
PIAZZAMENTO LO SCORSO CAMPIONATO: 17°
CHI IN PIU': Christ-Owen Kouassi, Corrie Ndaba, Matías Pérez, Francesco Camarda, Riccardo Sottil;
CHI IN MENO: Federico Baschirotto, Ante Rebić, Jesper Karlsson, Pablo Rodriguez, Marco Sala, Nicola Sansone, Daniel Samek;
UNA STATISTICA INTERESSANTE DALLA SCORSA STAGIONE: Il Lecce 2024/25 è riuscito a salvarsi mettendo a segno soltanto 27 reti, peggior attacco del campionato. Di questi, ben 11 (il 40.7%) sono stati realizzati da un solo giocatore: Nikola Krstović.

Il Lecce affronta quest’anno una storica quarta stagione consecutiva in Serie A. Un record nella storia del club salentino che, in precedenza, non era mai riuscito a mettere insieme più di due salvezze di seguito nella massima serie. Per centrare questo risultato in un’annata che ha visto la società giallorossa dover affrontare anche la tragedia della morte improvvisa, a soli quarantasette anni, del fisioterapista Graziano Fiorita, il Lecce ha dovuto compiere una vera e propria impresa, esonerando un allenatore (Luca Gotti), convincendo il nuovo tecnico (Marco Giampaolo) ad abbandonare le sue idee di calcio per abbracciare un modello di gioco più concreto, e attendendo l’ultima giornata, vinta miracolosamente in casa della Lazio ottenuta grazie ad una rete realizzata da un giocatore (Lassana Coulibaly) che non segnava da due anni.
Come in ogni stagione da quando Pantaleo Corvino è tornato a casa come direttore dell’area tecnica, il Lecce affronta l’annata tenendo l’occhio al bilancio. In attesa dei lavori di copertura dello Stadio Via del Mare (che non impediranno comunque alla squadra di giocare in casa tutte le partite previste dal calendario) e mentre prosegue spedito il completamento del centro sportivo di Martignano (uno degli obiettivi della presidenza di Saverio Sticchi Damiani) la squadra si presenta ai nastri di partenza rinnovata nei quadri tecnici, in attesa di ulteriori modifiche in sede di mercato.
Il compito di guidare i giallorossi dalla panchina è stato affidato a Eusebio Di Francesco. Una scommessa rischiosa, al di là di come la si pensi del suo gioco: com'è noto il tecnico abruzzese è reduce da tre esoneri e due retrocessioni nelle sue ultime cinque avventure. Certo, almeno per la scorsa stagione gli alibi sono molti: il Venezia la scorsa stagione non aveva una rosa attrezzata per competere in Serie A, per di più privata a gennaio di uno dei suoi giocatori migliori (Joel Pohjanpalo), ma le perplessità inevitabilmente rimangono e soltanto il campo potrà dissiparle.
L’allenatore abruzzese torna in Salento dopo la non esaltante avventura del 2011, quando venne esonerato dopo una serie di risultati deludenti (fra i quali il famoso 3-4 interno subito ad opera del Milan dopo che il Lecce si era portato avanti 3-0). Allora però Di Francesco era alla sua prima esperienza come tecnico di Serie A e in un momento storico difficile per la società, di fatto messa in vendita dal precedente presidente Pierandrea Semeraro.
Oggi invece l’ex allenatore della Roma si trova alle spalle una realtà piccola ma solida, potendo contare sul pieno sostegno della dirigenza e, in particolare, di quel Corvino che già lo voleva alla Fiorentina quando il dirigente lavorava per i Viola.
Difficile capire oggi con che squadra alla fine Di Francesco si ritroverà a lavorare in questa stagione. Gli acquisti completati finora, come sempre, sono esotici e non è chiaro quale può essere il loro impatto sulla Serie A, mentre si attende l’arrivo di un’offerta importante (Atalanta? Roma?) per Krstović che potrebbe cambiare le carte in tavola.
È chiaro che, in caso di partenza del montenegrino (epicentro della fase offensiva salentina) Di Francesco avrà poi bisogno di un rimpiazzo all’altezza, non potendo affidare tutte le responsabilità della sostituzione dell’attuale numero 9 al giovane Camarda, che al netto di tutte le aspettative rimane un giocatore di 17 anni. Quest’ultimo rappresenta comunque una scommessa intrigante. Reduce da una stagione schizofrenica, con i video dei suoi gol come balsamo per i tifosi delusi del Milan da una parte e una retrocessione del Milan Futuro in Serie D dall'altra, Camarda viene a Lecce con la possibilità di poter crescere senza troppe pressioni in un ambiente che non gli metterà fretta.
