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Daniele V. Morrone
Tra Arsenal e Manchester City non c'è stata storia
27 apr 2023
27 apr 2023
La squadra di Guardiola ha vinto lo scontro diretto e forse anche il titolo.
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Daniele V. Morrone
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IMAGO / Shutterstock
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La vittoria del Manchester City contro l’Arsenal ha molto probabilmente deciso la Premier League, un campionato che comunque sembrava segnato ancora prima di ieri sera. Non è una vittoria sorprendente, nel risultato o nel modo in cui è arrivata, insomma. Più che altro ha sorpreso la facilità con cui il City ha dominato, mostrando il meglio che il suo calcio può offrire in ogni fase di gioco. La forza della squadra di Guardiola ha sciolto l’Arsenal, che in confronto è sembrata una squadra di bambini.

Di Manchester City-Arsenal e della corsa al titolo in Premier League abbiamo parlato anche in Ultimi Fuochi, il nostro daily podcast.

Il momento esatto in cui il cuore dei tifosi dell’Arsenal si è spezzato a metà è arrivato al minuto 54. La palla è dell’Arsenal, tra i piedi Granit Xhaka per la precisione. Il City è in attesa con solo de Bruyne e più lontano Haaland oltre la metà campo. Il resto della squadra raccolto in due linee strette da quattro, come aveva fatto nel resto della partita. Xhaka avanza lentamente col pallone e ha davanti a sé tre opzioni di passaggio: centralmente Gabriel Jesus, che è sceso fino lì dal centro dell’attacco; a sinistra Martinelli, che ormai gioca stabilmente nel mezzo spazio; e infine a destra il capitano Martin Odegaard, che gli indica col braccio Ben White libero da poter servire allargando il gioco sulla fascia destra. Una scena familiare per l’uscita dal basso dell’Arsenal, una squadra che è stata per lunghi tratti della stagione la migliore nella costruzione dal basso.

Xhaka però non si fida del consiglio del compagno, ha paura che il pallone venga intercettato da Jack Grealish. Opta allora per un passaggio facile per Odegaard, che con un controllo orientato potrebbe girarsi e mangiarsi il campo alle spalle del centrocampo del City. L’ha fatto tante volte in stagione e potrebbe farlo ancora, giusto? Ecco questo è il momento esatto. Il passaggio arriva a Odegaard che però non lo controlla, lo rimanda indietro di prima per Thomas che era lì ad osservare l’azione come vertice basso del centrocampo. Il passaggio di Odegaard, uno dei migliori al mondo in questo fondamentale tecnico, è eseguito col piede debole, il destro, e arriva corto sul sinistro di Thomas, che a sua volta non è il suo piede forte. Un’azione pensata male ed eseguita peggio dal norvegese, che viene intercettata da de Bruyne che era lì a due passi.

