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LPDC: E adesso Zidane è un grande allenatore?
12 giu 2017
12 giu 2017
Niccolò ci ha chiesto se dopo la conquista della Champions il francese si è consacrato definitivamente. Risponde Daniele Manusia.
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Ciao redazione, sono passati sei mesi da

come si posiziona la narrazione di un Zidane allenatore/gestore rispetto alla schiera di allenatori più ideologizzati/avanguardisti (i maestri, comprensibilmente, preferiti da UU).

 



Nel primo di questi sei mesi, ho visto il Real rimontare un 3 a 2 al Bernabeu contro un Deportivo incarognito, dal vivo: è stato bello. In questi mesi poi ho visto il Real vincere il Mondiale per Club e la Liga per un punto, contro il tridente più completo della storia del calcio: mi piace pensare che sia merito del colpo di testa di Ramos al 92', in una partita dicembrina che sembrava non avesse nulla da dire.

 



Quel colpo di testa è nato dallo spirito di una squadra che non può perdere, una squadra di figurine va bene, ma soprattutto una squadra di giocatori intelligenti e innamorati di una Visione, come dimostrato dalla demolizione della Juve più forte di sempre.

 



Provo a tirare fuori una morale, posso? Il modulo migliore è quello adottato da una squadra concentrata, e non tutti i Maestri si somigliano.

 



Che mi dite?


 


Ciao (a presto?) Nicolò

 





 


 


Ciao Nicolò, che bello leggerti di nuovo. Sul serio, speravo ci avresti riscritto. Sia perché per continuare un discorso interessante bisogna essere in due - e nonostante le voci che girano su questa Posta Del Cuore, posso assicurarti che il 99,9% delle domande sono autentiche; se poi qualcuno di noi, o che conosciamo, si fa una mail tarocca e si inventa uno pseudonimo non posso farci niente - sia perché mi stavo giusto chiedendo come avevi vissuto la recente piega degli eventi. Sinceramente mi aspettavo di leggerti più corrosivo. O polarizzante.


 


Zidane ormai fa parte di quel club ristrettissimo di allenatori capaci di vincere la Champions League/Coppa dei Campioni due volte di seguito*, il primo a riuscirci 27 anni dopo Arrigo Sacchi che, se parliamo di Grandi Allenatori, è un po’ un archetipo, anche per ragioni aneddotiche: non è stato un calciatore, è stato cacciato perché poco disponibile al compromesso, ha smesso di allenare perché era troppo stressante, adesso è in tv a regalare perle e a litigare con gli allenatori e i giocatori che non gli piacciono come solo i puri di cuore fanno ancora a 70 anni.

 

Eppure nel contesto italiano si può dire tutto e il contrario di tutto, tipo che Zidane non ha veri meriti, che è stato fortunato, che con quella squadra sarebbero capaci tutti, eccetera. E in fondo è un’espressione diversa di quello stesso rifiuto - anti-intellettuale - di ogni sfumatura, che lamentavo nella prima risposta che ti ho dato: non è che ci sono solo Grandi Allenatori e Piccoli Allenatori, non è che ci sia un’idea migliore di un’altra per giocare a calcio, non è che un un grande tattico non debba adattarsi all’avversario, così come è difficile che un allenatore arrivi ad alto livello del tutto senza idee o senza organizzazione.

 

E qui devo correggere quanto detto messi fa, perché Zidane in questa seconda parte di stagione - da quando ad esempio ha iniziato a far giocare Isco al centro: hai presente quelle piante che sembra stiano per morire poi trovi il posto giusto in casa e iniziano a fare foglie nuove e fiori? - ha mostrato secondo me una presa più consapevole sulla sua squadra. Gli vanno riconosciute delle dote non comuni di stratega e una capacità di gestione che non è solo amministrazione degli uomini più in forma. Una capacità di controllo tattico e mentale sui suoi giocatori che è quasi mistico, se pensi ad esempio a come la volontaria mancanza di struttura difensiva viene compensata dal sostegno reciproco.

