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Foto di Dino Panata / Getty Images
Calcio Fabrizio Gabrielli 21 ottobre 2017 4'

LPDC: cosa significa l’esultanza con il dito sulle tempie?

Roberto ci ha chiesto il senso delle esultanze delle ultime settimane. Risponde Fabrizio Gabrielli.

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Durante la settima giornata di Serie A ho notato che Fofana dell’Udinese, Simy del Crotone e Niang del Torino hanno esultato portandosi ripetutamente il dito indice sulla fronte.

Sono io particolarmente distratto in questo periodo e mi sono perso qualche moda del momento, oppure dietro questa esultanza ci può essere un significato particolare e magari importante?

 

Roberto

 

Risponde Fabrizio Gabrielli, esperto di teorie del complotto, autore del bestseller “Esultanze fantastiche e dove trovarle”, Esculapio, 2013

Ciao Roberto,

 

la tua domanda mi solleva e in un certo senso rincuora, perché ero quasi certo di essere stato l’unico – un timore che deve avere a che fare con la sfiducia che nutro per chi mi circonda nel farsi rapire dalle piccolezze, dagli eventi marginali alla Storia – a farci caso. Non sei solo, non siamo soli, per fortuna. Magari ci prenderanno per pazzi. Sai cosa diceva Cortázar? Diceva che «la differenza tra un matto e uno svitato consiste nel fatto che il matto tende a credersi assennato mentre lo svitato, senza riflettere sistematicamente sulla questione, sente che gli assennati sono troppo genere semenzario simmetrico e orologio svizzero, il due dopo l’uno e prima del tre, con la qual cosa, senza voler dare giudizi, […] il soggetto in questione va per la sua strada senza preoccuparsi di rigare dritto, anzi va piuttosto controcorrente, e così succede che mentre tutti frenano quando vedono un semaforo rosso, lui preme l’acceleratore, e che Dio ce la mandi buona».

Simy, Niang e Seko Fofana, io e te che ci stupiamo delle loro esultanze pazzoidi: siamo matti o svitati? Tutte le esultanze da “pazzi” sono identiche? Chiaro che no.

 

 

Dalle tue parole, però, mi pare di capire che ti sei fermato alla patina delle cose: non hai per esempio notato che la scelta di quale indice portare alla fronte non è stata del tutto casuale. Simy ha usato l’indice destro: e infatti il gol l’ha segnato di destro. Anche Niang ha usato il destro, e indovina con quale piede ha calciato prima di esplodere nell’esultanza? Seko Fofana, invece, è ambidestro: l’indice scelto è stato il sinistro, ma hai notato in quale angolo ha indirizzato il rigore, tirato a incrociare?

Ovviamente nessuna scelta è estemporanea: ogni evento va contestualizzato, per far sì che si possano tirare i fili.

 

Il 1 Ottobre, il giorno in cui Simy ha segnato il suo primo gol di questo campionato, è stato annunciato il nuovo tour mondiale di Kendrick Lamar: ma è anche il giorno in cui si celebra l’indipendenza della Nigeria, la sua Nazione; ed è anche il giorno in cui è nato Youssou N’Dour, la voce più famosa del Senegal, che è la patria d’origine, e d’elezione, di M’Baye Niang, che ha segnato il 2-0 con cui il Torino pensava d’aver messo al sicuro la vittoria contro il Verona (invece sfumata negli ultimi dieci assurdi minuti).

La settima giornata è stata l’ultima prima della pausa per la finestra FIFA di qualificazioni ai Mondiali.

Simy non è stato convocato da Gernot Rohr, il CT delle Super Eagles che manca dall’Europa da un tempo così dilatato da non sapere neppure, probabilmente, che a Crotone (ammesso che sappia dove si trova Crotone) gioca un nigeriano che si chiama Simeon Tochukwu Nwankwo che non sfigurerebbe al posto di Odion Ighalo al centro dell’attacco. Simy lo conosciamo poco: siamo sicuri che sia felice di questo boicottaggio?

 

 

Niang, invece, ha esordito con il Senegal, nonostante la sua decisione di accettare i Leoni della Teranga sia stata fortemente criticata in patria, dove gli rimproverano – il solito refrén – di essersi “accontentato” del Senegal quando era ormai chiaro che non avrebbe mai potuto guadagnarsi la Francia. Cose da pazzi.

 

Anche Seko Fofana ha in un certo senso “tradito” les Bleus per accettare la Costa d’Avorio. Il suo allenatore è Marc Wilmots, che se ricordi come si comportava con Nainggolan, allora sono certo che non ti farai problemi a intuire come si stia comportando con Seko.

 

Le esultanze sono forse il momento più ancestrale del gioco del calcio: il che non significa che non abbiano saputo ammantarsi di sovrastrutture con il passare degli anni, e al passo coi tempi. Significano solo quello che significano? È solo un caso che nella stessa giornata tre calciatori africani, immersi nello stesso fangoso terreno di un rapporto burrascoso con le loro Nazionali, abbiano deciso di esultare così, col gesto della pazzia?

 

La celebrazione di un gol ricollega i protagonisti alla loro natura più primordiale: rievoca l’entusiasmo fanciullo del gioco riuscito, la soddisfazione del cacciatore quando sente sotto il piede la carne ancora calda della preda.
Le esultanze sono fulmini che squarciano la terra e, come credevano gli antichi Romani, spalancano una porta che collega due dimensioni (per i Romani il mondo dei vivi con quello dei morti, l’ho sentito dire a Matteo Trevisani nella presentazione del suo nuovo libro, che ti consiglio).

 

Magari dietro l’esultanza di Simy, Fofana e Niang non c’è niente di più dello stupor mundi bambinesco che si prova per un gesto particolarmente fuori dalla propria portata immaginifica (sono due gol effettivamente molto belli, e quello di Fofana importante).
Ma sono soprattutto significative nella misura in cui gente come te, o me, continua a immaginare alle loro spalle storie più contorte e surreali di quelle che realmente ci stanno.
Non perdere mai la gioia della visionarietà: solo e solo quella ci salverà dalla piattezza dell’apatia.

 

Tags : fofanaLPDCsimy

Fabrizio Gabrielli scrive e traduce dei libri. Ha tradotto Lugones e collaborato con i blog di Finzioni, Edizioni Sur e Fútbologia occupandosi di Sudamerica, calcio e letteratura, anche in combine. Il suo ultimo libro si intitola "Sforbiciate. Storie di pallone ma anche no" (Piano B, 2012). È vice-direttore de l'Ultimo Uomo.

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