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Federico Principi
Le prestazioni di un difensore sono condizionate dal sistema in cui gioca?
02 giu 2018
02 giu 2018
Jack ci ha chiesto quanto è importante il sistema per esaltare il talento dei difensori.
(di)
Federico Principi
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Caro Jack,

la questione è interessante al punto che dubito che tu non conosca per nulla i concetti che hai esposto sopra. Ad ogni modo questo è un quesito che si può e si deve necessariamente allineare a molti altri dibattiti di simile natura, ma che riguardano magari l'organizzazione delle fasi di possesso in relazione alle caratteristiche offensive dei calciatori.

 

Proprio il recente sfogo di Allegri nei confronti di Adani a Sky ha fatto nascere 

 a proposito della presunta contrapposizione e della correlazione tra schemi e talento individuale individuali. Nella parte finale Fabio Barcellona riassume una dicotomia molto importante di tipologie di allenatori: da una parte quella di cui fa parte lo stesso Allegri (e di cui ha inziato a far parte Oddo, che 

 da Pescara a Udine), per così dire 

, cioè di quei tecnici che modellano le idee di gioco solo dopo aver valutato le caratteristiche dei giocatori migliori, partendo dal basso; e dall'altra invece la 

, ovvero quella categoria di allenatori che hanno dei princìpi di gioco a prescindere e ai quali i giocatori si devono adeguare (con sfumature diverse ed eccezioni): in questa categoria potremmo comprendere ad esempio Guardiola, Sarri, Klopp e Gasperini, tecnici molto differenti ma con uguale visione molto identitaria del proprio calcio.

 

Questa contrapposizione è importante per rispondere alla seconda delle tue domande, cioè su quale sia l'elemento più influente tra le caratteristiche individuali dei calciatori - dei difensori in questo caso - o i princìpi dell'allenatore, il "sistema". La risposta ovviamente non è univoca ma sta semplicemente nella categoria di allenatori di riferimento. Gli allenatori

,

più fluidi, possono decidere da una partita all'altra di impostare una fase difensiva molto aggressiva o molto passiva, centrando il piano tattico anche in base ai difensori a disposizione in quel momento, oltre che alle caratteristiche dell'avversario. Viceversa i tecnici 

tendono a curarsi meno del materiale umano a disposizione e anzi a sceglierlo appositamente per attuare rigorosamente il piano difensivo ideale che hanno in mente: per Gasperini e Juric ad esempio il riferimento è quasi sempre l'uomo, mentre per Sarri e Giampaolo la difesa si muove a zona con riferimento costante sulla palla, la cui espressione massima sta nella "diagonale negativa" che la linea difensiva esegue quando arriva un cross dal fondo.

 





 

Per i tecnici più estremi, insomma, non sono i singoli difensori a determinare il contesto ma è il sistema che deve funzionare a prescindere, in una visione che spesso non va a genio di molti giocatori. In 

 su Arrigo Sacchi viene riportata una citazione dell'allenatore di Fusignano che esplicitamente conferma di aver preferito Costacurta e Mussi a Vierchowod e Bergomi per la loro maggiore attitudine a seguire i meccanismi difensivi codificati di Sacchi stesso, nonostante qualità individuali inferiori. Un altro allenatore estremo, Frank de Boer, è naufragato all'Inter perché ha deciso di impostare costantemente un pressing con attenzione a tagliare le linee di passaggio anziché a prendere gli uomini come riferimento, un sistema molto difficile da mettere in pratica e che ha anche esposto soprattutto Miranda alle sue grandi difficoltà a difendere lontano dalla propria porta.

 

Dopo aver appurato che non c'è una regola generale per rispondere alla tua seconda domanda, vale la pena tornare alla prima delle tue questioni poste, cioè sul fatto che un difensore renda o meno allo stesso modo in sistemi diversi. La risposta è tendenzialmente no, ma la regola generale in questo caso è che maggiore è grado di completezza di caratteristiche individuali di un giocatore, maggiore sarà la sua capacità di rendere efficacemente anche se calato in contesti molto diversi tra loro.

