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La tempesta perfetta attorno al Lione
25 giu 2025
Storia del fallimento di uno dei più grandi club d'Europa.
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11 min
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Quando nel 2016 inaugurano il nuovissimo Parc OL, l’Olympique Lione sembra poter rialzarsi dopo anni di stagnazione. Progettato nel 2007 ma terminato in tempo per gli Europei del 2016, il poi Groupama Stadium si è rivelato un passo necessario per un club che aveva uno stadio vecchio e poco capiente, ma al contempo condizionante per le finanze del club. In attesa della realizzazione dell’impianto, lo storico presidente Jean-Michel Aulas ha ridotto gli investimenti. Al Lione inizia l’era dei giovani fatti in casa: Nabil Fekir, Alexandre Lacazette e Corentin Tolisso; è lontano dai fasti dell’epoca di Juninho Pernambucano, ma promette un progetto ambizioso, più simile a quello dei connazionali del Monaco.

Nella stagione inaugurale in campionato il Lione non bissa il secondo posto dell’anno prima ma trova una semifinale di Europa League. E la storia del Lione è talmente paradossale che quattro anni dopo arriva una semifinale di Champions League, eliminando Manchester City e Juventus nel mezzo di un campionato deludente chiuso al settimo posto, il peggior piazzamento dal 1997. Il Lione non ha più Tolisso, Fekir e Lacazette ma ha trovato altri diamanti grezzi come Houssem Aouar, Maxence Caqueret, Bruno Guimaraes e Moussa Dembélé. La squadra è allenata da Rudi Garcia, la Champions si gioca a luglio dentro stadi vuoti. Cinque anni dopo quell’insolita semifinale agostana persa con il Bayern Monaco il Lione riceve dalla DNCG, la COVISOC francese, la conferma dell’esclusione dalla Ligue 1 per motivi finanziari.

Ma come si è arrivati ad una decisione del genere?

L’ARRIVO DI JOHN TEXTOR
Il 21 giugno 2022 il 66% delle azioni del Lione passa di mano da Aulas a John Textor, milionario americano. Termina così l’era Aulas a Lione. Un'operazione completata poi nel dicembre successivo, con Textor che alla fine si prende quasi il 90% dell’OL per 846 milioni di euro. Il nuovo presidente mantiene Aulas a capo della società e promette investimenti importanti, ma nel primo mercato il Lione spende solo trentadue milioni, a fronte di settantacinque in uscita e si fa segnalare solo per i ritorni di Tolisso e Lacazette. L’anno dopo arrivano le prime crepe, con l’addio di Aulas da ruoli di primo piano, e anche sul campo le cose non vanno meglio nel biennio successivo, con investimenti sì maggiori ma con squadre costruite con poco criterio, spesso divise tra estrema gioventù e veterani come Dejan Lovren e Nemanja Matic. Sembra tutto normale, o meglio, una normale squadra di calcio disfunzionale in mano a un ricco americano che non capisce bene il contesto dove si trova, ma non è esattamente così. Normale non lo è innanzitutto il proprietario, John Textor, un personaggio dalla storia molto particolare.

Da parte di madre Textor è parte di un ramo della ricchissima e storica famiglia dei DuPont, proprietari di una holding franco-americana di chimica. Noti ormai più per la tragica storia dell’ereditiere John Eleutere DuPont, raccontata nel film Foxcatcher, che per la ricchezza generazionale in loro possesso, che parte da prima della fondazione dell’America. Textor dice di non aver mai avuto accesso a quei soldi e i suoi primi successi sono nel campo dello skateboarding, dove diventa uno dei migliori del mondo nel freestyle. Sempre da questo mondo derivano le sue prime esperienze imprenditoriali, conosce l’imprenditore Tom Sims e con lui si getta nel mondo dello snowboard, da cui poi partirà la sua scalata economica. Dalla Sims Skateboarding parte il variegato portafoglio di investimenti di Textor, da mondi virtuali e online retailing a cavallo degli anni 2000 fino all’acquisizione di FuboTV nel 2020. L’anno dopo Textor entra nel mondo del calcio comprando il 40% del Crystal Palace e crea l’Eagle Football Group, un portafoglio di club che comprenderà poi Botafogo, i belgi del Molenbeek e, appunto, il Lione. Un'operazione che ormai è sempre più frequente, tra il City Group pioniere ed esempi meno riusciti come il 777 Group.

È anche un modo per eludere il Fair-play finanziario, spesso accusato da Textor di sfavorire la competizione. Il Lione non può registrare per motivi economici il nuovo acquisto Ernest Nuamah e quindi risolve il problema facendolo comprare dal Molenbeek, club di bassa classifica belga ma di proprietà di Textor. Trenta milioni di euro che oltre a rappresentare un record per il calcio belga rendono evidenti i metodi poco ortodossi del milionario americano. Un anno dopo il Lione spenderà 28,5 milioni di euro per riscattare Nuamah. Uno schema ripetuto anche con il Botafogo, con 18 milioni spesi per tre giocatori, e in cui rientra anche Jake O’Brien, prestato dal Crystal Palace al Molenbeek e poi ceduto al Lione, che lo ha poi ceduto all’Everton per una cifra vicina ai 20 milioni di euro.

