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L'indimenticabile gara-6 tra Toronto e Boston
10 set 2020
10 set 2020
La partita più memorabile nella bolla finora.
(articolo)
8 min
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Le partite dei playoff a volte sono assomigliano a una gita in barca a vela: si può programmare la partenza ma può succedere che un imprevisto, come un acquazzone improvviso, stravolgano i piani per l'arrivo. Gara-6 tra i Boston Celtics e i Toronto Raptors, almeno all'inizio, sembrava una partita come tutte le altre, seguiva il canovaccio già tracciato nelle altre sfide della serie. Boston che capiva quale dei suoi tre tenori era maggiormente intonato - nel caso specifico Jaylen Brown - e cercava di metterlo nelle migliori condizioni di segnare con regolarità, sfruttando bene la gravità creata dai propri creatori di gioco lungo l’intera ampiezza; e Toronto che faceva una grande difficoltà nell’attaccare sia in transizione sia una volta che la difesa avversaria si era stabilita a metà campo.

Probabilmente a Boston sarebbe bastato mantenere alta l’intensità per qualche possesso in più a metà del secondo quarto, quando erano in vantaggio in doppia cifra, per chiudere la serie e dedicarsi ai filmati su Miami; così come sarebbe bastato evitare di perdersi OG Anunoby sul lato debole con una frazione di secondo in gara-3.

Ma ciò che hanno scoperto i Celtics stanotte è che per sconfiggere i Raptors non basta semplicemente essere migliore di loro. Devi tirare fuori qualcosa di speciale, un proiettile d'argento o un paletto di legno da conficcare nel cuore.

Ode a Kyle Lowry

Questo principalmente perché ieri i Raptors hanno avuto a disposizione il migliore Kyle Lowry della stagione. Prima di questa serie in molti si interrogavano sul ruolo del nativo di North Philly nella storia recente NBA, se fosse degno di stare tra i migliori di questa generazione o se rimanesse un ottimo giocatore che si era trovato nella situazione tecnica ideale. Ecco: dopo stanotte abbiamo qualche clip da montare nel video della sua introduzione alla Hall of Fame, un misto di tiri pesantissimi, sfondamenti subiti e lamentele continue presso tutti i presenti, in campo e fuori. Quando Nurse lo ha rimesso in campo con nove minuti da giocare nel secondo periodo, neanche lui si aspettava che il suo playmaker avrebbe giocato i successivi 43 minuti senza mai prendersi una boccata d’ossigeno. Anche perché se avesse saltato un solo istante di gioco i Raptors non avrebbero mai vinto questa partita e in questo preciso momento sarebbero a fare i bagagli per lasciare Disney World.

A Kyle Lowry production.

Lowry ha chiuso con 33 punti a cui bisogna aggiungere otto rimbalzi, sei assist e due palle rubate in 53 minuti di gioco frenetico e disperato. È un cliché scrivere quanto le cifre non rispecchiano in pieno l’importanza in campo di un giocatore, ma davvero nessuno riesce a trasformare ogni singolo possesso in una questione di vita e di morte quanto il numero 7 in maglia Raptors. Kyle Lowry gioca come se il parquet fosse un’isola deserta dalla quale deve uscire vivo, ricorrendo a ogni risorsa possibile.

Se servono punti perché nessuno riesce a mettere la palla nel canestro, ecco che attacca il ferro mettendo a rischio il proprio corpo a ogni possesso; se c’è da rispondere ad un parziale si inventa una serie di triple per tenere a galla i suoi; se bisogna fermare il miglior attaccante avversario si aggrappa ai pantaloncini al limite della denuncia per molestie. E se c’è da sporcarsi le mani, fare un fallo duro per mandare un segnale o lanciarsi per una palla vagante, better call Kyle.

Il canestro con il quale ha chiuso definitivamente questa maratona è un’istantanea che racchiude tutto Kyle Lowry. Riceve in isolamento contro Kemba Walker quando rimangono 20 secondi sul cronometro, lo spinge verso il canestro usando la sua forza nella parte inferiore del corpo e poi, una volta arrivato dove vuole lui, si esibisce in qualcosa più vicino a un tuffo dal trampolino olimpionico che a un fade away, effettuando un paio di carpiati prima di spiaggiarsi sul parquet.

https://twitter.com/seeratsohi/status/1303882196092989440

La differenza di Norman Powell

Entrando in questa serie un vantaggio che Toronto avrebbe dovuto avere su Boston era rappresentato dalla panchina. Quella dei Raptors in regular season ha avuto il migliore Net Rating della lega (+2.7) e il secondo durante questi playoff, mentre i Celtics - specie con l’assenza di Gordon Hayward che ha di fatto promosso Marcus Smart in quintetto - hanno davvero poco da pescare dalla second unit se non qualche scintilla dei due Williams (Grant e Robert) e la pazienza di Brad Wanamaker. In realtà l’impatto delle riserve di Toronto non è stato positivo come si sperava, sia perché le rotazioni di Nurse si sono accorciate, sia perché tanti di quei giocatori divertenti che funzionano in stagione regolare non sono davvero utili in una serie di playoff.

Ma proprio nel momento del disperato bisogno, quando ci si stava giocando la permanenza a Disney World, Nurse guardando dietro di sé verso la sua panchina responsabilmente distanziata ha trovato il jolly per vincere la partita. Norman Powell è stato una delle note più positive della stagione di Toronto, ma non ha mai trovato il giusto ritmo in questa serie contro Boston. Fino a stanotte.

