
Questo articolo è stato realizzato in collaborazione con NOW TV.
Il posticipo del lunedì tra Inter e Fiorentina ha messo una di fronte all’altra due squadre che stanno attraversando uno dei momenti più difficili della propria storia recente. Dopo l’esonero di De Boer, Stefano Pioli ha preso le redini dell’Inter da neanche tre settimane e, nonostante la buona prestazione nel derby contro il Milan, il compito di risollevare la stagione dei nerazzurri non sarà semplice, come testimoniato dalla recente rimonta subita dagli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva. Ma non se la passa meglio Paulo Sousa: al problema della mancata continuità di rendimento che sta pregiudicando la classifica dei viola si è aggiunto un importante screzio coi tifosi dovuto alle parole del tecnico portoghese riguardo il futuro di Bernardeschi, testimoniato dagli striscioni comparsi fuori dall’Artemio Franchi nella notte tra sabato e domenica.
Due soli i cambi di Pioli rispetto alla partita pareggiata a tempo scaduto contro i rossoneri: con Murillo ancora out e Medel infortunato c’è Ranocchia al fianco di Miranda, mentre Banega ha rilevato Joao Mario nel ruolo di trequartista alle spalle di Icardi. Oltre alla coppia di centrocampo Brozovic-Kondogbia, l’ex allenatore della Lazio ha confermato gli esterni: D’Ambrosio e Ansaldi come laterali difensivi, e Candreva e Perisic come ali.
Paulo Sousa, invece, ha proposto il tipico 3-4-2-1 della Fiorentina, con Salcedo ormai stabilmente titolare in una difesa completata da Gonzalo e Astori. Borja Valero ha giocato di fianco a Badelj a centrocampo, con Milic e Tello sulle fasce. In avanti Bernardeschi e Ilicic hanno supportato Kalinic, unico riferimento offensivo della squadra.
La Fiorentina soffre a sinistra
Un po’ come era successo lo scorso anno, la partita si è sbloccata già nelle battute iniziali e sono stati i padroni di casa a trovare il vantaggio in apertura di primo tempo. Come succede abitualmente, la Fiorentina difendeva con il 4-4-2, con Milic che retrocedeva a sinistra sulla linea di difesa e Salcedo che si allargava nel ruolo di terzino destro. L’impatto col calcio italiano del difensore messicano è da ritenersi tutto sommato positivo, ma nella gara di San Siro la velocità di Perisic lo ha messo più volte in difficoltà. “El Titan” aveva giocato da terzino anche prima di arrivare a Firenze, ma non ha un passo tale da reggere il confronto con il croato, che lo ha messo duramente alla prova.
Forse, proprio la consapevolezza di essere in una posizione di svantaggio rispetto al proprio avversario, gli ha impedito di intervenire su Perisic in occasione del primo gol, quando senza pressione l’esterno nerazzurro ha potuto servire la sovrapposizione di Ansaldi da cui è scaturito il gol del vantaggio dell’Inter. Se due indizi non fanno una prova, non si può dire neanche che sia andata meglio nemmeno in occasione del secondo gol, scaturito sempre da suo lato, quando ha improvvisamente lasciato la marcatura sul croato per fronteggiare Ansaldi, senza concedere a Badelj il tempo di coprire su Perisic.

Il secondo gol: Salcedo lascia la marcatura di Perisic per intervenire su Ansaldi ma Badelj non fa in tempo a contenere l’inserimento del croato.
C’è da dire che in occasione di entrambi i gol gli errori sono stati molteplici e quindi non solo del messicano, ma è indubbio che quel settore di campo si sia rivelato decisivo per le sorti della partita: la maggior parte delle azioni nerazzurre si sono sviluppate sulla fascia sinistra (36%), come già era accaduto nel derby (39%). Quando al 19esimo Gonzalo ha clamorosamente abboccato alla finta di Icardi, spalancando la strada per il terzo gol all’argentino, la partita è stata definitivamente compromessa.
Il 5-2-3 difensivo dell’Inter
Non sappiamo se nel preparare la partita Pioli abbia eletto specificatamente la fascia sinistra come canale preferenziale di attacco, ma la mano dell’allenatore è stata evidente nell’organizzazione della fase difensiva della squadra. Infatti, quando la Fiorentina cominciava l’azione, l’Inter abbandonava il 4-2-3-1 utilizzato in fase offensiva e si riorganizzava in un 5-2-3.
Il riferimento difensivo principale era l’avversario, con Perisic, Icardi e Banega incaricati di orientarsi in prima battuta sui tre centrali della Fiorentina. Candreva, invece, doveva retrocedere due linee più indietro e occupare la posizione di terzino destro della difesa a cinque, ruolo già ricoperto in passato in Nazionale. I due fluidificanti si sono resi molto utili soprattutto in fase di pressing, quando contribuivano ad attuare alcune trappole sulle corsie, lasciando agli esterni viola quel tanto di spazio che bastava a ricevere palla, prima di pressarli con intensità.

