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Leggere il Draft
26 giu 2015
26 giu 2015
Sul Draft NBA 2015 concluso ieri c'erano molte aspettative, ma mai ci saremmo aspettati una serata così imprevedibile.
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Le aspettative su questo Draft erano alte. Forse non al livello di quello del 2014, ma la profondità e l'equilibrato livello di talento tra i prospetti della lottery ha generato comunque attesa e attenzione. Eppure mai ci saremmo aspettati una nottata così imprevedibile.

Dopo la scelta dei TWolves con Karl-Anthony Towns, il banco è saltato a causa dei Lakers che, contro la maggior parte delle previsioni, sono andati su D'Angelo Russell invece che su Jahlil Okafor, creando così un effetto domino tale da condizionare il resto dell'evento, come dimostrano le scelte di Porzingis per i Knicks e la caduta di Winslow fino alla 10, impensabile fino a qualche giorno fa.

Andiamo a vedere nello specifico chi ne esce rafforzato e chi con le ossa rotte. Qui il tabellone con l'elenco di tutte le scelte.

Vincitori

Minnesota Timberwolves: Può sembrare strano inserire tra i vincitori la squadra che aveva a disposizione la prima scelta assoluta, ma questa potrebbe essere la nottata dove i tifosi riescono ad assaporare una ventata di aria nuova, fresca, rigenerante.

Karl-Anthony Towns: Una scelta in parziale controtendenza rispetto alle convinzioni dell’uomo che prende le decisioni all'interno della franchigia, ovvero Flip Saunders, che ricopre anche il ruolo di allenatore. Spendere la prima scelta per Towns ha un significato profondo. Significa abbandonare la pallacanestro old-school, basata su esecuzioni offensive serrate e disinteresse verso spaziature ed efficacia del tiro dalla lunga distanza, per abbracciare un basket veloce e dinamico, perfetto per le doti di Ricky Rubio e del rookie dell'anno uscente Andrew Wiggins. Towns darà un'impronta difensiva importante a centro area in tempi brevi, mentre per la fase offensiva avrà la possibilità di sviluppare il proprio gioco con calma, sfruttando appunto il coinvolgimento dei due compagni appena citati, il tutto sotto la supervisione di un elemento carismatico come Kevin Garnett.

Un po' di azioni di Towns.

Saunders in seguito è riuscito a metter la ciliegina sulla torta, cedendo due scelte al secondo giro (31 e 36) a Cleveland per arrivare a Tyus Jones, disciplinata point guard da Duke e grande protagonista dell'ultimo Torneo NCAA. Jones sembra il perfetto complemento a Ricky Rubio come backup.

Los Angeles Lakers: Quando sembrava scontata la scelta di Jahlil Okafor, big man offensivo per eccellenza e perfetto interprete nell'idea di gioco di coach Byron Scott, i Lakers hanno virato in maniera sorprendente e inattesa sulla creatività di D'Angelo Russell, point guard mancina proveniente da Ohio State.

In quella che è sempre di più una "Point Guard League" i Lakers hanno scelto il miglior prospetto in quel ruolo. D’Angelo ha talento e potenzialità per essere tra i protagonisti del gioco nei prossimi anni e battagliare con fenomeni del calibro di Steph Curry, Chris Paul e James Harden, a cui molte volte è stato accostato per somiglianza del gioco. Una mossa imprevedibile, che oltre a buttare all'aria i piani delle franchigie impegnate nelle scelte successive—Sixers in primis—ha messo la squadra sotto un'altra luce rispetto a quella a cui eravamo abituati, riuscendo a farsi scivolare addosso le critiche mosse dopo alcune scelte obsolete e per niente in linea con i tempi che cambiano (la scelta di Scott head coach; la trade che ha portato Steve Nash; l'ultimo contratto di Kobe) dimostrando invece di saper guardare oltre.

