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L'erba di Mourinho è sempre meno verde
24 ott 2016
Il Chelsea di Conte ha avuto vita facile contro l'aridità dello United.
(articolo)
8 min
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Il Manchester United è la prima squadra eliminata dalla Royal Rumble che è diventata la Premier League quest’anno, con tre squadre in testa a 20 punti e altre due a quota 19. I sei punti che dividono lo United dalla vetta della classifica sembrano una distanza incolmabile, soprattutto alla luce dei problemi che i “Red Devils" hanno portato in campo nella sonora sconfitta patita ieri a Stamford Bridge.

Il gol fulmineo di Pedro, dopo appena 30 secondi, un regalo della ditta Smalling-Blind, avrebbe dovuto forzare la mano ai due allenatori e costringerli a ripensare a una partita totalmente differente da quella preventivata. Quanto meno Mourinho avrebbe dovuto sentirne la necessità, una volta passato in svantaggio. Invece l’atteggiamento che il portoghese ha richiesto alla sua squadra è stato molto simile a quello iper-difensivo tenuto nel Monday Night di Liverpool sette giorni fa.

Confusione senza resilienza

Una delle differenze tattiche tra le due partite ha riguardato il coinvolgimento di Fellaini nella pressione della prima costruzione del Chelsea. Il centrocampista belga doveva impedire una ricezione comoda del pallone a Nemanja Matic e finiva così per portarsi sulla stessa linea di Ibrahimovic nella metà campo avversaria. Lo svedese restava al centro per ridurre le opzioni di passaggio al centrale della difesa a tre dei Blues, David Luiz. Le uscite dalla linee di Pogba e Lingard erano tardive al punto che i difensori del Chelsea avevano gioco facile nel girare il pallone sul lato destro, dove Azpilicueta è stato il giocatore più coinvolto dopo Matic e Kanté, con 47 passaggi riusciti.

Kanté sta per ricevere palla da Azpilicueta, sul francese si fionda Herrera che lascia la sua posizione davanti alla difesa senza che venga coperto né da Fellaini né da Pogba. Hazard vede lo spazio e si muove in orizzontale alle spalle di Herrera, dove puntualmente riceverà il pallone.

Superato fin troppo semplicemente il loro blando tentativo di pressing, i giocatori dello United ripiegavano in un blocco basso organizzato secondo l’ormai noto 6-3-1. Le ali Lingard e Rashford seguivano contemporaneamente gli esterni avversari Moses e Alonso fin sulla linea dei 4 difensori. Fellaini scalava nella posizione di mezzo destro, con Herrera ad agire da frangiflutti davanti alla difesa e Pogba nella casella della mezzala sinistra. Il Chelsea poteva così giostrare palla nella metà campo avversaria grazie anche alla superiorità numerica creata da uno dei difensori centrali che portava palla oltre la linea di metà campo.

Il progetto tattico dello United era fin troppo chiaro: concedere un possesso prolungato, ma sterile e per lo più orizzontale, e rinunciare a una conquista medio-alta del pallone, pur di evitare ogni pericolosa imbucata nella zona centrale davanti alla difesa. Un obiettivo raggiunto solo in parte dagli uomini in campo sui due lati del campo, in parte per le loro differenti caratteristiche tecniche, e in parte per la diversa capacità di tenere la concentrazione o di leggere le situazioni tattiche, o peggio, perché semplicemente le consegne non erano chiare a tutti.

Valencia usciva dalla linea con i tempi corretti per prendere Hazard, che andava incontro al pallone nello spazio di mezzo per poi buttarsi alle spalle del difensore; la stessa cosa non riusciva a Blind su Pedro dal lato opposto. Herrera finiva per complicare la situazione quando tentava delle sortite solitarie in pressione sul portatore di palla, che veniva presto eluse dal giro palla e finivano per consegnare il pallone all’uomo alle sue spalle, con i difensori incapaci a decidersi se uscire o no sull’avversario.

I palloni giocati dai due pivote del Manchester United nella trequarti campo avversaria. Pogba, più di Herrera, ha rischiato il passaggio in area in una distribuzione altrimenti molto piatta.

La musica non cambia per lo United quando si tratta di attaccare. Quando viene riconquistato il pallone, la posizione di Lingard e Rashford è troppo bassa per pensare di imbastire una transizione veloce con il solo, trentacinquenne Ibrahimovic. Quindi il Manchester è costretto quasi sempre ad attaccare una difesa schierata e in questi casi l’assenza di movimenti senza palla imbarazza chi costruisce gioco.

Herrera è meno portato di Pogba a condurre la palla, la miglior parte del suo gioco si sviluppa proprio quando la palla non ce l’ha. È il motivo per cui Herrera è diventato imprescindibile per questa squadra, ma è anche vero che i movimenti dello spagnolo sono istintivi, poco legati al resto della squadra. Herrera finisce spesso per correre a vuoto. Pogba ha provato ad assumersi i rischi della creazione del gioco, finendo per forzare alcune giocate e per commettere degli errori. Quando Ibrahimovic si spazientiva e si abbassava per toccare dei palloni, il francese era anche costretto a muoversi nella posizione di centravanti per provare a tenere bassa la difesa avversaria, con scarsissimi risultati.