Il 5-2-3 difensivo dell’Inter con Candreva e Ansaldi da terzini e D’Ambrosio più vicino a Ranocchia e Miranda.
L’Inter necessitava del sacrificio di Candreva in quel ruolo poiché D’Ambrosio, il terzino destro nello schieramento iniziale, aveva dei compiti di marcatura specifica su Bernardeschi: se i compagni marcavano a uomo l’avversario solo quando esso si palesava all’interno della propria zona di competenza, l’ex laterale del Toro marcava a uomo il numero 10 di Sousa, spingendosi anche a centrocampo per seguire i movimenti del trequartista avversario.

Mentre i compagni mantenevano l’uomo come riferimento, D’Ambrosio attuava su Bernardeschi una marcatura a uomo vecchio stampo.
La difesa a cinque permetteva di coprire in parità numerica i tre giocatori offensivi della Fiorentina, pregiudicando le loro possibilità di portare fuori uno dei due centrali per sfruttare l’inserimento del terzo uomo. L’orientamento generale sull’uomo, contromisura spesso adoperata nei confronti della squadra di Sousa, doveva invece spezzare le connessioni dei viola, impedendogli di sviluppare il solito gioco collettivo e far valere la superiorità fisico-atletica che i padroni di casa, almeno in linea teorica, potevano vantare sugli avversari.
Non che la fase difensiva dell’Inter sia stata sempre perfetta, anche considerata la parziale asimmetria nei riferimenti di D’Ambrosio rispetto al resto della squadra. Ad esempio quando Tello si è scambiato momentaneamente con Bernardeschi, il nerazzurro ha continuato a marcare il 10 viola, causando qualche scompenso nello schieramento dell’Inter.
Inoltre il posizionamento largo di Milic allargava le distanze tra Candreva e D’Ambrosio, aprendo spazio agli inserimenti laterali di Kalinic e non è affatto un caso che la Fiorentina abbia trovato il gol del 3-1 con un lancio di Badelj a pescare il proprio connazionale esattamente nella tasca che si creava tra i due, dopo che Sousa aveva insistito molto sul mantenimento dell’ampiezza con il croato, il giocatore a lui più vicino durante il primo tempo. Queste potenziali criticità e la sopraggiunta superiorità numerica hanno fatto sì che durante la seconda frazione di gioco D’Ambrosio, pur mantenendo la posizione di centrale destro in fase difensiva, abbandonasse la rigida marcatura a uomo di Bernardeschi e si uniformasse ai riferimenti dei compagni.
In questo esempio il giro palla della Fiorentina manipola lo schieramento dell’Inter e fa sì che D’Ambrosio perda la marcatura su Bernardeschi, generando una delle occasioni più pericolose per i viola.
L’incubo della rimonta
L’espulsione di Gonzalo in chiusura di primo tempo avrebbe potuto e dovuto mettere la parola fine sulla gara, ma la resilienza della Fiorentina e il rischioso atteggiamento dell’Inter che ha lasciato il pallino del gioco in mano ai viola nonostante la superiorità numerica, hanno permesso agli ospiti di rimanere in gara fino all’ultimo.
L’ingresso di Tomovic per Milic non ha abbassato il baricentro della Fiorentina che ha avuto la meglio nel possesso palla, ma l’inferiorità numerica si è fatta sentire quando si trattava di passare il pallone ai giocatori offensivi: nessuno occupava più stabilmente la fascia sinistra e quando la fascia destra era impraticabile i difensori viola lanciavano lungo su Kalinic, comunque molto abile a giocare di sponda per i compagni.
In possesso l’Inter ha mantenuto un approccio troppo diretto considerato il risultato e con il quarto gol che stentava ad arrivare, probabilmente sono anche subentrati quegli stessi fattori psicologici che in Israele hanno trasformato un 2-0 a favore in una sconfitta per 3-2.
Quando i nerazzurri hanno concesso il 3-2 in transizione, con Ilicic bravo a sfruttare un errato posizionamento di Handanovic, i tifosi hanno cominciato a temere il peggio, anche perché l’Inter è indietreggiata pericolosamente, con talvolta persino Perisic allineato con i difensori. Fortunatamente per Pioli e i suoi, il 12esimo gol in campionato di Icardi ha scacciato l’incubo dell’ennesima rimonta e sigillato il definitivo 4-2.
L’Inter ha conquistato una vittoria importante soprattutto per riacquisire fiducia nei propri mezzi. In una situazione come quella dei nerazzurri recuperare morale e consapevolezza è tanto importante quanto il lavoro tecnico-tattico. La Fiorentina, da parte sua, lascia Milano con l’amaro in bocca: ancora una volta una serie di errori ha compromesso il risultato, che avrebbe potuto essere ben diverso alla luce della prestazione offerta nel secondo tempo, pur in inferiorità numerica.
Segui tutta la Serie A TIM, la Serie B ConTe.it e la Uefa Europa League su NOW TV.
