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Marco D'Ottavi
Lukaku alla Juventus: ma perché?
17 lug 2023
17 lug 2023
Come spiegare uno dei possibili colpi di mercato più assurdi degli ultimi anni.
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Marco D'Ottavi
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IMAGO / Sebastian Frej
(foto) IMAGO / Sebastian Frej
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Lasciamo stare la scomparsa del centravanti, le telefonate notturne, l’avvocato traffichino, l’agenzia patinata, la vendetta, il tradimento, chi ha ragione e chi torto. Parliamo della notizia: la Juventus vuole Lukaku e Lukaku vuole la Juventus. Incredibile no? Non è la prima volta che le parti flirtano. Nell’estate del 2019 uno scambio tra Lukaku, allora al Manchester United, e Dybala, allora alla Juventus, era praticamente fatto, poi l’argentino aveva rifiutato il trasferimento in Inghilterra ed era saltato tutto. Da quel momento, però, di cose ne sono successe e fino a un paio di giorni fa il centravanti belga e la Juventus sembravano incompatibili, distanti come il giorno e la notte. Ma, lo sappiamo, il calciomercato è il territorio dell’inesplorato, del dimentichiamoci del passato, del siamo tutti nemici, almeno fino a quando non c’è un bilancio da aggiustare o un contratto da strappare. E allora, sarà o non sarà, cerchiamo di capire perché, all’improvviso, in questo bollente luglio del 2023, la Juventus e Lukaku hanno iniziato a volersi. Perché la Juventus vuole LukakuPer spiegarlo bisogna partire dallo stato generale della Juventus e dal futuro di Vlahovic. Come si è detto, infatti, l’arrivo del belga a Torino sarebbe legato alla cessione del serbo, in un’operazione di divisione degli attaccanti e moltiplicazione degli euro. L’idea di Giuntoli, appena insediatosi nel ruolo di DS, sarebbe infatti molto semplice: prima di tutto ottenere almeno un’ottantina di milioni di euro dalla cessione di Vlahovic al PSG e poi girarne 37 e mezzo (più due e mezzo di bonus) al Chelsea per Lukaku, guadagnando 40 milioni netti nello scambio.40 milioni che servirebbero a ripianare un terzo del buco di bilancio da 120 milioni che è diventato la prima preoccupazione della nuova dirigenza, vista anche l’assenza degli introiti della prossima Champions League. Messa così, in un momento di difficoltà economica che non può essere più ignorato, la cessione di Vlahovic trova un suo senso: il serbo è uno dei pochi giocatori della rosa con un valore di mercato ancora alto (è giovane, ha un contratto lungo, è forte) e il rischio di vederlo scendere a causa di un’ulteriore stagione negativa sarebbe drammatico. Se Vlahovic dovesse fare una stagione con ancora meno gol, chi sarebbe disposto a pagarlo 80/90 milioni così da permettere alla Juventus di fare una plusvalenza? Meglio allora cederlo subito.

La stagione di Vlahovic e quella di Lukaku a confronto (grafico realizzato con statistiche Statsbomb, attraverso IQ Soccer).

Cambiare il centravanti su cui si è investito in maniera così decisa solo 18 mesi fa, tuttavia, è per forza di cosa un’operazione che va oltre la redazione di un bilancio, soprattutto per una squadra che ha come obiettivo quello di vincere. Se la Juventus sta valutando questa possibilità devono esistere anche ragioni di campo o, comunque, motivi oltre a quello puramente economico. Uno di cui non si è parlato, almeno non ancora, è che sia Vlahovic a voler lasciare la Juventus. Il calciatore non ha mai dato questa idea nei suoi comportamenti - al contrario, nonostante le difficoltà, sembra molto legato all’ambiente - ma gli spifferi di un cattivo rapporto con Allegri sono usciti da tutte le parti e chissà che non sia arrivata una rottura in privato. Le altre motivazioni riguardano invece una possibile scelta tecnica di Allegri, che vede nel belga un centravanti più adatto al suo gioco. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma proviamo a vedere il perché. Dal suo ritorno in bianconero, a prescindere dai moduli, Allegri ha schierato la sua squadra con un baricentro basso per poi cercare di attaccare in maniera diretta una volta recuperato il pallone. All’interno di questa visione, al centravanti è prima di tutto chiesto di essere un riferimento in uscita spalle alla porta, spesso in zone di campo più vicine al centrocampo che all’area avversaria, spesso distante dai compagni, costretto a un lavoro di lotta e di governo che richiede doti sia fisiche che tecniche di altissimo livello (Vlahovic, diciamo, ha più le prime che le seconde).

