Roma-Juventus avrebbe potuto rappresentare l’ultimo atto della lotta Scudetto: con 7 punti di vantaggio al momento del fischio d’inizio, ai bianconeri bastava un solo punto per allontanare definitivamente i giallorossi e conquistare il sesto titolo consecutivo, un record assoluto per la Serie A. Per la squadra di Spalletti, invece, c’era lo spettro di assistere ai festeggiamenti di uno Scudetto bianconero nel proprio stadio, peggio del 2014 quando il gol di Osvaldo valse alla Juventus – già campione – il record di punti in una stagione, rovinando la festa per l’ultima partita in casa della prima stagione di Rudi Garcia.
Spalletti ha dovuto fare i conti con due assenze particolarmente importanti: Strootman, ancora squalificato per la simulazione nel derby, e Dzeko, infortunato, autore da solo di più di un terzo dei gol della squadra. Così, a centrocampo è toccato a Paredes prendere il posto al fianco di De Rossi; mentre Perotti ha giocato al centro dell’attacco, con Salah e El Shaarawy ai lati e Nainggolan nella posizione di trequartista nel 4-2-3-1 con cui la Roma è scesa in campo nelle ultime settimane. Dopo molta sperimentazione tattica e un lungo periodo con la difesa a 3, la Roma di Spalletti è scesa in campo con lo stesso modulo con cui aveva affrontato la Juve all’andata, anche se con principi e uomini molto diversi (ad esempio, in quel caso c’era Gerson come esterno destro).
Allegri, invece, con la finale di Coppa Italia alle porte e quella di Champions a poco più di due settimane di distanza, ha deciso autonomamente di gestire le forze dei suoi uomini più importanti: sono stati ben cinque i titolari lasciati in panchina (oltre a un Marchisio non al meglio) ed il 4-2-3-1 è stato abbandonato in favore del 4-5-1. Con Buffon in porta, la linea di difesa era composta da Lichtsteiner, Bonucci, Benatia e Asamoah; a centrocampo Pjanic ha preso posto davanti alla difesa, con Lemina mezzala destra e Sturaro mezzala sinistra, con maggiori responsabilità di inserimento rispetto al compagno, Mandzukic ha nuovamente agito da esterno sinistro, con Cuadrado a destra e Higuain unica punta.
Il lusso di poter aspettare
Avere a disposizione due risultati su tre come obiettivo ottimale ha inevitabilmente influenzato l’atteggiamento tattico della Juventus: senza l’obbligo di dover cercare il gol, i bianconeri cercavano di far circolare il pallone con tranquillità, limitando i rischi in attesa che la Roma si scoprisse. Pjanic si abbassava regolarmente per aiutare Bonucci e Benatia in fase di uscita, con i terzini che se necessario si rendevano disponibili per non lasciare i compagni in inferiorità numerica, visto che normalmente la Roma portava tre uomini in pressione, cioè Perotti, Nainggolan e uno tra El Shaarawy e Salah, a seconda del lato di sviluppo del gioco.
Quello che poteva sembrare un atteggiamento puramente conservativo, nascondeva in realtà una logica precisa nell’attaccare la Roma facendo leva sulle sue debolezze strutturali, con un giro palla prolungato in difesa che invitava il pressing giallorosso e liberava i giocatori di Allegri.
Sturaro ha giocato notevolmente più avanzato rispetto a Lemina (che invece era più attivo nel gestire il possesso della palla) sul centro-sinistra e questo costringeva Paredes e De Rossi a giocare molto lontani tra di loro. I due mediani della Roma dovevano spesso fare i conti anche con i terzini della Juventus, liberati da Salah e El Shaarawy quando si alzavano in pressione sul centrale di competenza.
Nonostante ciò, la Juve sfruttava spesso il gioco lungo di uno tra Pjanic e Bonucci, che cercavano i tagli di Cuadrado e favorire un possibile duello individuale con Emerson Palmieri. Un’altra soluzione molto ricercata è stata l’appoggio su Mandzukic, che quando riceveva un pallone largo sulla sinistra cercava sistematicamente la diagonale verso il centro-sinistra, dove Sturaro è rimasto libero di ricevere per tutto il primo tempo.
Il gol del vantaggio di Lemina ha avuto origine proprio da una situazione di questo tipo. Sturaro, largo a sinistra, ha ricevuto palla da Asamoah, prima di attaccare indisturbato la zona centrale della trequarti, approfittando della distanza tra Paredes e De Rossi. Il suo lancio per Higuain ha poi propiziato il bellissimo assist per Lemina.
Dopo lo 0-1, però, la Roma non si è disunita e ha continuato ad applicare il suo piano gara con ancora più intensità. Il successivo pareggio di De Rossi nasce proprio da un’applicazione sorprendentemente ordinata del pressing alto. Il calcio d’angolo sugli sviluppi del quale il capitano della Roma ha segnato l’1-1, infatti, ha avuto origine da una cattiva gestione della palla di Benatia che, pressato da Salah, ha passato a Bonucci un pallone molto complesso, da cui poi i giallorossi sono riusciti a recuperare palla e guadagnare il corner.
