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Francesco Paolo Giordano
L'uomo dei gol impossibili
01 apr 2015
01 apr 2015
8 gol di Igor Protti che sembrano 8 gol di Diego Costa.
(di)
Francesco Paolo Giordano
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https://www.youtube.com/watch?v=bQAexvZMCn8

 

È il primo gol in Serie A e Protti lo segna a 27 anni, perché è allora che vede per la prima volta la categoria regina. Non l’ha inseguita, ma se l’è trovata tra le mani, dopo due stagioni in Serie B con il Bari. Quello al Genoa è un gol di rara ostinazione, perché serve un giocatore che non c’è e allora tocca a lui sostituirsi a quel giocatore, rincorrere il pallone, anticipare in scivolata persino un compagno e recapitare il pallone all’angolo opposto. In questa gara indossa il numero 11. Una rarità: Protti in carriera ha sempre indossato, anzi preteso, il numero dieci. Prima come omaggio al suo idolo Gianni Rivera, poi come marchio di fabbrica.

 



https://www.youtube.com/watch?v=ShTcNiFuUus

 

È grazie a gol come questi che Protti viene ricordato come l’uomo dalle reti impossibili. Quando Gautieri crossa, lui ha già attaccato lo spazio verso la porta. Ma il pallone gli sta arrivando alle spalle: allora lui fa qualche passo all’indietro, si coordina e con una meravigliosa rovesciata batte il portiere. Il tutto in pochissimi secondi, come se la sua velocità di manovra fosse accelerata rispetto a quella del pallone che spiove in area. Ma Protti è anche l’uomo dalle scelte impossibili, almeno due. Nel 1985, a diciotto anni, è un ragazzotto di belle speranze. Ha davanti a sé due strade: la Primavera del Milan o il Livorno in C1. Non vuole scorciatoie e dice no al fascino dei rossoneri, preferendo l’esperienza in Toscana. La seconda nel 1999, quando è al tramonto ma ancora appetibile: diverse squadre di A e B, e pure qualcuna dall’estero (finanche una ricchissima offerta dagli Emirati Arabi), lo corteggiano, ma lui sceglie di tornare a Livorno, ancora in C1, facendo disperare pure il suo procuratore.

 



https://www.youtube.com/watch?v=eeT8NqxY_dA

 

«

tutto in quella partita. Pioveva molto, il campo era quasi impraticabile e andammo sotto. Prima feci l’1-1, poi anche il 2-1. Proprio la seconda rete credo che rappresenti molto il mio modo di giocare: sentire la maglia addosso, soddisfare la gente, andare oltre i miei limiti, la mia caparbietà». Difficilmente, come in questo caso, si respira la voglia di un giocatore di fare gol: il primo tiro, la ribattuta, la ripresa del pallone, la corsa a testa bassa e una splendida conclusione all’incrocio, in un movimento sofferto e drammatico che mi ricorda il gruppo del Laocoonte. Protti parla di «sentire la maglia addosso e soddisfare la gente» (all’inizio del video si sentono i tifosi baresi intonare «Igor Protti facci un gol»): non a caso, a Livorno

«Igor Protti capo degli ultrà», caso più unico che raro di barriera giocatore/tifoso che decade definitivamente. Ancora oggi, dopo un’infatuazione adolescenziale per il Milan, Protti

tifoso delle squadre in cui ha giocato di più, cioè Livorno, Messina e Bari.

 



https://www.youtube.com/watch?v=wPr2d4NL7EE

 

Tre gol in una partita, il secondo il più bello di tutti, che ricorda incredibilmente

nella semifinale di Champions del 2003. Movimento da sinistra verso il centro, un paio di finte e poi il diagonale, forte e piazzato, sul palo più vicino. Quello è l’anno in cui divenne capocannoniere in A: e pensare che a inizio stagione, nonostante tre anni in biancorosso alle spalle, non si era ancora accordato con il Bari. In estate, si aggregò ai galletti e solo con colpevole ritardo il presidente Vincenzo Matarrese

un contratto in bianco.

 



https://www.youtube.com/watch?v=JhoULszaTes

 

È il gol più veloce della stagione, quella che lo consacrerà capocannoniere. Ha fretta di segnare, Protti, e dopo tre minuti ha già piegato il Napoli con questo gran tiro: riceve palla a centrocampo, avanza indisturbato, poi con un paio di controlli elude la timida pressione di un difensore e fa partire una violenta botta che termina in buca d’angolo. L’indole sofferente di un uomo che doveva spaccare la rete per liberarsi di un peso. I compagni di squadra ricordano come vivesse male la vigilia della gara, tanta era la tensione che lo divorava. Per questo, prese l’abitudine di dormire un’ora prima dell’inizio della gara: arrivava allo stadio con la squadra, si accomodava su una brandina in magazzino e si assopiva per una mezz'oretta. Quando l’allora tecnico del Bari Eugenio Fascetti se ne accorse, trasecolò: «Ma che fa? È impazzito?».

: «Capii che lui viveva sui nervi e questa è ancora la sua caratteristica. Il suo problema è scaricare la tensione e dormendo riesce a farlo. Tanto si svegliava in campo...».

 



https://www.youtube.com/watch?v=WlDMdMIi6i8

 

Controllo a seguire per disorientare il diretto avversario, palla sul sinistro e gran botta a giro nell’angolino. La rete che si gonfia: «Chissà se sente ancora quei rumori di garage, quell’urlo dal terrazzo per ogni pallonata, quando vede sprofondare cento e cento volte quella rete». Sono parole estratte dal brano “

” che gli ha dedicato il violinista toscano Mario Menicagli. «È una canzone che mi piace, perché mi ci riconosco: è la mia storia, la mia vita»,

Protti. Dopo il ritiro dal calcio giocato, con Menicagli

alla messa in scena di alcune opere teatrali, come

: «Sono un attore dilettante intrigato dal nuovo. Emozionato e curioso, in apprensione come alla vigilia di una partita decisiva per la promozione».

 



https://www.youtube.com/watch?v=GVYzpSYJ8ZU

 

Classe abbinata alla rabbia: scatto nevrotico a liberarsi della morsa degli avversari, dribbling secco e palla in rete. L’eleganza di Protti non è soave, è qualcosa di impulsivo, come il suo carattere. In una rissa scoppiata nel finale di un Bari-Cesena giocato nel 1994, Protti è tra i più nervosi: prima cerca di inseguire un giocatore del Cesena, Piraccini, ma viene placcato da un poliziotto, poi

a Caggianelli, giocatore della Primavera biancorossa, forse scambiato per un avversario.

 



https://www.youtube.com/watch?v=d7EzTjijRXs

 

Ancora oggi, sulle mura del Picchi di Livorno, campeggia una scritta: «Non sono ateo, credo a Protti». Questa è la sua ultima rete in carriera, a 38 anni, uno stacco imperioso di testa, prendendo il tempo a un certo Fabio Cannavaro e mandando la palla dove il portiere non può arrivare. Il primo in maglia amaranto era stato in un derby Primavera contro il Pisa, dove Protti segnò al novantesimo. Era solo una partita tra ragazzini, eppure la gente era ammassata ovunque, persino sui tetti, e al gol fu il tripudio. Quando, nel 2003, pensava di smettere di giocare, 5000 livornesi si radunarono per convincerlo a continuare. Lui si persuase, e quell’anno con Cristiano Lucarelli formò la coppia più prolifica d’Europa, con 54 gol segnati, bottino che permise al Livorno di tornare in A a distanza di 55 anni dall’ultima volta.

 
 

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