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Foto di Jose Breton / Pics Action / NurPhoto
Calcio Emanuele Atturo 21 maggio 2021 8'

Guida agli ultimi infuocati 90 minuti di calcio europeo

In Ligue 1 e Liga si decide il titolo, in Premier e Serie A chi prende i soldi della Champions.

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Mai come in questi mesi si è parlato di squilibrio competitivo nel calcio europeo. La Superlega ha sollevato il tema in maniera violenta: cosa difendevano, i detrattori del progetto, se non un calcio già fortemente squilibrato, che è già nei fatti una superlega? Chi vuole vedere ancora Benevento-Juventus?

 

Eppure in questa stagione i campionati nazionali stanno terminando in modo poco scontato. E se la Bundesliga è stata vinta dal Bayern Monaco non ricordo neanche quando per la settantaseiesima volta, e il City ha vinto la Premier quando indossavamo ancora il cappotto, le altre leghe ugualmente importanti stanno offrendo alcune storie incerte fino all’ultima giornata. Se non proprio per il titolo, almeno per le qualificazioni europee. È raro che questi tornei fondati sulla regolarità delle 36 o 38 giornate, finiscano per decidersi negli ultimi 90 minuti. Quando accade è particolarmente epico, quindi tra sabato e domenica mettiamoci davanti la tv e tifiamo per il drama.

 

Il Lille deve vincere la Ligue 1 dopo dieci anni dall’ultima volta

Classifica

Lille 80

PSG  79

 

Partite – domenica alle 21

Angers-Lille

Brest-PSG

 

Una teoria del complotto: per questioni geopolitiche, cioè i rapporti tesi tra Macron ed Erdogan, il governo francese ordina un arbitraggio a sfavore del Lille, squadra dalla fortissima presenza turca. Rigori negati, gol dell’Angers in fuorigioco, un’espulsione dubbia di Benjamin André. Nessuno può sospettare dei politici francesi, penseranno tutti ai soldi corruttori del Qatar.

 

Il Lille ha il secondo matchpoint per vincere la Ligue 1 dieci anni dopo la prima volta, quando c’era Rami al centro della difesa, Rudi Garcia in panchina e Gervinho in attacco. Ha già sciupato un’occasione una settimana fa: giocava contro il Saint-Etienne, una squadra di metà classifica che però veniva da due vittorie consecutive, e ha pareggiato zero a zero. Quando una squadra con poca esperienza in fatto di vittorie cincischia nel momento di portare a casa un risultato, si dice abbia il “braccino”, mutuando un’espressione tennistica. Quando i tennisti devono chiudere una partita e il loro braccio comincia a essere indolenzito dalla paura.

 

Il Lille non ci ha neanche provato più di tanto. Il Saint-Etienne si è progressivamente chiuso nel proprio guscio, aspettando che la squadra di Galtier si scontrasse con i propri problemi ad attaccare difese schierate. C’è stata un’occasione per Araujo nel primo tempo, poi quasi niente, finché Yusuf Yazici – entrato nel secondo tempo – non ha colpito il palo su punizione. Uno di quei calci di punizione che sembrano unti di vaselina mentre scorrono lisci fra un cespuglio di gambe. Poteva essere un gol fortunato, è stato un palo sfortunato. I tifosi del Lille sperano di ricordarlo come un episodio che ha prolungato l’attesa e non come un rimpianto storico da portarsi dietro per tutta la vita. In diverse partite incartate, quest’anno il Lille ha svoltato con qualche momento decisivo, come l’assurda doppietta di Burak Yilmaz contro il Lione. Nel frattempo il PSG vinceva 4-0 col Rennes in una di quelle partite in cui Neymar sembra giocare in spiaggia e tocca la palla con tutte le parti del piede e i gol arrivano da tutte le parti. La differenza tra la leggerezza e la facilità con cui ha vinto il PSG e la fatica offensiva del Lille fa paura, in vista di quest’ultima giornata.

 

Le partite, teoricamente, sono facili per entrambe. Il PSG affronta il Brest, che ha battuto in Coppa di Francia 3-0 a inizio marzo e 3-0 in campionato a inizio gennaio. Il Brest non è una squadra senza obiettivi: è un solo punto sopra il Nantes terzultimo. Se il Lorient e il Nantes non perdessero e lei sì, sarebbe retrocessa. Il Lille dovrà affrontare l’Angers, da anni uno dei club modello del calcio francese e che anche in questa stagione è stato per lungo tempo nella parte nobile della classifica. Da qualche mese però la squadra è crollata. Non ottiene un risultato utile da inizio aprile e non vince una partita in campionato da inizio marzo. All’andata il Lille aveva perso 1-2 in casa, se vi serve un ulteriore motivo per essere agitati. La squadra aveva diverse assenze, e ha preso due gol nel primo quarto d’ora.