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Qui Vlahovic con un po' di fortuna riesce anche a tenere il pallone e passarlo a Di Maria (che non c'è più), ma dopo c'è un intero campo da risalire in due.

Lukaku ha una fama che lo precede in questo gioco, legata soprattutto al suo biennio con Conte all’Inter. Due anni in cui il belga ha distrutto la Serie A con la sua fisicità, portando a spasso intere difese con la sua forza fisica e mostrando doti eccezionali di finalizzatore, ma anche un’eccellente capacità di associarsi coi compagni, soprattutto con Lautaro. Quel Lukaku, però, non giocava spalle alla porta nel cerchio del centrocampo, al contrario il sistema dell’Inter prevedeva un lavoro di squadra per cercare di servirlo in situazioni più congeniali possibili, o direttamente fronte alla porta o comunque in isolamento contro un avversario lungo tutta la direttrice del fronte d’attacco.

Tre gol in cui Lukaku parte da solo praticamente da centrocampo, tutti e tre riceve fronte alla porta.

Replicare le stesse dinamiche nella Juventus della prossima stagione non sarà facile, anzi è più probabile che Lukaku si ritrovi a dover fare lo stesso lavoro di Vlahovic, cioè ricevere spalle alla porta, lontano dall’area avversaria, con pochi compagni vicini. La richiesta per lui quindi sarebbe di natura principalmente tecnica: giocare di sponda, controllare palloni difficili, vincere i duelli uno contro uno da fermo.Anche senza tornare alla versione contiana di Lukaku, il belga non è del tutto incapace di dare il suo contributo in questo tipo di gioco, soprattutto quando sta bene fisicamente. Con Inzaghi, che ha un gioco più diretto e in qualche modo con più similitudini con quello di Allegri rispetto a Conte, Lukaku ha mostrato di sapersi destreggiare anche spalle alla porta, soprattutto nelle ultime partite della stagione, le uniche in cui è stato bene. Contro l’Atalanta, ad esempio, è sua la giocata che porta al gol vittoria ed è una giocata che parte spalle alla porta, difendendo il possesso tra più avversari e trovando un filtrante assolutamente non banale.

La sua fisicità, il modo in cui tiene dietro i difensori col corpo impedendogli l'anticipo è una qualità che può essere sfruttata anche nel gioco spalle alla porta, ma sempre e solo se ci sono dei compagni vicini (quasi tutte le sue sponde sono rapidi passaggi verso Lautaro, dopo aver ricevuto sulla trequarti avversaria) o almeno pronti a offrirgli linee di passaggio nello spazio, come con l'Atalanta. Per caratteristiche della rosa, alla Juventus sarà più difficile trovare situazioni del genere: una seconda punta come Chiesa (se dovesse essere il 3-5-2 il modulo scelto) tende molto di più ad allargarsi e voler ricevere il pallone tra i piedi e non sembra avere nelle corde un lavoro di accompagnamento intorno a Lukaku, lo stesso si può dire di quasi tutti i giocatori della Juventus in questo momento ( certo, questa figura potrebbe arrivare dal mercato). In questo scenario a Lukaku verrebbe chiesto spesso di mettersi in proprio, stressando ulteriormente il suo lavoro fisico lontano dall’area di rigore, entrando nel classico loop dei centravanti con Allegri per cui poi diventa difficile diventare decisivi quando si tratta di creare e trasformare occasioni da gol. Ma questo Lukaku può sopportare questo lavoro e poi essere un finalizzatore affidabile sui cross di Kostic per almeno 35 partite a stagione? È questo ciò che cercano Allegri e la Juventus, e non è detto che Lukaku sia ancora il giocatore in grado di farlo. Cosa può andare stortoE qui viene il dubbio più grande, perché se è lecito credere che la versione 2019/2021 di Lukaku potesse essere un upgrade per Allegri rispetto a Vlahovic, crederlo del Lukaku attuale è più difficile (e, a ridurre il tutto al valore del cartellino, quella versione è stata pagata 120 milioni, questa ne costa 40). Nell’ultimo anno il belga ha avuto molte più difficoltà a mostrarsi dominante e i motivi sono stati sia fisici che tecnici. Quelli fisici sono sotto gli occhi di tutti: Lukaku si è infortunato al tendine dei muscoli flessori della coscia dopo appena tre partite, rientrando poi in corsa ai Mondiali, forse affrettando i tempi ed esponendosi a brutte figure come quella nella partita con la Croazia. Tornato all’Inter, le difficoltà sono continuate per mesi. Vederlo ciondolare per il campo facendo fatica a reggere il fisico pesante che lo contraddistingue è stata un’esperienza straniante, soprattutto avendo ancora fresca nella memoria l'immagine del Lukaku dominante degli anni scorsi. Nel finale di stagione la sua condizione atletica è notevolmente migliorata ma i dubbi rimangono. Quanto può offrire Lukaku all’interno di una stagione da 50 partite? Se a 30 anni non è “vecchio”, il belga sembra più vicino alla parabola discendente della propria carriera di altri pari età, anche perché il suo gioco è dispendioso e gioca regolarmente nei maggiori campionati da quando ne aveva sedici.

