Pareggio 1-1 (fine primo tempo 0-1)
Venerdì ore 21 , tempo sereno, freddo, umidità foresta pluviale, Villaggio Olimpico.
Daniele
Dopo il riscaldamento di VC, con le camminate buffe che sciolgono a uno a uno i muscoli di gambe e piedi, sono andato a pisciare nello spazio dietro il campo nascosto da una rete scura attaccata a quella metallica di recinzione. Una discarica di materiali abbandonati tipo una vecchia porta da calcetto senza rete, delle raggiere per biciclette, sedie di plastica spaccate, reti da tennis, coni. Non so se i miei compagni se ne sono accorti ma prima della partita mi scappa sempre. Ascolto il rumore delle macchine sul lungotevere che viene da davanti, i rumori del campo alle mie spalle: le voci, i tiri sulla rete metallica; guardo il vapore che si alza dall'erba umida e ogni tanto giro il collo approfittando del fatto che da vicino la rete scura diventa semi trasparente: loro non mi vedono ma io vedo loro. È l'unico momento che fa già parte della partita in cui non sto dicendo niente a nessuno. Quando torno la squadra sta facendo girare il pallone, o tirando in porta, per un attimo sono ancora in pace ma appena sono tra di loro mi sento in dovere di controllarli tutti e allora gli dico di non tirare in porta e come si devono passare il pallone per scaldarsi meglio. Mentre pisciavo mi dicevo che poi dovevo scrivere di quel momento, perché per me dentro quella solitudine c'era parte dell'essenza stessa del calcio, ma ogni volta smentisco questa mia credenza perché ho paura di stare solo in campo e che smettendo di parlare smetterei di esistere.
Francesco
Il giorno prima, mi è venuta la febbre. Avrei saltato la seconda di campionato dopo aver perso la prima perché ero a Bologna a presentare il romanzo. Il giorno prima, giovedì, avevo una presentazione a Roma, in centro. Avevo sentito arrivare la febbre già a pranzo, poi ero andato dall’analista in motorino, a quel punto ero malato, e la sera ero salito ancora sul motorino per andare a Monti. Ero vestito da sciatore, con la calzamaglia sotto ai pantaloni grigi elastici da passeggiata in montagna, e un maglione e una maglia sopra alla maglietta bianca a maniche lunghe. Nel corso della presentazione ho bevuto vino rosso che mi ha aiutato a sudare. Ho preso due aspirine ogni otto ore. Dopo la presentazione mi sentivo già meno caldo, e la notte ho sudato tutto, così la mattina dopo, al risveglio, ho capito che avrei giocato. Mi sono chiesto cosa si provava a giocare con la febbre. Sono stato un bambino obbediente e non ho mai fatto le cose quando non le dovevo fare. L’unico strappo è stato forse spaccarmi un sopracciglio su uno skate che non sapevo usare mentre i miei genitori erano in viaggio e nonna dormiva a casa nostra. Insomma, a 37 anni ancora mi capita di fare per la prima volta cose da bambino come non dire che ho la febbre. In questo caso l’ho taciuto a FM, la mia fidanzata, che non mi avrebbe mai lasciato andare. Anche perché se mi ammalo per cose mie e poi non ci sono per cose che dobbiamo fare insieme pensa che sono immaturo.
Daniele
Ho provato una grande frustrazione tutta la partita perché, semplicemente, come può capitare anche alle squadre vere, eravamo entrati in campo mosci contro avversari che per una volta non erano più forti di noi. Francesco dice che non accetto di stare nel flusso della partita. Ho la scusa che in effetti il flusso della partita non andava come volevo, ma questo mi capita anche quando vinciamo, c'è sempre un motivo per sentirmi frustrato.
Francesco
Daniele ha fatto una cosa da malato: ci ha detto che secondo l’organizzatore questa squadra era più forte di quella dell’altra volta. Dopo la partita ci ha rivelato che non era vero, che ce l’aveva detto per motivarci. Ci siamo parlati con gli altri compagni e abbiamo deciso che dobbiamo far capire a Daniele che la squadra non è un parto della sua immaginazione ma una realtà tangibile fatta di sensibilità diverse che potrebbero prendere in mano la partita nei momenti in cui lui svalvola. Ma lui vuole tenere la squadra in pugno. Ci sono momenti, nello spogliatoio, in cui Daniele è come avesse tre bocche: con una sta spiegando a un compagno che il suo approccio alle cene di squadra è sbagliato, con un’altra sta sgridando chi non mette i soldi, con la terza sta dicendo quali errori tattici abbiamo fatto. In macchina, dopo la partita, mentre ci spostavamo verso la Formula 1, la pizzeria di San Lorenzo, per la cena con alcuni dei compagni, sono finalmente riuscito a spiegargli cosa gli fa male del suo tentativo di controllare tutto: non si godrà mai la squadra come ce la godiamo noi. Qui sopra ha scritto che io intendevo flusso della partita, ma mi interessa il flusso della squadra. Che veda la squadra come un flusso di sensibilità che si avvicendano, si danno qualcosa reciprocamente, secondo i momenti.