 

 

Galtier è stato prudente nel parlare di titolo, lasciandosi andare solo dopo l’importante vittoria contro il Lione. Ha già detto di voler allenare all’estero, e che non resterà per sempre (il che vuol dire: non resterà oltre l’estate). Col suo lavoro ha ripreso una squadra in lotta per non retrocedere e gli ha dato una consistenza europea, e ora può trovare un coronamento totalmente inatteso. Dall’arrivo della proprietà qatariota il PSG non ha vinto la Ligue 1 solo due volte, nel primo anno di rodaggio, quando vinse il Montpellier, e nell’irripetibile annata 2016/17 del Monaco, quella dell’esplosione di Mbappé – un giocatore che vince il campionato ininterrottamente dal 2016/17.

L’Atlético deve vincere la Liga sette anni dopo l’ultima volta

Classifica

Atlético 83

Real Madrid 81

 

Partite – sabato alle 18

Real Madrid-Villarreal

Valladolid-Atlético Madrid

 

Una teoria del complotto: Luis Suarez sbaglia il rigore decisivo per vincere 1-0, l’Atletico perde il campionato e l’uruguaiano in estate firma con il Real Madrid.

 

Il Valladolid sembra un ostacolo di poco conto tra l’Atletico e il secondo titolo con Diego Simeone in panchina. La squadra di proprietà di Ronaldo è penultima, ma per qualche strano incrocio di classifica ha ancora la possibilità di salvarsi. L’impresa è disperata: sperare nelle sconfitte di Huesca ed Elche (contro Valencia e Athletic Club) e battere l’Atlético. Ma insomma: ha un obiettivo, a differenza del modesto Osasuna con cui la squadra del “Cholo” è stata davvero sull’orlo della tragedia. A 12 minuti dalla fine l’uomo decisivo della Liga ha rischiato di essere Ante Budimir. Il cigno di Zenica aveva portato la sua squadra in vantaggio e mostrato le orecchie allo stadio vuoto – e quindi ai giocatori avversari che stavano vedendo sfumare il titolo.

 

Simeone ha approfittato del cooling break per schiarire le idee ai suoi, e cioè dirgli le cose che si dicono in questi casi: restiamo calmi e i due gol arriveranno; «Dobbiamo essere forti con la testa», ha detto. Questa però è stata una delle rare volte in cui quei gol, effettivamente, sono arrivati. Prima Renan Lodi con uno di quei tiri che colpiscono la rete senza mai smorzare la propria traiettoria ascendente; poi Suarez – che nel primo tempo aveva mancato almeno un paio di occasioni clamorose – ha tirato uno di quei piatti mosci nell’angolo vuoto della porta. Si è sentito il rumore della rete, poi Suarez che si leva la maglia e viene sovrastato dai compagni. C’è da vincere per non far diventare tristi quelle immagini di gioia. «Quando ci siamo fermati a bere l’acqua ho detto che quello che dovevamo fare era pareggiare, perché ci avrebbe portato a vincere la partita. Il gol è arrivato presto e poi il sigillo di Suárez da giocatore importante. La parola squadra è il riassunto di ciò che abbiamo fatto in questa stagione», ha detto Simeone alla fine.

 

 

Il Real Madrid ha una partita difficile contro il Villarreal, ma siccome è il Real Madrid è difficile attendersi regali, gioca anche in casa. Certo è che la squadra di Emery ha bisogno di vincere per provare a qualificarsi all’Europa League, la sua competizione preferita. L’Atletico ha già perso due finali di Champions contro il Real: se non si è tifosi “colchoneros” è difficile quantificare il dolore per una cosa simile. Perdere anche questa Liga, dominata e controllata dall’inizio, sarebbe la prosecuzione di una maledizione crudele.

E in Premier chi si qualifica in Champions League?

Classifica

Chelsea 67

Liverpool 66

Leicester 66

 

Partite – domenica alle 17

Leicester-Tottenham

Aston Villa-Chelsea

Liverpool-Crystal Palace

 

Una teoria del complotto: il Leicester si è accordato col Chelsea: alla squadra di Rodgers la FA Cup, a quella di Tuchel la qualificazione in Champions. Il Leicester perderà serenamente contro il Tottenham.

 

È stata una settimana strana nel calcio inglese. Il Leicester ha sollevato il primo trofeo dalla vittoria di quel campionato, ma il giorno dopo ha visto la sua qualificazione alla prossima Champions League complicarsi tremendamente e in modo paradossale. Il Liverpool stava pareggiando contro il modesto West Bromwich fin quando il suo portiere non ha deciso di segnare di testa all’ultimo minuto. Il primo gol di testa di un portiere nella storia della Premier League – e ci sarebbe da chiedersi allora perché in Serie A è un evento non dico frequente ma comunque meno raro. È sembrato il classico segno del destino, la mano di un Dio che forse voleva la Superlega. Tutta la scena è epica e assurda: Alisson che si avvicina spaesato all’area sotto la pioggia, e il colpo di testa staccando i piedi da suolo, così da portiere e così non da portiere, con una tecnica perfetta. Alisson che ha avuto un anno terribile, e che poi dedica il gol al padre.