Da de Bruyne poi con un tocco con l’esterno destro la palla passa ad Haaland, che scatta in avanti per ricevere la chiusura del triangolo. A frapporsi tra lui e il portiere c’è Rob Holding, che non riesce neanche a posizionarsi bene per coprirgli il secondo palo. De Bruyne non deve mettere neanche potenza allora, gli basta la precisione dell’interno destro per mettere in porta il gol del 3-0. La partita finirà 4-1 ma l’ultima mezzora è solo lì per far festeggiare i tifosi del City con "la Poznan", l’esultanza imparata in Polonia che mostra la schiena al campo in modo umiliante per gli avversari. In ogni caso, il passaggio sbagliato da Odegaard è il sintomo di una squadra che non c’è più mentalmente nella corsa per il titolo. O meglio: che è stata cotta dalla pressione di mesi e mesi al vertice della classifica. La stessa pressione che aveva portato Bukayo Saka a sbagliare il rigore decisivo contro il West Ham una settimana e mezzo prima - un rigore per poteva portare al 3-1 un Arsenal che stava vincendo 2-0 e che subirà invece il 2-2 una manciata di minuti dopo. L’Arsenal che superava ogni ostacolo fino a marzo si è ritrovato nell’arco di tre settimane a buttare partite intere per pochi minuti di black out mentale. A non riuscire a giocare più come sembrava naturale solo un mese fa. Nelle tre partite precedenti alla sfida di ieri sono arrivati due gol subiti dal Liverpool, due dal West Ham e tre dal Southampton. Tutte e tre partite finite in pareggio, con le prime due in cui l’Arsenal partiva da un parziale di 2-0 e la terza in cui la squadra ultima in classifica segna per la prima volta nella storia della Premier League tre gol alla squadra prima in classifica. Parte di questo calo di forma va attribuito agli infortuni. Gabriel Jesus rimasto fuori per mesi dopo il Mondiale (e che l’Arsenal era riuscito miracolosamente a sostituire), poi l'assenza prolungata di William Saliba, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E questo mentre il Manchester City raggiungeva il picco della forma. Il difensore francese, rivelazione di questa Premier League, si è infortunato alla schiena contro lo Sporting nel ritorno degli ottavi in Europa League del 16 marzo e dalla sua assenza l’Arsenal ha iniziato a traballare in difesa. Il suo sostituto in queste settimane è stato il centrale inglese Rob Holding, onesto mestierante che farebbe fatica a giocare titolare in Premier League in una squadra sopra la zona retrocessione. Purtroppo per Arteta un giocatore senza capacità atletiche e di lettura in anticipo o copertura, senza la sicurezza necessaria per gestire il pallone tra i piedi. Non la toppa giusta per coprire il buco insomma, soprattutto se il buco si chiama Erling Haaland. Forse, con Saliba, le cose sarebbero andate diversamente e questo si vede già dal primo gol segnato dal City. A Guardiola sono bastati pochi aggiustamenti rispetto a quanto visto nelle ultime partite: far scalare indietro Stones nella linea dei difensori accanto a Dias; Gündogan a centrocampo accanto a Rodri invece che sulla trequarti accanto a de Bruyne. Creare quindi un imbuto per invitare il palleggio dell’Arsenal centralmente, lì recuperare il pallone e giocargli alle spalle con la coppia de Bruyne-Haaland lanciata a tutta velocità nella fascia centrale. Lo ha raccontato a fine partita de Bruyne stesso: «Normalmente abbiamo due numeri 8, ma Pep voleva un maggiore controllo, quindi abbiamo giocato con un doppio 6 con Gundogan. E se Partey o Xhaka pressano, io occupo lo spazio dietro di loro». Questo è il nuovo City di Guardiola ora che c’è Haaland, baricentro più basso nel possesso palla e maggiore verticalità per sfruttare lo spazio che si è creato davanti. Una squadra insomma che sembra costruita per fare male all’Arsenal in questo momento della stagione. Anche perché è proprio nella fascia centrale del campo che sta avendo maggiori problemi sia in termini di gioco che di giocatori. Al minuto 6 il City si prende tutto il tempo del mondo per impostare da dietro, la palla finisce ad Ederson in area piccola mentre l'Arsenal sale in pressing con tutti i giocatori. Odegaard corre per indirizzare il passaggio di Stones verso Ederson, lì dove arriva anche Gabriel Jesus in raddoppio. Ma Stones alza la testa e lancia lungo nella zona di Haaland, a centrocampo. Vengono in mente le parole di Cruyff al Guardiola giocatore ormai 30 anni fa: «Quando ricevi palla guarda sempre prima il compagno più lontano». Haaland è il giocatore più avanzato del City e riceve teoricamente marcato da Holding alle spalle. Una presa che al centravanti norvegese deve essere sembrata quella di un bambino che si appende alla gamba di un adulto mentre si muove per casa. Haaland stoppa senza problemi il lancio col collo del sinistro e poi con un passaggio perfetto lo cede in diagonale a de Bruyne che intanto era partito con la corsa alle spalle di Thomas.

De Bruyne in conduzione poi si è lanciato come un cingolato e non ha lasciato speranze quando ha visto la porta. Neanche il tentativo di Gabriel di frapporsi fuori area lo disturba mentre con un tocco in corsa si allunga la palla quel tanto per poter caricare bene il tiro, che poi manda rasoterra con la precisione di un giocatore di bowling. È stata la mazzata da cui l'Arsenal non si è più ripreso. L’unica occasione in tutto il primo tempo in cui la squadra di Arteta è sembrata vicina a recuperare il risultato è stato un tiro da fuori di Partey al minuto 34, al termine dell’unica azione corale di tutta la partita. Il City all’andata era stato cinico, al ritorno brutale. Alla prima vera occasione ha segnato il gol che poi ha aperto il cassetto degli incubi dei tifosi dell’Arsenal. Ha esposto in mondovisione il tetto di una squadra ora in difficoltà, l’ha messa davanti alla scelta di preferire come essere colpita: alle spalle in transizione o accerchiata e poi schiacciata nella propria area? Se l’Arsenal saliva alto con il pressing il City andava in porta con tre passaggi in verticale nella fascia centrale del campo. Se l’Arsenal provava ad uscire da dietro il pressing del City faceva finire il pallone sugli anelli deboli della difesa e da lì poi lo recuperava per arrivare in area avversaria. Se l'Arsenal non può pressare e non riesce ad uscire pulito dalla difesa gli mancano gli strumenti per interpretare una partita, perché il percorso che l’ha portato fin in cima alla classifica si basava su di un gioco con questi presupposti. E se manca questo gioco arriva l’insicurezza e con l’insicurezza gli errori, anche banali, come quello di Odegaard nel terzo gol. L’Arsenal è rimasto in balia dell’avversario, di fatto autoeliminandosi dalla contesa. Il City, di contro, gli ha mostrato qual è il livello di gioco di chi vince abitualmente la Premier League. Lo scontro diretto per il titolo è durato quei cinque minuti che sono serviti al City per far capire questa realtà. Per il resto abbiamo visto l'Arsenal che abbiamo conosciuto negli ultimi anni, la squadra che gioca bene fino a quando il gioco si fa duro e da lì un poi si tira fuori dalla contesa rimanendo con niente in mano. A festeggiare sono sempre gli altri, magari gli stessi che in inverno avevano fatto i complimenti al bel gioco dell’Arsenal. La squadra di Arteta si prende gli elogi in inverno e poi vede gli altri con i trofei in mano in primavera, questa è la maledizione che gli dei del calcio hanno lanciato ormai quasi 20 anni fa alla squadra che aveva osato vincere una Premier League da imbattuta. Una squadra che si era presa per sempre il soprannome di Invicibles. Sono passati 19 anni da quella vittoria e nel mentre almeno 5 cicli diversi dell’Arsenal - 19 anni in cui l'ambizione massima è stata una FA Cup. L'Arsenal stesso non sembrava sapere di essere già una squadra di questo livello fino a questa stagione, se n’è accorta strada facendo e ha potuto quindi solo a gennaio lavorare per alzare il livello della panchina prendendo Trossard davanti, Jorginho a centrocampo e il giovane Kiwior dallo Spezia in difesa. Forse proprio il difensore polacco sarebbe potuto tornare utile, ma evidentemente Arteta lo considera ancora troppo inesperto e soprattutto mancino, cosa che per Arteta evidentemente è un problema avendo già Gabriel come centrale mancino titolare. Per questo motivo Holding si è trovato tutta la pressione addosso di dover sostituire il miglior centrale per rendimento di questa Premier League proprio nel momento caldo della stagione. Subendone le prevedibili conseguenze.

