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→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
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La lista della fine del mondo pt.3
27 dic 2014
27 dic 2014
È la fine del mondo, è la fine dell'anno, ed è ora di classificarne ogni aspetto. In questa terza parte della nostra maxi-lista apocalittico-annuale: Simone Tempia sceglie le sei graphic novel più belle del 2014, Emiliano Battazzi compila il podio degli allenatori più sorprendenti, Stefano Ciavatta racconta le sette immagini più indelebili della sua Roma, Fabrizio Gilardi elenca le sei nuove statistiche più interessanti nell'NBA, mentre Francesco Farabegoli fa una playlist di fine anno.
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Ne ho già parlato ampiamente

e non ho molto altro d’aggiungere. Posso solo confermare, dopo aver letto anche alcune ultime uscite, che

è il fumetto simbolo (per narrativa, per estetica e per distribuzione) del 2014. Non ho idea se ne esistano altre copie in giro o se Salda Press ne abbia ancora qualche scorta specie dopo l’endorsement del vate Youtuber

. Spero per voi di sì.

 


Il titolo è anche un esaustivo riassunto di quello che vi troverete in mano dopo aver speso i 25€ del prezzo di copertina. 300 pagine di epica visiva in cui LRNZ ha buttato sangue, tempo, sudore e anche buona parte della sua vita sociale. Ad agosto era “veramente a un passo dal fallimento totale globale termonucleare” (cit.). A dicembre firmava le sue copie in una Bao Boutique stracolma con la faccia di uno che è sopravvissuto ad aver fatto il passo più lungo della gamba. Cosa che si evince facilmente guardando

, un’opera troppo grande per essere stata realizzata da un solo uomo. I quadri muti che inframmezzano la narrazione valgono almeno il doppio del prezzo d’acquisto. La storia invece porta avanti l'epica adolescenziale già vista in

(vd. Hobby & Comics 0 - 6).

 


La gente lo considerava il Sacro Graal di Dylan Dog: la coppa del falegname in grado di curare tutti i mali del mondo. O anche solo quelli della serie. In realtà quello che mi sono trovato in mano è un Dylan Dog classico. Anzi:

. La sfida al Bernabeu tra chi vorrebbe un Dylan totalmente nuovo e chi invece il Dylan delle origini finisce sostanzialmente in un pareggio dal sapore di biscottone. Fa contenti tutti e lascia fuori gli avversari scomodi. In

h è conservata tanto l’anima splatter e ironica alla

di Peter Jackson quanto quel romanticismo malinconico del

di Murnau. Da sottolineare l’eccellente lavoro di artigianato della Barbato che riesce a tenere la giusta distanza emotiva dalla storia (cito da una conversazione avuta con l’autrice: “mandare in pensione Bloch è stata una passeggiata, rispetto a uccidere Xabaras”).

 



 


Non l’ho comprato perché di Tony Millionaire ne ho fatto indigestione durante gli anni in cui i

venivano pubblicati su Linus. Lo zio Gabby, il corvo beone, gli occhi sparati fuori dalle orbite, il delirium tremens che ti mangia le ossa, il cannibalismo familiare sono tutte cose che alla fine mi hanno stufato come una cena dove tutto è condito con l’olio al tartufo. Ciò nonostante la passione messa da Micol Beltramini nella realizzazione di

sprizza tanta cura e amore da convincermi a mettermi in libreria un’altra opera di Tony. E poi secondo quanto detto dalla stessa Beltramini,

non c’entra davvero nulla con i

. Tanto meglio.

 


Non l’ho comprato nel 2014 perché con il metodo Prima o Mai (ecco

di cosa sia) si può solo prenotare. E prima o poi ti arriva (nello specifico a gennaio 2015). Sono passati ormai 13 anni dai pupazzoidi, come li chiamava Giacon, delle autoproduzioni intitolate Grasso e Polistirolo e il tratto di Maicol e Mirco si è ulteriormente asciugato, le forme si sono fatte più liquide e indefinite, le anatomie sono quasi del tutto scomparse. Una cosa non è assolutamente cambiata: la brutalità. Maicol e Mirco rimane il fumettista più violento dell’intera scena italiana contemporanea. Una violenza sorda, ringhiante e pallida da cui si è irrimediabilmente attratti.

