ultimi due anni la società col maggior fatturato al mondo, secondo Deloitte. Un fatturato che si basa anche su sponsorizzazioni e accordi già finiti sotto inchiesta in passato. Accordi su cui la Premier League intende far luce, una volta per tutte.

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