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Fabio Barcellona
L'essenza della Juve in una partita
14 mag 2018
14 mag 2018
Lo zero a zero contro la Roma all'Olimpico, che ha consegnato lo Scudetto ai bianconeri, ha riassunto l'andamento del campionato della squadra di Allegri.
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Fabio Barcellona
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Dopo soli quattro giorni dalla vittoria

, l’Olimpico di Roma ha visto di nuovo la Juventus festeggiare un titolo. Il punto conquistato contro la Roma ha permesso ai bianconeri di raggiungere la certezza matematica del settimo scudetto consecutivo, già virtualmente conquistato grazie alle vittorie contro Inter e Bologna e ai risultati del Napoli contro Fiorentina e Torino.
La caduta interna dell’Inter contro il Sassuolo di sabato aveva regalato alla Roma la sicurezza della partecipazione alla prossima Champions League, rendendo la partita all’improvviso più importante per Allegri che per Di Francesco. Il tecnico giallorosso ha schierato il suo 4-3-3 canonico, con Juan Jesus al centro della difesa al posto dell’infortunato Manolas. Pellegrini è stato preferito a Strootman come mezzala mentre nel tridente Ünder ed El Shaarawy hanno affiancato Dzeko.
Allegri invece ha cambiato ben 7 titolari rispetto alla finale di Coppa Italia contro il Milan. Nel 4-2-3-1 De Sciglio ha giocato nel ruolo di terzino destro e Bernardeschi e Mandzukic sugli esterni a supporto della coppia Dybala-Higuain.

 


I moduli di gioco contrapposti hanno disegnato una serie di duelli individuali, specie in mezzo al campo, dove i triangoli di centrocampo rovesciati delle due squadre contrapponevano le due mezzali della Roma ai due interni della Juventus e Paulo Dybala a Daniele De Rossi.

 



Le contrapposizioni statiche in mezzo al campo: Pjanic-Nainggolan, Matuidi-Pellegrini e Dybala-De Rossi.


 

I movimenti in fase di possesso palla consentivano però agli interpreti di sfuggire al controllo del proprio marcatore. La Roma, fedele alla sua più ortodossa interpretazione del 4-3-3, muoveva le mezzali in sincronia con il terzino e l’esterno offensivo del lato, disegnando una rete di movimenti contrapposti che avevano lo scopo di creare e, successivamente, occupare spazi, per far progredire la manovra attraverso le fasce. Come sempre la catena mancina era quella che doveva consolidare il possesso palla, grazie al sinistro di Kolarov e ai movimenti di Dzeko che preferisce aprirsi da quel lato. La manovra era invece più diretta a destra, dove - specie all’inizio - i movimenti di Ünder e Pellegrini hanno messo in difficoltà Alex Sandro e Matuidi.

 


Un tipico set di movimenti della Roma, con l’esterno che taglia verso il centro e la mezzala che si apre ad occupare l’ampiezza.


 

Dybala si allontanava da De Rossi provando invece a ricevere ai suoi fianchi. La Juventus voleva attaccare la difesa alta della Roma, non prima però di averla mossa grazie proprio a una ricezione del suo numero 10 ai fianchi del mediano giallorosso. In questo modo veniva attirato fuori posizione uno dei due centrali per attaccare poi lo spazio liberato con il movimento in profondità di Gonzalo Higuain.

 

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Questi piani offensivi erano può disinnescati con relativa facilità dalle due fase difensive, che riflettevano a pieno il differente stile di gioco. I giallorossi si sono affidati al pressing e hanno tenuto la difesa alta per soffocare più avanti possibile la manovra bianconera. Nonostante i 20 minuti passati in inferiorità numerica, con conseguente abbassamento drastico del baricentro, l’altezza media del recupero palla per i giallorossi è stata di 42.2 metri, una posizione parecchio avanzata (32.7 metri quella della Juventus).

 


La mappa dei recuperi palla della Roma. Dei 22 recuperi nella metà campo avversaria, ben 16 sono avvenuti nel primo tempo. Senza l’espulsione di Nainggolan l’altezza media del recupero sarebbe stata ancora più alta (Via OPTA).


 

Il pressing, oltre che arma per il recupero del pallone, diventava la principale arma offensiva dei giallorossi. Ben 3 dei 9 tiri in porta della Roma sono nati da una transizione offensiva successiva a un recupero palla nella metà campo avversaria (al 7° minuto Dzeko, al 10° Nainggolan e al 64° Kolarov); a testimoniare la natura verticale della squadra di Di Francesco, anche gli altri 3 tiri su azione dei giallorossi sono arrivati in transizione offensiva, con una rapida e diretta ripartenza lunga dopo un recupero basso del pallone.

 

La Juventus ha scelto invece la solita difesa bassa e posizionale, preferendo controllare lo spazio e provando a negare la ripartenza ai giallorossi. I bianconeri si sono schierati su due linee da 4 molto vicine tra di loro, riducendo al minimo gli spazi tra i giocatori e alle spalle della propria difesa.
Il baricentro particolarmente basso (46.5 m) e la lunghezza media della squadra molto ridotta (25.6 m) descrivono molto bene la compattezza nella propria metà campo ricercata da Massimiliano Allegri.