Un segnale confermato anche nelle scelte successive. Larry Nance Jr probabilmente è stato scelto un po' troppo in alto (27) rispetto a quello che ci si aspettava, ma è comunque un 4 moderno con grandi doti difensive e atletismo debordante da mettere a servizio della squadra. Anthony Brown, scelto alla 34, è un prototipo di 3&D che potrebbe ricalcare le orme di giocatori come DeMarre Carroll e Khris Middleton, anche loro scelti nella mattanza del secondo giro.

Miami Heat: Certe volte ci vuole anche un pizzico di fortuna, e da questo punto di vista gli Heat possono tranquillamente ammettere di essere stati baciati dalla dea bendata nel momento in cui si sono ritrovati Justise Winslow disponibile alla scelta numero 10.

In seguito a un Torneo NCAA giocato da protagonista nella squadra che ha vinto il titolo sembrava impossibile pensare potesse scendere così in basso nelle scelte. Nonostante alcuni difetti, ma comunque non impossibili da correggere (primo tra tutti il tiro), sembrava difficile snobbare uno dei glue-guy più interessanti del panorama: un mix di difesa, energia, sacrificio e un innato spirito vincente.

Ma nel momento in cui Detroit gli preferiva il rivale di sempre Stanley Johnson, Pat Riley ha iniziato a vedere quello che all'inizio sembrava solo uno sfocato miraggio come una nitida realtà, e non se l'è lasciata sfuggire. Una scelta che potenzialmente rende credibilità agli Heat in tempi brevissimi e che arriva nel miglior momento possibile, visti i dubbi sulla permanenza di Dwyane Wade, le discussioni sul rinnovo di Goran Dragic e il dolore di una stagione post-LeBron nettamente sotto le aspettative.

Possibili steal: Il vantaggio di un draft così profondo e con un fattore sorpresa così elevato ha permesso ad alcune squadre di portare a casa giocatori che inizialmente non consideravano. Giocatori ben più quotati rispetto a dove sono realmente finiti.

È il caso di Bobby Portis (22) a Chicago, che arriva in un frontcourt molto affollato ma che ha potenziale per essere uno dei migliori role-player per la capacità di giocare entrambi i ruoli di 4 e 5 e per la possibilità di agire sia vicino che lontano da canestro.

Anche Dallas ha avuto fortuna scegliendo alla 21 Justin Anderson: 3 dal corpo scolpito e uno dei migliori difensori man-to-man del lotto, grazie a grandi qualità fisiche ma anche a un atletismo sopra la media per il ruolo.

Infine alla 31 Cleveland ha ottenuto, tramite Minnesota, i diritti di Cedi Osman, esterno turco classe 1995 con alle spalle minuti importanti in Eurolega tra le fila dell'Efes Pilsen. Rimarrà in Europa, ma già avere i suoi diritti potrebbe avere un valore incredibile.

Alto rischio

New York Knicks: Passano le stagioni, i giocatori e anche i commissioner, ma le reazioni apocalittiche dei tifosi Knicks al nome del giocatore draftato dalla loro squadra non mancheranno mai.

È successo anche stavolta: dopo aver assaporato la possibilità di mettere le mani su Okafor, salvo poi vederselo scippato alla scelta precedente (#Hinkie) il pubblico presente al Barclays Center è esploso in un urlo di disapprovazione nel momento in cui Adam Silver ha pronunciato il nome di Kristaps Porzingis, l'airone lettone proveniente da Siviglia che nelle scorse settimane ha scalato le classifiche di gradimento dopo aver trovato consensi ovunque in seguito al suo workout a Las Vegas.

L'hanno presa benissimo!

Mettiamo subito le mani avanti: Porzingis non è un giocatore immediatamente classificabile nella categoria delle delusioni, dei bust, e soprattutto è ingiusto farlo ancor prima che abbia messo piede in campo. La sensazione predominante però è che non sia il prospetto giusto nella situazione giusta—sempre che ne esista uno, considerando il periodo di New York. Non ha il profilo del giocatore pronto-uso per una franchigia costruita male, ma comunque con un Carmelo Anthony a libro paga per altri 4 anni.

