«Non credo che ci sarà mai più un altro playmaker di 206 centimetri che sorride
mentre ti sta umiliando»
James Worthy
«A causa del virus HIV che ho contratto, mi devo ritirare dai Lakers. Voglio mettere in chiaro una cosa prima di tutto. Non sono malato di AIDS. Ho il virus HIV. Mia moglie sta bene. Ho intenzione di vivere a lungo, quindi mi avrete tra i piedi ancora per molto tempo […] A volte pensiamo che solo i gay possano prendere l'AIDS o che non possa succedere a noi. E invece eccomi qui e vi dico che può succedere a chiunque, anche a Magic Johnson».
C’è un’intensità pazzesca sin dalla palla a due, un ritmo vertiginoso figlio della rivalità tra le due giovani stelle che finisce per coinvolgere tutti. Terry Donnelly e Mike Brkovich si alternano nel portare il pallone nella metà campo avversaria ma il vero playmaker è sempre e comunque Magic, che ha la maglia numero 33. A fine partita Bird e Magic si incrociano per il saluto di rito ma si sfiorano appena. È solo l’inizio.
Nell’intervista pre-gara al giornalista della CBS che chiede conferma del fatto che giocherà da centro, Magic sorride come sempre e dice: “Mi divertono le sfide e quella di stasera è una sfida: vediamo cosa potrò fare”. Farà abbastanza, in effetti.
«È un grande, grande giocatore di pallacanestro. Il migliore che io abbia mai visto. Incredibile»
In cima alla lista delle persone da avvertire prima della conferenza stampa non poteva che esserci Larry.
Anche nel discorso di commemorazione del suo mentore Magic non rinuncia al sorriso e alla battuta. Ed è giusto così.