 


Avrei potuto metterci anche

di Spugna (GRRRZ Comic Art Books) ma preferisco dare priorità d’acquisto alle parole crociate di cui

racconta la nascita. Una scelta dettata non tanto dal hipsterico “sapore di antico” del tema, quanto dal fatto che Bacilieri è bravissimo nella costruzione di belle storie lineari, senza troppi svolazzi lisergici e che ti trasportano placido, sereno, soddisfatto e pienotto esattamente dove vorresti andare. Un po’ come un aperitivo bello sostenuto che ti lascia satollo e con la testa leggera come un palloncino. Inoltre, al netto della retorica, è unanime il consenso riscosso dall’opera.

 
 


 


Nel 2007, Roger Schmidt era un ingegnere meccanico tedesco di 40 anni che lavorava in una multinazionale di componenti automobilistiche, con successo: era appena stato promosso. Il suo hobby era il calcio: giocatore modesto nelle serie inferiori tedesche, aveva iniziato ad allenare nel 2004, nella sesta serie.
Nel gennaio del 2014, il Red Bull Salisburgo vinceva

contro i campioni del mondo del Bayern Monaco allenati da Guardiola, che si dichiarava un grande ammiratore dell’allenatore degli austriaci. Quell’allenatore era proprio l’ingegner Schmidt, che nel 2014 ha vinto campionato e coppa d’Austria con la sua squadra: i suoi primi trofei. Come si arriva in 7 anni da una scrivania di un ufficio al vertice del calcio europeo? Con uno studio maniacale del tempo e dello spazio, i due fattori principali per la sua strategia calcistica. In un continuo movimento dei giocatori (dal 4-2-2-2 fino al 4-3-3, a seconda della fase di gioco), l’obiettivo è di aumentare i ritmi a livelli insostenibili per gli altri. Il pressing si fa sulla trequarti: al primo possesso avversario, il terzino è così alto sul campo che va in pressione insieme all’esterno offensivo. Il Bayer Leverkusen primeggia nella classifica del

: quando un avversario entra in possesso del pallone, gli uomini di Schmidt lo riprendono entro 7 secondi in quasi il 60% dei casi. Meglio del Bayern di Guardiola! In Germania parlano di un Klopp 2.0, perché i principi sono gli stessi, ma con Schmidt si va ancora più veloce: nel 90% dei casi, il Bayer arriva al tiro entro 7 secondi. Una velocità supersonica. Il passaggio al Bayer Leverkusen dei giovani era atteso come un test per la validità del suo gioco: sta funzionando (la squadra è terza in Bundesliga e agli ottavi di Champions), ed è solo l’inizio.

http://vimeo.com/106964042



 


Un’altra storia di conversione sulla via delle risorse umane, in versione italica. Sarri è un toscano nato a Napoli, figlio di un ciclista professionista, e da ragazzo era un modesto difensore tra i dilettanti. Nella vita aveva deciso di fare altro: lavorava per un istituto bancario, sempre in giro per le grandi piazze finanziarie internazionali. Insomma, aveva un’ottima carriera, e l’ha abbandonata nel 2001 per diventare allenatore vero, a tempo pieno, nel Sansovino, Serie D. Da lì in poi, tante panchine, qualche esonero, ma anche tante soddisfazioni e vittorie: l’ultima con l’Empoli, condotto in Serie A nel 2014, a 55 anni. Troppo tardi forse, ma ogni cosa ha il suo tempo, e dell’esperienza bancaria gli è rimasta la capacità di studio e l’applicazione quotidiana: perché studiare calcio 13 ore al giorno conta, e un’esperienza professionale diversa può solo aiutare.
Sarri è stato il primo a mettere in evidenza le difficoltà della Roma nell’affrontare un pressing alto, molto prima di Guardiola. L’Empoli gioca così contro tutti, ed il Milan ad esempio è andato ancora più in tilt contro il suo dispositivo di pressing. Sarri è un perfezionista dei calci piazzati e l’Empoli infatti è terzo in Europa per gol segnati da palla inattiva, ben 10, dietro all’Atletico di Simeone e davanti al Real di Ancelotti. Nessuno sa se Sarri riuscirà a salvarsi grazie al suo atteggiamento aggressivo e ai suoi ragazzi di grande qualità (da Rugani a Tonelli, da Valdifiori a Verdi). Ma almeno ha evidenziato che in Serie A anche una squadra con poche risorse può praticare un gioco diverso, più europeo, senza per questo andare allo sbaraglio.

