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I legami con la politica francese stanno diventando un problema per il PSG
16 gen 2024
16 gen 2024
Alcune inchieste stanno rivelando i confini del potere del club parigino.
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11 min
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IMAGO / ZUMA Press
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Con il Paris Saint Germain, in Francia, non è mai solo calcio. Eliseo, ministero dell’Economia, sede del Primo ministro, comune di Parigi, Fédération francaise de Football, tutti i principali media: lo strapotere economico della squadra parigina e del suo proprietario hanno dato vita in questi anni a commistioni rare in altri contesti. Le ultime rivelazioni sulla capacità di influenza del club e della sua dirigenza mostrano bene la particolarità della situazione francese. La procura di Parigi sta indagando sulle attività di lobbying, ritenute illecite, del Paris Saint Germain, in particolare sulle attività di Jean-Martial Ribes, ex direttore della comunicazione del club, accusato di "corruzione e traffico d’influenze" e indagato per questo da dicembre insieme ad altre sei persone.

Secondo i giudici, Ribes avrebbe utilizzato la sua posizione per aumentare l’influenza del club, in particolare grazie ai biglietti omaggio per vedere le partite del PSG, richiestissimi: con soli 48.583 posti, è molto difficile riuscire ad assistere a una partita al Parco dei Principi, ed essere ammessi all’area VIP dello stadio è diventata, negli ultimi anni, una questione di status oltre che di divertimento. In cambio, scrive la polizia nella relazione finale dell’inchiesta, Ribes "ottiene a volte dei favori, specialmente a titolo privato. Favori che sollecita o che gli vengono proposti". L’attività dell’ex direttore della comunicazione del PSG coinvolge molti personaggi in vista della politica e del giornalismo sportivo francese, e sono due gli scandali su cui si stanno concentrando i media francesi nell’ultima settimana.

Il primo è il rapporto tra Ribes e Pascal Ferré, ex caporedattore di France Football, importante mensile sportivo e soprattutto creatore del Pallone D’Oro, di cui Ferré è stato per molti anni responsabile. Secondo l’inchiesta, a causa dei rapporti molto tesi tra la direzione del PSG e l’Equipe, l’altro grande giornale sportivo francese e parte dello stesso gruppo di France Football, Ribes avrebbe avvicinato Ferré con l’obiettivo di ottenere un trattamento di favore nella copertura mediatica del club e del suo proprietario, oltre che per avere un certo favoritismo nella classifica del Pallone D’Oro per i calciatori e le calciatrici del club parigino.

Il PSG non è una squadra come un’altra. È di proprietà della Qatar Sports Investments, società filiale del fondo sovrano qatarino, la Qatar Investment Authority; il presidente del club è Nasser al-Khelaïfi, ministro del governo qatarino e uomo molto importante nel panorama calcistico europeo, essendo ormai presidente dell'ECA (l'Associazione dei Club Europei). Questo vuol dire che, di fatto, il PSG è di proprietà del Qatar, e può contare su fondi potenzialmente illimitati. Il PSG è la parte più visibile dell’influenza del piccolo emirato in Francia, un progetto che va avanti dai primi anni Duemila.

Nel 2008, per attrarre investimenti, il presidente Nicolas Sarkozy aveva esonerato dalle tasse i profitti immobiliari delle società e degli individui qatarini, un vantaggio in vigore ancora oggi: secondo l’amministrazione fiscale francese, il “regalo” vale ogni anno tra 150 e 200 milioni di euro in mancati introiti in imposte. Sui rapporti tra Sarkozy e il Qatar torneremo più avanti, per ora basta ricordare che il Qatar è il quindicesimo investitore straniero in Francia, e possiede enormi interessi nell’immobiliare, nel turismo, nell’energia, nei media e nel settore militare. C’è una ragione molto semplice: per il Qatar, la Francia è il centro della propria strategia di influenza e di soft power nel mondo occidentale, e lo è per via degli investimenti sportivi. BeIN Media Group, prima rete televisiva di canali sportivi al mondo, di proprietà del Qatar e di cui Nasser al-Khelaïfi è fondatore e amministratore delegato, è una dei pilastri di questa strategia. La rete televisiva BeIN Sports, presente in 46 Paesi, ha cominciato a trasmettere in Francia nel 2012 dove detiene i diritti della Ligue 1 (poi rivenduti ad Amazon e Canal +), della Serie A, della Bundesliga (il campionato tedesco), degli Europei di calcio e della Champions League. Ma la società ha i diritti di trasmissione di Ligue 1 e degli Europei di calcio anche negli Stati Uniti e in Canada (e in passato trasmetteva anche Liga e Serie A) e trasmette la Serie A, la Liga e la Ligue 1 in Spagna. BeIN Sports non si occupa soltanto di calcio, ma di tutti i principali sport.

