Vi scrivo perché non riesco a comprendere la dimensione calcistica di un giocatore a me molto caro, Iker Muniain. Conosciuto come il “Messi basco”, credo sia pacifico constatare che abbia raggiunto il suo apice con Bielsa, quindi ormai 5 anni fa. Lo ha fatto da minorenne, da next big thing, ma ora sembra che il suo livello di gioco si sia fermato, che non riesca ad andare oltre, che forse sia già entrato in una fase calante. Quanto ha influito il contesto tattico irripetibile di Bielsa nella percezione di quello che, secondo me, è uno dei più grandi talenti inespressi del calcio spagnolo?
Grazie,
Davide
Risponde Daniele V. Morrone.
La parabola di Munian aveva avuto una crescita praticamente costante fino alla stagione 2013-14, quella post Bielsa e la prima di Valverde. La sua migliore, sia dal punto di vista individuale che di squadra. L’anno successivo però si è rotto il crociato in primavera, saltando la stagione da aprile a dicembre. Questo grave infortunio credo sia alla base della percezione di Munian come talento appassito. Ma sono sinceramente contento questa domanda non sia arrivata anche solo tre mesi fa, quando sarebbe suonata come un de profundis su Munian.
Qualcosa negli ultimi tempi è cambiato. Muniain sembra finalmente aver recuperato la propria esplosività e il controllo del corpo, ritrovando il posto da titolare. Nell’Athletic Muniain è l’unico in grado di prendersi responsabilità creative lungo i 90 minuti; l’unico che prova a dare un minimo di fluidità a un gioco fondato su meccanismi non più all’altezza. Ora anche Aduriz sembra aver perso l’incantesimo e sembra a tutti gli effetti un giocatore di 36 anni.
Muniain parte da sinistra ma non è un esterno: preferisce muoversi tra le linee nella fascia centrale per offrire tracce di passaggio ai compagni, per ricevere la verticalizzazione e cambiare ritmo alla manovra. In una squadra che ama giocare ad alta intensità, Munian è fondamentale per mantenere il controllo del pallone anche quando viaggia negli spazi risicati della trequarti. Ora la sua centralità è così evidente che nelle ultime partite Valverde lo ha schierato anche da trequartista, dove può sfruttare le sue sottovalutate letture dello spazio, come dimostrato dal gol della vittoria all’ultimo minuto nel derby contro l’Eibar:
È vero però che, nonostante la mole di lavoro, Muniain sembra più abbaiare che mordere. Non è mai stato un giocatore da 10 gol a stagione e, pur dando una sensazione di minaccia costante col pallone, non è mai troppo preciso. La sua sensibilità nel controllo si perde nel momento in cui deve calciare, cerca più la potenza che la precisione, cosa che ovviamente lo porta ad essere pericoloso solo con spazio. Muniain è abbastanza consapevole di questi limiti e arriva a tirare poco, una volta a partita mediamente. Meno aveva calciato solo nella stagione dell’esordio e nel 2012-13, quando ancora le coordinate giuste in testa per poter sapere dove si trova la porta a secondo della sua posizione in campo al momento della conduzione della palla.
A 24 anni, con un fisico tornato al 100%, è giusto farsi ancora abbagliare dal talento Munian, magari con l’idea che possa ancora migliorare.
Ma forse è arrivato il momento di ridefinire la nostra idea di lui: non considerarlo come un giocatore capace di gol e colpi ad effetto ma più come un facilitatore di gioco. Dovesse continuare a giocare a questo livello potrebbe bastare per non ritenere sprecato il suo talento. Un talento che si è probabilmente sviluppato in maniera diversa da quello che pensavamo, potenziando l’intelligenza tattica e la vena associativa più che la capacità di essere decisivo in prima persona. Anche se il suo giocatore preferito è il “Kun” Agüero, dovrebbe prendere più David Silva come modello per il suo futuro.