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Leao è ancora uno dei pochi campioni in Serie A
03 nov 2025
Pur non in perfette condizioni, ha risolto un Milan-Roma pesante.
(articolo)
9 min
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IMAGO / IPA Sport
(copertina) IMAGO / IPA Sport
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L’episodio che ha spezzato in due Milan-Roma è arrivato al 39’. Zeki Celik, sull’onda di una prima mezz’ora straripante, cerca un dribbling complicato sul fondo. Il Milan recupera palla e con tre passaggi la fa arrivare a Leao. Siamo lontani almeno 40 metri dalla porta, ma tra quella e Leao c’è solo Ndicka e il pericolo allora è grande. Il valore di certi attaccanti si misura da quanto lontano dalla porta riescono a essere pericolosi.

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Leao corre lungolinea sulla sinistra e a un certo punto sembra avere la strada chiusa; il secondo scatto, però, è quello diverso. Leao riesce a tagliare verso l’area, con Ndicka che ha perso cinque metri all’improvviso. Mentre corre verso il fondo, in area corre Strahinja Pavlovic, un difensore centrale. Chi ha visto il Milan in questo inizio di stagione non sarà sorpreso: Pavlovic è spesso un fattore di caos in una squadra altrimenti fin troppo ordinata; un giocatore che sembra nutrirsi di corse in avanti in tutti i corridoi di campo. Spesso sbaglia la scelta, ma questo contribuisce a renderlo imprevedibile.

Leao crossa indietro e Pavlovic segna il gol del vantaggio del Milan. In quel momento non sapevamo che sarebbe stato il gol decisivo, ma sapevamo che avrebbe creato il contesto ideale per la squadra di Allegri.

L’atteggiamento iper-aggressivo della Roma nella prima mezz’ora aveva un costo. Il miglioramento delle ultime partite è nato anche dallo scambio di posizione tra i centrali difensivi: prima Mancini giocava come vertice centrale, mentre di recente Gasperini lo ha spostato a destra, dove tiene un atteggiamento aggressivo in marcatura e molto propositivo in fase offensiva.

In occasione del gol Mancini staziona in area di rigore in attesa di un cross, e non intuisce il pericolo quando la Roma perde palla, non scalando in copertura su Saelemaekers. A quel punto il belga può avanzare attirando Manu Koné, che per tutta la partita aveva il compito di fiancheggiare Ndicka in queste ripartenze di Leao.

È un’azione che sintetizza le due filosofie opposte. Fino a quel momento la Roma aveva recuperato 15 palloni vicini alla porta del Milan senza creare particolari pericoli, mentre il Milan recuperandone uno praticamente sulla propria riga di fondo è riuscito a costruire le premesse per il gol. È un paradosso giustificato dalla semplice presenza di Rafael Leao, che gli spazi concessi dalla Roma sapeva prenderseli.

Si era capito che quella era la zona di campo su cui si sarebbe probabilmente decisa la partita. La Roma stava creando tanto disordine nel Milan proprio da quel lato. Koné si abbassava, mentre Mancini si sganciava per creare le classiche combinazioni di fascia. Il Milan era spesso fuori tempo, Ricci si faceva attirare da Mancini, Bartesaghi saliva addosso a Celik, e Soulè attaccava la profondità oppure si smarcava in uno contro uno con Pavlovic. Dopo la partita Allegri ha detto che Bartesaghi avrebbe dovuto restare più basso e aprire così meno spazio alle sue spalle.

In quest'azione la Roma cerca la combinazione per liberare Soulè una prima volta, sbaglia i tempi, torna indietro, cambia gioco, e poi ritorna sulla destra dove riesce a innescare l'argentino.

Quella è stata anche la zona dove il Milan provava a uscire più spesso, cercando Leao il prima possibile, ma la Roma ha fatto un grande lavoro di schermatura e recupero palla.

Questa la mappa del pressing e del gegenpressing della squadra di Gasperini nei primi 40 minuti di partita, con tante palle recuperate sulla fascia destra. In quella frazione di partita la Roma ha tirato 11 volte verso la porta del Milan. Ogni tre minuti e mezzo, la Roma calciava verso Maignan.

Mappe Hudl Statsbomb.

Al 26’ il Milan ha mostrato qualche crepa nel sistema difensivo della Roma. Leao ha riconquistato un pallone a centrocampo e ha percorso da solo tutti i metri che di nuovo lo separavano dalla porta. Leao guadagna il calcio d’angolo, di più non poteva, ma basta per far urlare San Siro e cambiare leggermente la temperatura della partita e minare qualche certezza della Roma.

L’impressione, insomma, era che la partita potesse spezzarsi da un momento all’altro su quella fascia, a seconda di qualche dettaglio. La Roma avrebbe trovato il modo di coronare quel dominio territoriale, oppure il Milan avrebbe trovato il momento - il singolo momento - in grado di spezzare quella aggressività e approfittare degli spazi conseguenti?

Si è verificata la seconda possibilità, e il gol di Leao ha rotto in due la partita. Fino al gol la Roma ha tenuto il 60% di possesso palla, dal 40’ al 60’ il Milan è riuscito a tenere palla più della Roma. Ha alzato il baricentro e ha cominciato a imprimere alla partita il suo ritmo ipnotico di palleggio e possesso. È stato anche un limite recente della squadra di Allegri: concentrarsi troppo sul controllo, abbassare troppo i ritmi, non creare più occasioni, e poi pagare qualche lettura difensiva sbagliata dei propri giocatori. Stavolta il Milan ha continuato a spingere, approfittando delle distanze più lunghe della Roma, trovando diverse occasioni. C’è stato anche qualche momento di pressing alto. Su un passaggio orizzontale sbagliato da Wesley, a fine primo tempo, il Milan costruisce un’altra grande occasione, sempre con Leao che attira tutta l’attenzione su di sé e serve Bartesaghi, che crossa per Fofana che sbaglia la conclusione.