 


Solo uno con un nome così poteva entrare in una discoteca a 22 anni ed uscirne con il numero di telefono del proprietario invece che con quello di una ragazza: quell’uomo infatti era Jorge Mendes, e 18 anni dopo è l’agente di calciatori più potente al mondo. Nuno, ex portiere di discreto livello (dal Deportivo La Coruña al Porto), la carriera però se l’è guadagnata per intero: da preparatore dei portieri al Malaga nel 2010, ad allenatore della rivelazione della Liga, il nuovo Valencia del magnate di Singapore, Peter Lim. Nel mezzo, due stagioni storiche al Rio Ave, qualificato per la prima volta in Europa League grazie alle due finali di Coppa di Lega e di Coppa del Portogallo. Perse entrambe, ma il grande lavoro è stato notato. Nuno ha superato l’iniziale sconcerto dei tifosi per la sua inesperienza raggiungendo il miglior risultato della storia del Valencia dopo 10 giornate: il suo 4-3-3 (che diventa 4-1-4-1 in fase difensiva) ha già convinto tutti. A Natale è quarto in classifica dietro le tre grandi, la squadra

impostando dalla difesa, attraverso la creazione

, è sempre corta ed attacca sia in ampiezza che in profondità. Il Valencia è una squadra giovane, in fase di ricostruzione totale, e il futuro sembra proprio dei ragazzi di Nuno.

 
 



 



1) Lavoro al RomaFictionFest da quattro anni e questa foto impossibile è ormai un classico del backstage. "Il re è nudo" sarebbe già una didascalica perfetta se non fosse che questa è pure una foto proibita perché è proibito fotografare i character mentre si sfilano sudati dalle capocce dei pupazzi, esiste un regolamento severissimo, non puoi parlare, non puoi toccare, devi fare solo alcune mosse. Erika quel giorno di settembre sbuffava accaldata, stava lessa, sbracata sulla poltrona, sotto aveva la gonna di Lisa Simpson, sopra era vestita come a un provino per un video di Amici, la puoi incontrare che balla la black a Testaccio, denti bianchissimi come il segno dell'abbronzatura. Appeso alla parete guardava tutto questo indifferente e un po' depresso un quadro di Pablo Echaurren. #Auditorium #RomaFictionFest

 


2) Mattina presto di un giorno di Roma in pompa magna. RomaToday diffonde un video amatoriale. Mentre tutti i giornalisti s'alzano per raccontare la giornata di Obama, sull’ottavo colle di Monte Mario, quello spurio fuori le mura, in via dei Giornalisti - le case della Casta, dell'Inpgi – un uomo ha aperto la finestra e si è affacciato sulla propria disperazione, proprio all’ora in cui all’alba Obama si sveglia a Villa Taverna. Dal terzo piano l’uomo sta buttando per strada di tutto: vestiti, maglie, vasi, tastiere e pc, sedie, cassetti, valigie, cornici, piatti, arredi vari, persino una tv. Poi dopo un'ora decide di buttarsi. La vita riempie tutti gli spazi, hai voglia a bloccare e mettere le transenne, nonostante le strade deserte, i cecchini e le sirene, i gladiatori posticci rimandati a casa, i cortei sospesi, il traffico sparito d’incanto che neanche per Gambardella, la gente nella grande città continua a vivere e morire. #coetanei #lagrandebellezza

 


3) Non conoscevo il dipinto “L'avvicinamento dei Galli a Roma” del francese Evariste-Vital Luminais, potrebbe essere la copertina di un qualsiasi Cormac McCarthy: chiome fulve, enormi cavalli minacciosi, l'agro romano che risuona del trotto e di una lingua straniera quella dei Galli contro cui - diceva Sallustio rammaricato- “ci si batteva sempre non per la gloria ma per la vita”. Molto prima delle bombe e dei rastrellamenti i sacchi di Roma sono stati gli 11/9 della capitale, ogni volta terrore e paranoia. Otto volte in tutto - Galli, Lanzichenecchi, Saraceni etc – ogni volta da un punto diverso: un'Eternità millenaria ma vulnerabile. Eppure oggi, anche davanti al fan dell'Isis che sfida il Colosseo, il misero esorcismo dei romani è la cojonella di battute sulla suocera, l'ingorgo, il traffico, le tasse, il sacro Gra. Davvero in questo brevetto nazionalpopolare di risata cinica sta "la grandezza dei romani" come ha detto Carlo Verdone? #Isis #Roma #saccheggio

 


4) La fragile autarchia del ‪#‎selfie di due ragazze a Corso Francia, nella Repubblica indipendente di Roma Nord‬. Come impalcature si riciclano evergreen: bicchieri di vino, piumoni e cuscini del risveglio, uno specchio, una luce qualsiasi, e giù segni di vittoria. Una decina di pose partorirà l'immagine giusta. Messe in fila su instagram somigliano alle piccole vibrazioni di pesci rossi dentro bocce di vetro ma quel soffitto bucato resta però inviolato, nessuna mano cala automaticamente, ogni tanto arriva una papera a fare compagnia, sguardo ottuso e zampe imbalsamate, galleggia sopra 15 centimetri di oceano ma pure lei non spiaggerà mai da nessuna parte. E avanti così, intatti, illesi, ma sempre alla finestra. Fuori invece, da qualche parte ancora, resiste l'invocazione della poetessa: “Perdo il respiro,/ Dio, fatti valere, distruggi i giardinetti/ curati e fioritissimi. Vieni, foresta!" #selfie #paparazzi #romanord

 


5) Nel furto notturno ai danni del negozio Obiso, storico punto vendita di biciclette di Largo La Loggia a Portuense, c'è simbolicamente tutta la crisi della stampa. Per sfondare con mezzi pesanti la vetrina del negozio, dove sono state rubate bici da 3 mila euro per un totale del valore di 30 mila, i ladri hanno dovuto spostare l'edicola, e ci sono riusciti, senza fare troppo rumore. Non si arretra di fronte alla stampa, il mondo va avanti. L'edicola per qualche giorno ha continuato a vendere i giornali girata di novanta gradi. Palla lunga e pedalare. #golocal #journalism #crisi

 


6) Mi sono ritrovato a scrivere un libro sulla strana comunità dei tifosi della Lazio durante il momento di massimo livore della contestazione a Lotito. La fotografia dello sconforto e del riscatto nichilista (altalena che appartiene a ogni laziale) viene scattata nella partita casalinga con la Sampdoria: dribbling di Keita e girata al volo di Candreva per l'uno a zero. Dietro la porta le sette migliori tifose della Lazio di una domenica d'Aprile. Bastano ray-ban, shorts e tintarella e i seggiolini nel cuore della contestazione cambiano vita. Il secondo comandamento del tifoso della Lazio è che non esistono tavole delle legge per diventare tifosi della Lazio. Nessuno nasce tifoso, lo si diventa nel corso degli anni, e ogni tappa rosicchia e aggiunge, intacca e rinnova, libera e contraddice. Qualsiasi nobile pedigree, compreso quello dei padri fondatori, è stato messo spesso duramente alla prova. L’unica certezza è dove gioca la Lazio, ovvero il campo. E quindi pure quando in mezzo a dubbi, perplessità e marasmi sentimentali veniamo meno al nostro dovere di tifosi, non importa: da qualche parte la Lazio è sempre in vantaggio. #Lazio #Candreva #tifosi


 
 



Perché ormai non basta più fare le nottate svegli per seguire le partite (1230 in stagione, media: 7.3 per giorno, cioè: per notte). Per approfondire l’argomento e stare al passo con i tempi bisogna impiegare anche un paio di altre ore per leggere, informarsi e capire.
 C’è un’intera comunità di professionisti (e amatori invasati) pronta a soddisfare le richieste delle menti più affamate, soprattutto da quando la società STATS LLC

il sistema di telecamere "SportVU".