Questa è la difficoltà di giocarsi una Premier League contro il Manchester City, una squadra con almeno 17-18 giocatori di altissimo livello e quindi la sicurezza che se qualcuno va giù c’è sempre un altro pronto a prenderne il posto in squadra, come successo ad esempio con Phil Foden sostituito ormai nell’11 da Grealish, o Laporte sostituito da Nathan Aké dietro. Ieri mentre l’Arsenal faceva entrare a metà secondo tempo Smith Rowe, Reiss Nelson e Nketiah, il Manchester City in contemporanea faceva spazio a Mahrez, Julián Álvarez e Foden. Quello con meno esperienza dei tre è un Campione del Mondo.L’Arsenal è ancora primo in classifica a +2 dal City, ma è una cosa che sappiamo essere momentanea, perché il City deve recuperare 2 partite e potrebbe portarsi a +4. Ha quindi ormai il destino della stagione nelle sue mani, cosa che sembrava lontana solo un mese fa. Prima dell’arrivo della primavera l’Arsenal ha avuto un vantaggio a parità di partite anche in doppia cifra sul City. Ma tutti (a Liverpool in primo luogo) sapevano che sarebbe potuto non bastare, che giocarsi una Premier League contro questo Manchester City è come provare a sfuggire ad un bufalo correndo nella neve. Pur con tutto il tuo vantaggio iniziale, il tuo entusiasmo, una volta che raggiunge la velocità massima il bufalo corre più di te e se ti supera non lo prendi più. Se vi siete immaginati Haaland come il bufalo tra la neve che rincorre il piccolo Odegaard avete capito esattamente cos’è stata questa corsa alla Premier League 2022-23. O cosa significa provare a vincere la Premier League negli ultimi anni. La squadra di Guardiola può vincere con questa 5 delle ultime 6 edizioni, in cui al Liverpool di Klopp (lo stesso che è arrivato tre volte in finale di Champions League) non sono bastati 97 o 92 punti in classifica per prendersi il titolo. Quello operato in questa stagione dall’Arsenal è una specie di salto quantico che gli ha permesso di trovarsi una tappa oltre quella prevista. Perché bisogna sempre ricordare che l'Arsenal ha la rosa più giovane della Premier League e la scorsa stagione ha chiuso il campionato quinto in classifica, mancando ancora la qualificazione alla Champions League. Questa stagione doveva essere proprio quella di assestamento tra le prime quattro, vincere lo scontro per il quarto posto contro Chelsea, Manchester United e Tottenham. Invece ad aprile l’Arsenal ha già 75 punti, più di ogni altra sua versione in questo lustro post Wenger. Ha già la sicurezza che giocherà la prossima Champions League, avendo centrato quindi l’obiettivo stagionale.Arteta, l’autore di questo balzo in avanti, ora fa alzare qualche sopracciglio per la gestione del momento più delicato della stagione, per non aver saputo aggiustare le cose, per essersi fidato troppo di alcuni giocatori magari non all’altezza. Ma è lo stesso Arteta che è alla prima esperienza in panchina, che fino a tre anni fa era il secondo di Guardiola e che ora se lo ritrova contro da avversario. Affabile, gentile, ma allo stesso tempo crudele avversario. Uno che in questi anni li ha battuti tutti in Premier League e non ha nessuna intenzione di farsi battere anche da un suo amico che conosce come le sue tasche. La stagione dell’Arsenal è comunque nel complesso molto positiva, ha mostrato che il presente della squadra è brillante, con un calcio a tratti entusiasmante in stagione e tanti giocatori giovanissimi già tra i migliori del campionato. Con una tifoseria che ha ritrovato entusiamo identificandosi con questo gruppo. Tutto bello, ma ancora non abbastanza per reggere anche mentalmente una corsa per il titolo contro il Manchester City di Guardiola.

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