Il pressing della Roma ha fatto sì che la Juventus non sia riuscita a liberare un uomo. Benatia si è preso un rischio troppo grande, giocando palla verso Bonucci, che è stato colto in controtempo e ha regalato il pallone a Salah.
Rivoluzionare il secondo tempo
Dopo la prima frazione di gioco chiusa in parità, la Roma è tornata in campo con un’intensità mai vista prima in stagione, che la Juventus non è riuscita ad arginare come gli capita di solito (Allegri ha parlato di giocatori “addormentati”). La gestione della palla si è fatta decisamente più difficoltosa, anche a causa delle linee di pressione giallorosse che nel frattempo si erano alzate di alcuni metri. A portare definitivamente l’inerzia della gara in favore dei giallorossi ci ha pensato El Shaarawy che, partito dal vertice sinistro dell’area di rigore, ha puntato Lichtsteiner, prima di indovinare, anche grazie ad una deviazione di Bonucci, una traiettoria perfetta che ha baciato il secondo palo ed è finita in rete.
Nonostante Perotti e Nainggolan siano parsi poco coordinati e non particolarmente a proprio agio quando si trattava di collaborare in zone centrali, la Roma è riuscita comunque per larghi tratti di gara ad aggirare il blocco difensivo della Juventus, che senza palla si organizzava in un 4-1-4-1 compatto. Soprattutto quando riusciva ad arrivare in maniera pulita sulla trequarti, la Roma faceva girare il pallone in maniera sufficientemente veloce da sorprendere le scalate orizzontali della Juventus.
Il 4-1-4-1 della Juventus: Mandzukic e Cuadrado larghi, Pjanic davanti alla difesa.
Inoltre, i movimenti di Perotti verso l’esterno, soprattutto verso sinistra, con El Shaarawy o Salah che contemporaneamente si accentravano, hanno contribuito a togliere alla Juve punti di riferimento, fondamentali in un sistema difensivo che ha l’avversario come orientamento principale. Sul 3-1 di Nainggolan è molto chiara l’attività di Perotti da moltiplicatore di linee di passaggio, con Salah che prende il suo posto da prima punta. In un certo senso, la Juventus si è trovata di fronte la Roma più “associativa” della stagione, anche se in maniera quasi del tutto spontanea.
I due gol della Roma nel secondo tempo hanno costretto Massimiliano Allegri ad abbandonare il proprio piano gara cambiando gli interpreti in campo. Dopo il 2-1 è toccato ad Dani Alves rilevare Lichtsteiner, mentre con Dybala, entrato dopo il 3-1, la Juventus è passata all’ormai classico 4-2-3-1. Per una volta, i cambi di Allegri sono stati troppo tardivi per riuscire a riequilibrare il risultato e assicurarsi definitivamente lo Scudetto. La logica della gestione della rosa ha prevalso, ma forse, considerando a posteriori quanto è stata complicata la gestione dello spazio tra le linee di centrocampo e difesa per la Roma, l’argentino avrebbe sicuramente fatto più danni di Sturaro se schierato dall’inizio.
Consumato anche l’ultimo cambio, con Marchisio entrato per Cuadrado, la Juventus ha dovuto fare i conti con l’infortunio di Mandzukic, colpito alla schiena, che è rimasto in campo solo per assicurare la parità numerica. La Roma ha diligentemente chiuso gli spazi ai bianconeri, schierandosi con un 4-1-4-1 basso e compatto che la Juve non è riuscita a penetrare. Di fatto l’unica occasione concessa dai giallorossi è stata quella di Higuain all’interno del quinto minuto di recupero.
La Roma non ha solo rimandato i festeggiamenti della Juventus e ripreso il secondo dalNapoli, ma ha tenuto in vita ancora flebili speranze di rimonta per le ultime due giornate. Il trentasettesimo turno vedrà la squadra di Spalletti impegnata nell’anticipo contro il Chievo: una vittoria potrebbe portare i giallorossi ad un impensabile -1 in classifica, con la Juventus costretta a vincere in casa con il Crotone, che al di là dell’ovvio dislivello tecnico arriva in un momento di forma eccezionale (è prima in Serie A per punti nelle ultime 7 partite: 17).
Il campionato è ancora vivo e la Juventus dovrà immediatamente ricompattarsi: tra mercoledì e domenica si gioca due trofei stagionali sui tre che potrebbe portare a casa in questa stagione. Il che significa, anche, che la sconfitta dell’Olimpico potrebbe presto rappresentare solo un incidente di percorso, utile semmai per ricordarci quanto, specie nel calcio, la distanza tra due squadre di livello, e di conseguenza la differenza tra la gloria e il fallimento, sia più corta di quello che a volte pensiamo.