 


Che preferiate il primo,

, o il secondo, by

, poco cambia, si tratta di tentativi di creare un indice di rendimento individuale, totale e parziale (attacco/difesa). Non un ranking assoluto dei giocatori, ma utile come linea guida.



 


L’NBA offre direttamente un

basato sui suddetti dati SportVU. Dove poter ad esempio studiare

, i passaggi di

,

o

. E i dati di squadra. E molto altro.

 


È un innovativo motore di ricerca che risponde, come Google o come Siri, a domande precise. Per ora in fase beta e quindi riservato a pochi fortunati volontari, promette di diventare uno

.



 


Il cinema non c’entra, si tratta di uno studio di Tom Haberstroh (ESPN)

meritano

. Utile per valutare, ad esempio, quali siano i migliori floor spacers, cioè i giocatori che con la sola presenza in campo facilitano il compito dei compagni. 1° Stephen Curry, 2° Kyle Korver. Sì,

.



 



Un paio di stagioni fa era toccato alle

, ora grazie a Vantage Sports tocca

. Cosa serve affinché tutto funzioni in campo. 



 



Fondata nel 2006 da Daryl Morey (General Manager degli Houston Rockets, NBA) e Jessica Gelman (Kraft Group, proprietario tra gli altri dei New England Patriots, NFL), ha sede al M.I.T. di Boston, uno dei più importanti atenei matematici del mondo.
 Ormai è appuntamento imperdibile per collaboratori delle franchigie (ciascuna ha un dipartimento dedicato ad analytics e big data) e addetti ai lavori e ogni anno fornisce spunti notevoli.
Il meglio dell’edizione 2014:

e

.
In attesa del 2015.


 
 



 

Da qualche tempo scrivo per una rivista musicale, vale a dire che i primi di novembre sono tenuto a consegnare una playlist secondo la quale i dischi dell'anno 2014 per me sono questo questo e quest'altro. I giorni scorsi è uscito un pezzo sul

che si lamenta di quanto sia ridicola questa situazione, come se l'uscita di una playlist a gennaio marzo o ottobre dell'anno successivo desse anche solo un briciolo di credibilità in più a una rivista musicale (poi magari uno esce a ottobre e salta fuori che il disco dell'anno è roba che sarebbe potuta uscire uguale nel '95 ed essere stroncata a forza di risate tipo FKA Twigs). Sta di fatto che questa è la SANATORIA, ovvero l'elenco delle cose fighe che sarebbero potute andare al posto dei dischi del 2014 ma hanno avuto la maldicenza di uscire tardi o di essere state ascoltate/viste/esperite tardi da me, meno una per avere margine di manovra da qui da fine anno.

 


Titolo disco italiano più bello del 2014, disco italiano del 2014, album di rock muffoso chitarra/amplificatore più bello del 2014. Una parte del suo fascino è che essendo uscito - fondamentalmente - ieri o oggi, non mi sono ancora stancato di ascoltarlo e nessuno è ancora riuscito ad appiccicargli addosso quel genere di progressismo letterario (nel senso che sono teorie enunciate da gente che le ha lette da qualche parte) con cui si uccidono questi dischi e si promuove roba tipo How To Dress Well o che so, l'ultimo D'Angelo. Si ascolta

.

 


L'espressione facciale di un'intera nazione.



 


Classico disco pop dei Deerhoof, infinita sega mentale math-melodica, il disco più arrogante dell'anno, la copertina più brutta dell'anno, a parte quella degli U2 (che sarebbe bella ma quel concept aveva rotto le balle che ancora i Metallica non sapevano cosa fosse Napster).

