
La prima volta che le strade di Luka Modrić, del Milan e di Massimiliano Allegri si erano incrociate, nessuno avrebbe osato immaginare che il croato sarebbe diventato uno dei migliori giocatori della storia del calcio.
Faceva freddo a San Siro a febbraio 2011, e pioveva a dirotto. Il Milan, più nervoso che mai, non riusciva a scalfire il muro del Tottenham durante la gara d’andata degli ottavi di finale di Champions League, dove i rossoneri erano largamente favoriti (se ve lo steste chiedendo: sì, era proprio il Tottenham di Bale, che però quella sera mancava per problemi fisici). Modrić era entrato solo all’ora di gioco al posto di Rafa van der Vaart: rientrava da un infortunio e Harry Redknapp, conscio che la sfida si giocava sui 180’ e che tutto sommato al Milan di Allegri bastava lasciare la palla per metterlo in difficoltà, aveva deciso di non rischiarlo.
Quel Milan-Tottenham è stato probabilmente una delle partite più brutte mai viste a San Siro in Champions League. Una gara così anonima che le uniche azioni salienti rimangono un fallaccio di Flamini sul povero Ćorluka – col francese ad arringare San Siro dopo aver fatto uscire in barella l’avversario – e la rissa tra Gennaro Gattuso e Joe Jordan, preso dal collo in un momento di particolare concitazione. Per il resto, una serata da rimuovere, soprattutto per i tifosi rossoneri.
Senza nessuna idea su come attaccare, con Ibrahimović preda del suo solito complesso nei confronti della Champions League, per i rossoneri quella partita sembrava dover finire 0-0. Invece, un passaggio sconclusionato proprio di Ibrahimović aveva permesso al Tottenham di ripartire.
A Modrić, ancora non del tutto centrocampista e schierato sulla trequarti, era bastato un tocco di punta per superare il pressing di Gattuso, servire il velocissimo Lennon a campo aperto e nobilitare la sua partita col passaggio chiave che avrebbe avviato il contropiede dello 0-1 finale, firmato da Crouch.
Di tutti i protagonisti citati, solo Modrić è rimasto in campo. Ibrahimović e Allegri si trovano ancora al Milan, ma il primo come dirigente – e vedremo quanto depotenziato dopo il disastro della stagione appena conclusa – il secondo sempre come allenatore, ma con in più un paio di giri alla Juventus e molti, molti capelli in meno. Per Modrić, invece, il tempo è passato più lentamente – alla fine, di anni in meno rispetto a Ibrahimović ne ha solo quattro.