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Dario Pergolizzi
L'Inter è troppo prevedibile?
19 dic 2018
19 dic 2018
Un'analisi dei problemi offensivi dei nerazzurri.
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Dario Pergolizzi
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A questo punto della stagione l’Inter di Spalletti si è distinta soprattutto per un’identità tattica e psicologica basata sulla solidità complessiva: i nerazzurri hanno uno dei migliori sistemi difensivi della Serie A (la seconda difesa per gol subiti, nonostante sia quinta per Expected Goals subiti) sia come qualità individuali che come organizzazione collettiva, un fattore che ha contribuito alla continuità nei risultati e, in generale, a renderli una squadra sicura dei propri mezzi e difficile da affrontare.

 

L’Inter, però, sembra avere ancora qualche problema dal punto di vista realizzativo. Fatta eccezione per Icardi, implacabile in ogni tipo di finalizzazione, Spalletti non sembra ancora essere riuscito a dare alla sua squadra l’imprevedibilità necessaria per garantire una manovra offensiva diversificata, fluida ed efficiente.

 

Il tema principale per l’attacco interista sembra essere lo sviluppo su catene laterali, sfruttando principalmente le caratteristiche di Politano, e ricercando la rifinitura attraverso cross e traversoni, per poter sfruttare le doti aeree e di lettura cinestesica del suo numero 9. A volte è un gioco sufficiente a trovare il gol che spezza l’equilibrio e crea qualche spazio in più, a volte però l’Inter fatica a trovare la porta avversaria in rapporto alla quantità di palloni che gestisce, finendo col diventare troppo prevedibile.

 



 

L’Inter occupa attualmente il sesto posto nella classifica della produzione offensiva basata su Expected Goals e Assist (esclusi rigori e piazzati). Trovate

le nostre classifiche.

 


Sui 25,9 Expected Goals creati, i nerazzurri ne hanno finora realizzati 19 su azione, a cui vanno aggiunti i 6 da sviluppi su calcio piazzato e 3 su rigore. 

confermano inoltre l’impressione visiva che ci restituisce un’Inter fortemente orientata al gioco su fascia: la suddivisione delle azioni manovrate è 38% sinistra 25% centro e 37% destra.

 

Esaminando il modo in cui i giocatori dell’Inter si passano il pallone, invece, è interessante notare che produce 509 passaggi corti, 55 lunghi e ben 30 cross in media a partita. Sostanzialmente, rapportando questi dati a quelli delle due squadre che la precedono in classifica, si vede come da una parte la squadra di Spalletti non faccia tanti passaggi (leggermente più della Juventus, che ha una media di 498 corti e 60 lunghi, significativamente meno del Napoli - 544 e 63),

 

E se il confronto con il Napoli non è sorprendente, lo è sicuramente quello con la Juventus, che quest’anno sta facendo del crossing game la sua arma principale in fase di rifinitura.

 

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L’Inter ha inoltre una produzione più contenuta, rispetto a Juventus e Napoli, dei tiri da fuori e da posizione defilata, e questo è parecchio emblematico delle caratteristiche di Icardi, che rimane ad oggi l’unica bocca di fuoco temibile.

 

Forse uno dei problemi principali dell’Inter è la mancanza di alternative al fenomenale attaccante. Di sicuro le noie muscolari di Nainggolan devono aver influenzato il progetto offensivo di Spalletti, che magari avrebbe voluto sfruttare il belga così come fatto alla Roma nella loro ultima annata insieme, in posizione di mezzapunta “di fatto”, pronto a sfruttare ogni varco creato da un riferimento offensivo ingombrante come Dzeko/Icardi.

 

Il centravanti bosniaco, però, ha caratteristiche associative superiori a quelle del capitano nerazzurro. Con un incursore/guastatore come Nainggolan alle spalle diventa fondamentale la qualità del lavoro di cucitura e connessione con i centrocampisti e gli esterni (e perché no, anche con i difensori) per poter garantire alla squadra una credibilità di rifinitura anche per vie centrali. Icardi è un attaccante che si esalta nell’attacco alla profondità, ma che non sembra ancora al livello dei migliori (pur proteggendo bene la sfera e mostrando tecnica e creatività negli assist) nello spettro di abilità previste per il lavoro di “riciclaggio” spalle alla porta lontano dall’area, e in generale non sembra amare la divisione degli spazi frontali con un altro attaccante (o agente da tale) con velleità verticali. Soprattutto se quest’ultimo non può sobbarcarsi un certo tipo di lavoro qualitativo e quantitativo tra le linee al suo posto.

 

Per questa ragione, probabilmente, le partite giocate con Joao Mario e/o Borja Valero in quella posizione sono sembrate più fluide offensivamente, nonostante il valore assoluto dei due sia plausibilmente inferiore a quello di Nainggolan.

Chi sembra pagare in prima persona questa particolare situazione tattica è Lautaro Martinez, che per ritagliarsi un ruolo di rilievo in questa squadra è chiamato a una trasformazione sotto il punto di vista della cucitura del gioco, fungendo da rifinitore e collante tra i reparti, in un percorso che ricorda un po’ quello attraversato nelle ultime stagioni da Paulo Dybala alla Juventus, con risultati divisivi. Nelle diverse apparizioni collezionate, soprattutto nei finali di partita, il talento di Bahia Blanca è sembrato più che disponibile sotto questi punti di vista, sfruttando in particolar modo le sue doti di copertura del pallone e la sensibilità sul fraseggio corto.

