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Alec Cordolcini

Le lotte di potere dietro al declino dell’Ajax

La società di Amsterdam è in crisi nera.

Nonostante il mercato sembri ormai saturo, l’ultima stagione della più importante squadra d’Olanda potrebbe essere materia per una delle migliori serie TV sul calcio, se solo qualcuno si prendesse l’onere di sceneggiarla: il titolo potrebbe essere Ajax Wars. Il riassunto delle puntate precedenti lo trovate nell’articolo sulla fine dell’impero di Marc Overmars all’Ajax pubblicato da Ultimo Ultimo nel febbraio di due anni fa. Allora sembrava scontato che la sua uscita di scena, dopo essere stato licenziato per molestie sessuali nei confronti di una dipendente della società, avrebbe causato uno smottamento all’interno del club olandese più famoso e vincente. E così effettivamente è stato. Ciò che nessuno poteva immaginare era l’entità e la durata di questo stato di emergenza, arrivato oggi a 26 mesi, nei quali si è assistito a un processo autodistruttivo che ha sbriciolato la squadra, passata in una stagione e mezza dalla qualificazione alla fase a eliminazione diretta della Champions League quale obiettivo minimo alla Conference League quale obiettivo massimo.

 

L’Ajax voleva diventare il Bayern Monaco d’Olanda. Dominare la Eredivisie per manifesta superiorità, tecnica e economica, e alimentare questo circolo virtuoso con il superamento della fase a gironi di Champions, conditio sine qua non per continuare con la politica dei grandi acquisti, e relativi salari di alto livello, utili anche a tamponare le necessarie cessioni multimilionarie con le quali la società di Amsterdam si finanziava. Il tutto per molto tempo è stato plasmato e gestito dalla coppia Overmars-Ten Hag, nata e consolidata su una totale comunanza di visione, tanto preziosa quanto rara.

 

Il 6 febbraio però scoppia lo scandalo Overmars. Poco più di un mese dopo l’Ajax viene eliminato, da favorito, agli ottavi di Champions dal Benfica. Ad aprile Ten Hag annuncia di aver raggiunto un accordo con il Manchester United, che raggiungerà il primo luglio. L’allenatore olandese esce di scena con la Eredivisie ma senza doppietta, perdendo la finale di Coppa d’Olanda contro il PSV Eindhoven. È il 17 aprile e in campo al De Kuip di Rotterdam scende anche Mohamed Ihattaren, in quella che a oggi rimane l’ultima apparizione del trequartista olandese-marocchino in una partita ufficiale. Ihattaren è una delle rare scommesse perse dall’Ajax in quel periodo. 

 

Dopo aver annunciato Alfred Schreuder come nuovo allenatore, in estate l’Ajax sfonda i cento milioni di euro spesi sul mercato, un record nella storia del club, e stabilisce anche il primato di spesa per un singolo giocatore, Steven Bergwijn, comprato dal Tottenham per 31 milioni di euro. Cifre importanti, ma sostenibili, visti i 212 milioni incassati in estate, di cui 152 solo dal Manchester United per il duo Antony-Lisandro Martinez. A posteriori, l’ultimo omaggio di Ten Hag al suo vecchio club, che nel frattempo non ha ancora deciso con chi sostituire Overmars, nel frattempo accasatosi in Belgio all’Anversa.

 

La sua posizione viene quindi sdoppiata tra Gerry Hamstra, ex direttore tecnico dell’Heerenveen, e Klaas-Jan Huntelaar; il primo è un (valido) dirigente di provincia trovatosi di fronte all’occasione della vita, mentre l’ex attaccante è un neofita al primo incarico. Il 31 agosto il consiglio di sorveglianza dell’Ajax (l’organo preposto alla supervisione del consiglio direttivo, che invece si occupa degli aspetti sportivi del club) blocca l’acquisto di Lucas Ocampos dal Siviglia, a causa di un prezzo ritenuto troppo alto rispetto al valore tecnico del giocatore. Essere in possesso di un discreto tesoretto economico non autorizza a gettare i soldi dalla finestra: questo, in estremi sintesi, è il giudizio della commissione. Il duo Hamstra & Huntelaar è costretto a ricontattare gli spagnoli e a chiedere di tramutare la vendita in un prestito. Una figuraccia che mette in chiaro quale siano i loro reali margini di manovra.