Daniele
Siamo andati sotto 1-0 su calcio d'angolo (di solito difendiamo con 3 uomini a zona e il resto a uomo, stavolta non do perché eravamo tutti a uomo e a qualcuno è sfuggito un avversario). Senza la palla tra i piedi mi distraevo in continuazione, gli avversari mi sembravano così inferiori che sentivo di potermelo permettere ma so che a tratti giochiamo con un uomo in meno a causa mia. Le cose non funzionavano a centrocampo, con il primo centrocampista, né CF né LD riuscivano a liberarsi bene e dalla difesa cercavo direttamente Francesco che è in grande forma in questo periodo: la sua seconda palla arrivava più spesso del solito pulita per gli inserimenti di MG (che è il secondo centrocampista del 4-2-1, MG è una specie di enganche su una seconda linea tra il primo centrocampista e la punta, ma nelle partite difficili sa anche muoversi da mezzala negli spazi). Passando dalla paura iniziale alla fretta di recuperare lo svantaggio abbiamo snaturato il nostro gioco senza difenderci veramente e senza costruire le azioni con un numero sufficiente di passaggi.
Francesco
Poi a cena ho detto che ciò che mi fa rabbia di questa squadra è che potremmo viverla come un’arte marziale, e completare ogni movimento che il rispettivo ruolo ci richiede per la gioia del lavoro ben fatto, ma poi non raggiungiamo quella vibrazione mistica. Siamo l’unica squadra del torneo che parla di tattica in spogliatoio, è evidente. Però poi molti di noi non interrogano i compagni per capire come giocare. C’è troppo egoismo, che è contrario al vero perfezionamento di sé e alla vera felicità. Io seguo le visioni olistiche di Phil Jackson e Greg Popovich. Ormai provo un piacere totale, solitario e mistico quando faccio quel che mi ordinano di fare in campo. Vengo al centro, la tocco in dietro, mi allargo sulla sinistra a portar via un difensore avversario. Sgomito per controllare la palla che mi viene data in profondità, e la scarico dietro al centrocampista che si inserisce. Nella perdita del sé sto trovando la felicità calcistica. I compagni non capiscono che io ho in mente una setta religiosa più che una squadra di calcio. I centrocampisti cercano il gol eroico col tiro da fuori che risolve. Cercano la realizzazione personale, non sentono ancora l’ebbrezza dell’alveare, dell’extra pass.
Daniele
GG per venire al campo ha fatto tornare prima la sua compagna da una cena di lavoro. Francesco aveva la febbre il giorno prima della partita e in settimana ci ha mandato le foto dell'applicazione che gli conta le calorie quando cammina, cammina apposta per l'AIK. CF sta facendo una dieta con 4 giorni di digiuno totale (solo acqua), durante i quali ha perso 6 chili. Per colpa della dieta CF non ha la forza di litigare con me ma so che sta vivendo un momento difficile; anche GG, ALZ, MG, TL che ora è in vacanza da solo in Argentina e ci scrive ogni giorno cose tipo “Che bel romanzo l'AIK!”, stanno vivendo periodi duri. Degli altri non so come stanno FC, LD, AL, ALZ, perché non vengono a cena dopo le partite. Anche io sto passando un periodo nuovo e complicato ma niente di negativo. Però non ha senso provare a parlare di me stesso se non dicessi che volevo scrivere dei libri e non lo sto facendo, che sul mio tavolo vicino a So Foot ci sono Philip Roth e Virginia Woolf, che anche se sto facendo tutte cose che mi piacciono e non faccio il cameriere da due anni forse non sto diventando lo scrittore che volevo. Non so se soffro davvero per questa cosa o se qualcosa mi impedisce di ammettere che, in realtà, non ne soffro neanche.