 

Modric ha detto che Zidane aveva preparato la partita dicendogli che la difesa della Juventus difendeva

, e che è stato lui a dargli la carica tra primo e secondo tempo, chiedendogli di difendere più in alto. Zidane da parte sua ha dato tutto il merito alla squadra. Per l’aspetto più impalpabile invece cito

sull’idea di successo in generale, con parole che mi sembrano adatte per descrivere il potere di Zidane: “Quando la leadership è efficace, attiva il professionismo, l’ottimismo, lo spirito di superamento, i comportamenti solidali… e anche il successo. Così come una sconfitta ha il difetto di approssimarci alla sconfitta successiva (per la catena di conseguenze che questa produce), la vittoria ci avvicina a una seconda vittoria (perché quel circolo vizioso diventa virtuoso)”**.

 

Quindi, c’è l’aspetto più quotidiano del fare l’allenatore, e quello transcendentale. Secondo me Zidane ha mostrato un talento da orafo, di cui si possono fare molti esempi: dal cambio della posizione di Isco tra primo e secondo tempo della finale (

Fabio Barcellona), al modo perverso in cui Casemiro sparisce dal centrocampo quando si tratta di impostare, ricomparendo solo quando tutto il Madrid è riversato nella metà campo avversaria e c’è da recuperare una palla respinta dall’area o da bloccare una transizione. Al tempo stesso la libertà che ha lasciato ai suoi giocatori li ha portati ad innalzare il proprio livello di gioco: è vero che partivano tutti da un livello molto alto, ma con Zidane ho l’impressione che abbiano reso un qualcosina in più. Anche Zidane è partito con un carisma di base non indifferente, ma lo ha accresciuto nel tempo con i successi. Il punto è che secondo me questa squadra andrà ricordata non soltanto per il talento di Cristiano, Modric e Kroos, ma anche come il Real Madrid di Zidane.

 

Ma torniamo al discorso di fondo. La cosa bella di questa storia assurda di Zidane, che se ci pensi fa quasi ridere che prende il posto di Benitez in corsa e vince 2 Champions League in 1 anno e mezzo, è che nessuno in realtà può ancora sapere come gioca una squadra di Zidane. Quali sono le idee di fondo che resterebbero costanti anche con un gruppo di giocatori diverso da questo che ha a disposizione oggi? Questa forza mentale, questa sintonia di pensiero e azione tra gli undici giocatori - che diventa quello che Valdano chiama “comportamenti solidali” - sarà tipica anche delle sue squadre future?

 

Time will tell. La flessibilità tattica e un livello di organizzazione non elevatissimo non sono il male assoluto nel calcio, in questo caso hanno contribuito a fare del Real Madrid la squadra migliore del mondo (e magari con un gioco di posizione tipo quello del Napoli di Sarri non avrebbe reso allo stesso modo). E personalmente sarei felice se Zidane si dimostrasse uno di quegli allenatori capaci di migliorare le squadre in cui va ad allenare anche senza un gioco molto riconoscibile.

 

Ma l’opposizione tra questo tipo di calcio e uno che idealmente possa fare a meno di adattarsi sull’avversario - basato su princìpi riconoscibili e un’organizzazione maniacale, offensivo sempre e comunque, che esalta la tecnica anche senza giocatori fenomenali (ad alto livello non ce ne sono comunque neanche di veramente scarsi), che li costringe a usare la testa in uno sport dove la parte atletica è sempre più predominante - è un’opposizione secondo me inesistente in realtà. Le idee si fondono tra loro in modo strumentale ed il bello di allenatori molto riconoscibili tipo Guardiola, o Simeone, per fare l’esempio di uno stile diverso, è anche vedere come cambiano nel tempo, come si trasformano restando sempre se stessi.

 

Se vogliamo trarre davvero una morale dall’exploit di Zidane, uscendo dal discorso calcistico sempre più polarizzato, diviso in tutti i campi tra tifoserie, Guelfi e Ghibellini, secondo me possiamo approfittarne per dire che ci sono troppi aspetti da tenere sotto controllo, nel calcio giocato, per avere una sola ed unica definizione di Maestro.

 

 

 






* Che se non sbaglio sono Helenio Herrera, Stefan Kovacs, Bela Guttman, Dettmar Cramer, Luis Carniglia, José Villalonga, Bob Paisley, Brian Clough, oltre a Sacchi e Zidane appunto.

 


**Per completezza, subito dopo Valdano - leggenda madridista - cita il Cholo Simeone - leggenda colchonera - che dice: “Vincere aiuta a vincere”. L’amore per il calcio non ha colori.

 

 

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