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Ma quindi i Cavs?
09 mag 2016
Cinque domande sull’unica squadra imbattuta dei playoff NBA.
(articolo)
6 min
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Avete notato qualcosa di diverso rispetto alla regular season?

Davide Casadei

Sarebbe troppo facile affermare che con l’arrivo dei playoff LeBron James si è svegliato. Per prima cosa perché il King scalpita già da un paio di mesi; per seconda perché parte della rinascita deriva da altri fattori. La rinnovata fiducia a Love (44% da 3 su 8 tentativi a gara) è il motore della rivoluzione: lasciargli la tripla dall’angolo sistematicamente equivale alla morte, come hanno scoperto a loro spese gli Atlanta Hawks.

Nicolò Ciuppani

I Cavs hanno senza dubbio deciso di “fare sul serio”, e i risultati si vedono sia come atteggiamento che come risultati. Il tiro ha iniziato a entrare anche dai meno ispirati (“Ciao LeBron, come va? Quanto tempo che non ti vedevamo campeggiare qua fuori dall’area…”) e le rotazioni difensive sembrano più essenziali, rapide, efficaci. Ci sono partite in cui dopo 15 minuti il risultato suggerisce che la testa potrebbe già essere alla prossima, invece ogni singolo giocatore si sente in dovere di fare la giocata che fa alzare la propria panchina in piedi.

Francesco Andrianopoli

Sta cambiando Tyronn Lue. In regular mi è spesso sembrato lento, quasi apatico negli aggiustamenti, lasciando in campo per lunghi tratti di gara quintetti palesemente inadatti a quel particolare accoppiamento. Pensavo che fosse una sua lacuna, invece evidentemente era un "lascia che siano loro a trovare la soluzione" di Jacksoniana memoria, perchè in questi playoffs l'ho visto molto più reattivo nel mettere mano al quintetto quando inizia a profilarsi l'ombra di un parziale avversario.

Dario Vismara

La differenza principale io l’ho notata sulla panchina dei Cavs, e non parlo solamente dell’allenatore. Oggi i Cavs sembrano divertirsi a stare insieme, saltano come bottiglie di champagne per ogni giocata, invadono il campo a ogni timeout per esultare e rivaleggiano con OKC per i più complicati hand-shake della Lega, sempre con dei grandi sorrisi stampati in faccia. Ovviamente hanno già iniziato a dare i (giusti) meriti a Lue - che pare si sia rivolto a Love con parole tipo “dì a LeBron che sei un bad motherfucker e fatti dare il pallone”, sbloccandolo mentalmente -, ma la chimica di squadra è ai massimi livelli di questo biennio dei Big Three.

Nelle prossime partite tenete d’occhio Danthay Jones e la sua quest per guadagnarsi un contratto per l’anno prossimo semplicemente facendo il maggior casino possibile.

LeBron-Kyrie-Love non hanno ancora perso una partita di playoff da quando sono insieme (12-0) e viaggiano ormai stabilmente sui 20 punti a testa: hanno trovato la quadratura per funzionare?

Casadei: Troppo presto per dirlo. Rimane da capire il valore delle squadre con cui si sono affrontati in quelle tre serie finite col cappotto. Gli Hawks forse non sono un banco di prova affidabile: in questi due anni sono stati ripetutamente presi a schiaffi dai Cavs, roba da stress post-traumatico. L’anno scorso erano una macchina offensiva e affrontavano una squadra senza Love che li ha ingabbiati, con Tristan Thompson che ha spadroneggiato a rimbalzo e gli esterni a limitare la circolazione veloce della palla. Quest’anno Atlanta aveva reputazione di armata difensiva (seconda migliore in regular season) e come i Pistons sono stati schiantati dal trick tattico di Love da 5, a cui Blatt non si era mai spinto (sbagliando). In attacco i Cavs ora sono insuperabili e hanno raggiunto tutti il top della forma nello stesso momento.

Ciuppani: Che i tre di cui sopra siano tre mammasantissima del gioco non credo sia stato mai messo in dubbio da nessuno, e se sono tutti e tre concentrati sul trofeo grosso possono anche risultare piuttosto dominanti. Il problema arriverà quando ci saranno squadre contro cui sarà controproducente schierarli tutti e tre assieme, o anche uno di loro per lunghi tratti. Si fa un gran parlare dei Cavs nelle finali dell’anno scorso senza Kyrie e Love, ma non si parla però abbastanza di come quei Cavs - con Thompson e Dellavedova al loro posto - sono stati difensivamente i migliori Cavs possibili.

