Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
L'argento di Luigi Samele e la leggerezza della sciabola
24 lug 2021
24 lug 2021
La prima, emozionante medaglia nella scherma a Tokyo 2020.
(articolo)
6 min
Dark mode
(ON)

Il primo italiano a inaugurare con una medaglia questa strana olimpiade senza pubblico è stato lo sciabolatore foggiano Luigi Samele, che con l’argento conquistato nella finale contro l’ungherese Aron Szilágyi ha registrato anche il risultato più importante della sua carriera fino a oggi. La storia della scherma si nasconde in molti punti di questo primo giorno, innanzitutto nel record stabilito dal terzo oro consecutivo di Szilágyi, che nelle olimpiadi di Londra 2012 è salito sul gradino più alto del podio senza che nessuno sia ancora riuscito a tirarlo giù. Un record simile è secondo solo a quello stabilito da Valentina Vezzali, fiorettista jesina, oro olimpico individuale a Sydney 2000, Atene 2004 e Pechino 2008. Szilágyi, classe 1990, potrebbe superarlo a Parigi 2024.

Quella di Samele è stata l’unica medaglia di questa prima giornata di scherma. Contemporaneamente alla sciabola si è svolta la gara individuale di spada femminile dove Rossella Fiamingo era data per favorita in quanto vice-campionessa uscente. L’argento di Rio è stato fermato dall’estone Lehis in un incontro molto subito in cui l’italiana non è mai riuscita a ottenere il vantaggio. Si impone come grande, bellissima promessa l’esordio di Federica Isola, classe 1999, alla sua prima olimpiade, bloccata prima del podio per una sola stoccata (11-10) contro la futura medaglia d’oro, la cinese Sun Yiwen.

Alle spadiste italiane resta attendere la prova a squadre martedì 27 luglio, dove affronteranno la Russia (Russian Olympic Committee) come primo match per entrare in semifinale.

Nella finale con Samele, Szilágyi ha sempre mantenuto un netto vantaggio. L’Italiano subisce un parziale di 4 a 0 già in apertura d’incontro. Gli attacchi dell’italiano erano troppo lontani dal bersaglio, mentre la velocissima parata e risposta dell’avversario non gli ha mai risparmiato l’errore di valutazione. Quando Samele tenta di giocare in difesa, tattica che nella semifinale gli era valsa l’inizio di una grande rimonta dal 6 a 12, l’attacco di Szilágyi è fulminante e non c’è modo di bloccarlo.

Il mondo emozionale che si muove sotto quelle maschere è determinante per il risultato finale che si chiude 15 a 7 per l’ungherese. Tra tutte le discipline della scherma, la sciabola maschile è quella più veloce e più aggressiva, un ranking fatto di maschi alfa che dall’esterno sembrano stare lì a gridarsi addosso in una competizione di ruggiti. Nella sciabola il colpo viene assegnato in base alla priorità d’attacco. Chi attacca ha sempre ragione, a meno che non sia bloccato da una parata. Gridare dopo un colpo, soprattutto quando il colpo arriva insieme a quello dell’avversario, è un modo per dichiarare la legittimità della propria stoccata.Un retaggio che risale a quando non c’erano i video di replay e l’arbitro aveva la grande responsabilità di ricostruire l’azione a memoria.

Nella finale non ci sono stati troppi ruggiti, la superiorità di Szilágyi in questo assalto non era materia d’opinione. Eppure questa superiorità, oltre che a un fattore tecnico-decisionale, deve tanto anche al ruolo che Szilágyi aveva scelto per sé stesso fin da subito: quello del più forte. Ogni esitazione nella sciabola viene pagata, ogni dubbio rallenta il braccio nel momento in cui sta per vibrare il colpo, le gambe che anticipano un attacco con un passo incerto, sono gambe che tradiscono. Luigi Samele non ha mai pensato di poter vincere l’oro, ma a un certo punto preciso dell’incontro della semifinale aveva capito di poter portare a casa l’argento, e lo ha fatto.

L’incontro con il coreano Kim Junghwan è stato in effetti un assalto ricco di suspence e capovolgimenti tattici ben ragionati da parte dell’italiano. L’avversario, come l’ungherese della finale, aveva tutte le carte per dichiararsi il migliore in pedana. Il suo linguaggio del corpo, le grida brevi e diaframmatiche come quelle di un guerriero, raccontano del suo palmarés: un bronzo individuale a Rio, due volte oro individuale agli Asian Championships, oltre che a innumerevoli ori a squadre dal 2013 al 2017.

Per la velocità che contraddistingue la sciabola, i singoli match non considerano il tempo, ma un minuto di break viene concesso all’ottava stoccata. Il primo tempo di questa semifinale si chiude 8-5 con il vantaggio del coreano, che con i suoi attacchi a sfondamento era riuscito a eludere le parate di Samele.

Il momento decisivo arriva sul 12-7, quando l’azzurro decide di giocare in difesa, indietreggiando, invitando l’attacco avversario per annientarlo prontamente con una parata. L’esecuzione funziona, guadagna punti, e nel farlo anche gli attacchi ritornano a essere efficienti, trovando la distanza adatta che nel primo round non c’era stata. Luigi Samele ha deciso: nel gioco di ruolo della semifinale non sarà lui quello a soccombere. Dentro la maschera ha già preso l’argento, ha trovato la chiave per vincere. Ha visto il futuro.

C’è una scena bellissima che le telecamere riprendono subito dopo la vittoria su Junghwan 15-12. Luigi Samele si toglie la maschera e sorride, intorno a lui gli spalti vuoti, e poche grida di gioia dal box dell’Italia. Sembra una prova generale. Lo sciabolatore si accuccia a terra e si prende il viso tra le mani, pochi secondi per rendersi conto di avercela fatta.

Una volta in un’intervista a Fanpage Luigi ha raccontato del suo primo grande successo giovanile. «Tutti pensano alla medaglia olimpica ma non è così. Io quando ero piccolo non molto bravo, non ero una promessa, e molti non puntavano su di me. Venni convocato a un mondiale giovanile con molti pareri contrari e inaspettatamente vinsi. Quello è stato il momento più bello perché non se lo aspettava nessuno, nemmeno io». Chissà se ci ha pensato a quella prima volta. Sembra che a distanza di tanti anni lo sciabolatore foggiano abbia vissuto la stessa esperienza, cambiando la narrazione di sé stesso sul palcoscenico più illuminato di tutti.

Quei secondi di raccoglimento in cui la gioia e la serenità del campione subentrano all’aggressività dello sciabolatore, descrivono l’apice di un percorso di risalita per un atleta che era quasi arrivato a mollare tutto. «Quando fai uno sport individuale, la componente psicologica è importantissima perché non hai appigli reali. Puoi cercare scuse, ma non ti portano da nessuna parte». Aveva detto ancora a Fanpage. «È tutto in mano a te e quando subentrano la noia e la routine, ti chiedi se stai facendo la cosa giusta. In quel momento ti fai delle domande e cerchi delle risposte, a reinventarti».

Il passaggio da Roma, dove si allenava, alla Virtus Bologna è stata una scelta decisiva, a partire dalla quale Samele è tornato a divertirsi, trovando nel divertimento la motivazione più viva. Se da un lato nella sciabola ci sono quelli che gridano forte, dall’altro lato c’è chi pensa che per vincere bisogna saper ridere, in primo luogo di sé stessi, senza prendersi troppo sul serio. Forse è questo il segreto di un campione che non si spacca, ma ha imparato a rimbalzare per tornare in alto quando nessuno se lo aspetta.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura