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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
Lo Spogliatoio s02 e07
19 gen 2015
19 gen 2015
Ricomincia il torneo, tra infortuni, paranoie e percorsi spirituali.
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Daniele Manusia e Francesco Pacifico
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Sia io che Francesco non abbiamo giocato perché infortunati ed è stata la nostra vittoria più larga e meritata, contro avversari che avevano 4 punti in più di noi e avevano battuto quelli contro cui avevamo perso prima delle vacanze di Natale. Senza un vero attaccante abbiamo sperimentato un nuovo modulo a due punte (4-1-2): con i movimenti di una classica coppia di attaccanti in fase offensiva (uno incontro, uno in profondità) e uno dei due che doveva scivolare a centrocampo in fase difensiva. Siamo andati in vantaggio subito, due gol di LD da fuori area, e gli avversari sembravano confusi. Sul 3-0 a fine primo tempo eravamo stanchi e siamo passati al solito 4-2-1, abbassando il baricentro e ripartendo veloci. Siamo arrivati fino al 6-0, poi abbiamo provato un 2-2-3 con VC e GG, i due terzini, come attaccanti, abbiamo avuto almeno cinque occasioni da soli davanti al portiere e abbiamo subito tre gol. Io mi sono divertito ma ho paura che i miei compagni preferiscano che non giochi.

 



La massa muscolare della mia spalla destra si è dimezzata. Ho un problema alla cuffia tendinea e oggi vado dall’osteopata a capire come uscirne. Non ho giocato e salterò anche le ultime due partite prima del girone di ritorno. Volevo andare a sostenere l’Aik ma mia sorella aveva bisogno d’aiuto con i figli piccoli perché il marito doveva trattenersi al lavoro. Le sole due vittorie con più di un gol di scarto, quest’anno, sono arrivate nelle mie due assenze. Non sono di quelli che se ne vanno col pallone dicendo il pallone è mio, ma quando GG su whatsapp ha scritto a me e a qualcun altro “Squadra che vince non si cambia”, sono impazzito, ho smesso di chattare da allora, e intervengo nella chat di gruppo solo per cambiarne il titolo. Fra i titoli usati: “Ex amici” o qualcosa del genere. Come faccio a rientrare se senza di me giocano così bene?

 



Lunedì scorso ho fatto una cazzata sul lavoro, me ne sono accorto poco prima di giocare l'ultima amichevole precedente alla ripresa del torneo e non mi sono scaldato. Sono rimasto in panchina a mandarmi una mail di appunti dall'iPhone, su come potevo rimediare all'errore. Ho telefonato a mio padre e gli ho detto della cazzata che avevo fatto, lui si è preoccupato e basta. Durante una delle prime azioni ho perso palla da ultimo uomo e abbiamo subito gol, ho provato a chiamare fallo e GG con cui avevo già iniziato a litigare mi ha detto che avevo fatto una cazzata. Gli sono andato vicino dicendogli che non mi piaceva come mi parlava e lui ha chiesto con calma: “Che è una minaccia?”. Dopo pochi minuti mi si è contratto il polpaccio. Durante le vacanze ho parlato con Francesco del periodo che sto passando, ho paura di essere depresso, lui dice che sono solo uno che muore dalla voglia di vivere tutto il tempo (le parole esatte erano queste o le ho cambiate io nel ricordo?). Allora forse mi sono infortunato perché così non posso fare niente, non rischio nulla. L'infortunio di Francesco sembra più serio, alla spalla, mi mette l'ansia quando ne parla e ammutolisco per paura di dire qualcosa che aumenti l'ansia di Francesco.

 



Ho iniziato troppo tardi a tenerci al calcio. Perché i miei genitori non mi hanno iscritto a scuola calcio? Conoscendo mia madre direi che non le piaceva l’ambiente. Quante occasioni di felicità ho perso per questa ragione. Ho fatto gli scout – come se quello non fosse un ambientino, alcuni dei capi erano fascisti – e gli scout erano quella nuvola di noia nelle cui pause ci si infrattava a pomiciare o si giocava a pallone fuori dagli orari delle attività perché il calcio forse era considerato diseducativo ed era meglio giocare a touché, il rugby senza placcaggi.

