
Trentatreesimo minuto di gioco, l’Arsenal mette grande pressione al Bayern nella sua trequarti di campo e Gnabry dalla fascia sinistra lancia lungo in avanti, dove è rimasto solo Lennart Karl, un Davidino contro due Golia come Saliba e Gabriel. La palla lo scavalca e Karl deve togliersi le mani di Gabriel di dosso per andare a pressare Saliba, ma lo fa con così tanta energia che Saliba preferisce non correre rischi e passarla al portiere.
Karl non si ferma e corre fino a Raya, che la ripassa a Saliba, adesso leggermente più largo di prima. Lo hanno messo in mezzo come in un torello ma Karl, ancora, non si ferma, gira intorno a una boa immaginaria e punta Saliba. Il difensore francese gli taglia davanti portando palla e la passa a Eze che viene incontro, tamponato da Tah. Eze sbaglia il controllo, se l’allunga, e la palla arriva come per magia a Karl, che non ha ancora smesso di correre. A quel punto Karl, improvvisamente passato dall’essere lui il torello a fare il torero, evita Eze con una veronica, una piroetta con cui, tenendo incollata la palla all’interno del piede sinistro, ha finalmente recuperato quel possesso che tanto voleva.
Non è l’azione più sorprendente di Karl. Poco prima, ad esempio, aveva segnato il gol dell’1-1, correndo in profondità in area di rigore tra i centrali dell’Arsenal. Ma è una di quelle azioni che fanno la differenza tra un giocatore di talento e uno speciale, tra quelli che a diciassette anni arrivano in prima squadra perché dotati di qualità fuori dal comune, magari con un po’ di timore o timidezza, e quelli che le loro qualità fuori dal comune vogliono spremerle fino all’ultima goccia.
Lennart Karl ha diciassette anni, è alto un metro e settanta e per forza di cose sembra tutto più grande di lui. Il Bayern Monaco, la Champions League, gente come Gabriel e Saliba. Eppure è Lennart Karl a far rimpicciolire i suoi avversari col raggio laser quando li punta palla al piede.
Un anno fa, ancora sedicenne, ha segnato 27 gol e realizzato 11 assist in appena 18 partite con l'Under 17 del Bayern. Allora è stato promosso - a quel punto diciassettenne - in Under 19 e ha segnato 7 gol in 9 partite. Kompany lo ha portato in panchina già la passata stagione e poi lo ha fatto giocare al Mondiale per Club. Il Bayern Monaco in estate ha provato a prendere Wirtz e gliel’ha soffiato il Liverpool, ha provato a prendere Woltemade e gliel’ha soffiato il Newcastle: adesso si ritrova Lennart Karl, che gli aveva provato a soffiare il Real Madrid lo scorso anno, ma che sono riusciti a tenersi.
Gol assurdo di Lennart Karl con l’Under 19, si beve tutti e poi mette la palla in buca praticamente dalla riga di fondo.
«Il tuo fisico è mai stato un problema per te?». «No, mai», ha risposto Karl durante un'intervista al sito del Bayern Monaco. «Ho imparato subito a usarlo a mio vantaggio». Come è possibile? Come può essere un vantaggio essere alti un metro e settanta nel calcio moderno, come può Lennart Karl essere contemporaneo e anzi giocare nella stessa squadra con un giocatore come Harry Kane?
Karl usa bene il proprio baricentro basso e la rapidità nei primi passi. Poi, si allena a parte in palestra per migliorare la propria forza.
Minuto 34 (subito dopo l’azione descritta all’inizio). L’Arsenal preme ancora e ancora Gnabry spazza verso la metà campo dove c’è solo Karl. Stavolta la palla gli arriva addosso, ma dietro c’è Gabriel - un metro e novanta - che lo avvolge come un cappotto invernale di tre taglie più grande. Karl però lo tiene in qualche modo dietro di sé e allungando la gamba riesce non solo ad anticiparlo ma anche a girare la palla verso Olise lì vicino. Magari siamo noi - sono io - ad avere dei pregiudizi su quello che una persona di un metro e settanta può o non può fare, ma anche questa a me pare una giocata straordinaria.