 

L’esperienza di Schreuder ad Amsterdam si conclude dopo appena otto mesi, il 23 gennaio 2023. Risultano fatali al tecnico sette partite consecutive senza vittorie in Eredivisie. L’Ajax era già fuori dalla Champions League, competizione dove, il 4 ottobre 2022, aveva incassato la peggior sconfitta europea della sua storia, perdendo 6-1 in casa contro il Napoli. A dicembre viene rescisso il contratto con uno dei senatori dell’Ajax, Daley Blind, non più sulla stessa lunghezza d’onda del tecnico. Blind era finito in panchina e non aveva gradito il declassamento, a differenza dell’altro veterano Dusan Tadic, che anche quando non giocava si muoveva sulla linea di bordo campo dando istruzioni ai compagni come un vero e proprio vice-allenatore.

 

Licenziato Schreuder, la squadra viene affidata a John Heitinga, promosso dallo Jong Ajax, ovvero la Primavera. Gli ajacidi escono subito dall’Europa League, perdendo il play-off contro l’Union Berlino. Finiscono terzi in campionato, mancando la qualificazione alla Champions per la prima volta dal 2009, e perdono ancora la finale di Coppa d’Olanda, battuti nuovamente dal PSV. Nel frattempo, avevano salutato la compagnia Hamstra, l’economista Leen Meijard (presidente del consiglio di sorveglianza), il capo scout Henk Veldmate, più alcuni figure apicali delle giovanili come Said Ouaali, Michael Reiziger e Gerald Vanenburg. Alla fine a dimettersi è l’intero consiglio d’amministrazione, dichiarando di non percepire più la fiducia degli azionisti.

 

Il fuggi fuggi è dovuto in parte all’arrivo di un nuovo direttore sportivo, il tedesco Sven Mislintat. L’annuncio avviene ad aprile, un mese prima delle dimissioni di Edwind van der Sar da amministratore delegato. L’ex portiere, nonché ex braccio destro di Overmars, si dichiara «prosciugato di ogni energia», ma è anche soddisfatto di essere riuscito a coprire la posizione lasciata vacante da Overmars con un «profilo esperto a livello internazionale».

 

Il 14 giugno Mislintat presenta il nuovo tecnico, Maurice Steijn, definito un «overperformer» dopo aver condotto lo Sparta Rotterdam a sfiorare la qualificazione alle coppe europee. Il tedesco gli compra 12 giocatori per un totale di oltre 110 milioni di euro spesi (150 quelli incassati). Nessuno risulterà essere un valore aggiunto per l’Ajax. Leggiamo i nomi: Branco van den Boomen, Benjamin Tahirovic, Diant Ramaj, Carlos Forbs, Jakov Medic, Chuba Akpom, Anton Gaaei, Josip Sutalo, Gaston Avila, Georges Mikautadze, Sivert Mannsverk, Borna Sosa. L’acquisto di quest’ultimo, prelevato dallo Stoccarda, causa un’indagine interna dell’Ajax su Mislintat in quanto il calciatore è rappresentato dalla AKA Global, agenzia della quale è azionista anche Matchmetrics GmbH, società dello stesso Mislintat.

 

Il 24 settembre 2023 il tedesco viene licenziato. Lo annuncia il direttore generale ad interim Jan van Halst, sostituto di Van der Sar, il cui posto avrebbe dovuto essere preso in realtà da Alex Kroes, ex Go Ahead Eagles e AZ Alkmaar. Peccato che nessuno all’Ajax si era accorto dell’esistenza di una clausola di non concorrenza che impediva a Kroes di lavorare per un’avversaria dell’Az fino al marzo 2024.