Certo, anche a Lecce le aspettative intorno a Camarda si stanno scaldando, dopo quanto visto nelle prime amichevoli. Il giovane attaccante di Milano ha messo in mostra qualità sotto porta non indifferenti e un gioco associativo con i compagni (anche spalle alla porta) raffinato. Sono solo amichevoli, certo, ma anche queste contribuiscono a formare un'idea tra chi segue il Lecce così da vicino.
Per il resto la squadra a disposizione di Di Francesco è formata, come sempre quando c'è Corvino di mezzo, da scommesse pescate in giro per il mondo (anche grazie all’unico scout che lo aiuta nella selezione di questi prospetti). Ai vari Kouassi, Ndaba e Pérez (tutti difensori) verrà probabilmente aggiunto un altro centrale, con esperienza di Serie A, per sostituire l’ex capitano Baschirotto, ceduto alla Cremonese. Il tutto in attesa di eventuali notizie riguardanti il portiere Wladimiro Falcone, Kialonda Gaspar e Antonino Gallo che, di fronte all'interesse nei loro confronti, la società ha intenzione di cedere solo a fronte di offerte sostanziose.
COME GIOCHERA' IL LECCE?
Lo storico 4-3-3 di Di Francesco sembra incastrarsi bene con la rosa costruita da Corvino. Il Lecce, nelle idee del suo direttore sportivo, dovrebbe essere una squadra che giochi con tre punte, aggressiva e rapida nelle ripartenze. L'anno scorso la dirigenza aveva discusso con Giampaolo proprio per spingerlo verso un calcio più verticale; ora, con un altro tecnico abruzzese, le cose dovrebbero muoversi verso quella direzione in maniera più naturale, almeno in teoria.
Il Lecce 2025/26 dovrebbe quindi sulla carta provare ad aggredire in avanti, sia con l'intento di difendersi più in alto sia con quello di recuperare palloni pericolosi sulla trequarti avversaria per innescare transizioni corte e fulminee. L’anno scorso questo atteggiamento è stato utilizzato in alcune circostanze, ma la rosa a disposizione di Gotti prima e Giampaolo poi era fatta per difendere in blocco medio. Vedremo dunque se quest’anno si realizzerà il proposito di vedere un Lecce più coraggioso in fase difensiva.
Il Lecce di Di Francesco proverà quindi a risalire il campo anche in modo diretto, sfruttando per attaccare (sia in campo aperto che contro blocchi bassi) le tipiche catene laterali del 4-3-3, con le mezzali che potranno anche aprirsi per prendere l’ampiezza. In questo senso sarà interessante vedere come si svilupperà il matrimonio fra un Lecce che la scorsa stagione era la squadra (dopo il Bologna) ad aver effettuato più passaggi lunghi di tutta la Serie A, e un allenatore che, a Venezia, ne ha proposti il numero più basso (58.4 per 90).

Il Lecce si dispone per costruire dal basso in amichevole contro la Carrarese, ma poi Falcone va sul sicuro lanciando lungo per Krstović (fuori inquadratura).
Fondamentale nello sviluppo della manovra salentina sarà il lavoro del play, il vertice basso del centrocampo a tre previsto da Di Francesco. A oggi le uniche due opzioni presenti in organico per ricoprire tale posizione sono rappresentate da Yilber Ramadani (quasi sempre il titolare della scorsa stagione) e da Balthazar Pierret.

Il Lecce di Di Francesco a base 4-3 con Pierret regista.
A partire titolare potrebbe quest'anno essere il francese, più geometrico rispetto al difensivo Ramadani. Di Francesco sembra puntare molto su questa soluzione, ma Pierret (che piaceva anche a Giampaolo) deve dimostrare di potersi calare nella parte. L’ex centrocampista del Quevilly-Rouen (uno dei tanti acquisti effettuati da Corvino nella Ligue 2 francese) ha qualità tecnica, ma deve essere più brillante nel trovare linee di passaggio verso la trequarti se vuole sopravvivere in Serie A.
Chissà, Di Francesco potrebbe anche provare ad arretrare Medon Berisha, ad oggi mezzala. Se starà bene fisicamente l’albanese potrebbe diventare una delle sorprese di quest’anno viste le sue qualità tecniche.
GLI OSTACOLI SULLA VIA DI DI FRANCESCO
Come al Venezia, però, anche al Lecce Di Francesco sembra mancare qualità negli ultimi trenta metri di campo - un problema che ha quasi azzoppato la scorsa stagione della squadra salentina. I giocatori del Lecce non sono proprio brillanti nella scelta dell'ultimo passaggio e nella selezione dei tiri da effettuare (Krstovic in questo senso è soluzione ma anche parte del problema) e questo ha pesato molto sulle metriche offensive, a partire da quello dei non-penalty expected goals prodotti (0.80 per 90 minuti, secondo i dati forniti da Hudl StatsBomb - il quarto peggior dato della Serie A).
