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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
Lo spogliatoio: Supercoppa!
22 ott 2014
22 ott 2014
Diario dell'esperienza del calciotto a Roma: speciale Supercoppa. Il ritorno dell'AIK Solna, tra altri litigi e vittorie insperate, con un featuring analitico di Daniele V. Morrone.
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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
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Sono arrivato un’ora prima della partita con Daniele e dopo il riscaldamento abbiamo provato tutte le posizioni in cui devo ricevere palla a seconda di dove si trova il pallone. E cosa fare se non ricevo il passaggio che ho dettato. Prima è arrivato VC, che un mese fa ci ha insegnato un riscaldamento molto delicato tutto composto di camminatine ridicole che i colti paragonano al Ministry of Silly Walks dei Monty Python e che i nostri avversari hanno accolto ridacchiando all’ingresso in campo. Sono arrivati dopo di noi, belli, con due ragazze carine in panchina. Una di loro si è accesa una sigaretta a metà partita e io ho chiesto a un avversario di chiederle di spegnerla. Torniamo al riscaldamento: ci ha detto la compagna di GG, mi pare di ricordare, che vedendoci che ci riscaldavamo almeno in sei con quelle camminatine di VC, gli avversari entrando in campo hanno deciso che avrebbero vinto facile. Ma noi abbiamo 33 anni di media e dobbiamo riscaldarci.

 


Prima della Supercoppa ho fatto sbroccare AL che è una persona mite e disponibile. Due anni fa ha passato praticamente un anno giocando solo gli ultimi 5 minuti del torneo di calcetto, sempre presente, e adesso l'ho chiamato per dirgli che sarebbe partito in panchina perché non è in forma e non è venuto alle ultime partite di preparazione (AL è quello che ha avuto il figlio da poco). Lui mi ha detto che i miei discorsi sullo spirito di squadra sono fuffa e che tratto la gente in modo ineguale. Che privilegio persone in squadra che non sanno neanche il suo vero nome (anche se questo in parte è colpa di AL che su Facebook ha uno pseudonimo).

 


Due cose hanno aumentato il mio rendimento nelle ultime amichevoli: il riscaldamento coordinato da VC, e una discussione accesa con MG, che secondo me non mi includeva nelle sue salite dal centrocampo all’area avversaria perché non si fidava di me. Lui ha detto ma no ma no, credo perché aveva paura che lo facessi fuori dall’Aik Solna o forse solo per timidezza, io ho fatto il matto, era alla fine di una partita di allenamento, tra pizza e birra ai tavolini di un circolo a Tor di Quinto: alla fine, imposta la discussione di squadra sull’argomento, ho scoperto che a MG non andavano bene i miei movimenti, e ho migliorato il gioco senza palla (tocco 10 palloni a partita, credo, quindi il movimento senza palla è tutto).

 


In tutte le partite di calciotto in cui ho giocato mi è sembrato di capire che solo due sono le formazioni utilizzate: il 4-2-1 e il 3-3-1. Non so se ci siano altre formazioni, se magari questa è una prerogativa di chi gioca a calciotto a Roma o se semplicemente queste due essendo le più equilibrate finiscono per essere una scelta quasi obbligata. Alla fine si tratta di scegliere prima di tutto con che difesa giocare, una volta scelta quella il resto viene automatico. Se si gioca a quattro avere due centrocampisti ed una punta è quasi obbligatorio. Con la difesa a tre si potrebbe usare più fantasia, ma il 3-3-1 copre meglio tutto il campo. Ad una rapida occhiata si capisce subito che L’AIK gioca con il 4-2-1 di sempre mentre gli avversari vanno con il 3-3-1. Il loro centrale è anche il giocatore più forte della squadra, grande e grosso ha un ottimo controllo del pallone (sembra impossibile levarglielo), avanza sicuro e distribuisce sia il pallone che consigli ai compagni. Contro il solo FP che gioca davanti il centrale non ha problemi ad impostare il pallone e con quei piedi è tutto più facile.

 


Durante un'amichevole precedente alla Supercoppa io e CF, che quest'anno farà spesso coppia con me in difesa e che in campo è l'unico che parla quanto me, abbiamo gridato l'uno contro l'altro. Ho l'impressione che non rispetti il concetto di autorità in generale e la mia in particolare, anche se lui è una persona autoritaria. Se ho capito bene lui ha un'idea di uomo di sinistra per cui non si può essere una buona persona ed essere autoritari al tempo stesso. Lui è una brava persona con mille interessi ma è anche uno di quelli che non sa il nome di AL. Vorrei che diventasse il mio nemico in squadra, ma mi piace cenare con lui e la sua ragazza LNS.