 

Tra settembre e ottobre l’Ajax perde allenatore, direttore tecnico (cioè Huntelaar, che lascia per burnout) e l’ennesimo presidente del consiglio di sorveglianza, Pier Eringa. Steijn viene licenziato dopo una sconfitta per 4-3 a Utrecht, diventando il secondo allenatore meno longevo nella storia dell’Ajax (il primo, Kurt Linder, durò 82 giorni nel 1988/89), ma il primo per peggior media punti in Eredivisie: 0,71. Lo sostituisce Hedwiges Maduro, sulla panchina il 29 ottobre quando, perdendo 5-2 contro il PSV Eindhoven, l’Ajax finisce sul fondo della Eredivisie. Un evento mai accaduto prima in questa fase della stagione, a cui si aggiunge, come curioso dettaglio, il contestuale ultimo posto dello Jong Ajax nella Eerste Divisie, la B olandese. Anche il vivaio insomma non sta vivendo giorni particolarmente felici.

 

Ma i primati negativi non finiscono qui: mai nella storia del club si era verificata una serie di dieci partite consecutive senza vittorie (l’ultimo successo risaliva al 24 agosto con il 4-1 in casa del Ludogoters nei preliminari di Europa League), né l’Ajax aveva perso cinque partite di fila in campionato (la serie: Twente-Ajax 3-1, Ajax-Feyenoord 0-4, Ajax-AZ 1-2, Utrecht-Ajax 4-3, PSV-Ajax 5-2), arrivando a ritoccare il primato di 4 stabilito nel 1962 e nel 1999. Per Marco van Basten «questo non è l’Ajax ma l’FC Amsterdam». Per Ronald Boer «non è possibile fare il cioccolato con la merda».

 

Dopo il KO contro il Psv viene annunciato John van ’t Schip come nuovo tecnico, che viene convinto nonostante un primo momento di indecisione dovuto a un grave lutto (la perdita della moglie) che lo aveva da poco colpito. Intanto nel consiglio di sorveglianza si rivedono vecchie glorie: Louis van Gaal, Michael van Praag e Danny Blind, in qualità rispettivamente di consulente, presidente e consigliere. Nascono nuove figure: il “punto di contatto tecnico” Kelvin de Lang, sostituto senza poteri di Mislintat e Huntelaar, e il direttore calcistico Marijn Beuker, dirigente senza potere di firma. Il 19 dicembre Dusan Tadic, svincolatosi in estate e passato al Fenerbahce, rilascia un’intervista nella quale si dichiara «inorridito» dal declino dell’Ajax, «un ambiente da cui ho dovuto fuggire perché non sentivo più mio». Due giorni dopo l’orrore è per tutti i tifosi, che vedono la propria squadra uscire dalla Coppa d’Olanda per mano dell’USV Hercules, squadra di quarta divisione. Mai nella loro storia l’Ajax era stato eliminato dalla coppa nazionale da una squadra dilettante. Tim Pieters, autore della rete del 3-2 finale, a fine partita rivela che alcuni suoi amici erano talmente sicuri della crisi dell’Ajax da aver piazzato una scommessa proprio sulla vittoria dell’Hercules e sulla rete decisiva di Pieters. Della serie: ora o mai più. Vincono più di 11mila euro.

 

Il nuovo anno porta all’Ajax l’ennesimo cambio, con il direttore sportivo Maurits Hendriks che lascia il suo incarico dopo diciotto mesi. Retrocessi a dicembre dall’Europa League, la squadra di Amsterdam esce contro l’Aston Villa agli ottavi di Conference League. L’ennesimo tonfo di una stagione disgraziata arriva con il 6-0 a Rotterdam contro il Feyenoord, la più grande sconfitta per l’Ajax nella storia del Klassieker. Dopo lo 0-4 dell’andata, con partita sospesa per lancio di fumogeni, la squadra di Amsterdam raccoglie anche la sua peggior debacle in Eredivisie, visto che i precedenti 6-0 (nel 1949 contro l’ADO Den Haag e nel 1950 contro il Limburgia) arrivarono quando il campionato unico non esisteva ancora.