O la va o la spacca, ma va dato atto ai Knicks di aver avuto grandi attributi e di aver comunque aggiunto a roster anche un altro giocatore meritevole di minutaggio immediato come Jerian Grant, acquistato al prezzo di un Tim Hardaway Jr, uno dei peggiori giocatori della scorsa stagione.

Philadelphia 76ers: Dopo essere andati su due lunghi nei due draft precedenti (Nerlens Noel e Joel Embiid) e dopo aver ceduto durante la stagione la loro point guard titolare (Michael Carter-Williams), tutto era pronto per accogliere nella città dell'amore fraterno D'Angelo Russell, l'ultimo pezzo del puzzle studiato metodicamente dal GM Sam Hinkie per risollevare le sorti di una squadra che sembra in ricostruzione da una vita.

Quando però i Lakers hanno deciso di sorprendere il mondo e di draftarlo alla scelta precedente, Hinkie si è trovato in mezzo a un bivio: andare sulla scelta tattica più adatta (Mudiay) oppure propendere ancora una volta per il value, il miglior giocatore disponibile in termini di valore complessivo.

Rimanendo fedele al suo operato, ha deciso di percorrere ancora una volta la seconda via scegliendo Jahlil Okafor, lungo dal tonnellaggio importante non compatibile con gli altri big men a roster. A questo punto Noel ed Embiid cambiano il loro status da elementi cardine della ricostruzione a valori da inserire in trattative per riuscire ad arrivare agli elementi giusti. Una scelta opinabile e discutibile ma totalmente in linea con quanto fatto finora. Nel secondo giro infatti si sono presi i diritti di 3 giocatori da far maturare nel vecchio continente (Hernangomez, Gudaitis e Mitrovic), insieme a due elementi pronti a rimpolpare il roster sin da subito, ovvero JP Tokoto e Richaun Holmes.

Sacramento Kings: In un mondo perfetto la scelta di Willie Cauley-Stein da parte dei californiani sarebbe ottima. Il lungo con cui DeMarcus Cousins ha sempre sognato di giocare, un difensore 5 stelle extralusso capace di proteggere il ferro e allo stesso tempo cambiare sui piccoli senza pagare in dinamismo, ben conscio dei suoi limiti in attacco, dove sa di non avere dimensione quando si esclude la parte atletica.

WCS è anche il protagonista del mini-doc predraft di Players' Tribune.

Il problema è che in questo momento il mondo dei Kings è tutt'altro che perfetto, anzi, nonostante nel passato ci siano stati grandi momenti di difficoltà, non ricordo a memoria una situazione più incasinata di questa. Le voci di Karl che vuole la cessione di DMC, il diretto interessato che risponde piccato su Twitter, i dubbi del proprietario indiano Ranadivé sul coach. No, non c'è niente di perfetto.

Ed è per questo che una scelta che sulla carta sembra ottima al momento è indecifrabile. Cauley-Stein accanto a Cousins è un crack, Cauley-Stein da solo in un ambiente particolare come quello di Sacramento, e con un coach poco propenso a dare minuti ai rookie, è una scommessa pericolosa. Molto pericolosa.

Sconfitti

Charlotte Hornets: La squadra di Michael Jordan è stata una delle più attive in questi giorni, basti pensare alle acquisizioni di Nicolas Batum e Jeremy Lamb alla vigilia del Draft, segnale di forte cambiamento, della voglia di provare a fare sul serio, prendendo giocatori pronti a dare un contributo importante nella prossima stagione. In quest’ottica la scelta di Frank Kaminsky, uno dei personaggioni di quest'annata, suona decisamente adeguata, considerata la prontezza e la maturità tecnica del ragazzo, uscito da Wisconsin con il titolo di miglior giocatore universitario della stagione. Il problema si pone però quando si va a dare un'occhiata al reparto lunghi, dove non vediamo oltre a Biyombo, che però ha limiti offensivi imbarazzanti, nessuno capace di poter dare un contributo importante a livello difensivo.

