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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
Lo Spogliatoio s02 e08
28 gen 2015
28 gen 2015
Sta per iniziare il girone di ritorno, altri litigi, altre vittorie e sconfitte, ma il diario si avvicina alla fine?
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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
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La partita è finita prima della fine dei tempi regolamentari perché l'arbitro non ne poteva più dei ragazzini contro cui giocavamo. Ha espulso due di loro, più l'allenatore che sul 4-2 è entrato in campo, ha preso la palla e l'ha calciata sopra la rete nel campo a fianco. Uno dei loro uscendo con una sigaretta in bocca mi ha detto: “Però voi non potete gridarci cose tipo:

”. Il Kennedy è un liceo privato in cui i figli di papà pluri-bocciati recuperano due anni in uno, Francesco è specializzato in questo genere di trash talking. AL (sempre più colonna della squadra), imbruttendo a uno con la faccia a due centimetri dalla sua ma tranquillissimo, gli ha detto: “Siete stati stupidi. Vi abbiamo preso per il culo e voi ci siete cascati”. Abbiamo giocato bene e li abbiamo anche fatti impazzire. Non è facile. Loro ad esempio hanno giocato male e se la sono presa con l'arbitro. Oppure ci offendevano male, tipo quello che ha gridato: “Sono quattro mongoloidi”, un attimo prima che TL segnasse direttamente da calcio d'angolo.

 



Ho bevuto due martini di solo gin prima di uscire, per arrivare carico, avevo l’intenzione di recitare la parte di Ferrero, il presidente matto della Sampdoria, e credo di esserci riuscito. Al campo ho mangiato patatine, Kinder maxi e qualcosa della Milka e bevuto due birre. La birra serve a far decollare il gin. Ciò mi ha reso molto utile ai compagni, perché ho potuto insultare gli avversari in perfetta allegria, contribuendo a deconcentrarli. Daniele mi insultava perché lui dava le vere indicazioni tattiche alla nostra squadra e non voleva che deconcentrassi loro. Secondo me Daniele non si lascia mai andare, ma lo dico sapendo che magari io mi lascio andare solo se bevo quindi non posso giudicare troppo.

 



Di nuovo fuori sia io che Fra, il polpaccio mi tira ancora. Dalla panchina le minacce e le provocazioni mi mettono ansia e ho vissuto male la violenza della partita. Non che giocando la viva bene, io sono quello che non si sa controllare e mette le mani in faccia. Sbrocco in modo autodistruttivo tipo Mexes. E catalizzo la violenza dei miei compagni dandogli male le indicazioni tattiche, se sto fuori invece mi ascoltano e si fidano.

 



La mia vita sta cambiando. Non sono più tanto sicuro di aver fatto ciò che volevo fare nella vita. Sono scontento di molte scelte, pensavo di essere più libero e invece ora mi chiedo, e se dovessi fare l’istruttore di arrampicata, invece? In questo contesto, l’attuale crisi della squadra crea momenti molto belli. Abbiamo raggiunto uno di noi in un bar a metà pomeriggio, è venuta anche FM, la mia fidanzata. Abbiamo parlato di cambiare lavori, di capiufficio, di ex mogli. Ieri invece abbiamo visto un film da un altro che ha lasciato il lavoro. Non tutti in blocco, a tre a tre, ma non voglio fare nomi. Abbiamo visto

, il film sul ragazzo che vuole diventare un grande batterista e viene plagiato dall’insegnante e abbiamo detto che se lo vede Daniele poi prende un giovane attaccante e lo plagia per farlo migliorare. Io ho ammesso di aver fatto lo stesso, nella vita, con la scusa della scrittura.

 



LD, il giovane eroe che gioca con gli occhiali, che di solito non la passa facendoci giocare male ma che la scorsa settimana ha segnato 3 gol passandola anche, ha dato buca per ragioni di lavoro (quando non la passa, lui è Ulisse e noi siamo i suoi compagni trasformati in porci da Circe). LD è il fratello di un caro amico che non sento mai, giochiamo insieme da anni ma non sento mai neanche lui. Forse mi sono vendicato dell'assenza del fratello dalla mia vita quando gli ho sbroccato sul gruppo facebook. Stile Garcia: ho detto che se non viene mai è difficile costruire un gioco insieme. Confondendo gioco e amicizia. Senza giocatori offensivi ho portato avanti CF dicendogli di riempire l'area e pressare, giocando come un difensore avanzato, non un attaccante. Da quello spostamento ne sono derivati altri che pensavo avessero complicato troppo le cose, ma nessuno ha avuto da ridire e il modulo sembrava adatto alle loro caratteristiche.

