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LPDC: perché ci sono così tanti giapponesi in Bundesliga?
04 nov 2017
04 nov 2017
Elia si è insospettito. Risponde Daniele V. Morrone.
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Cara redazione de l'Ultimo Uomo,

da un po' di tempo mi pongo questa domanda: come mai in Germania c'è un numero spropositato di calciatori giapponesi rispetto agli altri campionati di vertice europei?

C'è un filo comune tra le squadre tedesche e quelle giapponesi?

E come mai i giapponesi si trovano bene nel campionato tedesco rispetto, chessò, ad un campionato italiano o inglese? (vedi il buon Kagawa tornato all'ovile Dortmund o Okazaki che a Leicester non sta ripetendo le ottime annate di Mainz... poi parlando del nostro orticello non abbiamo avuto niente di che dopo Nakata).

A caldo mi verrebbe addirittura da chiedermi cosa spinge i calciatori asiatici in generale ad andare in Germania rispetto agli altri campionati (visto che mi pare, ma qui vado a sentimento, che ci sia anche un buon numero di coreani in bundes).

Grazie per l'attenzione,

Elia

Risponde Daniele V. Morrone-San

Ciao Elia mi ero posto la stessa domanda qualche anno fa e la prima cosa che ho capito è che non ha una risposta semplice. Il motivo della presenza di tanti giapponesi in Bundesliga è dato da tanti fattori diversi.

Prima però meglio creare un minimo di contesto. Cominciamo col dire che la scuola calcistica giapponese è la migliore d’Asia e ormai sono presenti un gran numero di calciatori in praticamente ogni campionato europeo. Nonostante la partenza di Honda per il Messico, al momento c’è ancora almeno un giocatore giapponese in tutti e 5 i maggiori campionati europei: 2 in Francia, Spagna e Inghilterra. Ce ne sono 8 in Germania, dove se calcoliamo anche la seconda serie arriviamo a 14. Secondo Wikipedia in Bundesliga hanno giocato 30 giapponesi, un numero che aumenta sensibilmente se si considerano le serie inferiori. C’è quindi effettivamente una bella differenza tra la presenza di un paio di calciatori giapponesi e il fatto che praticamente metà squadre della Bundesliga ne hanno almeno uno. Il calcio tedesco quindi ricerca i giocatori giapponesi e i giocatori giapponesi sono aperti ad andare in Germania. Un rapporto che esiste da diverso tempo: la Bundesliga ha fatto da apripista al calcio asiatico in Europa.

C'è un fattore di mercato innanzitutto. Storicamente, con le difficoltà culturali e climatiche ad attrarre un grande numero di giocatori sudamericani, le squadre tedesche hanno cercato canali di scouting poco battuti, puntando più sui paesi limitrofi come i Paesi Bassi, la Cechia, l’Ungheria e la Scandinavia.

Dopodiché c'è anche un fattore storico. Durante un tour della Nazionale tedesca in Giappone, alla fine degli anni ’70, l'allenatore del Colonia ha scoperto Yasuhiko Okudera e ha provato a portarselo subito in Germania. Arrivato in Germania nel 1977, quando il calcio Giapponese era ancora nella preistoria perché neanche professionistico, Okudera è stato un pioniere: ha giocato per 9 anni tra Brema, Berlino e Colonia, dove ha anche vinto un campionato. Per dare una misura dell'importanza di Okudera nel calcio tedesco: solo da quest’anno Shinji Kagawa ha superato il suo record di reti segnate in Bundesliga. Non solo le sue qualità calcistiche ma anche la sua professionalità impeccabile hanno fatto buona pubblicità per i suoi connazionali nelle squadre tedesche.

Va detto che il motivo per cui Okudera si è adattato subito a vivere così lontano da casa è abbastanza semplice: Colonia si trova nel Land del Nordreno-Vestfalia e a pochi chilometri da Colonia viveva e vive una grandissima comunità giapponese, la più grande d'Europa, quella di Düsseldorf, dove hanno sede circa 500 aziende giapponesi. La comunità conta circa 11000 persone e ha portato con sé l’apertura di negozi specifici, supermarket e anche una scuola giapponese. Per celebrarla si tiene ogni anno anche la Giornata del Giappone con un festival che attrae più di 1 milione di turisti. Insomma, la Bundesliga cercava un altro canale per i giocatori senza la competizione dei paesi latini e lo ha trovato grazie al successo dell’operazione Okudera.

