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Jose Breton/Pics Action/NurPhoto via Getty Images
Fondamentali Dario Pergolizzi 28 aprile 2022 7'

Il Liverpool ha spento il Villarreal

La squadra di Klopp ha vinto dominando.

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Alla vigilia della partita Jurgen Klopp ha dichiarato che la sua squadra avrebbe rispettato l’avversario, alludendo implicitamente al fatto che Juventus e Bayern Monaco, eliminate nei due turni precedenti, forse non l’avevano fatto. Forse è stata una sintesi un po’ ingenerosa per le due illustri vittime del Sottomarino Giallo – la Juventus è parsa più che altro scontrarsi con una serie di limiti strutturali, mentre il Bayern Monaco, dopo la negativa gara di andata in cui comunque il Villarreal ha giocato forse la sua miglior partita del torneo a livello offensivo, è stato punito inesorabilmente al ritorno. Quel che è certo è che il Liverpool ha mantenuto la parola del suo allenatore.

 

I Reds non hanno risparmiato nemmeno un anticipo, una riaggressione, un contrasto, una corsa in avanti in nessuna situazione possibile, in nessun momento della partita. La squadra ha mostrato una voracità spaventosa che gli ha permesso di chiudere una gara che sembrava già morta dopo il primo gol: emblematiche, in questo senso, le scene di Fabinho e Thiago Alcantara che rincorrono gli avversari o si buttano in scivolata su palloni solo apparentemente innocui, o Mané che esce sconsolato dal campo come se percepisse di dover essere ancora utile alla partita.

 

Senza Gerard Moreno, Emery ha scelto di non utilizzare Lo Celso come punta di fianco a Danjuma, ma di abbassare l’argentino sulla linea dei centrocampisti, a destra, scambiandolo di fatto con Chukuweze. A sinistra, invece, era Coquelin a fare da quarto. Il resto della formazione era composto dalla solida impalcatura che ha sorretto l’avanzata del Villarreal nel torneo: davanti a Rulli, Foyth, Albiol, Pau Torres ed Estupiñán, con Capoue e Parejo mediani. Klopp invece non ha disatteso le previsioni, schierando quello che in questo periodo sembra essere il suo undici tipo, la solita coppia di terzini ai lati di Konaté e Van Dijk, Henderson e Thiago Alcantara ai fianchi di Fabinho, e infine il tridente composto da Salah e Luis Diaz esterni con Mané centrale.

 

Nella prima parte del primo tempo è andata in scena l’unica fase della sfida in cui il Villarreal ha dato la sensazione di poter in qualche modo tenere sotto controllo le folate del Liverpool, partendo da un atteggiamento di grande cautela senza palla (pressoché totale la rinuncia alla pressione sui difensori di Klopp, optando per un ripiegamento su blocco medio-basso), ma cercando anche di gestire con pazienza diversi possessi.

 

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L’atteggiamento di non pressione del blocco medio del Villarreal. Danjuma e Chukwueze si abbassavano entrambi sul lato palla cercando di alternarsi sul regista, Coquelin e Lo Celso si orientavano sui terzini (seguendoli poi fino in fondo) e Parejo accorciava la distanza. Le corse in avanti, tuttavia, si arrestavano sui retropassaggi.

 

La scelta di utilizzare Chukwueze anziché Lo Celso come riferimento avanzato potrebbe essere dovuta alla necessità di sfruttare lo spazio alle spalle dell’ambiziosa linea difensiva di Klopp, magari con qualche soluzione più diretta. Allo stesso modo, il centrocampista argentino può essere più utile largo a destra in situazioni in cui il Villarreal ha l’esigenza di un raccordo che si muove liberamente tra i corridoi centrali. La squadra di Emery ha alternato qualche avvio di azione più diretto, col rinvio lungo di Rulli, alla ricerca di un’impostazione più articolata, con un atteggiamento posizionale anche abbastanza coraggioso che vedeva i due centrali aprirsi tantissimo in ampiezza, quasi come dei terzini, con il solo Parejo come riferimento centrale, e comunque in posizione più avanzata. L’idea sembrava quella di voler scardinare le classiche trappole di pressing centrali della squadra di Klopp attirando parzialmente la pressione ai lati per poi giocare in diagonale o in profondità verso le punte.