Fellaini è in possesso palla e il Chelsea si compatta per negare ogni opzione tra le linee: Hazard gli chiude la linea di passaggio verso i trequartisti, mentre Alonso esce per chiudere Valencia in fascia. L’azione di Lingard ed Herrera (cerchiati in giallo) non è coordinata: restano sulla stessa linea anziché muoversi uno incontro e l’altro alle spalle del difensore per aprire le maglie delle difesa. Fellaini è costretto a giocare lateralmente su Pogba, che a sua volta farà lo stesso verso sinistra.

È anche vero che complice della cattiva prestazione offensiva dello United è stata l’ottima organizzazione difensiva del Chelsea. Così come faceva nel suo ultimo anno alla Fiorentina , lo scivolamento di Marcos Alonso sulla linea dei difensori formava un 4-1-4-1 compatto in entrambe le direzioni, con uno tra Matic e Kanté ad agire da battitore libero tra le linee, a seconda del lato attaccato dall’avversario. I movimenti dei giocatori dello United non sono mai riusciti a distruggere la forma difensiva studiata da Conte.

L’unico modo che ha avuto il Manchester per creare pericoli nell’area del Chelsea è stato attraverso i cross di Valencia. Il laterale ecuadoregno riceveva il pallone tra i piedi, piuttosto che sulla corsa, ed era costretto a saltare l’avversario in dribbling prima di mettere il cross. Su 10 tentativi, 7 volte un traversone di Valencia non ha creato pericoli per la difesa del Chelsea, 3 volte ha trovato la testa di un compagno.

Cambio di contesto

Sotto 2-0 dopo 45 minuti (Cahill ha raddoppiato sugli sviluppi di un corner), Mourinho è uscito dagli spogliatoi con Mata al posto di Fellaini. Il Manchester si è quindi sistemato con il 4-3-3, con Mata e Pogba a fare le mezzali ed Herrera come vertice basso di centrocampo. I movimenti del nuovo entrato a svariare su tutta la trequarti campo offensiva forzavano gli interscambi di posizione tra i giocatori in maglia rossa, migliorando così la fluidità della manovra.

Ma il miglior periodo per il Manchester United è cominciato con l’ingresso di Rojo al posto dell’infortunato Bailly. Rojo è scalato sulla fascia, invertendo la posizione con Blind, e ha iniziato a spingere anche da quel lato. Lo United ha schiacciato il Chelsea in massa, con i due terzini contemporaneamente alti e con Lingard e Rashford in mezzo al campo ai lati di Ibra a creare problemi ai centrali del Chelsea. Il Manchester ha fatto segnare in questo periodo un parziale nella percentuale di possesso del 70%, ma inevitabilmente si è esposto alle transizioni del Chelsea, con i due centrali in maglia rossa a dover coprire un’enorme porzione di campo, privi di qualunque copertura preventiva da parte dei centrocampisti.

I due gol che hanno chiuso la partita nel giro di 8 minuti sono però venuti da azioni manovrate a difesa schierata, che hanno definitivamente confermato la confusione che regna in casa United, sia in fatto di strategia globale sia per quanto riguarda le consegne dei singoli.

A tre mesi dall’inizio della stagione, il Manchester United non ha ancora una sua identità di gioco. La squadra si è tenuta finora a galla grazie ai gol di Zlatan Ibrahimovic, ma lo svedese non segna in campionato dal derby del 10 settembre e per il tipo di gioco prodotto dallo United ha avuto solo poche occasioni a disposizione per mettere in mostra il proprio strapotere fisico (il 25% dei suoi Expected Goals è stato prodotto da colpi di testa).

Il gioco del Manchester United ha pochi sbocchi, gli stessi della squadra di van Gaal: delle squadre che lo precedono in classifica nessuna fa un tale utilizzo dei cross dal fondo (per lo United rappresentano il 5% di tutti i passaggi giocati) e solo Liverpool e Tottenham tirano di più dalla distanza (ma entrambe tirano di più dello United anche dall’interno dell’area di rigore). Mourinho deve sbrigarsi a trovare una soluzione, il 4-2-3-1 non è sostenibile dagli uomini attualmente a disposizione. Anche perché in una rosa nella quale regnavano le tensioni, con giocatori già ai margini del progetto (Darmian, Depay, Mkhitaryan… e non siamo neanche a novembre!) e giocatori che hanno perso le loro sicurezze (Martial “bullizzato” da Ibra, Smalling tornato ad essere il giocatore che era nell’era pre-van Gaal), la serie negativa di risultati aumenta le insicurezze. Chiudere il mese di ottobre senza una vittoria in campionato è un pessimo risultato e, no, che non ci sia riuscito neanche Guardiola stavolta non consola.

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