Dare Kaminsky—che non è un pessimo difensore, ma atleticamente sotto il par—in pasto ai 4/5 della Lega senza nessun paracadute rischia di essere pericoloso nello sviluppo e nell'adattamento di The Tank alla nuova realtà.

Atlanta Hawks: È stata una delle migliori squadre della stagione passata. Un piacere per gli occhi, data la qualità di gioco e l'adattabilità dei giocatori al sistema. In un draft con tanti role player adattabili al loro stile di gioco avevano un scelta ottima (15) per gentile concessione dei Brooklyn Nets. Purtroppo però hanno preferito prima fare trade down con Washington (19), guadagnandoci due seconde scelte future, per poi scambiarla con i New York Knicks in cambio di Tim Hardaway Jr, che può essere lo scorer estemporaneo che tanto gli manca, ma che di sicuro non aveva tutto quel valore. I Knicks ringraziano.

Portland Trail Blazers: Dopo aver ceduto Nic Batum a Charlotte per due comprimari (Gerald Henderson e Noah Vonleh) e aver dato l’addio definitivo a LaMarcus Aldridge, la dirigenza dei Blazers deve aver pensato alla parola rinnovamento. La perdita di due elementi cardine del roster—tre considerando che anche Wesley Matthews diventerà free agent—imponeva loro di pensare attentamente a questo Draft, di inserire un giocatore capace di poter essere utile sin da subito per dare manforte a Damian Lillard e CJ McCollum.

La caduta di Rondae Hollis-Jefferson alla 23 sembrava perfetta, il difensore più versatile del Draft tra gli esterni a fianco di due buoni attaccanti era un buon inizio, salvo poi scambiarlo assieme a Steve Blake per agguantare Mason Plumlee dei Nets, centro energico e atletico che però non sembra promettere un salto di qualità nel breve periodo, e forse neanche nel lungo.

Boston Celtics: Totalmente indecifrabili. In una squadra dove nel ruolo di esterni ci sono Marcus Smart, Avery Bradley e Isaiah Thomas, alla 16 sono andati a prendere Terry Rozier, point guard atletica e difensiva con grandi problemi al tiro, ovvero niente di utile rispetto alla lineup che già avevano.

Hanno cercato di recuperare scegliendo RJ Hunter, che alla 28 rischia di essere una steal importante proprio per le sue capacità balistiche, ma la scelta precedente rimane incomprensibile. A meno che non abbiano in mente di muovere qualcuno.

Infine, visto che il Draft è sì crocevia del futuro NBA ma anche fenomeno di costume, ho pensato di istituire tre premi.

Rashard Lewis Award

Il premio per il giocatore invitato nella Green Room—quindi proiettato verso una delle prime 15/20 scelte—rimasto più a lungo a sedere senza essere chiamato. Prende il nome della lunga notte di Rashard Lewis del 1998, quando venne scelto col numero 32.

Il vincitore è: Kevon Looney, scelto alla numero 30 da Golden State. Ma occhio perché per lui non finisce qua, Kevon vince anche il...

Brandon Jennings Award

Premio per chi lascia la Green Room per poi riapparire dal nulla come fece appunto Brandon Jennings durante il Draft 2009.

Kevon Looney in seguito alla scelta n. 25 si è alzato ed è andato via assieme a tutti componenti del tavolo, salvo poi essere richiamato in fretta e furia dall'agente dopo essere stato informato che lo avrebbero scelto i Campioni del Mondo in carica.

Samaki Walker Award

Premio per il giocatore peggio vestito del Draft, in memoria del completo bianco modello Boss Hog sfoggiato da Walker durante il Draft del 1996.

Never forget.

Ci sono state varie candidature importanti, a cominciare da D'Angelo Russell, per passare poi al terzetto Porzingis-Portis-Oubre con il solito completo color granata, alle scarpe sempre di Oubre e ai pantaloni di Rondae Hollis-Jefferson. Ma a vincere è Rakeem Christmas, che durante il secondo giro ha sfoggiato una giacca ripresa direttamente da una delle puntate di Willy, il principe di Bel-Air.

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