 


Il capo dell’altra squadra, un tipo enorme che poi mi ha marcato, aveva giocato contro di noi anche la finale estiva, perché alcuni dei vincitori del torneo invernale, la “Roma”, avevano partecipato al torneo estivo chiamandosi “Boca”, quindi praticamente finale e supercoppa le abbiamo giocate entrambe contro di lui e qualcun altro. Lui pare abbia detto ai suoi che in realtà eravamo più difficili di quanto sembrassimo durante il riscaldamento. Così mi è stato riferito.
Noi però, va detto, siamo andati lì sapendo di perdere.
Va anche detto che siamo gli unici a quanto pare ad usare il 4-2-1, e va detto che nei circoli romani la gente fa i passaggi no look e corre in maniera maestrale ma è difficile che parli di tattica in spogliatoio, mentre noi abbiamo Daniele che non parla d’altro e ormai prepariamo le partite come fosse il ’91. Non avevo mai capito, prima d’ora, quanto sia un vantaggio prendere sul serio la tattica se hai 7 anni di media più degli avversari.

 


Avendo solo una rete di metallo a separarmi dal campo finisco con appoggiarmici e sparare indicazioni che dubito vengano anche solo sentite dai ragazzi. A VC che, giocando sulla fascia, ha il compito di farsi tutto il campo per mantenere l’ampiezza (col 4-2-1 la fascia è solo sua) lo prendo di mira più degli altri invitandolo a salire appena ha palla e ad arrivare sul fondo, costringendo così la difesa avversaria a muoversi verso di lui lasciando la fascia opposta scoperta. Mi colpisce subito la sindrome da allenatore che urla al terzino solo perché sa che gioca abbastanza vicino da sentirlo. VC gioca bene, mi piace la potenza della sua corsa. Spaventato però forse dalla capacità di palleggio avversaria (fanno circolare la palla in orizzontale cercando il varco con molta calma) arriva poco sul fondo. La fascia opposta presenta lo stesso problema.

 


È andato in vantaggio Daniele mettendo dentro dal lato debole un cross che ha attraversato l’area. Festeggiando con due compagni è caduto per terra, portandoseli dietro. Poi gli altri hanno pareggiato. Hanno pareggiato per due motivi, uno mentale, uno tattico. Il motivo mentale era che l’Aik non è abituato a essere in vantaggio. Ci sono venute le gambe molli. Il motivo tattico l’ha spiegato Daniele nell’intervallo, dandoci la chiave per rientrare in partita: i due centrocampisti nostri non devono seguire sui lati gli avversari che salgono, altrimenti si crea un buco al centro davanti alla difesa. Devono lasciare che i terzini si becchino i quattro esterni del 3-3-1 avversario, arginando e ricevendo aiuto solo arrivati all’altezza della nostra area. In questo modo teniamo un bel tappo al centro. E così non sono più passati molti palloni centrali (è dalle vie centrali che era arrivato il loro gol).

 


Gli avversari muovono bene il pallone e nonostante la richiesta di Daniele di pressare di più, la palla viene riconquistata solo nella propria trequarti costringendo l’AIK ad un gioco estremamente diretto. L’opzione preferita è un lancio di Daniele dalla difesa verso Francesco unica punta in modo tale che lui possa giocare sugli inserimenti dei due centrocampisti GG e MG. Daniele è un ottimo leader dietro, fa sempre capire quello che vuole ai compagni, non so però quanto Francesco abbia capito che il suo ruolo è quello di far salire la squadra più che di andare verso la porta (con la difesa a 3 sono sempre in superiorità su di lui). La cosa mi preoccupa e gli grido di girarsi spalle alla porta per ricevere il pallone invece di girarsi solo all’ultimo quando vede partire il lancio. Con un cenno della testa Francesco mi fa capire di aver sentito e la cosa mi fa molto piacere. Mi piacerebbe anche che giocasse meno al centro per togliere punti di riferimento al leader della difesa avversaria e soprattutto perché quando riceve più largo gli viene più facile giocarla per l’inserimento di MG, il motore della squadra, dotato di una buona conclusione. Però mi accontento del sì al giocare spalle alla porta.

 


Ho trovato una nota nell'iPhone che parla dell'AIK, scritta in estate non so bene quando: “Quando vinciamo è perché gli avversari si adattano alla nostra immagine mentale di squadra di pippe che vince soffrendo. Perché noi siamo una squadra di pazzi e gli avversari non hanno un'immagine mentale loro abbastanza forte da opporre alla nostra. L'immagine che hanno le squadre al nostro torneo è semplice: pensano di vincere perché sono migliori di noi. A noi basta mettergli il dubbio che non sia così, e soprattutto che non basti essere i migliori per vincere. Non sempre ci riusciamo ma quando funziona facciamo credere agli avversari, più o meno contro la loro volontà, che perderanno la partita qualsiasi cosa facciano”.