Quando è entrato al posto di Marc Gasol nel finale del terzo quarto, i Raptors erano finalmente riusciti a mettere la testa avanti ma continuavano ad avere un grosso problema al centro del proprio quintetto. Serge Ibaka dopo aver dato minuti di qualità nel primo tempo, forse condizionato dalla distorsione ad una caviglia che aveva messo in dubbio la sua presenza alla vigilia, non è più sceso in campo nel secondo e lo stesso Marc Gasol, nonostante dopo l’intervallo abbia segnato la prima tripla in 11 tentativi in questa serie, non era più sostenibile contro l’attacco di Boston. I lunghi di Toronto infatti venivano costantemente attaccati in pick and roll alto da Kemba Walker e le rotazioni concedevano troppe triple aperte dagli angoli per i Celtics, che hanno segnato 11 delle 22 conclusioni da dove la linea da tre è più corta.

Nurse quindi ha deciso di andare con il suo quintetto più piccolo, con Siakam e Anunoby da lunghi, cambiando freneticamente in ogni situazione e non concedendo più il vantaggio dei blocchi ai Celtics. Questa lineup aveva giocato finora solo 25 minuti di non-garbage time in stagione, ma ha finito per giocare gli ultimi 19 nella partita più importante dell’anno. Powell ha retto in difesa e ha garantito a Toronto un secondo realizzatore affidabile accanto a Lowry proprio quando sia Fred VanVleet (7/22 per 21 punti) che Pascal Siakam (5/19 per 12 punti) stavano facendo una fatica immane nel trovare la via del canestro.

Dopo aver tirato con il 34% nella serie finora, Powell ha messo tutti i tiri più importanti della partita di Toronto (dopo quelli di Kyle Lowry ovviamente). Prima la tripla dall’angolo per impattare la partita con due minuti da giocare nel primo supplementare dopo un'incursione di Van Vleet nel pitturato, poi un’altra tripla per impattare la partita con 90 secondi da giocare nel secondo overtime. Infine la palla rubata su Jayson Tatum e la transizione chiusa con il canestro e fallo che ha messo più di un possesso tra le due squadre.

Il trailer della partita.

Ma sarebbe ingiusto risolvere una partita di questo livello sulle prestazioni individuali di due giocatori. Proprio quando sembrava con le spalle al muro, Toronto ha dimostrato di avere il pedigree dei campioni, in grado di salire di livello nel momento del bisogno. Siakam è stato impreciso in attacco quanto vitale in difesa, e non è un caso se in una prestazione con il 26% dal campo abbia fatto segnare il miglior plus-minus di squadra (+12 in 54 minuti). Anunoby sta diventando ad ogni partita che passa un esterno di alto livello su entrambi i lati del campo, ceralaccando Tatum da una parte e tirando con ottime percentuali in attacco (il 50% su 4 tentativi a partita in questa serie). Inoltre ha vinto tutte e tre le palle a due alzate durante i supplementari, garantendo tre possessi decisivi ai suoi.

Come in gara-3 Toronto ha vinto pur essendo meno efficiente di Boston, ma riuscendo in un modo e in un altro ad inclinare la partita a proprio vantaggio sfruttando esperienza e malizia. Boston ha dimostrato di essere la squadra più forte di questa serie, quella che genera i tiri migliori in attacco e che difende con più ordine e metodo, ma a cui manca a volte il colpo del ko. La squadra di Brad Stevens può sicuramente recriminare su molte scelte arbitrali, specialmente nei minuti conclusivi dei tempi regolamentari, quando prima Nurse è praticamente entrato in campo confondendo la vista periferica di Tatum e subito dopo per un fallo piuttosto chiaro su una penetrazione al ferro di Walker. Ma Boston dovrà imparare a non farsi condizionare dagli episodi sfavorevoli perché solitamente gara-7 la vince la squadra che riesce a gestire meglio la pressione. I Celtics hanno ricevuto un importante contributo da Jaylen Brown e Marcus Smart, specie nel primo tempo, ma non possono sostenere una partita con sia Tatum che Kemba Walker a percentuali così basse dal campo (11 su 32 combinato). Nonostante entrambi abbiano fatto un grande lavoro nel muovere la difesa di Toronto e nel regalare preziose assistenze ai compagni, in Gara- 7 dovranno indossare i costumi da realizzatori.

Bisognerà anche capire in che modo i giocatori scenderanno in campo venerdì sera, specie dopo i minutaggi estremi di stanotte, visto che i ritmi serrati della bolla concedono sempre meno tempo per il recupero pur togliendo l’incombenza dei viaggi in aereo. Chi ne avrà di più sarà sicuramente avvantaggiato, ma se abbiamo imparato una cosa da queste due squadre è che non si può dare niente per scontato.

Noi speriamo solo che si avvicini allo spettacolo visto stanotte: una battaglia estenuante, una lunga guerra di trincea conclusa con un regolamento di conti da spaghetti western con Mike Breen a perdere la voce a forza di sottolineare ogni colpo di pistola. Una partita bellissima di una serie che volevamo vedere da anni e che finalmente ci stiamo godendo nonostante l’asetticità della bolla. Comunque andranno a finire le cose a Disney World avremo per sempre questa pazza, indimenticabile gara-6.

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