 


Quindi, finora, Spalletti ha preferito sostituire Nainggolan con un altro centrocampista puro, seppur dalle caratteristiche differenti, per non rischiare di svuotare ulteriormente il centro del campo. La dinamicità e l’intensità senza palla di Joao Mario e Borja Valero sono però contenute; sebbene siano adatti a rendere rapido il fraseggio offensivo, i due smussano un’arma non trascurabile per l’Inter: le ripartenze corte.

 

Per una squadra dal baricentro alto come quella di Spalletti è fondamentale riuscire a recuperare la palla in zone avanzate, con una transizione difensiva aggressiva volta al recupero immediato del pallone, così da poter attaccare l’area avversari con tanti uomini velocemente, prima che la difesa avversaria si sia riordinata. Oggi l’Inter non sembra ancora particolarmente efficace in queste situazioni, preferendo puntare sulla buona partecipazione dei suoi giocatori ai ripiegamenti verso la propria porta.

 

Brozovic, Politano, Perisic e gli altri interisti dimostrano una grande generosità complessiva, permettendo così a Icardi di rimanere costantemente sopra la linea del pallone; ma con un solo riferimento avanzato, una volta riconquistato il pallone, la risalita immediata del campo è più difficile.

 


Nel 4-5-1 senza palla, Icardi è l’unico a rimanere sopra la linea del pallone.


 

È significativo, in questo senso, il fatto che la squadra di Spalletti non sia riuscita finora a trasformare in gol neanche una singola occasione di contropiede, tradendo forse qualche difficoltà di trasformazione delle ripartenze anche lunghe, nonostante un atteggiamento col pallone abbastanza verticale. È un paradosso per una squadra diretta come l’Inter, che ne rallenta l’azione d’attacco e permette alle squadre avversarie di riordinarsi nella propria metà campo. E una delle possibili cause può essere appunto la tendenza a difendere con un solo riferimento sopra la linea della palla.

 


Per lavorare bene sui cross è richiesta grande applicazione dei centrocampisti e dei terzini, che devono rendere meno leggibili alle difese avversarie le scelte delle ali. Considerando però la prudenza dei terzini nerazzurri (con eccezione in alcuni momenti di Vrsaljko, che tuttavia rimane abbastanza misurato nelle sovrapposizioni) diventano importanti le letture dei centrocampisti. In questo senso può fare la differenza la mobilità di Vecino, chiamato spesso a fornire ampiezza, come in occasione del gol nel Derby di Milano.

 


Con l’ala che viene incontro facendosi seguire dal terzino di parte, Vecino è abile nell’inserirsi alle spalle di quest’ultimo, attirando fuori posizione il difensore centrale e creando un domino di scompensi nelle marcature.


 

Di fatto, però, le principali responsabilità ricadono sull’ispirazione dell’ala, da cui dipende l’esito finale dell’azione. Politano sta vivendo una buona stagione: nonostante una relativa difficoltà nel creare la superiorità numerica attraverso dribbling (1.1), l’esterno romano ha uno score più che accettabile di key passes (1.8) a partita, oltre a essere abbastanza rapido nelle sue incursioni a rientrare da mettere in difficoltà le linee avversarie nella scalata.

 

Di contro, sull’altra fascia, Ivan Perisic non sembra ancora essersi ripreso dal lungo Mondiale, palesando difficoltà sia nel saltare l’uomo (0.5 dribbling), sia nella creazione di cross (0.7) e passaggi chiave (1.3). A sinistra è importante, quindi, il lavoro di Asamoah, considerando anche che Brozovic non può fornire lo stesso tipo di supporto che Vecino dà sul centrodestra, data la sua imprescindibilità da smistatore centrale.

 

Insomma, la maggior parte degli scambi di posizione dell’Inter avvengono attraverso delle sovrapposizioni più o meno puntuali in fase di rifinitura, tuttavia sembra mancare quell’elasticità posizionale, quegli scambi e incroci che hanno fatto e stanno facendo le fortune tattiche di Juventus e Napoli.

La prima e la seconda in classifica riescono ad occupare con più imprevedibilità le zone avanzate, grazie a una maggiore predisposizione dei loro uomini a fornire linee di passaggio al portatore in tutti i sensi. In particolar modo, gli attaccanti di entrambe le squadre sembrano avere una mobilità superiore a quella di Icardi, che semplicemente deve trovarsi il più a lungo possibile dentro l’area di rigore.

 

Sembra quasi che, con un riferimento avanzato più statico, l’Inter si irrigidisca a cascata, insistendo nella ricerca dei cross grazie allo sviluppo per catene laterali, coinvolgendo sempre al massimo due o tre uomini. I mezzi spazi vengono coperti principalmente in conduzione di palla, e la palla finisce il più velocemente possibile verso l’esterno, anche per via della mancanza di un giocatore capace di rompere l’equilibrio avversario nel corridoio centrale, con un dribbling (l’Inter è addirittura 15esima nella classifica dei dribbling in Serie A) o una giocata in fase di rifinitura.

 

Spalletti ha dimostrato di saper trarre il meglio dalle individualità a disposizione, assemblando progetti tattici idonei a sintetizzare le qualità dei suoi giocatori più capaci, e farli esaltare da solisti in un’orchestra ben organizzata e funzionale. Tuttavia, questa Inter sembra essersi seduta sulla sicurezza di un sistema offensivo che, oggi, rimane efficace soprattutto grazie alle eccezionali doti del suo centravanti, che però limita la sperimentazione di altre soluzioni.

 

L’allenatore toscano, se vorrà stupire ancora, dovrà essere abile nel trovare una migliore diversificazione delle azioni di attacco, magari trovando il modo di inserire in maniera più cospicua il promettente Lautaro, in attesa che Radja Nainggolan dimostri di valere l’investimento, di risorse e aspettative, di tutto l’ambiente.

 

 

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