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Flavio Fusi
Tornerà mai il libero?
15 lug 2017
15 lug 2017
Francesco ci ha chiesto se è possibile utilizzare il ruolo inventato da Karl Rappan nel calcio di oggi. Risponde Flavio Fusi.
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Flavio Fusi
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Gentile Ultimo Uomo,

 

nel calcio 

 oggi sarebbe possibile 

 a uomo con il libero? E quali squadre potrebbero farlo bene?

 

Grazie e cordiali saluti

 

Francesco

 



 

Caro Francesco,
Negli ultimi decenni, 

 pari passo con l’aumento del ritmo 

 

 e la riduzione delle distanze tra i reparti, il ruolo del libero è stato impiegato più raramente, fino alla sua estinzione nei primi anni 2000. Il libero è indissolubilmente associato a sistemi difensivi che prevedono la marcatura a uomo: il progressivo abbandono 

 quest’ultima in favore della marcatura a zona, favorita poiché consente l’applicazione sistematica del fuorigioco, ha cancellato dal calcio moderno tutti i potenziali emuli dei vari Picchi, Scirea, Beckenbauer.

 

La marcatura a uomo rigida, in cui ogni difensore segue il proprio uomo in lungo e in largo per tutto il rettangolo verde, è improponibile in un calcio in cui compattezza orizzontale e verticale sono ormai cardini imprescindibili della fase difensiva 

 ogni squadra. È uno 

 che non richiede grande preparazione, se non quella 

 assegnare ad ogni marcatore un avversario da “curare” per tutti i 90 minuti (escluso il libero, chiamato così proprio per essere libero da marcature e quindi chiamato a chiudere su eventuali avversari rimasti smarcati), e 

 conseguenza in controtendenza rispetto all’elevata complessità della tattica moderna. Un sistema 

 questo tipo è poi ovviamente vulnerabile: i giocatori in attacco possono muoversi nel tentativo 

 aprire spazi o scambiarsi per creare confusione tra i propri marcatori, oppure semplicemente superare l’avversario diretto nell’uno contro uno. È emblematica a tal proposito la frase 

 Ernst Happel: «Se marchi a uomo, mandi in campo undici asini».

 

È vero che esistono ancora oggi squadre che marcano a uomo, ma nessuna impiega una marcatura a uomo propriamente detta, ma piuttosto una marcatura a uomo flessibile, che proprio per questo motivo non può prevedere l’impiego del libero. I difensori non seguono un uomo specifico per tutta la partita, ma piuttosto si occupano dell’attaccante a loro più vicino, lasciandolo a un compagno quando, ad esempio, si sposta dal centro alla fascia. Questo tipo 

 marcatura è più complicato da applicare: richiede una comunicazione costante ed efficace tra i difensori, ma se ben applicata permette 

 superare i principali problemi della marcatura a uomo rigida. Come si può capire, nemmeno in squadre con la difesa a tre come il Genoa o l’Atalanta 

 Gasperini, potrebbe esistere un libero, visto che così come nessun giocatore ha un avversario specifico da marcare, nessuno si può considerare “libero” da marcature.

 

Se quindi il ruolo del libero si può considerare estinto per quanto riguarda la fase difensiva (le sue responsabilità si sono in alcuni casi 

), non si può negare che in fase offensiva sia palpabile l’eredità del libero. Il numero 6 classico era infatti anche un regista difensivo, incaricato 

 far ripartire l’azione portando palla fuori dalla difesa. Meccanismi come la 

, o l’impiego del centrale 

 una difesa a tre come prima fonte 

 

(si pensi a Bonucci), ripropongono in chiave riveduta e corretta i compiti offensivi del libero.

 

In conclusione, per rispondere alla tua domanda, mi sento 

 dire che non rivedremo mai un libero vero e proprio calcare i campi da calcio ad alti livelli.

 

 

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