Anche per il suo fisico, Lukaku è portato ogni tanto per fare errori marchiani, da meme, che lo fanno sembrare anche più involuto di quello che non è davvero.

Questo calo è visibile anche nei numeri, per quanto è ingeneroso fare confronti al termine di una stagione così travagliata. Lukaku non ha fatto male in generale: ha segnato 14 gol (gli stessi di Vlahovic, giocando circa 1000 minuti in meno e facendo leggermente meglio del serbo in relazione agli xG avuti), ha servito 6 assist e, tolta l’occasione contro il Manchester City, si è dimostrato un attaccante ancora affidabile negli ultimi metri di campo, soprattutto nella seconda parte di stagione, quando finalmente il suo fisico è entrato in forma, in concomitanza del miglior momento dell’Inter. Come si vede dal confronto tra i dati dell’ultima stagione con Conte e questa, Lukaku è peggiorato in ogni aspetto del gioco e non si può dire che sia stato un calo dovuto al rendimento di squadra, visto che l’Inter di Inzaghi ha una produzione offensiva di alto livello.

Il confronto tra il Lukaku del 2020/21 (rosso) e quello dell'ultima stagione (blu), il calo più evidente è nella fase realizzativa (grafico realizzato con statistiche Statsbomb, attraverso IQ Soccer).

La Juventus quindi scambierebbe un centravanti di 23 anni reduce da una stagione enigmatica (come vanno divise le colpe tra Vlahovic e il gioco di Allegri?) ma che è ancora lontano dal suo prime e che quindi può ancora crescere moltissimo, con uno sicuramente affidabile ma che sembra già entrato in una fase calante, con un fisico così particolare da rendere molto difficile stabilire a priori quanto questo calo possa essere rapido o grave. I bianconeri inoltre non sembrano essere a “un centravanti più esperto di Vlahovic” dal tornare alla grandezza di un tempo e questa voglia di immediatezza sembra più una paura di sbagliare che non una scelta tecnica ponderata. Se la cessione di Vlahovic è una necessità per questioni di bilancio, rimpiazzarlo con Lukaku è l’alternativa “facile”, l’usato sicuro diciamo, rispetto alla ricerca di un centravanti di prospettiva che possa creare valore all’interno della rosa nel giro di qualche anno. La Juventus è storicamente restia a prendersi questi rischi e, se Giuntoli sembra arrivare proprio per invertire questa tendenza, è forse ancora presto per chiedergli di azzardare una mossa del genere. Lukaku allora è una specie di scommessa al ribasso, una che paga subito, con i 40 milioni che entrano nelle casse della Juventus e chi si è visto si è visto. In cambio però i bianconeri aggiungerebbero un altro contratto fuori scala per la Serie A a un monte ingaggi già saturo per un calciatore di trent'anni che, se le cose non dovessero andare bene, tra due anni avrebbe un valore di mercato pari a zero. Perché Lukaku vuole la Juventus e la Serie A come teatro dell’assurdoCi sono, insomma, dei motivi per cui la Juventus possa volere Lukaku, più difficile capire perché Lukaku voglia la Juventus. Nelle prime settimane di calciomercato il belga ha respinto le pantagrueliche offerte dell’Arabia Saudita, lasciando intendere di volere solo l’Inter, che si è impegnata a trovare le risorse per convincere il Chelsea a cederlo a titolo definitivo. Era sembrata una scelta anche viscerale, in controtendenza sia con quanto successo a Istanbul, prima con la panchina mal digerita e poi con l’errore decisivo che aveva spinto parte dei tifosi ad accollare la colpa della sconfitta, sia con la tendenza generale, con i calciatori dell’età di Lukaku molto propensi ad accettare i soldi degli arabi. Un rapporto, quindi, che sembrava più forte dei soldi, del progetto tecnico, dei mugugni dei tifosi e che invece, nel giro di una notte, è diventato un tradimento inspiegabile. O che forse si può spiegare leggendo tra le righe: un rapporto mai decollato con Inzaghi, la paura di non sentirsi “al centro”, qualcosa che per Lukaku è sempre stato fondamentale. Per qualcuno, addirittura, quella del belga è stata una vendetta: far credere all’Inter di esserci per poi andare dal peggior nemico e, chissà, magari è così. In questi giorni sta girando una vecchia intervista in cui Lukaku non lascia neanche finire la domanda prima di rispondere che lui alla Juventus e il Milan «mai, mai, mai, mai, mai». Cinque volte mai, scuotendo la testa con una perentorietà che oggi suona ridicola.

