Ciao Ultimo Uomo,
vorrei proporvi una domanda semplicissima: un fantacalcio, serio, dovrebbe tenere conto degli hockey passes? Un onesto 0,5 sarebbe il giusto premio per chi unisce idealmente la razionalità della costruzione al genio romantico della finalizzazione?
Grazie, Antonio.
Caro Antonio,
dal modo in cui poni la questione, capisco che sei arrivato in quel punto della vita in cui ci si pone domande importanti. È sano da parte tua chiedersi se esista un modo per riconoscere il merito, e distribuirlo equamente. È come se mi stessi chiedendo se possono coesistere le responsabilità adulte con i guizzi, che tu definisci romantici, ma che io proporrei
chiamare infantili, cioè appartenenti alla sfera più profonda
ognuno
noi.
Siediti qui Antonio, che dobbiamo parlare.
In linea
principio, io sono dalla tua parte quando osservi che un hockey pass, solitamente un passaggio che taglia come burro le linee avversarie, è in molti casi più decisivo dell’assist stesso che lo segue. Chi vede un passaggio del genere assume su
sé una certa quota
rischio: quel tipo
giocata può essere facilmente intercettata e i giocatori della squadra che ha appena perduto il possesso, fuori dalle posizioni difensive, sono costretti ad una precipitosa ritirata per non pagare dazi altissimi.
Questo avanzo
coraggio e presunzione, che chiamiamo anche third pass, quando è eseguito all’interno
una strategia
squadra ben orchestrata può dare i suoi frutti. Nell’ultimo Juventus-Lazio, abbiamo esaltato la finalizzazione
Immobile e l’assistenza
Luis Alberto, ma entrambi sono stati messi nelle condizioni
poter far male dal third pass
Milinkovic-Savic. Una squadra come il Napoli, che risale il campo con combinazioni
passaggio brevi, registrerebbe almeno un hockey pass a partita.
Ti sia
conforto anche che agli hockey passes è riconosciuta una valenza statistica: SICS è un’azienda italiana che annovera tra i suoi strumenti una particolare accezione
passaggio chiave, che registra proprio il numero
passaggi taglia-linee effettuati. Ne esiste anche una versione teutonica. Se la vedessimo sotto un'angolatura puramente razionale, nessuno può criticare il tuo tentativo
riconoscere un premio al passatore coraggioso.
Antonio, quindi, se ricerchi un'oggettività razionale nel tuo fantacalcio potresti diventare un pionere e inserire anche l'hockey pass fra i tuoi bonus (neanche nel fantacalcio redazionale
Ultimo Uomo ci siamo spinti a tanto). Dovresti però tener conto
una cosa: il fantacalcio è uno svago perverso che non ha nulla a che fare con la razionalità, con la serietà e con l’onestà alle quali fai riferimento. Un mezzo punto assegnato qui o là non cambierebbe in alcun modo le dinamiche
un
che è condizionato in buona parte dalla fortuna. Non voglio sembrarti eccessivamente drammatico, ma insomma Antonio se mi parli
giustizia in relazione al fantacalcio, mi viene da ricordarti che la vita non è giusta, come possiamo pretendere che il fantacalcio lo sia?
Se hai una squadra del cuore, ti sarà sicuramente capitato
vivere quel momento in cui uno dei tuoi eroi segna per i tuoi colori, ma ti gioca anche contro al fantacalcio. Oppure viceversa: il tuo fanta-cannoniere va in gol proprio contro la tua squadra del cuore. Ti confesso che, ogni volta che mi ritrovo in una
queste situazioni, sento aprirsi una voragine in pieno petto. Il legame con la propria squadra del cuore solitamente si crea presto, nell’età dell’innocenza, e il più delle volte a causa dell’invaghimento per i colori della maglia o per l’imprinting
una figura maschile adulta che prendiamo a riferimento. Il fantacalcio è in grado
incrinare uno degli amori più teneri e duraturi della nostra intera vita, riesce lì dove falliscono condizionamenti sociali o fidanzate: dimmi ora se non è un
inventato dal diavolo.
La vittoria
un fantacalcio dipende da quanto sei fortunato, specie se giochi con la classica formula a scontri diretti. Un mio amico ha indovinato in sede d’asta i primi tre attaccanti della classifica cannonieri, gli unici quell’anno a superare quota 20 gol. Li ha schierati regolarmente nel suo tridente, eppure è arrivato secondo. Potrei farti altri 100 esempi come questo.
Per cui, caro Antonio, il mio consiglio è questo: continua a giocare, ma fallo con animo lieve. Liberati dalle ansie meritocratiche e goditi la celebrazione annuale dell’asta, che si vinca o si perda goditi gli sfottò tra amici, almeno finché durerà. Perché il momento
passare la mano, per te o per qualcuno
loro, prima o poi arriverà: la vita richiederà il vostro pieno impegno altrove. Il filosofo Eraclito ci ha lasciato un motto, che in una formulazione leggermente diversa ho ritrovato anche tra le frasi del Buddha: “Nulla è permanente tranne che il cambiamento”. Delle cose mutevoli cerchiamo
serbare almeno un bel ricordo.