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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
Lo Spogliatoio s02 e11
18 feb 2015
18 feb 2015
Contare i minuti giocati e provare a litigare meglio in un parco giochi per trenta-quarantenni sensibili. Dov'è finito il nostro AIK?
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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
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Siamo quarti a pari punti con l'Everton, che però ha una partita in meno. Questo torneo funziona così: le prime quattro di ogni girone (ce ne sono due) giocano le finali tra di loro; le altre fanno delle finali separate. Lo scorso anno le perdevamo tutte per cui non guardavamo mai la classifica, adesso vogliamo arrivare tra le prime quattro per provare a vincere le finali tra le migliori. Va detto che noi siamo iscritti alla Serie B del torneo. Secondo l'organizzatore la sola differenza tra A e B è che in A ci sono i veri fomentati e che la B è per chi vuole stare un po' più tranquillo. “Voi potreste giocare in Serie A”, ha aggiunto. Il Tottenham era una squadra modesta, con un attaccante alto e un solo centrocampista con dei bei piedi, il resto difendeva con attenzione. Senza MG (infortunato) e LD (buca per cena di lavoro) non avevamo nessuno in grado di percorrere distanze significative palla al piede.

 



Oggi mi dispiace un po’ scrivere dopo Daniele, perché ho letto i suoi paragrafi e ho visto che è amareggiato. L’aspetto epico dell’essere amareggiati per uno zero a zero con una squadra più debole lo rispetto, e lascio che se lo goda, ma vorrei provare ad aggiungere degli elementi. Un tempo, con altri compagni, io e Daniele giocavamo, poi mangiavamo due patatine bevendo una birra in bottiglia e correvamo a casa. Adesso l’AIK è un parco giochi per trenta-quarantenni sensibili: chat di gruppo, aperitivi, cene, passeggiate in centro, telefonate di cortesia. Siamo come un bel gruppo di vedove che ha deciso di vivere in modo pimpante la terza età. Siccome possiamo paragonare i trent’anni di oggi alla terza età, perché incertezza e scarso futuro ci fanno vivere l’estate della vita con i ritmi e le paure dell’inverno, aver reagito a questa terza età improvvisa, a questo inverno fuori stagione, creando un allegro gruppo di vedove, è tantissimo e dovremmo ringraziare il cielo quando facciamo il rosario insieme.

 



L'unico modo per continuare a crescere sarebbe prenotare un campo solo per noi, senza avversari, una seconda sera a settimana. In ogni caso ho difficoltà a far passare messaggi semplici come quello di girarsi verso la difesa quando siamo in difficoltà, non credo riuscirei a dire agli altri come muoversi. Tra l'altro non lo so, dovrei studiare. A volte anche se dico una cosa ragionevole mi arrivano risposte: “Sì, però...”. Anche io rispondo spesso: “Sì, però...”. So bene che in realtà significa: “No ti prego non ti voglio ascoltare”. Oppure sono io a dirlo con il tono sbagliato, come se fosse un rimprovero. Non credo che sarei stato un bravo allenatore e forse ha ragione Spalletti quando dice che allenare è un mestiere impossibile.

 



È difficile spiegare per esempio ai nostri genitori quanto fa schifo avere trent’anni o quaranta proprio adesso. L’Italia è come l’Inter post-

: non è riuscita a chiudere un ciclo e aprirne un altro, ma hanno tutti l’aria satolla mentre continuano a perdere. Noi nella squadra abbiamo trovato un motivo di calore, allegria, partecipazione. Potevamo diventare fascisti, con queste premesse, e invece eccoci al parco a correre per farci polpacci fortissimi e polmoni verdi. E questo vorrei dire a Daniele: il fatto che si siano approfonditi i rapporti vuol dire pure che si può litigare meglio. Abbiamo tutti capito che GDA ci è rimasto male per aver giocato poco, e abbiamo capito che io non posso incazzarmi per le parole ambigue con cui MG dalla panchina motiva il cambio, perché poi mando in depressione CF. Questa è comunicazione: va accettata, è la prova che è tutto vero.