 



L'arbitro era quello che in campo risponde male a tutti, che dice “Non te voglio senti” guardando da un'altra parte e facendo sciò con la mano. Io odio lui e lui odia me. L'anno scorso mi ha espulso durante i quarti di finale e stavolta ha ammonito VC perché l'ho fatto entrare in campo senza prima avvertirlo del cambio, praticamente ha ammonito me per interposta persona. Durante il recupero ci ha fischiato un rigore contro inesistente e ha ammonito GG per proteste. Per non godermi fino in fondo la vittoria, perché non so come farlo soprattutto se non ho giocato, dopo il fischio finale ho chiamato l'organizzatore con cui ho confidenza per lamentarmi dell'arbitro e chiedergli di non mandarcelo più. Parlavo forte per farmi per sentire dall'arbitro. L'organizzatore che era lì, un ragazzino che non so quanto gli danno per passare la serata in quel modo, è venuto negli spogliatoi a prendere i soldi e mi ha detto: “Lo so, è maleducato anche con noi...”

 



Mio cognato è tornato a mezzanotte e io sono corso a cena dai compagni, per l’amaro. Li ho raggiunti dopo la partita anche nella mia prima assenza, ed è bello sentirsi raccontare la partita. Il mio sostituto, che ha dieci anni meno di me, credo, ha fatto tre gol. Con che faccia rientro in squadra? Sto pensando di continuare a tifare Aik ma cercandomi un’altra squadra, magari il Sassuolo, con cui facciamo sempre le amichevoli. Dai, veramente, come faccio a tornare se senza di me fanno sempre un sacco di gol? Non lo sto scrivendo per farmi pregare dai compagni. Alla fine dell’ultima amichevole discutevo con MG, gli dicevo: spesso proprio non mi cerchi, ma neanche mi dici se sbaglio movimenti, così sono praticamente un disturbo per te. Poi gli affiancano un altro compagno e, così mi hanno detto, si sono incrociati benissimo, trovando gli spazi. Mi sento veramente vecchio.

 



Adesso abbiamo due problemi. Il primo è che MG e LD di solito ignorano Francesco ma stavolta giocando insieme senza punte se la sono passata spesso e bene. Quindi la partita di venerdì potrebbe averci mostrato la via per un nuovo gioco di squadra o potrebbe far impazzire Francesco per sempre. In realtà non solo Francesco ma tutta la squadra si esalta nel gioco corale, per questo eravamo esaltati dopo la partita. Il secondo problema è che io mi rendo conto di influenzare tutti quando gioco. Guardandoli da fuori mi dicevo che non mi va di influenzarli. Sentivo di tenere molto a loro. TL è un altro dopo il viaggio spirituale in Argentina e con il compito di proteggere la difesa e impostare l'azione ha giocato in modo perfetto. VC e GG sceglievano con grande maturità le azioni in cui attaccare e quelle in cui restare vicini alla difesa. Anche CF ha giocato benissimo in difesa, impostando e difendendo con una concentrazione che io non ho. Vicino a lui sia AL che ALZ giocavano meglio rispetto a quando giocavano vicino a me, mi sembrava.

 



Oggi sto scrivendo le mie parti senza prima leggere tutto quello che ha scritto Daniele. Quindi ho visto che l’ho anticipato di poche righe. In effetti sono demoralizzato: appena ce ne andiamo io e Daniele, iniziano a giocare di squadra. Danié, che dobbiamo fare?

 



A cena ho detto che mi fa star male quando mi dicono che forse dovrei fare solo l'allenatore. “Ma non è vero, chi te l'ha detto?”, ha fatto qualcuno, ma qualcun altro ha risposto: “Io gliel'ho detto poco fa”. So che non è un vero problema, che io vedo problemi dappertutto, ma conosco così bene i miei compagni che mi diverto ad allenarli perché so come provare a farli giocare bene. In campo però penso solo a me (ai miei problemi) e loro si devono adattare. Le prossime partite mi serviranno a diventare un giocatore generoso. Ho trentatré anni e mi fa ancora male il polpaccio, voglio giocare per sempre o almeno fino a sessant'anni.

 

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