Forti quindi di una comunità asiatica radicata nel territorio e di un giocatore come esempio, da lì in poi le squadre tedesche si sono spinte in uno scouting verso i paesi asiatici più spinto rispetto agli altri paesi. È arrivato con grande successo l’attaccante coreano Cha Bum-Kun, sono arrivati gli accordi tra le squadre della Bundesliga e della J. League, come quello tra il Bayern e l’Urawa Red che andava oltre la semplice amichevole ma prevedeva lo scambio di know-how.

Tolta la prima diaspora verso l’Europa post-Mondiale del ’98, con i vari Nakata, Nakamura e Ono, negli ultimi anni, quando il livello della scuola giapponese è cresciuto abbastanza da poter far uscire un buon numero di giocatori di alto livello, le squadre tedesche conoscevano meglio il contesto e il materiale a disposizione. Per dire, Kagawa, il maggior talento giapponese della sua generazione, è passato dalla seconda serie direttamente al Borussia Dortmund, arrivando quasi da sconosciuto (per le altre squadre non tedesche).

Con gli anni si è creato un rapporto stretto tra le squadre e le agenzie di gestione dei giocatori giapponesi, che privilegiano la destinazione rispetto alle altre. Yoshinori Muto aveva l’offerta del Chelsea sul tavolo ma si è convinto (o è stato convinto) ad andare inizialmente al Mainz prima di passare ad una grande squadra europea. Utilizzare insomma la Bundesliga come punto di partenza. Il più famoso in questo senso è ovviamente Shinji Okazaki, campione della Premier con il Leicester che lo ha acquistato dal Mainz.

Di questo aspetto ha parlato anche Takashi Inui ora all’Eibar, che da sempre voleva giocare in Liga, ma è arrivato in Europa passando per Bochum prima e Eintracht poi. Inui dice che la Bundesliga è il campionato ideale perché permette di giocare subito ad alto livello, ma in un contesto più favorevole. Gaku Shibasaki è arrivato in Europa da miglior giocatore della J.League e con la voglia di giocare in Liga, da sempre il suo campionato preferito. Arrivato a gennaio, si è però trovato davanti squadre che non lo conoscevano e non si sono fidate di dargli un posto in squadra togliendolo ad un altro extracomunitario (in Spagna, come in Italia, il numero di slot è limitato). Shibasaki ha dovuto quindi provare la fortuna con il Tenerife in Segunda, prima di guadagnarsi la chiamata del Getafe in Primera. Un impatto decisamente diverso rispetto a quello di Daichi Kamada, che con lo stesso ruolo di Shibasaki ma con poca esperienza alle spalle, si è trovato comunque subito una squadra di buon livello in Bundesliga come l'Eintracht.

Ho solo accennato alla storia degli slot ma penso sia anche questo un fattore: in Bundesliga non esistono limiti a giocatori extracomunitari, mentre sì esistono in Spagna, Italia e Inghilterra (se pure sotto forma di permesso di lavoro). Dei quattro tornei principali quindi solo la Bundesliga può permettersi senza problemi di prendere un giocatore extracomunitario di vent’anni com’era Kagawa e com’è Kamada con la speranza che possa in futuro essere un titolare. Anche volendo solo in Bundesliga un giocatore giapponese può arrivare facendo inizialmente panchina, negli altri tre campionati sarebbe uno spreco di risorse per la squadra.

Per riassumere, caro Elia, le squadre tedesche hanno più conoscenza, sono più vicine alle agenzie di gestione e sono facilitate dalle regole per far arrivare un giocatore dal Giappone nel proprio campionato. Questo ha generato un circolo virtuoso: i tanti giocatori giapponesi in Bundesliga la rendono uno dei campionati più seguiti in Giappone.

Ci saranno sempre i casi di giocatori che provano un’altra strada, come appunto Shibasaki a gennaio o il giovane e promettente Ritsu Doan che a giugno è andato a giocare nei Paesi bassi nel Groningen come prima esperienza europea. Ma la Bundesliga rimane avvantaggiata rispetto agli altri campionati quando si tratta di giocatori asiatici.

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