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Dario Pergolizzi
Il Leicester ormai è una squadra di alta classifica
27 gen 2021
27 gen 2021
La squadra di Brendan Rodgers sta avendo un'altra grande stagione.
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Dario Pergolizzi
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Arrivati a metà stagione, il Leicester, com'era già successo lo scorso anno, è di nuovo immerso nella lotta per la vetta della classifica - precisamente al terzo posto, dietro a Manchester City e Manchester United (rispettivamente a tre e due punti di distanza) ma sopra a West Ham (che però ha una partita in più), Liverpool e Tottenham (rispettivamente con tre, quattro e cinque punti di vantaggio). Come detto, la squadra di Brendan Rodgers si era già fatta notare durante la scorsa stagione grazie alla sua proposta di gioco offensiva e alla valorizzazione di alcune individualità di talento come Maddison, Pereira, Chillwell, Soyuncu, Ndidi e Tielemans. I "Foxes" avevano però chiuso la stagione con una flessione preoccupante di risultati e prestazioni, perdendo la qualificazione in Champions, con appena due vittorie, tre pareggi e cinque sconfitte nelle ultime dieci partite giocate. Insomma, il Leicester è stata una delle squadre meno pronte alla ripresa del campionato post-lockdown.


 

Quest'anno, però, le carte sono state mischiate di nuovo. La Premier League in questa stagione sembra essere sostanzialmente più bilanciata rispetto alle precedenti, perlomeno per quanto riguarda le prime dieci squadre: nel giro di poche settimane le gerarchie di classifica si sono mischiate continuamente, anche per via dell’instabilità costante causata dai continui rinvii per via delle assenze all'ultimo minuto per covid, che non aiutano a cristallizzare un’immagine chiara dei valori espressi sino a questo momento. Basta però guardare qualche partita del Leicester per capire come abbia fatto a recuperare il terreno che sembrava aver perso con la conclusione della scorsa stagione.


 

Cosa è cambiato rispetto alla scorsa stagione


La parabola discendente nella parte finale dello scorso campionato, unita alla rinuncia forzata a diversi elementi cardine (Pereira, Soyuncu e Ndidi a lungo infortunati, Chillwell ceduto al Chelsea) ha portato Rodgers ad affrontare, con buoni risultati, la prima parte di stagione cambiando sistema di gioco, passando cioè dal 4-1-4-1 al 3-4-2-1, che in realtà aveva sperimentato già in estate. Il mercato ha portato tre innesti: dall’Atalanta è arrivato Castagne, dal Saint-Etienne il difensore centrale Wesley Fofana e dalla Roma in prestito Cengiz Under. I primi due sono stati coinvolti sin da subito da Rodgers: il difensore francese al posto di Soyuncu in difesa, mentre l'esterno belga, così come capitava a Bergamo, pur con priorità alla fascia destra, è stato utilizzato anche a sinistra. La cessione di Chillwell, infatti, non è stata accompagnata dall’arrivo di un terzino sinistro affermato, ma dalla promozione in prima squadra di Luke Thomas e James Justin, oltre al già presente ed esperto Christian Fuchs. In questo senso, il passaggio definitivo alla difesa a tre potrebbe essere stato scelto anche per sfruttare le caratteristiche difensive del nazionale austriaco, e contemporaneamente per togliere responsabilità di marcatura ai due giovani esterni.


 

Già da novembre, però, Rodgers è tornato a riutilizzare una linea a quattro pura, potendo contare sul completo inserimento di Castagne e dall’affermazione di Justin, che grazie alle sue doti di spinta si è preso un posto da titolare, giocando indifferentemente a destra (sua fascia naturale) o a sinistra, a seconda della necessità. A oggi, quindi, il quartetto arretrato titolare è ben definito: Castagne, Fofana, Evans e Justin, in attesa del ritorno di Soyuncu e del recupero definitivo di Pereira, che potrebbe dirottare Castagne sulla fascia sinistra. Nel frattempo, comunque, il Leicester ha trovato in Justin un terzino su cui puntare in entrambe le fasi, dinamico e associativo, forse non completo come lo era Chillwell, ma comunque affidabile nell’uscita del pallone.


 

Per quanto riguarda il resto della squadra, le gerarchie sono più o meno le stesse della passata stagione: una volta recuperato dall’infortunio agli adduttori, Ndidi si è ripreso agilmente il posto da titolare davanti alla difesa (era stato sostituito da Nampalys Mendy) tornando al fianco di Tielemans. Davanti a loro Maddison, Barnes a sinistra, più uno tra Albrighton e Ayoze Perez sulla destra, più frequentemente il primo. In attacco, ovviamente, Jamie Vardy.


 

Le differenze rispetto alla scorsa stagione, però, non si riducono solo alla composizione della rosa o all’utilizzo temporaneo di una difesa a tre: il Leicester sembra aver modificato parzialmente anche il suo approccio alla fase offensiva.