 


Ha fatto schifo a tutti, più o meno allo stesso modo in cui a tutti è piaciuto il disco nuovo di D'Angelo, la cosa più Renziana che ho ascoltato quest'anno. Lo capisco perchè non è piaciuta, è che succedono cose molto molto patetiche e volemosebene e un sacco di gente è straconvinta che sia questa la cosa più Renziana che hanno ascoltato (beh, visto) quest'anno. Quello che mi sconvolge è la massa di sorkiniani che lo respingono sulla base di non so cosa, come se

o

fossero state più tranquille o progressiste. Di

posso dire che alla fine della serie volevo ancora fare sesso con Sloan Sabbith e soprattutto Don Keefer, il che significa che la serie ha mantenuto in qualche modo le sue premesse.

 


Avrei voluto sposare Rosamund Pike quando ancora voi avreste dovuto cercare su internet chi fosse. Non posso dire che questo mi renda un indiesnob, nel senso che il film con cui l'ho conosciuta era un film di James Bond (

e, era Pierce Brosnan, probabilmente il peggior film di 007 mai girato) e lei era appunto una bond girl e/o una schermitrice (due mie perversioni), e ha continuato a lavorare in progetti di cassetta tra il sufficiente e l'orrido (a pensarci così su due piedi il suo film migliore fino ad oggi è stato

, ma non ho ancora visto quello di Edgar Wright). Così su due piedi è anche il primo caso in cui ho una scuffia cinematografica per una donna più giovane di me, e segna indirettamente la mia evoluzione da pervertito a vecchio pervertito.

non è male comunque. Un giorno Rosamund Pike sarà più grande del cielo e delle stelle e potrei parlarne a qualcuno con quello swag genere “io la conoscevo da quando faceva roba low-budget”.

 


Un disco di cover di Paolo Conte fatto dal tizio dei Bachi da Pietra buttando via tutto quello che non sono i testi: via la musica, via le linee vocali, via gli arrangiamenti. Come molti fan indie/metal di Paolo Conte, la mia opinione su Paolo Conte è che è un grande ma che palle quella musica e quel cantato. Giovanni Succi risolve il problema.

 


Aggiunta recentissima: sono in viaggio d'affari, ho comprato il disco in autogrill dopo aver sentito alla radio la versione con i violini de La Donna Cannone e in pausa pranzo sto scrivendo il pezzo. Sempre roba muffosa, naturalmente: pezzi storici di DEG riarrangiati. Lo scorno più grande è che inizia con una versione di Alice cantata assieme a Ligabue, in cui tra l'altro non è distinguere la voce di Ligabue da quella di Fiorella Mannoia (e vi giuro che non è un complimento per nessuno dei due). Passato lo scoglio di Ligabue è possibile godersi in santa pace il disco, che supplisce in maniera piuttosto brillante al desiderio di ascoltare certi brani di De Gregori non completamente distrutti dalle registrazioni e dagli arrangiamenti dell'epoca. Se non sbaglio, tra live e dischi di studio, è la sedicesima volta che lo fa. Sono un uomo di piccoli piaceri.

 


Il giornalismo cattolico di destra italiano sta attraversando una fase di stallo, e quest'anno alla fin fine la fine delle ideologie capitalistiche non ci ha dato roba con la stessa verve di pezzi come questo di Cubeddu. Stava per finire l'anno, e poi finalmente

contro tatuaggi, Montessori, melting pot culturale, star system, transessualità e un'altra dozzina di cose.

 


Francesca De Andrè, nipote del FABER in persona e figlia del CRIBER, attualmente fidanzata di Daniele Interrante e popstar in fieri con una versione di Yes Sir I Can Boogie non in cima alle chart ma comunque esistente. La più grande popstar italiana della nostra epoca: supera il complesso culturale che ci rende schiavi di una certa sinistra cantautorale ballando seminuda sul nome della famiglia e scavalcando le categorie politiche in nome di una concezione del post- che ha qualcosa di vintage. Una grande.

 





 
 

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