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Emiliano Battazzi
LPDC: la scuola di allenatori portoghesi è una delle migliori?
28 mag 2017
28 mag 2017
Roberto ci ha chiesto se gli allenatori portoghesi sono quelli più emergenti. Risponde Emiliano Battazzi.
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Emiliano Battazzi
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Cara redazione,
pensate che ci sia una scuola emergente di allenatori portoghesi in Europa? Mourinho e Villas Boas sono ovviamente i capostipiti ma anche allenatori come Fernando Santos, Espírito Santo e Jardim si collocano in una scuola tattica simile. Nel caso per esempio di Mourinho e Espírito Santo parliamo anche di stili comunicativi paragonabili, senza contare i denominatore comuni del Porto e di Jorge Mendes. Paulo Sousa appartiene ad una scuola tattica diversa ma fa comunque parte di questo filone. Cosa ne pensate?
Roberto

 



 

Ciao Roberto,
La tua domanda è molto interessante, oltre che corretta: per la terza stagione consecutiva, i tecnici portoghesi sono i più presenti in Champions League (in questa edizione sono 4: Rui Vitória, Jardim, Nuno, Jorge Jesus). E poi ci sono gli altri: Fernando Santos, Paulo Sousa, Villas Boas, Marco Silva di cui si parla per l’Inter, Paulo Fonseca erede di Lucescu allo Shaktar. E c’è José Mourinho, che potrebbe sembrare l’iniziatore di una grande scuola portoghese, ma non lo è, non almeno cronologicamente.
Non si vede un tratto comune sottostante: abbiamo allenatori che preferiscono un calcio reattivo, altri che puntano su un modello proattivo, chi predilige il controllo del pallone e chi dello spazio. Difficile quindi trovare una spiegazione unica dietro a questo successo: si può dare una risposta che poggia su tre colonne, una metodologica, una culturale e una economica, in ordine di importanza.

 

La grande rivoluzione tattica nascosta degli ultimi 30 anni nel calcio è quella della periodizzazione tattica, iniziata appunto in Portogallo. Ci sono centinaia di libri in tutte le lingue per spiegare nel dettaglio questo approccio metodologico, ma ti risparmio la parte noiosa e vado dritto al punto: le squadre giocano come si allenano. Con la periodizzazione tattica, si implementa un modello di gioco da subito; ogni allenamento è legato a una componente tattica, che è centrale nella metodologia, e che serve a determinare risposte quasi automatiche dei giocatori durante le varie situazioni di una partita; non si allena a compartimenti stagni (parte fisica, parte tattica, parte tecnica, parte psico-emotiva), ma tutto nello stesso momento. Non ci sono fasi di carico, che secondo il grande teorico della periodizzazione tattica, il Prof. Vitor Frade dell’Università di Porto, servono solo per gli asini. Il primo grande allenatore portoghese a utilizzare con convinzione questa metodologia fu Carlos Queiroz, attuale allenatore dell’Iran. Questa metodologia di lavoro si è poi diffusa, è stata perfezionata, e trova appunto in Mourinho l’esponente massimo.

 

Come vedi, il calcio portoghese è passato persino nelle università per migliorarsi e per trovare nuove soluzioni. In un paese di circa 10 milioni e mezzo di abitanti, il numero di allenatori di successo è incredibile. Ma l’aspetto culturale non è legato solo a un ambito accademico, ma anche alla capacità di questi allenatori di adattarsi nei vari paesi, caratteristica quasi naturale in un Paese che ha il 14% dei suoi cittadini all’estero. Oltre alla flessibilità e adattabilità, che spinge gli allenatori portoghesi ovunque nel mondo, c’è anche un aspetto pratico: molti di questi allenatori hanno studiato duramente per potersi sedere in panchina, arrivando a svolgere anche altri mestieri (manutenzione alberghi, traduzione, interpretariato). A me sembra un grande segnale di apertura mentale oltre che di umiltà, ma magari non c’entra niente.

 

Infine, l’aspetto economico, cioè Mendes: senza il potentissimo procuratore portoghese, quanti di questi allenatori avrebbero avuto successo? Difficile dirlo, ma nel calcio parlano i risultati: i suoi “protetti” riescono a farsi strada solo grazie alle vittorie. Un esempio per chiarire la questione: Nuno è stato nominato allenatore del Valencia nel 2014 solo grazie all’influenza di Mendes; lo stesso vale per Jardim al Monaco, nello stesso anno. Nuno ha avuto una prima stagione di successo, ma poi ha perso il controllo della situazione ed è stato esonerato; Jardim ha portato il Monaco addirittura ai quarti di finale di Champions, e nonostante gli stravolgimenti della rosa ha condotto la sua squadra in CL anche quest’anno. Come recita un proverbio portoghese, De longe vem a água ao moinho: l’acqua arriva da lontano al mulino del successo tattico attuale.

 

 

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