 

Il nuovo 4-2-3-1


Il Leicester della scorsa stagione impostava l’azione tenendo vicini i due centrali Soyuncu ed Evans, con Ndidi che cercava di ricevere di fronte a loro, alle spalle della pressione avversaria. Questa scelta era volta ad alzare più uomini possibile nella metà campo avversaria, e in particolar modo i terzini Pereira e Chillwell, che sfruttavano i movimenti a rientrare di Barnes e Ayoze Perez per andare ad attaccare l’ampiezza nella trequarti avversaria, spesso anche simultaneamente.


 

Quest’anno, una volta tornato ad utilizzare una linea a 4, Rodgers ha ridisegnato l’assetto della sua squadra in impostazione, dovendo soddisfare due necessità: compensare la lunga assenza di Soyuncu e le sue qualità di gestione del possesso, e trovare il modo di sfruttare il nuovo parco terzini colmando l'assenza di Pereira. Questo ha portato il Leicester verso un’asimmetria nell’utilizzo dei laterali bassi: solitamente chi gioca a sinistra, quindi dietro Barnes che si accentra, ha il compito di attaccare immediatamente l’ampiezza, mentre chi gioca a destra ha di fronte Albrighton, giocatore a cui invece è chiesto di rimanere inizialmente largo, tenendo bloccato il terzino sulla sua fascia.


 

Ciò ha influenzato direttamente anche il modo di utilizzare il trio di centrocampo Ndidi-Tielemans-Maddison. Se la scorsa stagione gli ultimi due venivano impiegati entrambi in una posizione più avanzata rispetto al nigeriano, quest’anno Tielemans è stato abbassato al suo fianco per formare una coppia vera e propria, con Maddison che si muove all’indietro partendo dalla trequarti per fornire supporto all’uscita del pallone, ma con la priorità di ricevere tra le linee e sfruttare la sua dote migliore, cioè la rifinitura.


 


La disposizione più utilizzata di recente.


 

Partendo da dietro, Schmeichel, Evans e Fofana hanno la possibilità di appoggiarsi ai due mediani quando non sono adeguatamente pressati, ma la giocata più frequente è un morbido lancio dal portiere a uno dei terzini, in particolar modo Justin, che riceve coi piedi sulla linea laterale e, in base alla disponibilità dei compagni e al comportamento degli avversari, ha come priorità quella di ricercare una giocata diagonale tornando così dentro il campo il più rapidamente possibile. Le soluzioni possono essere un passaggio verso la punta, il trequartista o l’ala di parte, seguito magari da una triangolazione, una conduzione diretta o anche un filtrante in profondità.


 

Lo stile posizionale del Leicester non è particolarmente fluido e, anzi, l’occupazione delle zone sembra parecchio specifica per ogni giocatore, ma gli scambi di posizione veloci, soprattutto in zona palla, e la varietà con cui il Leicester dimostra di poter risalire il campo, mettono sempre in crisi i loro avversari.


 

Una squadra che sa adattarsi rimanendo coerente


Uno dei punti di forza della fase di possesso del Leicester è sicuramente la prontezza degli uomini di Rodgers nel riconoscere la linea di passaggio o lo spazio più conveniente da attaccare, senza rifugiarsi troppo nella soluzione portiere-terzino. E dietro questa qualità c'è in primo luogo c'è una grande attenzione nei confronti dell’avversario.


 

La bella vittoria contro il Chelsea di una settimana fa, ad esempio, è arrivata grazie a un temporaneo ritorno del 4-1-4-1 della scorsa stagione che ha messo in risalto le criticità difensive del 4-2-3-1 dei "Blues". In questo modo Brendan Rodgers attraeva attraverso il possesso basso dei due centrali il trequartista avversario in alto, togliendolo dalla zona di competenza di Ndidi, mentre i due terzini rimanevano alti tenendo basse le ali. A questo punto, su Ndidi doveva salire uno dei due mediani di Lampard, lasciando così l’altro in inferiorità numerica contro Maddison e Tielemans, che ricevevano alle sue spalle.


 


La costruzione 1-2-3 contro il Chelsea.


 

Alla base della raffinatezza tattica del Leicester non c'è però solo un cambio di modulo ma anche una capacità ormai interiorizzata dei suoi giocatori nel variare la risalita del pallone. Una reattività e una consapevolezza tattica che porta gli uomini di Rodgers ad adattarsi alle diverse situazioni, partendo sempre da un lavoro di studio dell’avversario e alla preparazione dei temi chiave.


 

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Nella prima immagine qua sopra, contro un avversario passivo come il Newcastle, Fofana usa la conduzione per attrarre il pressing. Nella seconda, contro il pressing intenso del Southampton sul corridoio centrale, i due difensori allargano parecchio la posizione e lo spazio in mezzo viene riempito da Tielemans e Ndidi. Nella terza, contro il sistema di marcature di Mourinho, con i mediani controllati quasi a uomo, i due mediani di Rodgers spesso si allontanavano per creare uno spazio per la progressione del centrale, creando un potenziale tre contro uno laterale.


 

Gli adattamenti non sono limitati a come il Leicester costruisce l’azione, anzi, sono forse ancor più evidenti nel modo in cui viene approcciata la fase di non possesso.


