
La classe è eterna? È una domanda che si pone in modo retorico, perché sappiamo tutti che la risposta è no. Per quanto si possa essere tecnici, geniali, intelligenti e avere tutte quelle doti che riescono a nascondere i propri difetti fisici, il crollo a un certo punto arriva per tutti. Quanti centrocampisti della storia del calcio vi vengono in mente che riescono ancora a dominare il gioco in un campionato di alto livello, dentro una squadra di alto livello?
Modric per il Milan sembrava un acquisto di lusso. Un giocatore da inserire a partita in corso, dentro specifiche situazioni di gioco, utile magari anche per alzare il livello dello spogliatoio, degli allenamenti. I vantaggi del suo acquisto sembravano poter essere soprattutto indiretti, e invece sono stati molto misurabili e concreti.
Modric ha preso le chiavi del Milan ed è oggi decisivo in ogni fase del gioco. È fondamentale nell’uscita pulita del pallone dal basso, per resistere al pressing, per organizzare l’attacco ma anche per rallentare il ritmo. Dare al Milan un possesso più rilassato, che gli permette di organizzarsi anche difensivamente. Poi Modric avanza, si insinua nei corridoi, nei mezzi spazi, arma gli esterni, rifinisce il gioco - come fatto nel delizioso assist a Leao contro la Juventus. Fa tutto Modric nel Milan, a quarant’anni.
Al termine di Milan-Napoli ha esultato con le ginocchia a terra, urlando la propria gioia al cielo, dopo una partita di strenua resistenza in dieci uomini. Una partita in cui Modricha recuperato più palle di tutti e la sua prestazione difensiva è risultata decisiva per la vittoria rossonera. Guardandolo ci siamo chiesti come fa; non a giocare così ma a tenerci così tanto, a una partita di inizio campionato ormai a fine carriera, dopo aver ottenuto tutto il possibile. Probabilmente le due cose sono legate: Modric riesce a giocare così proprio perché ci tiene così tanto. Sembra essere arrivato in Serie A per smentirci, e dimostrarci che in realtà sì: la classe è davvero eterna.