Da un altro momento di gegenpressing, a inizio secondo tempo, il Milan ha costruito una seconda occasione per Fofana, che evidentemente è la persona sbagliata a cui chiedere di fare gol. Due minuti dopo il Milan porta di nuovo Leao vicino al tiro dopo una palla persa da Dybala. È come se la Roma fosse rimasta sorpresa dall’improvvisa aggressività del Milan e non riuscisse a ricalibrarsi in una partita diversa, contemporaneamente spaventata dalla semplice presenza di Leao. Al Milan a volte basta veramente mandare verso il portoghese una palla sporca per far scappare la difesa della Roma all’indietro. Al 49’ Leao quasi segna con un tiro forte di sinistro deviato da Mancini su cui Svilar compie un miracolo, sull’angolo successivo il Milan prende il palo. Quasi tutti gli xG del Milan sono arrivati in questa frazione di partita.

Contemporaneamente, però, il Milan si è «sistemato difensivamente» come detto da Allegri. Quando la Roma costruiva posizionalmente Bartesaghi e Ricci uscivano con più prudenza e in generale il Milan ha cominciato a gestire meglio gli spazi, e ad alternare con più consapevolezza fasi di difesa bassa e folate in pressing. Col passare del tempo la Roma ha ricominciato a giocare nella metà del Milan, che da parte sua si è limitato per lo più a difendere, consapevole però delle difficoltà della squadra di Gasperini quando si tratta di segnare contro difese chiuse e gli spazi non ci sono. L’episodio per pareggiare la Roma lo ha avuto, ma Fofana ha respinto col braccio una punizione ben indirizzata di Pellegrini e Dybala ha sbagliato il quarto degli ultimi cinque rigori calciati dai giallorossi.

Al 67’ Leao ha sbagliato un gol che ha dell’incredibile, dimostrando una volta di più le sue contraddizioni. Stava per segnare col piede debole con un tiro a 100 chilometri orari, ma non è stato capace di fare gol a due metri di una porta quasi vuota. Del resto è in Serie A da sei anni: lo conosciamo. Leao era in dubbio prima della partita per un’infiammazione all’anca e non è sembrato in condizioni perfette, e certi suoi difetti tecnici - soprattutto nel tiro in porta - restano le stesse di sempre. Eppure, anche in questa cornice resta un giocatore capace di decidere una partita di Serie A importante come quella di ieri.

Certo: il contesto era ideale per lui. Non esistono squadre in Serie A che concedono spazi come la Roma di Gasperini, che si fidano così tanto della capacità dei propri giocatori di vincere duelli. L’efficacia della strategia di Gasperini in Serie A si è storicamente basata anche sui difetti delle squadre italiane, che non dispongono quasi mai di giocatori atleticamente forti in campo aperto e capaci col dribbling di far saltare i sistemi a uomo e ad approfittare degli spazi. Dentro questo contesto Leao è un’eccezione e un’enigma per le difese italiane. La linea della Roma non ha giocatori particolarmente veloci nei recuperi all’indietro e, pur giocando alta, non aveva ancora trovato avversari in grado di sfruttare questa debolezza.

Ieri Leao ha toccato 8 palloni in area di rigore della Roma, è il giocatore ad averne toccati di più - mentre tra gli uomini di Gasperini, significativamente, è stato un difensore come Ndicka quello con più tocchi. Pur non avendo completato dribbling, quando riceveva palla inclinava il campo verso la porta di Svilar in modo ingestibile per la Roma. In Serie A quanti giocatori sono capaci di creare, in questo modo, pericoli dal nulla? Di approfittare con tale facilità degli spazi concessi? Forse l’unico paragonabile a Leao in questo senso è Marcus Thuram.

Del resto è il tipo di profilo più prezioso nel calciomercato attuale e sono giocatori che la Serie A, semplicemente, non può permettersi. Sono anche però i giocatori più condizionanti per i sistemi tattici, più in grado di rompere equilibri composti pazientemente da fisicità e organizzazione. Giocatori su cui gli allenatori italiani non possono esercitare alcun controllo.

Serve poi anche una cornice. Leao quest'anno sta giocando in zone più centrali e con meno isolamenti in fascia, lo avevamo già notato nella partita contro la Fiorentina. Per questa ragione, il portoghese dà l'impressione quindi di aver bisogno di meno per essere pericoloso. Mentre negli anni scorsi, in quelle partite sisifiane di isolamenti in fascia e cross da fermo, Leao era interprete di partite voluminose e inconcludenti, quest'anno riesce a essere decisivo pur dando l'impressione di essere talvolta meno coinvolto. Allegri, insomma, sembra avere le idee molto chiare su come può trarre il meglio da Leao: in un certo senso si tratta di non limitare la sua tendenza all'estemporaneità ma a esaltarla.

Esclusa la prima mezz’ora, la partita ha rappresentato una specie di ideale di come Allegri immagina il suo Milan. Una squadra che sa maneggiare tutti gli spartiti tattici, e sa utilizzarli a seconda del momento della partita e delle caratteristiche dell’avversario. Una squadra diretta, di transizioni, che attacca in campo largo; però anche una squadra che sa farsi più aggressiva se annusa le difficoltà dell’avversario. Gioca con un’unità d’intenti notevole, soprattutto se pensiamo alle ultime stagioni da squadra svampita, ed è già piuttosto matura nel capire i momenti delle partite.

Una squadra cinica dunque, a cui però manca qualcosa in fase di finalizzazione per essere efficace quanto vorrebbe. Una squadra che però ha due risorse che poche hanno: Pulisic contro le difese chiuse e Leao contro quelle aperte.

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