Lennart Karl è stato paragonato a Robben perché nelle giovanili giocava a destra e rientrava sul sinistro. In una partita in particolare ha segnato una tripletta con tre tiri “alla Robben”. Lui ha detto di averci lavorato proprio all’inizio della scorsa stagione e che adesso “mi viene automatico”. Rientrare da destra e caricare il tiro di sinistro per Robben era un rito religioso da eseguire sempre uguale, ostinatamente, cercando di migliorarlo sempre di più in cerca della perfezione assoluta. Era meccanico, Robben, Lennart Karl ha imparato il meccanismo.
La tripletta di robbeniana memoria…
Fermo restando che molte cose devono allinearsi bene affinché Karl abbia una carriera soddisfacente come quella di Robben, tecnicamente parlando è un giocatore molto diverso e più vario. Può fare moltissime altre cose, oltre a calciare a giro di sinistro.
Contro il Brugge, all’esordio da titolare in Champions League, ha preso palla ed è partito in percussione centrale. Si è infilato nello spazio tra i difensori come Super Mario nei tubi che lo trasportano da un punto all’altro del suo mondo, e una volta dentro la lunetta dell’area di rigore ha incrociato il tiro di collo.
Il baricentro basso lo rende rapido nei primi passi, certo, ma se non avesse il controllo di palla che ha ogni corsa sarebbe una rincorsa. Invece il pallone gli resta attaccato al piede. Nel gol contro il Friburgo dello scorso fine settimana ha usato il destro e il sinistro come un playmaker che si infila sotto al canestro.
Ha segnato quattro gol e fatto due assist finora, in 12 presenze, di cui appena 5 da titolare. Ha fatto vedere che in prima squadra ci può stare non solo per il carattere o per l’intensità con cui gioca, ma perché anche tra i “grandi” riesce a fare le cose che faceva tra i piccoli.
E, anzi, abbiamo appena cominciato a vedere di cosa è capace. Non lo sappiamo noi e non lo sa neanche lui.
Quando Lennart Karl aveva 11 anni e giocava nelle giovanili dell’Eintracht Francoforte, ha segnato un gol sensazionale in una partita di futsal, in una palestra. Ha controllato un pallone lungo di tacco - non con l’esterno del tacco ma proprio con il tallone - si è girato e ha calciato al volo di esterno sinistro. Vi ho detto che aveva 11 anni, ma sapete in che anno Lennart Karl aveva 11 anni? Nel 2019. Per quel che mi riguarda: l’altro ieri.
Oppure, se volete un altro po’ di contesto per capire quanto sia piccolo quel giocatore coi baffi e il doppiotaglio, sapete chi è il suo modello? Non Thomas Muller, né Robben. Bensì Martin Odegaard, un giocatore che oggi ha 26 anni e che ancora ricordiamo come il bambino del Real Madrid. In effetti, Odegaard ha quasi dieci anni in più di Karl, a lui deve sembrare quasi un vecchio. Con Odegaard, Lennart Karl condivide la precocità, anche se forse da questo punto di vista ha già fatto meglio del suo modello: Odegaard a 17 anni aveva giocato solo una partita in prima squadra a Madrid e finiva in prestito all’Heerenveen nella speranza che il suo talento non svanisse come rugiada sotto il sole del mattino.
In questi dieci anni però è diventato sempre meno raro che giocatori anche molto giovani venissero lanciati nel tritacarne di campionati e coppe internazionali; e che si dimostrassero pronti. Max Dowman (15 anni, già qualche partita con l’Arsenal), Robinio Vaz (18 anni, già due gol con l’Olympique Marsiglia), per non citare il solito Lamine Yamal, che ha appena sette mesi in più di lui, oppure Estevao, che ha quasi un anno in più. Sembra quasi che lo abbiano invitato loro alla festa.
Lennart Karl, resto del mondo. Resto del mondo, Lennart Karl.