Francesco
Creare un’intelligenza di squadra in campo per superare la frustrazione che proviamo sul lavoro.
Daniele
Il secondo tempo abbiamo capito che o facevamo qualcosa o la partita sarebbe finita 1-0 (anche perché gli arbitri di Roma rubano un paio di minuti a tempo). Abbiamo quasi pareggiato con la prima azione: abbiamo battuto noi e siamo arrivati al tiro dal limite dell'area senza che gli avversari avessero toccato palla (MG, di poco al lato). Il pareggio vero e proprio è arrivato dopo un'azione complessa che sembrava finita quando Francesco ha provato una mezza rovesciata su un cross e la palla si è alzata a campanile. Francesco però l'ha messa giù di collo sul lato sinistra dell'area, vicino alla riga di fondo, coprendola di spalle su un avversario, poi non si sa bene come è riuscito a girarsi e ha crossato a rientrare sul secondo palo. Sulla palla è arrivato velocissimo VC dalla destra e di controbalzo, di suola, cadendo, l'ha messa sotto la traversa.
Francesco
Credo di aver fatto quel controllo precisissimo di una palla che scendeva a campanile perché ho accettato il mio ruolo di sentinella dell’ala sinistra. Era mio dovere salvare quella palla dalla linea di fondo e non ricordo come ho fatto a controllarla e rimetterla al centro, ma ricordo la soddisfazione del lavoro completato. Aver messo tutta la concentrazione in quel salvataggio ha allontanato tutto ciò che in questo momento mi disgusta del mio lavoro, dell’editoria, della scena letteraria, della roulette di rappresentazioni pubbliche che va truccata sotto il tavolo perché si possa continuare a dire di essere scrittori a fronte di un costante fallimento commerciale. Quella palla addomesticata e rimessa in mezzo per VC è una possibilità di rapporto virtuoso con la natura e con il caos. Accettare che la palla da me svirgolata sul tiro precedente possa aver preso la parabola a campanile e dirsi che la cosa da fare è seguire con gli occhi la sua parabola in cielo e poi vedere precisamente dove cade per farla mia e poi regalarla subito a qualcun altro.
Poi ovviamente me la sono tirata dopo il gol, indicando tutti con l’indice, per dire: “Guardate che ho fatto”. Alla perdita di sé fa sempre seguito, nel mio caso, una soddisfazione così eccessiva che ritorno nelle pesantezze dell’io con tutte le scarpette.
Daniele
Quando la partita è finita me la sono presa con l'arbitro che non aveva dato il recupero (ho bluffato dicendo che avevamo un cronometro in panchina e l'arbitro ha abbozzato) e con l'organizzatore perché qualcuno ha rubato il casco di LD dalla panchina. Prima della partita gli avevo chiesto com'erano gli avversari e mi aveva detto che secondo lui eravamo più forti noi. Nello spogliatoio però avevo provato a motivare gli altri dicendo che gli avversari erano più forti di quelli della settimana passata. Quindi almeno parte della colpa se siamo entrati in campo spaventati e abbiamo buttato un tempo è mia. Dopo il diario della settimana scorsa stavo male al pensiero che stavamo vincendo troppo, dopo aver perso troppo, che non si può vincere sempre o perdere sempre. Per fortuna in squadra c'è anche VC, che sotto la doccia era tutto contento non tanto per il gol ma perché da quando c'è lui l'AIK non ha mai perso.
Francesco
Mi dispiace approfittare del fatto che io leggo i paragrafi di Daniele e ci scrivo in mezzo, mentre lui legge i miei dopo, però vorrei dire che questi due sboroni di Daniele e VC che ragionano sul vincere quanto, quando, come, e che pensano alla propria reputazione in rapporto all’andamento della partita è come se prendessero la novocaina prima di giocare. Non sentono niente di quanto succede davvero in campo. Con le loro fantasie morbose di gol da centrocampo superano col pensiero la partita per proiettarsi direttamente sul titolo di giornale che nella loro testa segue ogni loro prestazione. Lo scrivo qui perché so che i compagni leggono questa rubrica e la tengono in conto. VC, ascolta: questa fissazione che tu non perdi mai è il motivo per cui vedi ogni cavalcata sulla destra come una cosa ineluttabile che deve ineluttabilmente terminare in un tiro del cazzo contro la rete verde del campo. Cresci. Passamela. Sto qui: sul secondo palo.