UNA STAGIONE PARTICOLARE
A metà aprile di quest’anno il Lione si presenta a Old Trafford per il ritorno dei quarti di finale di Europa League. L’andata è finita con un pareggio 2-2. Ci arriva alla coda di una stagione a dir poco convulsa, segnata dall’eliminazione in Coppa di Francia che ha determinato l’esonero del tecnico Pierre Sage. L’ex allenatore delle giovanili del Lione aveva preso l’incarico con il Lione in zona retrocessione l’anno precedente, salvandolo a fine anno e addirittura portandolo in Europa. Nonostante la zona Europa in campionato la proprietà decide di sollevarlo e al suo posto prende Paulo Fonseca, reduce dall’esonero al Milan.

A inizio marzo, forse pagando ancora un burnout iniziato in Italia, Fonseca va testa a testa con l’arbitro Millot. Si teme una squalifica di 7 mesi, ne arriverà una di 9. Un altro paradosso della stagione del Lione: un allenatore non certo noto per la sua aggressività, arrivato a Lione in corsa, viene squalificato per quasi un anno per condotta violenta. A metà aprile Fonseca è in panchina, a Old Trafford. Può allenare solo in Europa League. Il Manchester United passa avanti 2-0 e al 71’, ma in sette minuti Tolisso e Tagliafico riportano la sfida in parità. Tolisso si fa espellere all’89’ e sembra finita, ma ai supplementari il Lione va avanti 4-2 con Cherki e Lacazette, Bruno Fernandes accorcia su rigore ma allo scoccare del recupero il Lione sembra vedere un’altra, clamorosa, semifinale europea. In due minuti, però, il Lione perde tutto. Kobbie Mainoo pareggia al 120’ e Harry Maguire, un minuto dopo, spedisce avanti lo United. Per i tifosi del Lione non c’è veramente mai fine al peggio.

I DEBITI
I guai peggiori del Lione però erano partiti prima Nella prima stagione di Textor alla guida totale del club la DNCG notifica al Lione l’obbligo di iniettare 60 milioni nel club entro il 30 giugno di quell’anno, il 2023. In Francia la DNCG è l’organismo di controllo delle finanze dei club francesi, e in Francia non si può spendere oltre la soglia del 70% del rapporto tra spese di trasferimenti, ammortamenti e stipendi rispetto ai ricavi generici e dal calciomercato. Il Lione ballava già su questa soglia nell’ultima fase della presidenza Aulas, ma tra le cessioni dei giovani e l’amicizia del presidente con il capo della DNCG, Jean-Marc Mickeler, non si era mai arrivati al punto critico. La DNCG chiede ai club sotto osservazione di presentare un piano di rientro, in maniera non troppo diversa dal settlement agreement del FPF. Textor appena arrivato decide di distaccarsi dalla politica di Aulas di cessioni dei giovani. Curiosamente la DNCG utilizza il noto sito Transfermarkt come parametro di riferimento per i valori dei calciatori, usandolo come strumento per capire se il piano presentato è realistico o meno. Come detto da l’Equipe, a dicembre 2022 Aulas presenta un piano di rientro con cessioni per 112 milioni di euro, ma con l’arrivo di Textor il piano viene giudicato irrealistico dalla DNCG che chiede poi al proprietario americano di iniettare 60 milioni entro giugno.

Iniziano qui le stranezze, o meglio le storture, della vicenda Lione. Textor oltre alle cessioni dei calciatori, inizia a vendere gli asset dell’OL Group e dell’Eagle Group per risolvere i problemi economici del club principale. Inoltre, fa riferimento a un bonifico di 60 milioni su un conto dedicato brasiliano a cui però la DNCG non sembra credere. Come fatto dal Barcellona Textor attiva le famigerate “leve”, vendendo per circa 60 milioni la maggioranza dell’OL femminile, una delle squadre più forti del mondo e vincitrice di otto Champions League. La DNCG mette comunque delle restrizioni al club rodanese, costretto a privarsi di Bradley Barcola (protagonista quest’anno nella vittoria del PSG) e Castello Lukeba. Nonostante questo, complice l’ennesima annata fuori dalla Champions, i conti del club continuano a peggiorare, con i debiti che a inizio 2024 salgono a 505 milioni contro i 458 dell’anno prima. Com’è possibile che un club che continua a cedere i suoi migliori giocatori abbia così tanti debiti?

La risposta è nel rifinanziamento dei debiti precedenti che il Lione ha dovuto fare nel 2023, che così facendo sono cresciuti di altri 45 milioni, alzando la pressione su Textor.