 


Ho segnato il gol partita facendomi trovare al posto giusto sulla sinistra, vicino alla porta. La porta pareva così piccola vista di lato: sarà stato meno di un metro di visuale. Non ricordo con che piede ho colpito e messo dentro, e nemmeno se ho segnato al volo o stoppando la palla. Mancavano sette minuti. Esultando correndo piano per non avere crisi respiratorie nervose, ho fatto cenno ai ragazzi di non abbracciarmi. Hanno riso mentre mi festeggiavano a distanza. Due giorni dopo l’ho detto all’analista, e ovviamente si è scoperto che ho paura che l’amore altrui mi soffochi. E in effetti quando li avevo visti correre verso di me avevo sentito l’aria uscire dai polmoni. Allora, mentre ne parlavo sdraiato sul lettino, mi sono messo a piangere (sto per piangere anche al ricordo del ricordo), e ho mormorato: “Che peccato, quando mi ricapita di farmi abbracciare dai compagni perché ho segnato il gol vittoria in una finale?”. Mi sono messo a piangere anche ora che l’ho scritto. Qualche giorno dopo abbiamo giocato a calcetto per allenarci e ho raccontato a FC, MG e CF che cosa aveva detto l’analista e la mia reazione. Sentito il racconto i tre mi hanno abbracciato.

 


Nel riscaldamento della Supercoppa mi sembrava che GG dicesse qualcosa nell'orecchio di CF prima del mio discorso motivazionale e gli ho sbroccato davanti a tutti. Lui ha negato. TL dopo la finale non è quasi più venuto a giocare, dice che non ha voglia e io gli ho scritto che se vuole ci vediamo e parliamo di altro, ma in realtà vorrei parlare del perché non viene a giocare. Non riesco a non avercela con LD, l'autore del gol vittoria in finale a cui mando messaggi per farlo sentire importante, quando non viene a giocare, magari perché deve lavorare. Se mi scrive non risponde.

 


Alla fine il palleggio avversario è abbastanza sterile, la difesa a 4 dell’AIK viene aiutata dai due centrocampisti che si abbassano molto creando un vero muro al limite dell’area. Il pallone fa tutto il giro, ma non c’è spazio per tirare in porta. Giocare così schiacciati però porta Francesco ad essere troppo isolato e il pressing voluto da Daniele non riesce veramente ad innescarsi. Ci penso ma sul momento non mi viene in mente una soluzione migliore, alla fine la difesa regge e gli avversari sono innocui nonostante il centrocampo sia loro. Il gol della vittoria è bellissimo dato che premia proprio la scelta di giocare in modo diretto. Lancio lungo, passaggio, gol. I colori sono gli stessi del Borussia Dortmund non a caso. La vittoria dell’AIK è stata meritata quanto inaspettata per la tranquillità con cui è arrivata. A fine serata in piena pizza post partita mi esalto nel descrivere l’importanza proprio del lancio sul gol, finendo col parlare di hockey pass (passaggio prima dell’assist) come del passaggio più sottovalutato dalle statistiche.

 


Un conoscente che legge la rubrica, incontrato dopo la finale vinta dall'AIK mentre ero in vacanza in Grecia, mi ha chiesto se era stato uno smacco per me che litigo con tutti, che mi compro la lavagnetta e faccio le tattiche, che strillo in campo, il fatto che l'AIK abbia vinto senza di me. Dal tono mi sembrava di sentire dell'antipatia e posso capirlo (anche giocando a volte ispiro antipatia). Sono un manipolatore che poi racconta la sua storia da una prospettiva edificante. Ma ho una visione, una visione che era anche le partite di calcetto organizzate a fatica con due pomeriggi di telefonate, ma che adesso è cresciuta al punto da essere indipendente dalla mia presenza fisica. Mi sono impossessato dei miei compagni come il cattivo in Ghostbusters si impossessa dell'omino Michelin. Potete non rispettare me, ma questo è un mio successo vero da organizzatore/allenatore/plagiatore. Comunque in Supercoppa c'ero, ho segnato il gol del vantaggio su calcio d'angolo e cominciato l'azione del 2-1.

 


La compagna di GG soffre perché GG a volte la costringe a venirci a vedere. L’ha scritto sul suo blog, dove diceva anche che alla fine si era divertita a vedere i maschi che si divertono. A cena dopo la partita, alla presenza di tre compagne e due figli, la scena la ruba il figlio di FC, che ha due anni e pochi mesi e fa versi e gesticola come GDA quando ci vede animarci rievocando la partita. Quanto al figlio di GG, ho detto al padre che è satanista perché il piccolo mi guardava storto.
Si può dire tutto, di pomeriggio, al tramonto, in un circolo tutto verde sintetico e tavole di legno. Dopo si va a bere per festeggiare, le birre costano da morire, i bambini esultano abbracciando i padri, c’è chi si aggira dicendo “ho segnato il gol partita”, le fidanzate da casa commentano su Whatsapp, fa buio, ci si ubriaca in un minuto.

 


Abbiamo festeggiato cenando insieme. Ho fatto un discorso costruttivo sul fatto che siamo pazzi ma non siamo soli e che questo è “il senso del calcio”. La metà dei miei compagni non la conosco davvero e non mi conosce. Ci vogliono altri litigi.

 
 

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