I rapporti del Qatar e quindi della proprietà del PSG con UEFA e FIFA sono ottimi, e questo è uno dei motivi che ha spinto il club parigino a non sostenere la Superlega ma a schierarsi immediatamente a fianco di Aleksander Ceferin nella famosa disputa cominciata nella primavera del 2021. Insomma, per i qatarini avere un rapporto privilegiato con la stampa è parte della strategia, da qui l’occhio di riguardo nei confronti di Ferré. Il caporedattore di France Football avrebbe negli ultimi anni ricevuto numerosi regali dal PSG, come dei biglietti gratis per assistere alle partite e soprattutto dei viaggi in Qatar per raccontare i passi in avanti del Paese nell’organizzazione del Mondiale.

Nel 2020, per esempio, Ferré viene invitato nell’Emirato ad assistere a un torneo di tennis, con tutte le spese di trasporto e alloggio coperte dall’ufficio comunicazione del governo qatarino; a marzo 2021 Ferré torna in Qatar per scrivere un lungo ritratto di Nasser al-Khelaïfi, beneficiando ancora una volta di biglietti omaggio offerti dal governo qatarino. Secondo gli elementi raccolti dai magistrati, il giornalista compra da solo i biglietti, comunicandolo a Ribes, che gli risponde tuttavia con due nuovi biglietti in business class offerti dal Qatar per un totale di 8986 euro. Arrivato in albergo, Ferré trova 5 chili di datteri offerti in prima persona da al-Khelaïfi, in aperta operazione seduzione: come ha spiegato Ribes ai poliziotti che lo hanno interrogato in tal senso, si trattava di una procedura standard per la comunicazione del PSG e del Qatar: «Si tratta di un giornalista influente, e mancava poco al Mondiale. Ha fatto un grande servizio su Nasser. È venuto due o tre volte. [...] Il GCO, che è l’ufficio di comunicazione del Qatar, aveva l’abitudine di pagare i voli e gli alberghi ai giornalisti».

A giugno dello stesso anno, Ferré informa Ribes che France Football pubblicherà due articoli, uno sul Mondiale 2022 all’interno dell’edizione di luglio, l’altro sulla figura di Nasser al-Khelaïfi, che sarà la storia di copertina del numero di agosto. Ribes informa immediatamente il proprietario del club, rassicurandolo sul fatto che la storia sul mondiale è «positiva»: non è molto usuale che i giornalisti comunichino il tenore dei loro articoli ai diretti interessati, e non lo è nemmeno la pubblicazione di un pezzo piuttosto elogiativo su un Mondiale invece molto controverso. Questo favoritismo è il fil rouge di tutto il rapporto tra il PSG e Ferré, e la gestione della relazione mostra bene la capacità di pressione del club parigino e il suo tentativo di influenzare anche il lavoro dell’Equipe. Il 10 agosto 2021 il PSG ufficializza l’acquisto di Lionel Messi dal Barcellona, e Ferré si attiva subito per ottenere un’intervista con la superstar argentina nelle settimane successive. Purtroppo per Ferré, il 17 settembre l’Equipe pubblica in prima pagina un pezzo molto informato sullo "stipendio XXL di Lionel Messi", che verrà pagato "almeno 110 milioni di euro", se resterà al PSG fino al 2024. L’articolo non piace alla comunicazione del PSG perché i dettagli innervosiscono l’entourage dell’argentino, e Ribes ne chiede conto a Ferré, che gli risponde di aver «dato una strigliata a Jérôme Cazadieu», in quel momento direttore del gruppo giornalistico di cui fanno parte l’Equipe e France Football.

Malgrado questa sorta di prova di fedeltà – dopotutto, Cazadieu è formalmente il capo di Ferré, risulta quindi complicato dare credibilità alla versione di quest’ultimo – Nasser al-Khelaïfi chiede a Ribes di annullare l’intervista di Messi con France Football, una richiesta che avvia un fitto negoziato tra la proprietà e il giornalista, che alla fine ottiene comunque l’intervista. Ma Nasser al-Khelaïfi pretende da Ferré che questi si adoperi per aiutare Messi a vincere il Pallone d'Oro, «perché ha vinto la Copa America», e chiede al direttore della comunicazione di organizzare un pranzo con il giornalista. Così, il giorno dopo, Al-Khelaïfi, Ferré e Ribes si incontrano al Parco dei Principi per discutere probabilmente di queste questioni. L’intervista con Lionel Messi verrà poi pubblicata su France Football il 9 ottobre 2021, e l’argentino vincerà il Pallone D’Oro il 29 novembre successivo. Il sistema di voto di quell’anno prevedeva diverse centinaia di personalità da tutto il mondo – giornalisti, allenatori, calciatori – ognuno dei quali poteva esprimere tre preferenze: difficile influenzare una tale organizzazione. Tuttavia, il tentativo è rivelatore del modo di agire della proprietà qatarina che non ha dimenticato il lavoro di Ferré: oggi il giornalista ha lasciato France Football e lavora al PSG come direttore della comunicazione della prima squadra.

