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Daniele V. Morrone
L'eco dell'addio di Messi
11 ago 2021
11 ago 2021
Le ragioni di un divorzio che nessuno voleva.
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Daniele V. Morrone
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Lo spettro della Superlega continua ad aleggiare alimentato dalla determinazione di Laporta, Florentino Perez e Agnelli, che vedono nella competizione l’unica soluzione per tenere testa allo strapotere economico delle squadre con alle spalle oligarchi o fondi sovrani. Le due squadre spagnole storicamente rivali - Real Madrid e Barcellona - sono da mesi in accordo stretto e in lotta aperta contro La Liga e la UEFA con comunicati e denunce ai tribunali. In questo scenario il sacrificio di Messi può essere letto come una mossa necessaria, da parte di Laporta, nella partita a scacchi con la Liga e la UEFA. Un’ipotesi che ha raccolto più forza quando, giorni dopo l’annuncio del mancato rinnovo, a Barcellona si sono riuniti i tre presidenti. Laporta avrebbe dovuto scegliere tra Messi e lo status quo o la rincorsa alla Superlega. Ha scelto la seconda.

 



 

Un Barcellona meno forte, che dovrà accelerare il processo di ricambio generazione già avviato da Koeman la scorsa stagione. Ma il Barcellona ci perde, come ci perde la Liga: a dieci anni dal picco massimo raggiunto dalla storia del Barcellona e della Liga, siamo arrivati al punto in cui neanche uno dei migliori 3 giocatori al mondo sarà in campo nella Liga ogni settimana. Restano fenomeni come Karim Benzema e Frenkie de Jong, ma ovviamente non sarà lo stesso senza Messi.

 

Certo, si possono trovare tante scuse per contestualizzare e smussare la questione, ma il fatto che Messi non terminerà la sua carriera ad alto livello nel Barça, è colpa innanzitutto della gestione della squadra. È colpa della dirigenza precedente, che in un lustro ha messo sul lastrico una squadra che praticamente stampava denaro; è colpa di quella attuale, che probabilmente ha preso una scelta politica che non è detto pagherà. Il trasferimento di Messi, però, ha un significato più grande. È un fallimento anche per il sistema calcio europeo, la cui risposta alla Superlega - che, diciamolo, avrebbe reso normali questo tipo di operazioni - è stata di fatto una versione peggiore della Champions League, e lo status quo nei campionati nazionali. Le conseguenze economiche della pandemia hanno aumentato gli squilibri strutturali e solo la Premier League, il campionato più sano e che ha lavorato meglio, oggi può spendere soldi. Il PSG, dopo non essere entrato nel progetto Superlega, e con un mondiale alle porte, ha acquisito un enorme potere politico. La conseguenza è un accentramento di talento con pochi precedenti, proprio in un momento storico in cui si dovrebbe cercare maggiore redistribuzione del talento così da rendere più equilibrata la competizione. Dalla pandemia non ne uscirà un mondo migliore e questo vale anche per il mondo del calcio. La vicenda di Messi ne è solo uno degli ultimi esempi.

 

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