Un contributo negativo a queste situazioni lo ha dato la stagione di Rebić e Karlsson. Nessuno infatti, al momento dell’arrivo dei due (in estate il croato, a gennaio in prestito dal Bologna lo svedese) si aspettava che avrebbero chiuso con numeri così deficitari: un gol a testa e nessun assist.
A dover migliorare è quindi il contributo offerto dai centrocampisti in fase realizzativa, l’anno scorso limitatosi a due sole reti (pur importanti come quella di Coulibaly alla Lazio e quella, spettacolare, realizzata da Ramadani contro il Torino). La speranza è che, in attesa di eventuali rinforzi (in un reparto che conta comunque già tanti giocatori), possa esplodere Þórir Helgason. Storia curiosa la sua: finito fuori lista con Gotti, l’islandese è stato poi ripescato da Giampaolo, che ne ha fatto uno degli inamovibili della sua squadra.
Corvino nel frattempo ha cominciato a intervenire anche sulla batteria degli esterni offensivi, una necessità visto che, dalla scorsa stagione, Di Francesco ha ereditato soltanto Tete Morente (tre gol e due assist nell’ultimo campionato), Santiago Pierotti (quattro gol ma spesso in difficoltà nella selezione delle giocate), Lameck Banda (rientrato a fine campionato dopo un infortunio, ma sempre impreciso quando si tratta di centrare la porta avversaria) e l’incognita Konan N’dri (arrivato a gennaio e ancora un oggetto misterioso).
Per questo motivo il Lecce ha messo a disposizione del proprio allenatore Riccardo Sottil. Il ventiseienne torinese (figlio dell’allenatore Andrea Sottil) arriva in Salento in prestito dalla Fiorentina e dopo un’esperienza al Milan (sempre in prestito) nella seconda parte della scorsa stagione. Giocatore promettente, mai esploso davvero, Sottil arriva a Lecce per provare finalmente a decollare, dopo tanti tentativi falliti. Vedremo se Di Francesco lo impiegherà prevalentemente a destra o a sinistra dell’attacco giallorosso o se, invece, lo utilizzerà in entrambe le posizioni a seconda del contesto. Certo, nemmeno lui può dirsi davvero un cecchino, dato che nelle ultime sei stagioni in Serie A non ha mai superato i tre gol in Serie A.
MIGLIOR SCENARIO POSSIBILE
Le scommesse di Corvino pagano. La difesa, rinnovata e ancorata su Gaspar, regge meglio rispetto all’ultima stagione (58 reti incassate) e, in avanti, il direttore tecnico azzecca ancora una volta il centravanti, pescando il nome giusto per sostituire Krstović.
La squadra gioca un calcio piacevole e porta a casa punti importanti, qualcuno anche contro le grandi. Di Francesco si scrolla di dosso la sfortuna che lo ha perseguitato nelle sue recenti esperienze in panchina e, finalmente, riesce a centrare quella salvezza sfuggitagli con Frosinone e Venezia. Il risultato arriva con un paio di giornate di anticipo, grazie anche alla valorizzazione di un parco giocatori che permette alla società, nell’estate 2026, di cedere Balthazar Pierret al Manchester United per 35 milioni di euro.
PEGGIOR SCENARIO POSSIBILE
Il Lecce segue la parabola difranceschiana vista a Frosinone: inizio promettente con squadra che si assesta a metà classifica per poi crollare nella seconda parte di stagione. A marzo si tenta la mossa della disperazione esonerando Di Francesco e sostituendolo con Walter Mazzarri. La mossa però stavolta non funziona e il Lecce, dopo quattro anni, a fine campionato si ritrova mestamente in Serie B.
CESSIONE PIU' DOLOROSA
Dolorosa e poco comprensibile è stata quella di Federico Baschirotto. Acquistato nel 2022 dall’Ascoli, Baschirotto arrivò in Salento per fare la riserva di Valentin Gendrey (oggi giocatore dell'Hoffenheim) come terzino destro. La penuria di difensori centrali a disposizione però costrinse l’allora tecnico giallorosso Marco Baroni a spostarlo in mezzo. Un'intuizione che ha fatto decollare la sua carriera: forse avete dimenticato che a un certo punto Roberto Mancini lo convocò per un pre-raduno in preparazione delle gare Final Four di Nations League.
Attorno a Baschirotto era cresciuto un piccolo culto, sia per la sua storia di gavetta sia per il suo fisico eccezionale e un po' buffo. La sua cessione crea un vuoto nel cuore dei tifosi salentini, dopo che era diventato un simbolo delle tre salvezze consecutive.