 



Sono di cattivo umore adesso che scrivo perché ho litigato con la mia fidanzata e in generale mi sembra inumano prendere decisioni più o meno definitive come comprare casa e sposarsi. Ero di cattivo umore al campo, ho saltato anche la pisciata di rito all'aria aperta, l'ho fatta nel bagno dello spogliatoio e mentre ero lì ho pensato che non avevo voglia di giocare, perché quando si parla della squadra si dimenticano tutti di inserirmi in formazione. Il mio stato d'animo è peggiorato quando in campo Francesco, dopo un mese che non giocava, ha iniziato a gridare che non voleva essere sostituito. Anche ALZ si lamentava del suo minutaggio, in panchina, sotto voce. MG ha fatto casino con i cambi e ci siamo ritrovati a metà del secondo tempo senza nessun giocatore offensivo (tranne Fra) in campo. CF ha fatto il gesto innaturale di chiamarsi fuori da solo nei minuti finali di partita, GDA ha sbroccato negli spogliatoi perché sono tre partite che dice di stare bene ma noi continuiamo a considerarlo infortunato e a tenerlo in panchina. Francesco a cena ha minacciato di tirarmi un bicchiere (pieno).

 



Non pensavo che avrei mai detto una cosa del genere nella mia vita: trovo che quest’esperienza, arrivati a questo punto della mia vita, sarebbe più bella se non ne dovessi parlare.

 



TL sa portare palla ma gioca davanti alla difesa e il campo che deve coprire è troppo. Anche GG e VC la portano, ma sulla fascia. Quando si è infortunato TL nel secondo tempo ho giocato io a centrocampo, e io non sono un portatore di palla. Avremmo dovuto fare molti più passaggi, cercare di giocare anche con i difensori, far durare di più le nostre azioni, che invece finivano subito. Abbiamo provato a spostare il gioco sui lati con il 3-3-1, in particolare su VC che è diventato Maicon ormai, sta altissimo e ogni volta che ha la palla tra i piedi punta il terzino opposto. Abbiamo chiuso il Tottenham nella loro metà campo, io ho francobollato il centrocampista forte perché mi sembrava proprio il tipo di partita che potevamo perdere. Ho calciato tre punizioni da centrocampo, il portiere ha fatto due belle parate e sulla terza, alta di poco, non credo sarebbe arrivato. I compagni in area si sono lamentati perché volevano il cross. Poi VC ha sbagliato il rigore, dopo aver preso la palla senza dire niente a nessuno. Se avesse segnato il suo sarebbe stato il gesto di uno capace di prendersi le proprie responsabilità, così è sembrato solo egoista ed è finito in ginocchio con le mani in faccia. VC è entrambe le cose, oppure non è nessuna delle due, è il risultato di quello che facciamo che decide per noi.

 



L’eroe della partita è stato VC, neocapitano: ci hanno dato un rigore nei minuti di recupero per un fallo su un quasi inarrestabile FDA, mio sostituto in attacco, giovanissimo. GG ha deciso che lo tirava VC, gli sembrava il più sicuro. Pelato, coi baffi, un falso-duro più che un falso-magro, VC è andato sul pallone, ha preso la rincorsa, ha tirato, ha scheggiato la traversa. Dopo tante partite dell’AIK senza né foto né filmati, stavolta in panchina avevamo un’amica che ha fatto un video con la moviola del suo errore. È finita zero a zero, a cena si è discusso di quanto fosse giusto rimanerci male per non aver vinto.
Io sono in forma, sono contento di essere tornato, anche se già rosico perché salterò quasi di certo tutti i playoff per il viaggio di nozze. Non sono lucido sottoporta, spero di vederla meglio venerdì.

 



Dov'è finito il nostro AIK? Lo spirito di sacrificio con cui sconfiggevamo squadre di solisti? Come siamo passati dal metterci reciprocamente in condizione di dare il meglio a cercare ognuno la giocata, a contare i minuti che giochiamo? Non credo davvero neanche io a queste domande. Non mi fido delle mie interpretazioni, mentre penso mi rendo conto dell'inautenticità dei miei ragionamenti. Dopo la terza punizione ho guardato il cielo in cerca di aiuto: perché non si è abbassata di qualche centimetro in più? Adesso immaginatemi in ginocchio al centro del salotto, ai piedi del divano nuovo di Ikea, enorme perché lo abbiamo comprato su internet, mentre digito l'appello disperato: Dov'è finito il nostro AIK? La sola cosa sincera da dire è che se domani tutto questo finisse sarei molto triste.

 
 

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