Nel professionismo la riconoscenza è un limite ma così è anche assurdo: non si può ignorare che Lukaku abbia rifiutato i soldi degli arabi o, come era accaduto due anni fa, lo scintillio della Premier League. Se questo affare andasse in porto, Lukaku avrebbe scelto la Juventus, il nemico giurato dell’Inter, la squadra che forse anche più del Milan è una rivale nel senso più violento del termine. La scorsa stagione, dopo aver segnato su rigore all’ultimo minuto della semifinale di andata di Coppa Italia, in casa della Juventus, Lukaku ha ricevuto ululati razzisti da parte della curva bianconera. In campo è scoppiata una rissa, dovuta in parte anche alla forza simbolica del gesto di Lukaku, che si era portato il dito davanti alla bocca, e la mano alla tempia come il saluto militare. Le due parti si sono cordialmente odiate e il belga si è fatto alfiere di questo odio, con uno spirito da bandiera, un senso di appartenenza che, se non era riuscito a dimostrare in campo per via dei problemi fisici, non si era fatto problemi a dimostrare con i suoi gesti. Davvero dopo queste scene e queste scelte Lukaku ha voglia di diventare un giocatore della Juventus? Visto in astratto, questo trasferimento può essere anche considerato una boccata d’aria fresca. In un campionato che per limiti economici e creativi sta avendo difficoltà a “vendere il prodotto”, una mossa così sembra scritta dagli sceneggiatori del wrestling. Così scritto a tavolino che poche ore dopo l'Inter ha ufficializzato l'ingaggio di Cuadrado che, in maniera differente, rappresenta invece un simbolo della rivalità tra le due squadre che fa il viaggio in senso opposto. Che attesa si creerebbe per il prossimo Juventus-Inter? Quanto si potrebbe scrivere, chiacchierare, discutere, fotografare: saremmo tutti contenti, soprattutto gli addetti ai lavori e chi non tifa per le due squadre. Ma è il tipo di attrattiva che vogliamo creare per il nostro campionato? L’eventuale passaggio di Lukaku alla Juventus sarebbe solo la certificazione di una certa aridità delle idee, una tendenza, questa sì, che negli anni ha svuotato il prodotto, lasciandoci con narrazioni che sembrano uscite da un libro di spie piuttosto che da manuali di buona gestione sportiva (se esistono, non credo e non è importante). Un campionato fatto da centravanti ultra trentenni che cambiano squadra come cambia il vento e che giurano amore eterno a tutti, mentre gli stadi eruttano odio e cascano a pezzi. Una perfetta immagine di un calcio post-apocalittico in un mondo post-apocalittico.

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