A questa vicenda se ne aggiunge un'altra, rivelata dal giornale online Mediapart. Nel 2017, il PSG intende ingaggiare Neymar, e prova a intavolare una trattativa con il Barcellona, proprietario del cartellino. Gli spagnoli non intendono cedere il calciatore, che dunque si può liberare soltanto pagando la clausola rescissoria fissata a 222 milioni di euro. Il meccanismo genererebbe un movimento di denaro inusuale: non è il PSG che deve versare l’importo nelle casse dei blaugrana, perché la clausola è inserita nel contratto che gli spagnoli hanno con Neymar; è quest’ultimo che deve pagare per liberarsi, facendolo naturalmente soltanto dopo aver ricevuto l’importo equivalente dal PSG. C’è il rischio, tuttavia, che questo pagamento sia soggetto all'imposta sul reddito in Francia oltre che ai contributi, anche perché in diritto francese la clausola rescissoria non è prevista ed è già capitato a dei club rugbistici di versare al fisco somme ragguardevoli dopo aver concluso trattative simili. Così, prima di procedere, il direttore delle comunicazioni Ribes prova a ottenere un esonero ufficiale dalle autorità.

Per farlo contatta, il 21 luglio, il deputato macronista Hugues Renson, grande tifoso del PSG, che immediatamente sollecita le autorità competenti. Il gabinetto di Gérald Darmanin, oggi ministro dell’Interno e all’epoca ministro del Budget e dei Conti pubblici, si attiva, e consiglia al PSG il modo migliore per evitare che questa cifra venga considerata come guadagno da parte del calciatore, per poi recapitare al club, in soli 4 giorni, due note fiscali (da parte dell’agenzia delle entrate per la parte fiscale e dell’URSSAF - cioè l'Unione di riscossione dei contributi assicurativi e degli assegni familiari - dell'Île-de-France per la parte contributiva), che assicurano che non sarà chiesta alcuna imposta per il trasferimento. Il 3 agosto, il trasferimento più costoso della storia del calcio è annunciato. L’episodio aiuta a comprendere l’influenza del club qatarino, in grado di ottenere una risposta da un’amministrazione rigida come quella francese in pochissimi giorni – o un "favore" come scrive Mediapart, che sta montando una campagna stampa contro il ministro piuttosto aggressiva, appoggiata da due membri della France insoumise, partito di opposizione, che hanno chiesto gli atti del dossier al ministero e hanno presentato una denuncia per frode fiscale in procura.

In realtà, la commistione tra il PSG e la politica francese nasce da prima dell’acquisto da parte del regime del Qatar. Anzi, è proprio la politica che si è spesa per rendere una squadra minore di un campionato dominato per anni dalle città del sud – Marsiglia e Lione, in particolare – in una corazzata capace di attirare i principali campioni.

Nel 1992, l’allora sindaco di Parigi Jacques Chirac si muove in prima persona per trovare un acquirente di una squadra in difficoltà, fondata nel 1970 ma ancora incapace di imporsi davvero come un club credibile in Francia e in Europa. La soluzione viene trovata con l’ingresso di Canal + nel capitale, per una gestione che dura fino al 2006, quando la proprietà passa in mano a tre fondi capitanati da Colony Capital. La gestione dei fondi non è delle migliori, la società accumula debiti e diventa un peso del quale liberarsi. Così, Sébastien Bazin, rappresentante in Europa di Colony, si dà da fare per risolvere la situazione. In particolare, Bazin chiede al suo amico Nicolas Sarkozy, Presidente della Repubblica e tifoso sfegatato del PSG, di aiutarlo a trovare un acquirente in grado di rilanciare il club e permettere al suo fondo di cedere le sue quote. Il 23 novembre 2010, all’Eliseo, si trovano a cena Sarkozy, l’emiro del Qatar Tamim Al Thani e il presidente dell’UEFA, Michel Platini. I tre discutono in primo luogo dell’assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar – Platini è inizialmente contrario, ma nelle settimane successive si piega – ma anche del Paris Saint-Germain, come conferma lo stesso ex calciatore ai magistrati: «Penso che abbiano parlato dell’acquisizione del PSG. In effetti, ho avuto l’opportunità di sconsigliare all’emiro padre l’acquisizione del PSG e lui mi ha risposto che sarebbe venuto [al PSG] perché glielo aveva chiesto il signor Sarkozy».

L’acquisto del PSG avviene a poche settimane dall’attribuzione del Mondiale 2022 al Qatar, un passaggio per il quale il presidente Nicolas Sarkozy è indagato dalla magistratura. Il resto, come si dice, è storia.

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