 

 

Tre giorni dopo la finale di FA Cup, Chelsea e Leicester si sono incontrati di nuovo e la squadra di Tuchel si è presa una piccola rivincita, vincendo e assicurandosi un posto privilegiato per la qualificazione alla prossima Champions. Il Chelsea ora ha un punto in più di Leicester e Liverpool, con i “Reds” avanti per la migliore differenza reti (di 4 gol). Nell’ultima giornata il Leicester affronta il Tottenham, il Liverpool invece il grigio Crystal Palace in casa, e quindi l’ultima partita della nobile carriera di Roy Hodgson. Il Chelsea ha una trasferta non semplicissima contro l’Aston Villa, che però non ha obiettivi. Nonostante la classifica sia così ravvicinata, con tre squadre in un punto, al Leicester serve un piccolo miracolo. Al Liverpool, in sostanza, basta vincere per essere quasi sicuro di qualificarsi – a meno che il Leicester non batta il Tottenham 7 o 8 a 0. Secondo FiveThirthyEight la squadra di Rodgers ha solo il 27% di possibilità di qualificarsi.

 

Per quanto riguarda gli incastri tra la vittoria delle coppe e le qualificazioni alle prossime edizioni, c’è poco da rilevare. Se anche Manchester United e Chelsea vincessero Europa League e Champions, pur arrivando tra le prime quattro, non trasferirebbero il loro posto alla squadra quinta e sesta del campionato. L’unico caso che ci siano cinque squadre inglesi qualificate alla Champions, quindi, è se il Chelsea arrivasse quinto e vincesse la Champions.

Il possibile dramma di Milan e Juventus (o Napoli)

Classifica

Milan 76

Napoli 76

Juventus 75

 

Partite – domenica alle 20.45

Bologna-Juventus

Verona-Napoli

Atalanta-Milan

 

Una teoria del complotto: l’Atalanta beneficerebbe di un migliore market pool con il Milan qualificato al posto della Juventus, così domenica lascia vincere i rossoneri. Gasperini ai microfoni scanserà i sospetti dichiarando la sua eterna fede bianconera.

 

La corsa per la qualificazione in Champions in Serie A è stata caotica e affollata dall’inizio della stagione, quindi era prevedibile che si sarebbe finiti a un verdetto molto tirato. Meno prevedibile era che ci sarebbero arrivate Milan e Juventus. Il Milan è stata la più credibile contendente per lo Scudetto fino a marzo, e non è mai capitato nella storia che una squadra campione d’inverno non riesca a qualificarsi per la Champions. La Juventus, da parte sua, è uscita dalle prime quattro posizioni solo nelle ultime partite. Due crolli che hanno favorito Atalanta e Napoli, ma quello del Milan ha una sfumatura in più di paradosso. I rossoneri hanno vinto lo scontro diretto contro la Juventus poche settimane fa, vincendo anche con i tre gol di scarto che servivano a ribaltare il vantaggio negli scontri diretti. Poi il Milan ha battuto 7-0 il Torino e la scorsa sembrava la giornata perfetta per festeggiare un ritorno in Champions che manca da sette anni. La Juventus avrebbe dovuto giocare contro l’Inter – senza obiettivi ma con, in teoria, una certa voglia di uccidere sportivamente i rivali – mentre la squadra di Pioli affrontava il Cagliari già salvo. Lo sappiamo come è andata: la Juve ha vinto una partita ruvida, il Milan invece ne ha pareggiata una sciapa, senza mai davvero dare l’impressione di poter vincere.

 

 

Così ora il Milan deve battere l’Atalanta, che ha battuto una sola volta negli ultimi sei precedenti, e da cui ha rimediato almeno un paio di sconfitte umilianti negli ultimi anni. Se dovesse vincere, non solo si qualificherebbe in Champions ma scavalcherebbe anche l’Atalanta al secondo posto. Se dovesse perdere, e la Juventus battesse il Bologna, e il Napoli il Verona, il Milan arriverebbe quinto. Difficile quindi immaginare una partita più decisiva di questa, calcolando la progettualità garantita dagli introiti della Champions, per una squadra con tante situazioni in bilico nella propria rosa – Donnarumma e Calhanoglu in scadenza, Brahim Diaz, Dalot e Tomori in prestito. Kessié e Kjaer in scadenza tra un anno. Naturalmente la partita sarebbe decisiva anche per la Juventus, e una qualificazione darebbe dei contorni diversi alla stagione di Pirlo: nonostante le difficoltà evidenti, avrebbe formalmente evitato il disastro.

 

C’è anche la possibilità che si qualifichino sia il Milan che la Juventus, nel caso in cui il Napoli di Gattuso si suicidasse. Dopo questo grande momento di forma sarebbe davvero strano, ma vale la pena aspettarsi tutto.

Tags : atleticolillepremier leaguepsgreal madrid

Emanuele Atturo è nato a Roma (1988). Laureato in Semiotica, è caporedattore de l'Ultimo Uomo. Ha scritto "Roger Federer è esistito davvero" (66thand2nd, 2021).

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