 

Per farti un esempio, Koulibaly ha avuto un altissimo rendimento in una squadra che difende a zona e con la linea alta, ma le sue caratteristiche lo potrebbero rendere perfino più efficace in un altro sistema più libero e che si basa maggiormente sui duelli individuali. Per fare un altro esempio, van Dijk ha avuto delle ottime stagioni al Southampton, dove difendeva quasi sempre schierato nella propria trequarti, ma Klopp ha deciso di farlo diventare il difensore più pagato di sempre perché aveva bisogno di un difensore molto forte in anticipo 

, in modo molto diverso dal Southampton.

 

Altri difensori, invece, hanno evidenziato pregi e difetti evidenti a seconda del sistema in cui erano calati. Milan Skriniar, 

, faceva fatica a difendere sui cross senza l'avversario come riferimento, con la linea a zona come visto in precedenza, mentre quest'anno all'Inter in molte occasioni sono emerse in maniera evidente le 

. Allo stesso modo David Luiz - nell'anno dello scudetto di Conte al Chelsea - e il primo Bonucci sono state le pedine attraverso cui l'allenatore pugliese ha trasformato il proprio assetto difensivo passando a 3, per nasconderne i difetti in marcatura esaltandone contemporaneamente le capacità in costruzione.

 

Proprio questo tema della modifica dell'assetto tattico per venire incontro alle caratteristiche di un giocatore conduce a un'altra riflessione secondo me interessante. Nella definizione dei princìpi di gioco in fase offensiva molto spesso si fa capo a meccanismi che esaltino le migliori qualità dei giocatori: «Se hai un giocatore che rientra e tira, ma su 10 volte non prende la porta, glielo fai notare e gli chiedi altro», dice Davide Nicola

. «Ma se su 10 tiri prende sempre la porta e fa 4 gol, diventa un valore aggiunto che devi integrare con gli altri».

 

Ma il ragionamento dietro cui molto spesso si sviluppa un assetto difensivo, per i tecnici 

principalmente, è l'opposto: costruire un sistema che nasconda i difetti dei giocatori e dei difensori in particolare. Una 

, che risponde all'idea della fase difensiva come di un meccanismo che non deve mostrare punti deboli. E molto spesso questa definizione per sottrazione risponde a quello che in economia internazionale viene chiamato 

: non necessariamente il sistema si definisce sul difensore migliore, ma anzi la forbice tra migliori e peggiori qualità del difensore meno forte è più ampia, al punto che si predilige mettere a proprio agio l'elemento o gli elementi meno completi, meno forti sostanzialmente.

 

Per farti un esempio, il Leicester con Ranieri ha difeso sempre schierato in area per nascondere la lentezza di Huth e Morgan esaltandone le capacità aeree a difendere i cross. Ma se dovessimo ipoteticamente affiancare Manolas a Huth, ci preoccuperemmo maggiormente di proteggere Huth difendendo comunque bassi piuttosto che esaltare la velocità di Manolas alzando la linea, ma mettendo in crisi il suo compagno. Allo stesso modo, se ipoteticamente Koulibaly fosse andato al Chelsea nell'estate 2016, Conte avrebbe probabilmente raggiunto lo stesso l'idea della difesa a 3 per venire incontro a David Luiz, senza preoccuparsi di spostare Koulibaly come difensore centrale destro o sinistro, sfruttandone in ogni caso la completezza di caratteristiche.

 

Per riassumere, tutti questi episodi ci indicano come molto spesso nella definizione del modello difensivo la priorità vada alla protezione dei difetti dell'elemento meno forte, piuttosto che all'esaltazione delle migliori qualità dell'elemento di spicco. Quindi, per tornare nuovamente alla seconda domanda: le abilità dei difensori si piegano ai meccanismi di squadra molto più spesso negli allenatori 

, mentre i giocatori influenzano la fase difensiva di più rispetto ai princìpi a priori in presenza di un allenatore 

. Il quale, a sua volta, molto spesso calibra le proprie idee di gioco per non lasciare scoperto il fianco in fase difensiva, costruendo un assetto che protegga nella maggior parte delle volte l'elemento più debole dai suoi difetti. In ogni caso il calcio è bello proprio perché non esistono regole universali per raggiungere il successo, come del resto avviene in tutti gli sport.

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