 

Il 15 marzo il direttore generale Kroes può finalmente iniziare il proprio incarico, ma dura meno di tre settimane, perché viene sospeso con l’accusa di insider trading. Secondo il consiglio di sorveglianza, Kroes avrebbe acquistato oltre 17mila azioni dell’Ajax una settimana prima di essere nominato nella sua nuova carica. Viene poi scoperto che anche il presidente del consiglio di sorveglianza Van Praag non è in regola con la registrazione obbligatoria delle azioni Ajax in suo possesso. Si tratta di un dettaglio formale, ma rimane uno scivolone poco opportuno per chi parlava di “questione di principio” nel caso Kroes. Quella tra Van Praag e Kroes è una faida tuttora in corso che, in attesa della pronuncia da parte dell’autorità olandese per i mercati finanziari sulla questione dell’insider trading, si arricchisce di nuovi colpi di scena settimana dopo settimana.

 

Il primo riguarda la notizia che già a i tempi del Go Ahead Eagles Kroes possedeva azioni dell’Ajax e nessuno, né i suoi precedenti datori di lavori né quello attuale, sapeva nulla. Il secondo riguarda Van Praag, che è stato scoperto essere proprietario di azioni dell’Ajax già dai tempi in cui era presidente della KNVB, la federazione olandese di calcio. Ad aprile la KMPG, società incaricata dall’Ajax di indagare su Mislintat (definito da Kroes “un maestro della truffa” sul libro Ajax in crisis del giornalista Menno de Galan), presenta il proprio rapporto conclusivo nel quale dichiara l’inesistenza di qualsiasi conflitto di interesse nel trasferimento di Sosa.

 

Domenica il Feyenoord ha vinto la Coppa d’Olanda battendo 1-0 in finale il Nec Nijmegen, e facendo così scalare di una posizione l’accesso diretto alla fase preliminare di Conference League, che è passato dal quarto al quinto posto. Quest’ultima è la posizione attualmente occupata dall’Ajax, a quattro giornate dalla fine. Dovranno difenderla a tutti i costi per evitare i play-off per l’ultimo posto in Conference League, che prevedono semifinali e finale tra la sesta e la nona classificata (al momento il NEC sesto è a -2, l’Utrecht settimo a -3). Il calendario molto agevole dovrebbe aiutare la squadra di Amsterdam nel breve periodo, ma nel lungo tutto rimane nebuloso.

 

L’Ajax si trova attualmente senza direttore generale, senza direttore tecnico, senza allenatore (Van ’t Schip farà un passo indietro al termine della stagione assumendo un altro incarico), con una squadra alle prese con un depauperamento tecnico imponente, con pochi giocatori da mettere sul mercato per fare cassa e qualche giovane prospetto (Hato, Hlynsson, Van Axel Dongen) che però rischia, come ai tempi di Frank de Boer, di “imparare da sé stesso”, non avendo compagni esperti e di livello attorno. La parola spetta al consiglio d’amministrazione, espressione dell’associazione Ajax (composta da tutti i tesserati, i membri onorari e i collaboratori non professionisti del club) che detiene il 73% delle azioni del club. Sarà il CdA a nominare il consiglio di sorveglianza, a sua volta responsabile della nomina e supervisione del consiglio direttivo, composto da un direttore generale (Kroes, attualmente sospeso), un direttore tecnico (vacante dal licenziamento di Mislintat e parzialmente surrogato da Beuker), un direttore finanziario (Susan Lenderink) e un direttore commerciale (Menno Geelen). Un sistema articolato e complesso nel quale le lotte fratricide continuano ad impazzare.

 

Mentre la squadra brucia, viene invocato da più parti il ritorno di Overmars, nonostante la squalifica della FIFA per un anno (scadenza: 1 gennaio 2025) e funzionalità cardiache ridotte al 30% come conseguenza di un infarto che lo ha colpito circa un anno fa. Le prospettive, insomma, sono tutt’altro che rosee: staremo a vedere.

 

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Alec Cordolcini da una decade abbondante bazzica carta stampata e web scrivendo di Olanda, Belgio e incroci calcistici poco frequentati. Non ama gli 0-0, sul resto si può discutere.