 

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Una circostanza poco frequente e che il Villarreal non è riuscito a sfruttare, ma che dà l’idea del piano in possesso. Forse un maggior coinvolgimento di Parejo, o di Lo Celso sulla sinistra, avrebbe aiutato a variare il ritmo del palleggio e sfondare la pressione, tentando poi l’attacco in campo aperto.

 

Il Liverpool ha controllato molto bene queste brevi fasi di gioco, stritolando sul nascere ogni velleità offensiva degli ospiti con il solito atteggiamento iper aggressivo dei difensori centrali e la reattività dei centrocampisti a loro supporto. In questo modo la squadra di Klopp ha superato la fase iniziale della partita in cui sembrava avere qualche difficoltà a forzare le combinazioni per superare la difesa dell’area del Villarreal, che come al solito era molto tenace e vedeva l’applicazione intensiva di quasi tutti i suoi giocatori di movimento.

 

 

Un esempio. La difesa dell’area su palla laterale del Villarreal vedeva i due esterni di centrocampo seguire i tagli profondi dei terzini, il mediano di parte dare copertura a sua volta nello spazio lasciato libero dal terzino (che usciva sull’ala), mentre l’altro andava a riempire eventuali altri spazi al centro della linea, dove i due centrali si orientavano in maniera abbastanza stretta sulle punte. Mentre il resto della squadra collassava in area, i terzini rimanevano attaccati a lungo all’ala avversaria (anche molto all’interno) e le due punte, Danjuma e Chukwueze, cercavano di avvicinarsi il più possibile al resto del blocco.

 

Il gioco del Liverpool per scardinare la solita attenzione difensiva della squadra di Emery era orientato ad arrivare alla rifinitura dalla zona in alto a destra, quella di Salah per intenderci. Tuttavia, anche se in effetti le prime occasioni della partita sono arrivate proprio da lì (anche grazie agli inserimenti centrali di Mané), il Liverpool ha avuto un po’ troppa fretta di arrivarci, finendo così per affidarsi un po’ troppo alla capacità di risoluzione di Salah e poco alla varietà delle armi a sua disposizione, tra cui si possono citare i cambi di gioco di Thiago o i lanci di Robertson e Alexander-Arnold. Dopo i primi minuti, però, il Liverpool è riuscito a sfruttare l’interezza del suo repertorio, dando modo ai giocatori di svuotare e riempire in maniera più fluida gli spazi.

 

Il lato destro del campo è rimasto quello preponderante per la rifinitura delle occasioni, e non è un caso infatti che la partita sia stata sbloccata da lì, però la capacità di passare da un lato all’altro del campo, sfruttando diverse possibilità di gioco, ha inevitabilmente reso più complicata la partita difensiva del Villarreal, che si è costretto a scalare rapidamente e cercare di contrastare un palleggio che però stava diventando sempre più rapido ed estenuante. Nell’azione del primo gol, ad esempio, possiamo notare che, dopo un duello aereo vinto da Van Dijk, il gioco parta in realtà da sinistra e passi attraverso i piedi di Thiago Alcantara e la sua “Thiago Turn” – un simbolo, se così possiamo dire, del dominio della squadra di Klopp e della sua velocità nel cambiare i ritmi riversandosi negli spazi lasciati liberi dall’avversario.

 

L’occupazione delle varie zone di campo era differente, e anche se non si reggeva né su logiche stringenti di “reparto”, né su consegne standardizzate per il singolo giocatore, è stato comunque possibile riconoscere dei pattern ricorrenti, che di fatto spiegano anche il perché di alcune scelte di Klopp nella formazione. A destra, per esempio, è stato scelto Jordan Henderson invece di Naby Keita (l’unico vero ballottaggio prima della partita) per avere un giocatore più orientato a muoversi in funzione di Salah, in ampiezza o dentro. Il capitano del Liverpool formava un triangolo formidabile a destra con l’egiziano e Alexander-Arnold, e sapeva rendersi pericoloso come soluzione per l’attacco diretto alla linea. Alexander-Arnold, col passare dei minuti, ha iniziato ad accentrarsi ed avanzare sempre di più, diventando sia un supporto al fianco di Fabinho che una soluzione extra per l’occupazione dell’ultima linea.