 

La costruzione bassa della Roma era affrontata in maniera piuttosto arrendevole da Higuain e Dybala. In inferiorità numerica contro il triangolo di costruzione avversario costituito dai due centrali e Daniele De Rossi, la scelta era quella di coprire Fazio, il più dotato dei due difensori in fase di impostazione, e isolare De Rossi tramite la marcatura diretta di Dybala o l’occupazione, sempre col numero 10 argentino, la linea di passaggio tra Juan Jesus, lasciato libero di portare palla, e il capitano giallorosso. Il centrale brasiliano è stato il giocatore della Roma ad aver giocato più passaggi (80, ben 29 in più di Kolarov, il secondo, e 31 in più dell’altro centrale Fazio). La Juventus però, a causa delle scarse attitudini difensive dei suoi due attaccanti, non è riuscita ad evitare un’uscita pulita del pallone dal triangolo arretrato della Roma. La squadra di Di Francesco è riuscita a convertire localmente la superiorità numerica in superiorità posizionale. Eppure la Juventus era abilissima a difendere più indietro e, in tutta la partita, la Roma non è riuscita ad effettuare un solo tiro in porta da un attacco alla difesa della Juventus schierata.

 

Dall’altro lato del campo, la Juventus era attenta più che altro a minimizzazione i rischi. L’obiettivo di Allegri era quello di conquistare lo Scudetto, anche matematicamente, nella partita contro la Roma, per andare in vacanza e festeggiare sabato prossimo all’Allianz Stadium. Prima dell’espulsione di Nainggolan, la Juventus era riuscita a tirare verso la porta di Allison solo tre volte, sfruttando in due occasioni l’attacco alla profondità, utilizzando a proprio vantaggio la linea alta della Roma.

 

Il palleggio della Juventus ha avuto solo scopi difensivi. Progressivamente, anche prima della superiorità numerica, l’attenzione e la circolazione palla della Juventus hanno addormentato il ritmo della partita e fatto a girare a vuoto il pressing avversario.

 

Dopo l’espulsione la Roma ha scelto di schierarsi con il 4-4-1 e la Juventus, favorita dall’uomo in più, ha accentuato la prudenza del palleggio, tenendo il possesso per il 71% del tempo, ma rifiutandosi consapevolmente di portare avanti il pallone per limitare al minimo i rischi.

 

Come sottolineato da Di Francesco nel post-partita, l’atteggiamento tattico della Juventus ha negato alla Roma in inferiorità numerica ogni occasione di ripartire e ha congelato lo zero a zero con ancora venti minuti da giocare.

 


La scarna mappa dei tiri di Roma-Juventus. Due soli tiri nello specchio per i giallorossi, nessuno per i bianconeri. Anche gli xG confermano che lo 0-0 sia stato il risultato più giusto.


 


Pur avendo di fatto già vinto il titolo di campione d’Italia, la Juventus ha giocato una partita che racconta molto dell’intero campionato dei bianconeri. La squadra di Allegri non si è concessa altro che il perseguimento del proprio scopo: in questo caso la conquista del punto necessario per la vittoria matematica dello Scudetto. Allegri ha impostato un piano gara mirato a disinnescare i punti di forza della squadra avversaria. La prudenza nel palleggio e il baricentro basso hanno negato alla Roma la possibilità di attaccare in transizione, costringendola ad affrontare la difesa schierata dei bianconeri.

 

La protezione dell’area dei bianconeri è stata ottimale. Anche tenendo conto che la Roma, pur producendo un elevato numero medio di cross, è una squadra che riempie l’area con giocatori

, la difesa della porta di Szczesny ha consentito solamente a 1 dei 10 cross effettuati di raggiungere un giocatore giallorosso. La fisicità e la capacità di gestione dei corpo a corpo dei difensori bianconeri hanno permesso alla squadra di Allegri di controllare il gioco spalle alla porta di Edin Dzeko, fondamentale nella manovra offensiva della squadra di Di Francesco. Il bosniaco ha vinto solo 2 dei suoi 6 duelli aerei ed è stato ottimamente marcato da Daniele Rugani, il centrale difensivo meno impiegato dai bianconeri in stagione (per dire della qualità difensiva della rosa di Massimiliano Allegri).

 

Anche in occasione delle due azioni ad inizio partita in cui la Roma, rubando palla alta con Pellegrini e Nainggolan rispettivamente su Matuidi e Pjanic, è riuscita ad attaccare la difesa della Juve scoperta, la lettura dei difensori bianconeri è stato impeccabile. Nel primo caso la posizione di Barzagli ha negato il passaggio di Pellegrini direttamente sulla corsa di Dzeko, costringendo il bosniaco a tirare praticamente da fermo. Nella seconda occasione, il temporeggiamento di Rugani che correva all’indietro tra Nianggolan che portava palla e Dzeko possibile ricevente, ha negato la linea di passaggio verso il centravanti avversario e rallentato la corsa del belga, consentendo così a Barzagli di recuperare e forzando la mezzala giallorossa a un tiro da fuori a bassa percentuale di realizzazione.

 


La perfetta traiettoria di corsa di Rugani nega il passaggio verso Dzeko e rallenta Nainggolan, consentendo il recupero di Barzagli.


 

L’attenzione all’applicazione del piano gara e la qualità puntuale dell’interpretazione delle situazioni di gioco dei singoli interpreti raccontano molto bene del lavoro di costruzione della squadra di Allegri e della sua maniera di intendere il calcio e il mestiere di allenatore.

 

La Roma non ha mai tirato in porta in fase di attacco posizionale e la Juventus ha collezionato il suo ventiduesimo clean sheet nel campionato pareggiando il record della Juve di Conte 2013/14, di Allegri 2015/16 e del Milan 1993/94. Mantenendo la porta inviolata contro il Verona, la Juventus 2017/18 stabilirebbe quindi il nuovo primato, certificando l’essenza difensiva della squadra e dello Scudetto di questa stagione.

 

 

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