 



Nel frattempo sto frequentando il guru di VC, che gli ha salvato la schiena. Ha decine di diplomi, ha fatto qualunque scuola, dal Reiki all’avvitare bulloni nei gomiti, al massaggio cranio-sacrale. A me ha fatto un massaggio al fegato per sciogliere il polpaccio stirato. Dice che serve a impedire che i tessuti connettivi di quell’area, incollati fra loro e induriti, continuino a ostacolare il movimento degli arti. Nel frattempo un altro osteopata mi riattiva la spalla destra su cui ho la massa muscolare dimezzata causa ostruzione di un grumo di sangue sotto la scapola. Il campo è lontano, ma stasera vado a vedere la partita. Non potrò insultare gli avversari, perché il Sassuolo è una squadra amica. Credo che non berrò. Il guru di VC mi ha massaggiato il tessuto connettivo degli organi della pancia, dice che se non li separi bene non scorre il liquido interstiziale, si induriscono e funzionano male: col massaggio si separano. Ho chiesto se la cosa curava anche il reflusso gastroesofageo e ha detto Vediamo. Dopodiché ho bevuto ogni sera e non ho mai preso il Gaviscon delle tre di notte. Ho continuato a bere perché era come se il mio stomaco producesse gastroprotettori naturali ora che il guru mi ha massaggiato l’esofago. Però adesso basta per almeno due sere.

 



Ero preoccupato perché gli avversari avevano più punti di noi e quasi il doppio dei gol fatti. Prima che iniziasse mi dicevo che almeno eravamo sicuri di entrare in campo preparati. Dovevamo fare una partita attenta ma non farci schiacciare, pressare all'altezza della metà campo e attaccare in modo diretto senza sbilanciarci. Sapevamo come piazzarci su calcio d'angolo, sia in difesa che in attacco. Non deve funzionare ogni dettaglio di quello che prepari, ma se sai prima cosa fare poi puoi anche improvvisare. Gli avversari hanno giocato come gli veniva. Loro pensano di aver perso perché noi abbiamo giocato sporco, ma hanno un'idea di calcio stupida e non erano abbastanza più forti da batterci senza usare il cervello (anche se la loro punta era notevole).

 



Quando sarà guarito il polpaccio comincerò un programma di allenamento. L’ho chiesto al guru; dice che se voglio giocare seriamente mi tocca andare a correre tre volte a settimana e potenziare le spalle e le braccia. Penso che lo farò: anche perché quest’anno, non so cos’è, ma sono davvero infelice per il mio lavoro, non mi dà più gioia. Mi sa che mi toccherà fare la persona normale e cominciare a chiedere ad acido lattico e endorfine di stabilire il mio umore, e non la bellezza di una pagina scritta o la reazione di un editor a un’idea proposta. È bello avere un diario su cui scriverlo, anche se vorrei smettere pure questo e stare in vacanza per un anno a farmi massaggiare il fegato. Chissà come sarà fare un torneo senza scriverne. Scriverne ha cambiato radicalmente il mio rapporto con la squadra e con i tornei, rendendolo più forte, ma ora credo che sarebbe più bello non scriverne più.

 



Dopo un po' di anni ho una collezione mentale di tipi che impazziscono contro di noi. Un quarantenne, quando ancora giocavamo a calcetto, ci ha gridato contro dopo aver perso: “Delitto perfetto!”. Stavolta uno ha minacciato: “Toccami e la tua vita è finita!”. Era magrolino e io ho interpretato la cosa come: “Mio padre è potentissimo, ti posso rovinare”. A un certo punto ho detto al portiere: “Stai calmo che domani c'hai scuola”. E lui ha risposto: “Ah, sì? E voi che avete, l'università”. La panchina gli è scoppiata a ridere in faccia. L'organizzatore mi ha detto che ci siamo fatti una brutta fama, nella stessa telefonata in cui ho scoperto che ci sarà un girone di ritorno. Io adesso mi faccio i film che quelli con cui abbiamo litigato al ritorno si presentano con gente brutta.

 
 

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