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Calcio Emanuele Atturo 18 febbraio 2017 4'

LPDC: Perché Schick non gioca titolare?

Jacopo ci ha chiesto del mancato utilizzo dell’attaccante ceco. Risponde Emanuele Atturo.

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Osservando la Serie A di quest’anno, tra i molti nuovi arrivati interessanti mi ha colpito in particolare, per rapidità di adattamento a un campionato nuovo e per l’impatto che avuto nel (non troppo) tempo di gioco a disposizione, Patrick Schick della Samp.

 

Giampaolo lo ha utilizzato finora principalmente come supersub a partita in corso per spezzare l’inerzia delle gare, sia come trequartista atipico che come attaccante effettivo. Non capisco perché un giocatore che potrebbe, in virtù del suo dinamismo con e senza palla, dare una nuova dimensione all’attacco della Sampdoria parta così spesso dalla panchina, e gli venga preferito Quagliarella, a mio parere troppo statico per il gioco di Giampaolo. Secondo voi qual’è il valore reale di questo giocatore, che ruolo dovrebbe avere nella Sampdoria e dove può arrivare in futuro?

 

Jacopo

 

Risponde Emanuele Atturo, cioè io, il secondo più innamorato di Schick in redazione

 

Ciao Jacopo, la tua domanda ci fa particolare piacere per due ragioni. La prima è che la redazione ama molto Patrik Schick; la seconda è che questo spazio ci permette di parlare di lui in un momento in cui non potremmo permetterci di dedicargli un pezzo (esiste un’etica, da cui io mi dissocio, per cui i tributi ai panchinari è semplicemente meglio non farli).

 

Cominciamo col dire che Schick sembra un ragazzo molto sicuro di sé: ha dichiarato che se non avesse fatto il calciatore sarebbe diventato un modello; il fatto che non giochi titolare lo ha preso più con sorpresa che con fastidio. Una consapevolezza dei propri mezzi che forse lo ha aiutato ad avere questo tipo di impatto in Serie A: un gol ogni 100 minuti, una media che lo fa stare solo dietro a Mertens, Dzeko, Belotti e Higuain tra gli attaccanti che hanno segnato almeno 5 gol.

 

Eppure Schick è partito titolare appena 4 volte quest’anno, facendo panchina a un Muriel sempre molto ondivago e a un Quagliarella in preoccupante involuzione. La tua questione è legittima e non è la prima volta che quest’anno ci troviamo a farci domande sull’attacco della Sampdoria: a inizio stagione, in un periodo molto negativo, notavamo come né Muriel né Quagliarella disponessero del set di movimenti adatto all’attacco di Giampaolo. Entrambi sono troppo statici senza palla, soprattutto nei tagli interno-esterno importanti per offrire un minimo d’ampiezza e aprire corridoi centrali per i centrocampisti. Quagliarella si posiziona centralmente e vuole palla sui piedi spalle alla porta (cosa che per lo meno allunga le difese avversarie e apre un po’ di spazi); Muriel si mette sull’esterno dove vuole palla per puntare l’uomo (dove comunque ha troppo talento per non creare pericoli).

 

Va detto che Schick non riesce a compensare queste mancanze. Anche lui è troppo attratto dal pallone e, come Muriel, spesso si defila sulla fascia per una ricezione statica da cui può accentrarsi palla al piede in conduzione. Nell’unica partita giocata finora in coppia con Muriel, in casa contro l’Empoli, è stato inefficace, girovagando per il campo senza costrutto e lasciando troppo spesso l’area avversaria sguarnita.

 

Per questo nel resto delle partite in cui è partito titolare lo ha fatto da vice-Muriel: giocando sempre attorno a una prima punta, Quagliarella o Budimir. Per poter giocare da prima punta in una squadra che attacca in modo posizionale come la Sampdoria, Schick ha bisogno di migliorare i propri movimenti. Deve pensarsi più lontano dal pallone e deve provare ad allungare la squadra verso la porta, giocando di più a muro o scattando oltre la linea con più frequenza (una cosa che sa fare bene, ma su cui è ancora pigro). Anche l’uso del piede debole è ancora molto carente e lo limita troppo, sia nel gioco di sponda che nelle conclusioni.

 

Non è detto che possa riuscirci. Nel frattempo, Giampaolo sta provando a sfruttare il suo talento grezzo inserendolo spesso dalla panchina in situazioni compromesse. Schick si mette alle spalle delle punte e da lì ha tutta la libertà per prendere palla e puntare le difese in conduzione. Schick è alto un metro e 86 ma ha una progressione palla al piede notevole: sposta il pallone col collo esterno a piccoli tocchi felpati, sempre a testa alta, in punta di fioretto, non scomponendosi neanche nelle situazioni più concitate. Possiede anche un buon istinto per la rifinitura verticale. Contro la Roma è entrato a mezz’ora dalla fine come trequartista e ha spaccato la partita: ha segnato il gol del pareggio finalizzando con la sigaretta in bocca in un momento caotico (il primo controllo di petto con cui ha dribblato De Rossi è quasi artistico); poi ha guadagnato la punizione del 3 a 2 dopo una conduzione in contropiede che ha aperto la Roma come una noce di cocco.

 

Lui per ora accetta questo ruolo di trequartista supersub, ma continua a vedersi attaccante. Nonostante tutte le questioni tecnico-tattiche di cui abbiamo parlato ora, non è semplice capire perché Giampaolo non lo schieri mai titolare. Siamo davvero arrivati al punto in cui ci siamo rassegnati all’idea di giocatori che devono concentrare la propria prestazione nell’arco di mezz’ora-venti minuti?  

 

In ogni caso Schick è ancora un talento grezzo, e non è neanche detto che il contesto tattico della Sampdoria sia il migliore per valorizzarlo. Forse sarebbe più adatto a una squadra che gioca su un campo meno corto, sfruttando di più le transizioni. Magari anche dentro moduli più ariosi, come un 4-3-3 o un 4-2-3-1. Non è un caso che per ora Schick abbia mostrato le proprie giocate più pregiate in situazioni di partita ormai tatticamente saltate, dove non doveva preoccuparsi di seguire uno spartito ma poteva limitarsi a provare a essere decisivo.

 

Schick fa parte di quella categoria di attaccanti che hanno un rapporto sentimentale col pallone, con uno spiccato senso estetico della giocata, che alla sciabola preferiscono il fioretto. Non è stato troppo difficile innamorarsi del suo talento. Ma la storia recente è piena di attaccanti che sanno giocare molto bene a pallone ma molto male a calcio – Gabbiadini e Muriel, per fare due esempi vicini – e che stanno avendo una carriera non all’altezza del loro talento.

 

Incrociamo le dita, Jacopo.

 

 

Tags : la posta del cuorepatrik schickuc sampdoria

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).

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