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L'importanza di un pressing organizzato
03 ott 2016
03 ott 2016
Lectio magistralis del Bayer Leverkusen, nella vittoria di sabato contro il Borussia Dortmund.
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Foto di Patrik Stollarz/Getty Images
(foto) Foto di Patrik Stollarz/Getty Images
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La Bundesliga è probabilmente il campionato europeo più identificabile secondo alcune caratteristiche tattiche comuni, più o meno, a tutte le squadre: un’ideale squadra tedesca è più facile da descrivere rispetto a un’ideale squadra spagnola, italiana, inglese o francese; la immaginiamo difendere molto in alto, giocare a un’intensità elevata e pressare in maniera aggressiva, puntando a recuperare immediatamente il pallone quando ne perde il possesso - il famoso gegenpressing, il singolo termine “tattico” che caratterizza maggiormente il calcio tedesco di questi anni e che Klopp ha esportato da poco anche in Inghilterra. Roger Schmidt e Thomas Tuchel, gli allenatori di Bayer Leverkusen e Borussia Dortmund, sono in questo momento i massimi rappresentanti della scuola tattica in Germania e nella sfida di sabato scorso tra i rispettivi sistemi è finita 2-0 a favore di Schmidt, che così ha scalato posizioni in classifica dopo un inizio di stagione deludente (una sola vittoria nelle prime quattro partite). E, proprio come ci si sarebbe aspettati, la chiave del successo del Bayer è stata la straordinaria esecuzione del pressing. Un’esibizione così perfettamente riuscita che potrebbe finire tranquillamente in un manuale sul pressing. Anni Ruggenti In partenza, il Bayer si è schierato con un 4-4-2, con le ali (Hakan Calhanoglu e Julian Brandt) in una posizione stretta e interna del campo, pronti a scattare per dare il via al pressing. Ed è molto interessante vedere subito le contromosse di Tuchel in fase di possesso. Per annullare uno degli inneschi del pressing del Bayer, il passaggio dal difensore centrale al terzino, ha spostato Raphaël Guerreiro in mezzo al campo di fianco a Julian Weigl, tenendo invece bloccato l’altro terzino, Lukasz Piszczek, a formare una difesa a tre con i due difensori centrali (Sokratis Papastathopoulos e Matthias Ginter). In questo modo Il Borussia, in fase di possesso, si schierava con il 3-2-2-3, quel “Sistema” o “WM” inventato da Herbert Chapman negli anni ’20.

Lo scopo di Tuchel era dominare il centro del campo occupandolo con cinque giocatori (bisogna contare anche il centravanti, Pierre-Emerick Aubameyang), mentre la posizione molto larga delle due ali (Christian Pulisic e Ousmane Dembélé) teneva bloccati i due terzini del Bayer e creava, al tempo stesso, lo spazio all’interno del campo dove Sebastian Rode e Gonzalo Castro (i due trequartisti) avrebbero potuto ricevere palla. In questo modo, con i 3 difensori del Dortmund a cominciare dal basso, il Bayer Leverkusen era in inferiorità numerica, ma è bastata la perfetta esecuzione del pressing da parte delle ali e dei due attaccanti (Javier Hernández e Admir Mehmedi) per sporcare l’impostazione della manovra e dominare tatticamente la partita. Il Leverkusen ha applicato un altro concetto fondamentale per il calcio di questi anni: “oscurare le linee di passaggio”. Il Bayer, cioè, concedeva il primo possesso ai difensori del Borussia, ma è stato perfetto nell’isolarli mettendo in ombra tutti i possibili ricevitori che avrebbero permesso di far progredire l’azione e concedendo soltanto lo scarico laterale o indietro al portiere (Roman Bürki).

Hernández e Mehmedi schermavano Guerreiro e Weigl, mentre Calhanoglu e Brandt coprivano le possibili verticalizzazioni verso Rode e Castro. Alle loro spalle, Kampl e Aránguiz erano pronti ad accorciare su Guerreiro e Weigl nel caso in cui la schermatura di Hernández o Mehmedi fosse stata aggirata: l’iniziale inferiorità numerica si ribaltava così in un 6 vs 5 che annullava ogni velleità del Borussia di costruire l’azione da dietro. La forza del pressing Perché un sistema del genere funzioni sono fondamentali il tempismo e una corretta postura del corpo, per nascondere i possibili ricevitori dal cono visivo del portatore di palla e creare le condizioni per recuperare il pallone. Esempio: quando Piszczek o Ginter, i due gialloneri con più libertà per impostare l’azione, provavano ad avanzare, venivano aggrediti da Calhanoglu e Brandt, mentre Mehmedi e Hernández oscuravano le linee di passaggio in diagonale impedendo al Borussia di tornare in mezzo al campo e concedendo il lancio lungo come unica alternativa per guadagnare campo. Qui sotto si nota il movimento di Rode (schermato da Aranguiz) ad attaccare in profondità la difesa del Bayer su un eventuale lancio, mentre Pulisic si abbassa nel tentativo di aiutare la fase di costruzione della sua squadra.

Il Bayer è passato in vantaggio dopo dieci minuti sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Calhanoglu e finalizzato da Mehmedi, e Tuchel ha provato immediatamente a rimediare cambiando il sistema di gioco. Guerreiro è tornato a fare il terzino per favorire la circolazione laterale del pallone, in caso di necessità ad abbassarsi sulla linea dei difensori era Weigl, con Castro e Rode più avanzati, sulla linea di Dembélé e Pulisic. Un 2-3-4-1 che non ha modificato di molto l’andamento della partita: il pressing del Bayer non ha perso efficacia e la squadra di Schmidt ha continuato ad avere il controllo pur lasciando il pallone agli avversari.

Il 2-0 è arrivato, a poco più di dieci minuti dalla fine, su una ripartenza guidata da Calhanoglu e conclusa da Hernández, un altro marchio di fabbrica della squadra di Schmidt. Il suo stile di gioco avrà pure grossi limiti ed è senza alternative se viene portato fuori dalla propria comfort zone di aggressività, intensità e verticalizzazioni immediate, ma poche squadre in Europa sanno pressare come il Bayer Leverkusen. E in Europa, non solo in Germania, è sempre più importante saper pressare per essere competitivi ad alto livello.

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