La scorsa estate, però, il Lione è sembrato come quelli che continuano a usare il camino mentre la casa brucia. Spende quasi 150 milioni in entrata a fronte di solo 40 milioni in uscita, forse nella speranza di convincere la DNCG della solidità del gruppo Eagle. Nel frattempo cede altri asset del gruppo, dirotta soldi delle squadre del gruppo stesso nel Lione. Non vuole indebolire troppo la squadra nella ricerca della qualificazione in Champions League. Il giocattolo però si rompe con la mazzata del 15 novembre 2024, con la DNCG che annuncia la retrocessione condizionale del Lione se il club non troverà una cifra tra i 100 e i 200 milioni come garanzia entro giugno. Tutti si aspettano che i club europei planeranno come avvoltoi a gennaio sul Lione, specialmente per la stellina Cherki, ma come successo in estate Textor cede solo Maxence Caqueret al Como per 15 milioni, Gift Orban (arrivato l’anno prima) per 9 all’Hoffenheim e Jeffinho all’altro club della Eagle, il Botafogo, per 5 milioni. La Ligue1 finisce e il Lione manca la Champions per tre punti, ma Textor resta fiducioso di riuscire a trovare i soldi per mantenere la categoria, e le notizie sul Lione si diradano un po’. Il Lione sembra uno di quei giganti troppo grandi per fallire, o almeno è questa la vaga sensazione nell’opinione pubblica.

Prima della fine di giugno Textor risolve la sua partecipazione nel Crystal Palace, che complice la regola sulle multiproprietà rischiava di non poter giocare in Europa, cedendo per 200 milioni la sua quota al proprietario dei New York Jets della NFL, Woody Johnson. Poi il Lione cede per 12 milioni Said Benrahma in Arabia Saudita e soprattutto il gioiello della corona, Rayan Cherki, spedito a Manchester per 42 milioni di euro bonus inclusi. Addirittura gira i soldi della cessione di Luiz Henrique dal Botafogo allo Zenit, 33 milioni, dal club brasiliano al Lione. Una mossa vista raramente nel mondo del calcio.

Henrique è una buona metafora della caotica gestione di Textor. Il brasiliano aveva aperto le marcature nella finale di Libertadores vinta dal Botafogo il 30 novembre 2024, la prima della storia del club. Quindici giorni dopo l’annuncio della retrocessione condizionale dell’altro club della galassia del proprietario americano. Anche il Crystal Palace si è portato a casa un trofeo, la prima FA Cup della propria storia.

Il 24 giugno 2025 arriva la decisione della DNCG, che conferma la retrocessione condizionale non ritenendo adeguate le garanzie portate da Textor, che pure domenica aveva ceduto la sua quota nel Palace proprio per questo. La decisione è ancora soggetta a un ricorso che il Lione non mancherà di fare, e vedendo quanto accaduto alla Sampdoria mai dire mai. Textor nei mesi precedenti ha accusato di complotti ai suoi danni da parte del calcio francese, del PSG e della LFP. Un’ipotesi bizzarra, considerando che anzi la DNCG è stata spesso accusata di essere troppo permissiva con i club francesi in dissesto economico, in una situazione generale poco florida dal disastro Mediapro in poi.

Come raccontato dal noto giornalista investigativo francese Romain Molina, l’americano non ha fatto altro che usare negli anni i conti dell’OL come una vacca da mungere, dirottando denaro sugli altri club del gruppo. Bisogna ricordare il trasferimento di Nuamah, i movimenti tra Botafogo e Lione e gli oscuri passaggi di debiti, interessi e denaro tra Francia e Brasile presenti nei conti del club. Oltre a questo l’ultima costosa campagna acquisti, con in mezzo giri di denaro con un’altra multiproprietà, quella del Nottingham Forest di Evangelos Marinakis. Una tempesta perfetta a cui Textor credeva di scampare dirigendo un club reputato troppo grosso e troppo importante per poter fallire. Per la Ligue 1, dovesse essere confermata la retrocessione, sarà un duro colpo. Un campionato che produce talenti, ma che fa fatica ad essere competitivo al di fuori del PSG, che perde un bacino d’utenza di almeno 2 milioni di tifosi con tutte le conseguenze del caso per i diritti TV interni ed esteri.

La storia del Lione però ha delle conseguenze più morali che economiche, specialmente in un calcio che vede sempre più diffuso un modello come quello della Eagle di Textor. L’ultimo stadio del capitalismo calcistico, il trattamento del club come un insieme di asset da poter spostare da una parte all’altra del mondo per necessità. E anche nei casi in cui c’è un idillio, come nel Botafogo campione del Sudamerica, come può un tifoso credere nel futuro della propria squadra vedendo la gestione di un’altra squadra dello stesso gruppo? Lo abbiamo visto anche in Italia, con il 777 Group che si sgretolava da tutte le altre parti mentre a Genova i tifosi sembravano relativamente ben disposti nei confronti di una situazione che dietro le quinte era drammatica. E quale modo migliore per ricordarcelo che l’ironia della sorte, con il Botafogo che vince per 1-0 contro il PSG nella scintillante cornice del Mondiale per Club mentre l’altra società più importante dello stesso gruppo viene retrocessa in seconda divisione.

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