Andrianopoli: Io credo che l'amalgama fra loro tre dipenda esclusivamente da Love. Kyrie e LBJ possono coesistere agevolmente, e anzi nell'NBA moderna avere un doppio ball-handler è uno standard, forse addirittura un pre-requisito necessario ad altissimi livelli (chiedere ai Clippers o ai Rockets, per esempio). È Love quello che deve fare lo sforzo maggiore e deve capire che il suo ruolo in un roster del genere non puó essere standard e identico di partita in partita: deve capire che ogni diverso avversario gli impone un diverso aggiustamento, una diversa posizione in campo, una diversa selezione di tiro. Questa versatilità mentale ancora prima che tecnica (tecnicamente nella metà campo offensiva sa e può fare qualsiasi cosa) gli è un po' mancata l'anno scorso, ma ora mi sembra che sia molto migliorato.

Vismara: Questo è il grande Segreto di Pulcinella dei Big Three: esattamente come Bosh aveva dovuto accontentarsi di fare il terzo dietro a James e Wade a Miami, anche qui Love si è dovuto mettere in testa che non avrebbe più avuto 60 o più tocchi a partita per arrivare ai suoi 20+10 d’ordinanza - per quanto LeBron ora si impegni molto di più a dargli palla dentro quando marcato da un esterno dopo un cambio difensivo (senza perdere fiducia in lui quando non segna, tipo l’1/20 al ferro della serie con gli Hawks). Certo, è di enorme aiuto che Kyrie trasformi in fuoco qualsiasi cosa tocchi (54% da tre!) e che LeBron sia pur sempre LeBron senza doversi sporcare troppo le mani (neanche una volta sopra quota 30 punti). Ma i rapporti tra i tre non sono mai stati migliori, e si vede.

Il supporting cast può continuare a tirare in questo modo?

Casadei: J.R. Smith può fare partite da 7 triple consecutive quando si accende, ma J.R. è un outlier per eccellenza: non puoi contarci, puoi solo sperare che lui di grazia si palesi. Va sottolineato che hanno avuto per lo più open looks che difese come Spurs o Warriors non concedono. I Cavs al momento sembrano vivere un idillio che a est nessuno può spezzare, e il bello sarà vedere come reagiranno alla prima barriera: quando ti affidi così tanto a meccanismi oliati e questi si inceppano, hai un piano B? Bisognerà aspettare le Finals per scoprirlo, purtroppo.

All heil Channing Frye

Ciuppani: Da vecchio tifoso Suns, Frye avrà sempre le mie difese e la mia comprensione, quindi esigo che continui in questo modo. D’altra parte, se Richard Jefferson sembra un cecchino infallibile i casi sono due: o il tempo è distorto e dei wormhole hanno riportato il Jefferson di 16 anni fa, oppure l’apocalisse è vicina. Credo che appena troveranno una difesa sugli esterni con la coperta abbastanza lunga da non dover sacrificare una porzione di campo incrociando le dita, l’anomalia statistica dovrebbe rientrare piuttosto in fretta.

Andrianopoli: Risposta brutalmente semplice e banale, ma l'unica che mi sento di fornire: sì, se l'attacco continuerà a generate/le difese continueranno a concedere questo tipo di open looks. Quindi dico sì ancora per un'altra serie, ma credo che chiunque esca dall'Ovest troverà il modo per disinnescarli.

Vismara: La fiducia di cui parlavo nel primo paragrafo si vede bene dalle percentuali tenute al tiro dal supporting cast: al di là dei record (77 triple segnate in quattro partite, 25 solo in gara-2!) chiunque sia libero ha luce verde per sparare da tre, che nella serie con Atlanta si è tradotto in uno spaventoso 81% di percentuale effettiva nelle triple piedi per terra. È certo che in Finale non avranno le 32 triple smarcate a partita costruite contro gli Hawks, ma stare più vicini ai tiratori significa lasciare maggiore spazio alle penetrazioni di James e Irving e ritrovarseli perennemente in area: sicuri che sia tanto meglio? (PS. Delly, torna in te che mi manchi)

Dal punto di vista difensivo, i Cavs sono migliorati?

Casadei: Un categorico no. Kevin Love concede 5.6 canestri al ferro (peggiore in NBA) e in generale qualsiasi esterno può fargli pagare il suo essere sempre fuori equilibrio. Tristan Thompson è un rimbalzista spaventoso ma un rim protector rivedibile (48% degli avversari quando lo attaccano). E questi sono gli unici due lunghi veri in rotazione, visto che Frye è pressoché assimilabile a un esterno. Ho una sensazione negativa a riguardo: guardie e ali non possono mai farsi battere e aspettare l’aiuto dietro perché non sarà efficace, ma se riescono a stare concentrati 48 minuti senza sbavature bisognerà fargli complimenti. Irving rimane ancora un punto debole difensivo, seppur non clamoroso, ma nelle prossime settimane arriveranno i Curry o gli Westbrook, che fanno cose che anche le migliori difese perimetrali non possono arginare.