 

A sinistra, invece, pur non mancando le sovrapposizioni interne, i movimenti di Thiago Alcantara erano soprattutto di supporto a Fabinho in impostazione e di copertura delle avanzate di Robertson, in un gioco di contrappesi che vedeva comunque il terzino scozzese regolarsi in base alla posizione di Alexander-Arnold. Il terzino scozzese aveva delle funzioni piuttosto complesse perché contemporaneamente doveva anche orientarsi in base ai movimenti a tagliare dentro col pallone, o occupare l’interno senza, di Luis Diaz, che a sua volta beneficiava della grande mobilità di Mané.

 

 

Lo stesso trio avanzato, al di là della forte relazione di catena dei due esterni con le mezzali e i terzini, si è rimodulato in diverse forme, permettendo gradualmente più combinazioni strette centrali con palla avanti-palla indietro ottenute sfruttando l’accentramento di Salah e Diaz e i movimenti a venire incontro di Mané. Un esempio di questi meccanismi è arrivato con l’azione del secondo gol. Iniziata da un triangolo ricercato ma non chiuso da Salah con Mané, il pallone è stato successivamente riciclato verso Alexander-Arnold mentre gli altri due che si scambiavano di “ruolo”: Mané inserendosi tagliando da fuori, e Salah ricevendo e puntando. Dall’altro lato, si può vedere come contemporaneamente Luis Diaz attacchi a sua volta difensori, mentre il resto della squadra è compattissima in zona palla non solo in funzione offensiva ma anche per agevolare il recupero immediato del possesso. Un’azione che ci dice moltissimo del successo del Liverpool.

 

 

L’apporto orizzontale di Fabinho, che scivolava verso la zona della palla muovendosi in funzione delle rotazioni dei compagni, unito all’altezza media elevatissima di Van Dijk e Konaté (spesso coi piedi anche a ridosso della trequarti avversaria) ha completato l’opera. Non solo da un punto di vista offensivo, con soluzioni di passaggio ravvicinate per riciclare rapidamente il possesso quando gli spazi erano chiusi e per cercare di attirare fuori il Villarreal attraverso passaggi interlocutori veloci; ma anche da un punto di vista difensivo, con riaggressioni feroci che hanno completamente tagliato le gambe alle possibili ripartenze in campo aperto del Villarreal. La stessa ferocia ha portato il Liverpool prima a raddoppiare nel giro di due minuti, e poi a mantenere l’assedio costante, col grande rimpianto di non essere riusciti a trasformare più occasioni in gol.

 

In vista del ritorno allo scomodo Estadio de la Cerámica questo potrebbe essere un rimpianto, anche considerando le parole di Emery, che oltre a promettere una partita ben più difficile agli avversari, è sembrato molto lucido su cosa non fosse andato bene nella loro partita. I riferimenti dell’allenatore spagnolo sono stati alla necessità di tenere di più il pallone, cercando di evitare la pressione avversaria e di sfruttare meglio le ripartenze. Tuttavia, come dice lo stesso Emery, il Liverpool ha meritato di più anche perché a livello individuale il Villarreal non ha pescato delle prestazioni sopra le righe che potessero consentire di reggere l’urto e di ribaltare le situazioni, fatta eccezione per i soliti Foyth e, in parte, Albiol.

 

Le intenzioni per il ritorno, insomma, sembrano esserci, ma se il Liverpool dovesse riuscire a ripetere il livello di prestazione dell’andata, è davvero molto difficile immaginare non solo che il Villarreal possa averne la meglio, ma che possa farlo anche qualsiasi altra ipotetica avversaria.

 

Tags : champions leagueliverpoolvillarreal

Dario Pergolizzi, Allenatore UEFA B e video analista, vive e studia il calcio con un approccio sistemico ed ecologico, attraverso le lenti della complessità.

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