 

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Nella partita col Chelsea, Vardy aveva il compito di coprire le ricezioni di Mount schermandolo sia in fase di pressing alto, sia durante la difesa di posizione, che veniva affrontata con un 4-4-2. Contro il Southampton, invece, il numero 9 si allargava per andare in pressione sul centrale che si portava verso la fascia, mentre Maddison si alzava sul centrale in possesso per orientarlo verso l’esterno e i due mediani tenevano sotto controllo i corrispettivi avversari, con Barnes a seguire il terzino destro. Infine, contro il Newcastle, una squadra particolarmente incline al lancio lungo del portiere, ogni retropassaggio verso quest’ultimo veniva pressato con una foga spaventosa da Vardy, più per affrettarne i tempi (e dunque propiziare l’imprecisione) che per recuperare attivamente il pallone. Insomma, una squadra estremamente varia nel modo in cui attacca e si difende, e quindi molto difficile da leggere per gli avversari. 


 

Lo sfruttamento degli spazi e l’importanza dei movimenti di Vardy


Potrebbe sembrare superfluo, dopo tutte queste stagioni, ritornare sull’abilità di Vardy senza palla e, più in generale, sulla sua importanza per il Leicester, ma la sua influenza nel gioco di Rodgers, un tecnico cerebrale che inizialmente si pensava potesse avere problemi con un attaccante così istintivo, ha ormai raggiunto un livello tale da meritare un approfondimento a parte. Se da un lato il suo apporto nella risalita del pallone potrebbe sembrare marginale, data l’intraprendenza e l’autosufficienza dei compagni alle sue spalle, i suoi movimenti elettrici sono fondamentali per tenere sulla corda le difese avversarie e creare spazi.



Nell’azione del gol di Maddison contro il Newcastle, per esempio, Vardy si smarca lateralmente con un movimento a uncino lasciando condurre Barnes sul corridoio centrale, per poi raccogliere il passaggio e rifinire. L'attaccante inglese sembra sempre scegliere il punto migliore dove posizionarsi per ottimizzare la riuscita dell’azione, e questa competenza, affinata sempre di più con gli anni di esperienza, è valida sia nelle azioni di ripartenza che in quelle di attacco posizionale.


 

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Suggestiva la piroetta con cui, mentre Maddison sta ancora contendendo il pallone, Vardy si porta alla sua sinistra e attacca immediatamente lo spazio propiziando un due contro uno.


 

Detto dell'importanza di Vardy, va aggiunto che il Leicester non è più la squadra che attacca in due, tre uomini che era quando ha vinto la Premier quasi cinque anni fa. La squadra di Rodgers cerca infatti di attaccare sempre con più uomini possibile, anche in transizione, aspetto che denota anche una tensione mentale degna di una squadra che ambisce a un piazzamento in Champions League.


 

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Nell’azione qui sopra, il movimento defilato di Vardy attrae la difesa del Chelsea verso sinistra e apre la strada all’inserimento di Tielemans, ma sono importantissime anche la sovrapposizione di Albrighton, che contribuisce a mantenere l’attenzione difensiva verso il lato palla, e la furbissima ostruzione “legale” di Maddison che, allargando il braccio e correggendo la sua linea di corsa, attarda il ripiegamento di Reece James sul lato debole. Tutto questo sul punteggio di 2-0 al 56esimo.


 



Il Leicester ha imparato a sfruttare chirurgicamente anche tutte le situazioni in cui Vardy gioca sulla linea difensiva spingendola in basso e aumentando così lo spazio tra i reparti, generando così l’opportunità di un cross a rimorchio sempre difficile da difendere.


 

Purtroppo per Rodgers, Vardy sarà fuori per qualche settimana a causa di un’operazione a un’ernia che si porta dietro da qualche mese. Dover rinunciare a uno dei giocatori più insostituibili, nonché capocannoniere della squadra, sarà un bel grattacapo. Il principale indiziato a sostituirlo sarebbe Kelechi Iheanacho, ma per l’ultima partita di Coppa contro il Brentford, l’ex allenatore di Rangers e Liverpool ha scelto Ayoze Perez chiedendogli di sfruttare i suoi movimenti incontro per creare lo spazio per gli esterni per attaccare lo spazio. A fine partita, vinta 1-3, si è detto pienamente soddisfatto della prova del giocatore, che lo scorso anno giocò molte partite da titolare, soprattutto da esterno, ma che in questa stagione sembra indietro nelle gerarchie. Vedremo se l'allenatore nordirlandese lo riproporrà anche in campionato, dove il livello degli avversari sarà inevitabilmente più alto.


 

La sfida di Rodgers, insomma, è cercare di evitare il brusco calo dello scorso anno, dimostrandosi più resistente agli imprevisti che ogni stagione presenta - una qualità importante quest'anno come non mai, vista la moltiplicazione delle variabili in questa assurda Premier League post-pandemica. La posta in palio, però, in questa stagione è ancora più alta. Vista la precarietà delle big ai piani alti della classifica, infatti, non approfittarne per il Leicester sarebbe un peccato poco degno della sua storia recente, che lo vide trionfare approfittando al massimo del momento di difficoltà delle cosiddette "big six".


 

 

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