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Dario Vismara
LPDC: Chi può essere il nuovo Nowitzki?
25 mar 2017
25 mar 2017
Damiano ci ha chiesto chi può essere l'erede di Wunder Dirk. Risponde Dario Vismara.
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Dario Vismara
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Caro Ultimo Uomo,

 

nella notte Dirk Nowitzki ha superato i 30.000 punti e anche se si è naturalmente trasformato in un role player la sua importanza tattica ha raggiunto livelli mai visti. A livello offensivo la sua sola esistenza crea spaziature. Gli basta essere in campo nella posizione giusta per elevare il gioco offensivo dei compagni, che si riscoprono scorers, slashers e tiratori piazzati di livello.

 

La mia domanda riguarda il futuro. C'è qualcuno che può ambire a diventare il prossimo Dirk Nowitzki? Senza la presunzione di avere la stessa mistica comunque qualcuno può raggiungere tali livelli di efficenza stando solo in campo?

 

Avete qualche idea? Pensate sia impossibile?

 

Damiano


 



 


Ciao Damiano.
sin dalla notte dei tempi, il ruolo di “Stretch 4” ha avuto il pregio di migliorare esponenzialmente le prestazioni degli altri quattro giocatori in campo, dato che la sua stessa presenza permette di cambiare le geometrie e le spaziature di un attacco. Prendendo in prestito la terminologia degli scacchi, basta spostare una torre da sotto canestro e aggiungere un alfiere sul perimetro e voilà — il campo è immediatamente aperto a dismisura per tutti quanti, rendendo più difficile la vita per le difese.

 

Quando si ha a che fare con un talento leggendario come quello di Dirk Nowitzki, però, le cose si complicano ulteriormente: come scritto da Zach Lowe, «Nella NBA ci sono le minacce e ci sono le armi. Una minaccia tiene allertata una difesa — se ne preoccupa, ma non cambia l’intero sistema difensivo per farne fronte. Al contrario, tutto viene ribaltato quando si deve affrontare un’arma. Il tiro dalla media distanza di Nikola Vucevic è una minaccia; Nowitzki è un’arma». Questa, più di ogni altra cosa, è ciò che rende Dirk Nowitzki quello che è: le sue doti di tiro terrorizzano a tal punto le difese avversarie da rendere immediatamente più semplice la vita di tutti i suoi compagni, e non è un caso se i Dallas Mavericks per 20 anni hanno avuto uno dei migliori attacchi della lega fino alla sublimazione del titolo del 2011.

 

Dirk però non è il solo ad avere questo “effetto gravitazionale” nei confronti degli avversari: nel recentissimo passato altri tiratori di assoluta élite come Steph Curry o Kyle Korver riuscivano a creare spazio per i compagni anche senza toccare il pallone, grazie esclusivamente alla loro presenza in campo. Però, visto che mi chiedi “chi può ambire a diventare il prossimo Dirk”, la risposta non può che essere una: per conformazione fisica e tipo di gioco, l’evoluzione di Nowitzki — almeno sulla carta — è Kristaps Porzingis.

 

L’evoluzione del lungo lettone è ancora molto in divenire, ma per quanto fatto vedere finora, solo lui — e in parte gli altri Unicorni come Towns, Embiid e Jokic, che però hanno più bisogno del pallone rispetto a KP — incarna tutte le caratteristiche Nowitzkiane che servono per avere successo in quel particolare tipo di ruolo. Il che non significa solamente avere un tiro rapidissimo che parte a un’altezza a cui nessuno può arrivare, ma anche le qualità per mettere palla per terra, punire i cambi difensivi sui blocchi e leggere i raddoppi prima che arrivino per scaricare sui compagni — la “tripla minaccia” che ha reso Dirk per così tanto tempo un’enigma offensivo irrisolvibile.

 

Quando si ha a che fare con un talento del genere, le difese devono necessariamente preparare la partita innanzitutto sul trovare un dannato modo per fermare l’Unicorno — il che crea di default spazio a tutti gli altri giocatori in campo, specialmente quando ci sono i giusti tipi di specialisti attorno.

 

In linea puramente teorica, il blueprint su come costruire attorno a un giocatore del genere è chiaro: una o due guardie in grado di giocare un pick and roll (spero che J.J. Barea abbia versato a Dirk almeno la metà dei soldi guadagnati in carriera), esterni atletici in grado di difendere e tirare da tre (o almeno una delle due, vedi Shawn Marion 2011 o perfino DeShawn Stevenson) e un centro mobile in grado di portare ottimi blocchi e giocare sopra il ferro (Tyson Chandler <3).

 

I Knicks, purtroppo per loro, hanno pochissimi di questi archetipi di giocatori, e così si spiega non solo il loro record perdente, ma anche lo scarso sviluppo tecnico-tattico di Kristaps — che pure è riuscito ad emergere e ad imporsi anche in un contesto che esalta così poco le sue doti. Se però New York vuole puntare a costruire attorno al suo talento, non può pensare di continuare a sprecare altro tempo su giocatori inadatti come Derrick Rose o Joakim Noah (i due grandi arrivi dello scorso mercato… sigh) e dovrebbe imporsi come primissima priorità quella di pescare al Draft una point guard da far crescere insieme al lettone. In loro aiuto hanno il fatto che la loro scelta in Lottery (attualmente la numero 6) potrebbe portarli a un giocatore del genere: azzeccare il giusto giocatore a giugno è la priorità assoluta per il futuro dei Knicks.

 

 

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