Ciuppani: Rispondo con due GIF:

SÌ.

Andrianopoli: Sì, sono migliorati perchè è migliorata la loro concentrazione e intensità, e LBJ sta iniziando a interessarsi della questione "non facciamoli segnare” - e basta questo per trasformare qualsiasi difesa in un'ottima difesa. Non sono migliorati invece nei loro difetti strutturali, tra cui la mancanza di protezione del ferro e l'incapacità di aiutare Love quando gli avversari lo puntano insistentemente nel pick and roll.

Vismara: I numeri dicono di no (106.6 punti concessi su 100 possessi, 12° su 16 nei playoff), l’occhio invece dice che nei finali di partita i Cavs hanno sempre portato a casa la vittoria, anche con giocate difensive di insospettabili come Love (stoppata su Schröder in gara-3) e Irving (recupero decisivo nella stessa partita). In questi playoff i Cavs hanno ovviato alle mancanze difensive sui pick and roll di questi due passando dietro a qualsiasi blocco e sfidando al tiro i vari Jackson, Teague e Schröder - ma lo si può fare anche solo contro Goran Dragic o Kyle-Lowry-col-gomito-sano, per non parlare di Steph Curry?

Difendere in questo modo equivale a esporsi a un gioco pericoloso contro squadre più forti

Dai finora si è scherzato, arriviamo alla domanda seria: quindi questi questi Cleveland Cavs possono vincere il titolo NBA o le 8 vittorie sono solo frutto dell’Est?

Casadei: Questa è LA domanda. Se dovessero incontrare gli Heat, che cercheranno di congelare i ritmi, avremo più indicazioni sull'effettiva flessibilità del roster. Il timore è che contro Golden State rischino di trovare una versione della loro squadra ma ottimizzata. Rispetto all'anno scorso, in cui furono costretti dagli infortuni a reinventarsi, adotteranno una filosofia di gioco opposta, e negli scontri tra potenze di fuoco offensive io non mi getterei a viso aperto contro gli Warriors. Gli Spurs lasciano altri quesiti, forse più affrontabili: chi marca Aldridge? Come attacchi una delle migliori difese della storia del gioco? Tempo un mese e scopriremo ancora di più il valore di Tyronn Lue come head coach.

Ciuppani: Entrambe le cose? Se c’è una squadra dell’Est che può uscire vittoriosa dal Boss Di Fine Livello Dell’Ovest sono i Cavs, però questa ipotesi richiede massicce dosi di fortuna, serate ispirate di numerosi giocatori, sorprendenti picchi di buona salute e l’uso di (almeno) un paio di bambole Voodoo. Ad Ovest i Cavs avrebbero sicuramente un paio di sconfitte in più sulla schiena e staremmo animatamente discutendo di chi tra loro e i Thunder ha migliori possibilità di passare il turno contro le due corazzate. Ad ogni modo, Cleveland è un’ottima squadra che purtroppo deve fare i conti con una squadra tra le migliori di tutti i tempi (che sia San Antonio o Golden State). Se poi i Thunder riusciranno rocambolescamente ad arrivare in Finale NBA i Cavs potranno dirsi fortunati e magari anche favoriti, ma al momento possono solo lodare la loro buona stella di dover affrontare solo una squadra dell’Ovest in tutti i playoff.

Andrianopoli: Questi Cavs possono senz'altro giocarsela con le grandi dell'Ovest, lo hanno già dimostrato l'anno scorso e quest'anno sono più maturi, più completi e molto più in salute. Peró rimangono sfavoriti contro qualunque squadra emerga vittoriosa dall'altra Conference, e questi primi due turni non hanno fornito sufficienti elementi per far ritenere il contrario.

Vismara: È il grande problema con i Cavs di quest’anno: per ogni valutazione che si può fare su di loro, c’è sempre lo spettro del “Sì ma contro Warriors e Spurs” che aleggia sopra le loro teste. I Cavs cazzeggiano in regular season ma arrivano comunque primi a Est sbadigliando? Sì ma contro Warriors e Spurs. I Big Three sono tutti sani e il supporting cast sputa fuoco? Sì ma contro Warriors e Spurs. Tyronn Lue è stato accettato dal gruppo, tutti sembrano felici di giocare assieme e la squadra è imbattuta? Sì ma contro Warriors e Spurs. In pratica, delle 100 e passa partite che i Cavs giocheranno quest’anno, le uniche che conteranno veramente qualcosa nelle valutazioni della gente sono quelle contro Warriors e Spurs. È riduttivo, ma così è se vi pare quando l’unico obiettivo possibile è vincere il titolo NBA.

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